La Corsica indipendente di Pasquale Paoli
Dopo l'assassinio di Gaffori (per mano di còrsi assoldati da Genova e nel quale fu implicato suo fratello, che fu giustiziato), gli insorti impiegarono quasi due anni per trovare un accordo sulla nuova guida.
La scelta di un gruppo consistente di notabili dell'area settentrionale del Cismonte, forse anche per non chiamare in causa rivalità già consolidate nell'isola, cadde sul trentenne Pasquale Paoli, figlio di Giacinto, che era stato esiliato a Napoli dal 1739.
Pasquale, che aveva 14 anni quando aveva lasciato la Corsica, nel frattempo era divenuto un ufficiale di Carlo di Borbone e prestava servizio a Porto Longone (odierna Porto Azzurro) all'isola d'Elba.
«[Noi còrsi] Siamo Italiani per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni... E tutti gli italiani sono fratelli e solidali davanti alla Storia e davanti a Dio... Come Còrsi non vogliamo essere né servi e né "ribelli" e come italiani abbiamo il diritto di essere trattati uguale agli altri italiani... O non saremo nulla... O vinceremo con l'onore o moriremo con le armi in mano... La nostra guerra di liberazione è santa e giusta, come santo e giusto è il nome di Dio, e qui, nei nostri monti, spunterà per l'Italia il sole della libertà.»
(discorso di Pasquale Paoli dopo essere arrivato a Napoli nel 1750).
Formatosi nell'ambiente illuminista della Napoli di Antonio Genovesi e di Gaetano Filangieri, Pasquale Paoli - che si era preparato già da qualche tempo a rientrare nell'isola con un ruolo dirigente - avrebbe impresso una svolta decisiva alla rivolta còrsa: fu Paoli che gli fece assumere i connotati di prima vera (e ingiustamente oggi misconosciuta) rivoluzione borghese d'Europa, e sua è la prima costituzione (anch'essa ingiustamente poco nota) democratica e moderna, quella che regolò la vita della Corsica indipendente dal 1755 alla conquista francese 1769.
Giunto in patria il 19 aprile, Paoli raggiunse il fratello Clemente a Morosaglia e, tra il 13 e il 14 luglio 1755, venne proclamato generale di quella che ormai, con piena coscienza, si definiva come la Nazione còrsa.
L'elezione avvenne presso il convento francescano di Sant'Antonio di Casabianca. Emanuele Matra, notabile della regione di Aleria, raccolti intorno a sé un gruppo di maggiorenti avversi al partito di Paoli, non ne accettò l'elezione e diede vita a una vera e propria guerra civile per opporvisi.
Affrontato con polso di ferro e vinto entro novembre dal neoeletto Generale della Nazione (che, secondo il console francese a Bastia, riceveva appoggi britannici), il Matra, che era sostenuto dai genovesi, fu sconfitto e costretto all'esilio.
Malgrado il successo, Paoli dovrà affrontare ancora per anni le ostilità suscitate dai membri della famiglia Matra e dai loro alleati.
Tra il 16 e il 18 novembre 1755, riunita una Consulta generale a Corte (divenuta capitale dello Stato còrso), Paoli promulgò la Costituzione di Corsica.
La nuova costituzione teneva conto della struttura istituzionale preesistente, perfezionandola e migliorandola, e, pur dovendo adeguarsi alla situazione d'emergenza, di isolamento geografico, di guerra e di assenza di un vero riconoscimento internazionale del nuovo Stato che essa istituiva e regolava, contribuì a rendere Paoli molto popolare negli ambienti illuminati di tutt'Europa e tra i coloni inglesi insorti che daranno vita agli Stati Uniti d'America e alla loro Costituzione.
La Costituzione còrsa attirò l'attenzione di tutta Europa per la sua eccezionale carica innovativa e Paoli chiese la collaborazione di Jean-Jacques Rousseau per perfezionarla.
Il filosofo ginevrino rispose volentieri all'appello e redasse il suo Progetto di costituzione per la Corsica (1764).
La Costituzione assegnava alla figura del generale un ruolo particolare, paragonabile per certi versi, vista la situazione di guerra perdurante, a quella di un dittatore nell'antica Repubblica romana, affiancato da un Consiglio di Stato elettivo che rispondeva ai princìpi di collegialità e di rotazione, seguendo uno schema che traeva la sua ispirazione dal modello comunale sorto in Italia.
