IL FARO DEI SOGNI

Posts written by (((claudio)))

view post Posted: 28/4/2024, 10:43     Dieci cose che hanno rovinato la vita di noi donne (viste da un uomo) - PIANETA DONNA PIANETA UOMO

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Dallo stile Amèlie alla passione per l'oroscopo, ecco tutte le cose che fanno le donne e che non piacciono agli uomini
Cosa ha rovinato le donne

Se la nostra società si estinguesse oggi, tipo Pompei ma con meno drammaticità, cosa rimarrebbe agli esploratori del futuro della donna degli anni dieci? Probabilmente qualcuno la ricorderebbe così.
Il favoloso mondo di Amélie

A volte per dare l’idea di qualcosa di devastante si dice: peggio di una carestia e da oggi per dare l’idea della deriva di alcune donne si dovrebbe usare l’espressione come Amélie. Perché ha fatto più danni nelle donne il personaggio interpretato da Audrey Tatou che il lancio sul mercato del cono (che stranamente non ha sfondato) per fare pipì in piedi.
La riconosci da lontano. Si veste uguale alla protagonista del film, ha i capelli corti tagliati al millimetro dal 2001, si è probabilmente fatta allargare chirurgicamente le orbite oculari e ha sempre un libro triste in borsa nel quale si sforza di trovare un risvolto positivo. Lo esibisce, solitamente, nelle caffetterie di Monti. Meglio se fuori piove.

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Il piccolo principe

Uno studio di qualche anno fa ha dimostrato come nelle case dei più grandi serial killer americani fosse sempre presente almeno una copia de Il giovane Holden. Nelle case delle donne moderne è sicuramente presente il Piccolo Principe. Alcune lo collezionano e ne hanno decine di copie in vari formati e lingue. Alcune potrebbero avere casa tappezzata di stampe o, peggio ancora, delle citazioni tatuate sul corpo. Basso fianco di solito. «Mi disegni, per favore, una pecora?» «Cosa?» «Disegnami una pecora». Ma nel momento in cui fate questa scoperta sarà difficile tornare sui vostri passi, rivestirvi e scappare. Sarete già fottuti. L’essenziale è invisibile agli occhi, del resto.
Sex and the city

Può una serie tv (e due film a essa ispirati) rovinare una donna? No. Può rovinare una generazione intera di donne, dando vita alla mitologica figura della glitter-emancipata. Beve Martini, fa shopping, parla di tacchi, sesso, sesso orale e posizioni per godere e farlo impazzire con la stessa facilità con cui ti darebbe la ricetta della marmellata di albicocche (se sapesse fare la marmellata di albicocche). In realtà è uno dei soggetti che in assoluto di più rischia di passare il sabato sera a casa, a segnarsi i libri che consiglia Saviano da Maria. Da cui…
Maria

Non è un invito alle droghe leggere, né una redenzione in stile Claudia Koll (o Paolo Brosio, fate voi). È la Signora Costanzo. Ma lei la chiama come se fosse la portiera. L’amica confidente. Le dà del tu. Tipiche le espressioni: ti richiamo che c’è Maria o Zitto che sennò non sento che dice Maria.
L’hashtag

Ovvero come rendere le proprie foto intriganti e visibili al maggior numero possibile di utenti? Usando l’hashtag giusto, naturalmente.
Esce a fare shopping con l’amica, si spara l’inevitabile selfie sulla via dello struscio, poi accede a instagram e: #monday #shopping #friends #stupid #wonderful #crazy #scarpescarpescarpe #vitamia #amoremio #fashion #justus #shopaholic #pazze #nientemaschi #solonoi #girlpower #amicizia #infinita #aperitime #spritz&love #sempreinsieme
L’amico Gay

Sarò io, ma molte donne che ho frequentato avevano un amico gay. Deve esserci un algoritmo che spiega questo legame, io ci ho rinunciato. Parlano di lui come se fosse un accessorio. Iniziano frasi con Il mio amico gay dice che o Il mio amico gay ha più uomini di me… Gli telefonano davanti a voi, gli dicono ti amo. Al secondo Negroni iniziano a piangere e confessano che lo amano sul serio e non si capacitano che sia omo

Whatsapp.

O meglio, i gruppi su Whatsapp. Sono tanti, totalmente privi di contenuti e in quantità direttamente proporzionale alla loro reale utilità. Potrebbero essere il tema di una rubrica a parte, tra i tanti citiamo:

Il gruppo della piscina.
Il gruppo delle femmine della piscina.
Il gruppo delle amiche. (siete tante)
Il gruppo delle amiche ristrette. (siete di meno)
Il gruppo delle amiche top. (siete poche)
Il gruppo per il regalo di compleanno di A
Il gruppo per il regalo di compleanno di B
Il gruppo per il regalo di compleanno di C
Il gruppo mamme (se siete mamme)
Il gruppo Chi c’è sabato al Room26 (se frequentate discutibili locali romani)
Il gruppo Oggi sparliamo di…
Il gruppo sto in camerino ecco il selfie che faccio compro o lascio?