Si trattava quindi di una sorta di dispotismo illuminato, ove la massima autorità era sottoposta al controllo assembleare e votata a un'azione riformatrice ispirata dallo spirito dei lumi.
Le mai del tutto sopite fronde antagoniste e spinte anarchiche interne, unite alla costante minaccia esterna, costrinsero allo sviluppo di un sistema giudiziario severo e inflessibile (che resterà famoso con la locuzione giustizia paolina) e all'istituzione di una notevole pressione fiscale, accompagnata da un continuo e quasi disperato sforzo di sviluppo agricolo, economico (entro il 1762 la Corsica batterà la propria moneta) e commerciale.
La Corsica si dotò così di una propria flotta, battente la bandiera con la testa mora, per rompere il blocco navale genovese. Anche a tale scopo nel 1758 Pasquale Paoli fondò il porto di Isola Rossa, strategicamente ben posizionato per tagliare il traffico tra Genova, Calvi e San Fiorenzo. Sempre nel 1758, l'abate còrso Salvini diede alle stampe a Corte, in italiano, la Giustificazione della Rivoluzione di Corsica.
Una volta ridotta la Repubblica genovese a controllare poche piazzeforti costiere, spesso assediate, Paoli si diede con inesauribile energia a dare forma e concretezza all'autoproclamato Stato di Corsica in ogni campo, senza trascurarne alcuno, spaziando dalla giustizia all'economia.
Tollerante nell'ambito religioso (Paoli incoraggiò l'immigrazione ebraica dalla Toscana), il Generale ebbe la fiducia del clero locale, che del resto aveva sempre in larga parte appoggiato gli insorti, e buoni rapporti con lo Stato della Chiesa, anche nella speranza che ciò potesse condurre a un riconoscimento ufficiale dell'indipendenza còrsa.
Il nuovo Stato - come del resto quelli sorti più tardi dalle Rivoluzioni americana e francese - si caratterizzò come un regime controllato dalla borghesia isolana che era cresciuta sotto il dominio genovese e, per molti versi, grazie a esso, pur se attraverso gli strumenti democratici della convocazione periodica di assemblee che, anche nei più piccoli centri, eleggevano a suffragio universale i loro rappresentanti i quali, riuniti in consulte, a propria volta procedevano al rinnovo delle cariche amministrative e politiche ai vari livelli, sino al Consiglio di Stato che affiancava il Generale della Nazione.
Le elezioni erano a suffragio universale e il voto era un diritto per tutti i residenti leali allo Stato, a prescindere dalla nazionalità d'origine, dal sesso (potevano votare anche le donne) e dal censo o dalla religione (potevano votare tutti i maggiori di 25 anni).
In tal modo venne a realizzarsi l'aspirazione della classe dei notabili ad accedere alle alte funzioni nel governo, nell'amministrazione e nella giustizia, che erano state loro sempre negate dalla Repubblica genovese che, non accogliendo mai i còrsi nelle funzioni pubbliche, aveva a un tempo delineato il proprio dominio sull'isola come coloniale e, in ultima analisi, provocato la sollevazione della Corsica contro la propria autorità.
L'amministrazione locale dell'isola, guidata dal Generale e dal Consiglio di Stato - che s'insediarono nel "Palazzo Nazionale" di Corte - presiedeva al controllo delle province attraverso magistrati che ricalcavano le funzioni dei commissari e dei luogotenenti genovesi (che rispondevano al governatore dell'isola).
Sempre a Corte, Paoli fondò nel 1765 un'Università di lingua italiana (che era la lingua ufficiale dello Stato) destinata a formare i quadri del governo e la sua classe dirigente, mentre venne avviata la pubblicazione di un vero e proprio bollettino ufficiale dello Stato, i "Ragguagli dell'Isola di Corsica".
Accanto alla conservazione di parte della Costituzione degli statuti della Repubblica ligure, anche a livello locale vi fu una sostanziale conferma di buona parte degli istituti esistenti, inclusi i podestà, i padri del comune, i capitani della milizia, i pacieri e i guardiani (campestri).
La situazione di guerra condusse a considerare sottoposti a chiamata militare tutti gli uomini validi e all'organizzazione capillare di marce di addestramento.
Tali preparativi militari divennero vitali quando, dal 1764, i francesi tornarono in forze a presidiare Bastia, Ajaccio, Calvi e San Fiorenzo.
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