L’oroscopo di Internazionale

È il più grande mistero della terra. Ogni giovedì le più elevate menti femminili che io abbia mai conosciuto impazziscono davanti alla più grande supercazzola della storia.
Sai mia dolce scorpioncina l’altro giorno mentre parlavo con uno sciamano di Viterbo questi ha iniziato a cantare Cuccuruccucù Paloma. Cosa vuol dire? Non domandarti cosa può fare Franco Battiato per te ma cosa puoi fare tu per lui. Hai una settimana per pensarci e per solidificare le tue certezze. Non deludermi.
14 segreti che dovremmo conoscere degli uomini
Ostinarsi a voler comprendere il fuorigioco

Facendo figure barbine.
È fuorigioco quando al momento del passaggio (in avanti) l’attaccante più avanzato della squadra che attacca è al di là della linea immaginaria che attraversa l’ultimo uomo della squadra che difende.
Ora per l’ennesima volta: ci sono maschi che non lo sanno e vivono bene lo stesso. Perché voi insistete? E soprattutto perché continuate a dire FUORICAMPO?
Le dita fuori dalle scarpe

La primavera è così. Un giorno sei in giro coi moon boot e quello dopo fanno trenta gradi e attacchi aggressiva la giornata con delle scarpe aperte. Ed eccole, puntuali come i controllori sul Freccia Rossa, un paio di dita che escono di due abbondanti centimetri dalle scarpe. Voglia di acquisto compulsivo pure se non c’era il numero? Il tuo piede rifiuta la scarpa aperta e cerca di scappare da quella gabbia? O domanda ancora più semplice: Perché, perché?





fonte https://www.donnamoderna.com/lifestyle/oro...enica-28-aprile

view post Posted: 28/4/2024, 10:40     Le Migliori Frasi di Buddha - Buddha
Tutte le creature tremano di fronte alla violenza. Tutte temono la morte. Tutte amano la vita. Vedi te stesso negli altri. E a quel punto a chi potrai far male? Che male potrai mai fare?

La profondità dell’amore crea un oceano intorno a te e tu diventi un’isola.

Chi non ha ferite sulla mano può, con quella mano, toccare il veleno: il veleno non penetra dove non esiste ferita; né esiste peccato per chi non lo compie.

Tra chi vince in battaglia mille volte mille nemici e chi soltanto vince se stesso, costui è il migliore dei vincitori di ogni battaglia.

È più importante impedire ad un animale di soffrire o di morire, piuttosto che restare seduti a contemplare i mali dell’universo pregando in compagnia dei sacerdoti.

Fare del nostro meglio significa che in ogni momento della nostra vita di tutti i giorni dovremmo investigare nella nostre menti a proposito dei nostri errori ,anche quelli di cui gli altri non sanno. Se noi lo facciamo,stiamo davvero facendo del nostro meglio.

Se volete ottenere l’illuminazione, non dovete studiare innumerevoli insegnamenti. Approfonditene solo uno. Quale? La grande compassione. Chiunque abbia grande compassione, possiede tutte le qualità del Buddha nel palmo della propria mano.

Non ho guadagnato proprio nulla dall’Illuminazione Suprema, ed è per questa precisa ragione che viene chiamata Illuminazione Suprema.

Non c’è meditazione senza saggezza, e non c’è saggezza senza meditazione. Quando un uomo ha meditato ed è saggio, allora è davvero vicino al Nirvana.

Buona è l’azione che non provoca alcun rimpianto e il cui frutto è accolto con gioia e serenità.

Il tuo compito è scoprire qual è la tua missione e dedicartici con tutto il tuo cuore.

Questa fu la mia scrupolosità: fui sempre consapevole nel camminare avanti e indietro, al punto ch’ero sempre colmo di compassione perfino per una goccia d’acqua, attento a non ferire alcuna delle minuscole creature annidate tra le fessure del terreno. Tale era la mia scrupolosità.

Per evitare di causare terrore agli esseri viventi, che il discepolo si astenga dal mangiare carne… Il cibo del saggio è quello che consumano gli uomini santi; non è fatto di carne… Ci saranno alcuni sciocchi in futuro che diranno che io ho dato il permesso di mangiare carne, e che io stesso ne ho mangiata, ma… io non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo permetto ora, non lo permetterò in nessuna forma, in nessun modo e in nessun luogo; è incondizionatamente proibito a tutti.



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view post Posted: 28/4/2024, 10:37     100 Citazioni per la meditazione con Lao Tzu - LAO-TZE, o, più esattamente, Lao-tzŭ

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Descrizione

Abbiamo selezionato per voi 100 grandi citazioni di Lao Tzu perfette per la meditazione. Lao-Tzu era un filosofo e poeta della Cina antica. È conosciuto come il rinomato autore del Tao Te Ching e fondatore del taoismo filosofico, e come divinità del taoismo religioso e delle religioni tradizionali cinesi. Figura centrale della cultura cinese, Lao Tzu è rivendicato sia dagli imperatori della dinastia Tang che dal popolo moderno. Alcune delle sue grandi citazioni sono: "Quando la bontà si perde, viene sostituita dalla moralità". "Senza le tenebre, non può esserci luce". "L'utilità di un vaso viene dal suo vuoto". "Le persone migliori sono come l'acqua, che beneficia di tutte le cose e non fa concorrenza a loro. Rimane in luoghi umili che gli altri rifiutano. Per questo è così simile al Cammino". "Quando la gente vede alcune cose come belle, altre diventano brutte. Quando la gente vede alcune cose come buone, altre diventano cattive". "Provate a cambiarlo e lo rovinerete. Cercate di tenerlo in mano e lo perderete" "Chi sa non lo dice. Quelli che dicono non sanno" "Un viaggio di mille miglia inizia sotto i piedi". Una grande citazione è molto simile a un grande pensiero e a una piccola poesia. Può racchiudere in poche parole una grande rete di idee, pensieri, riflessioni, emozioni. Il lettore di una grande citazione è costretto a pensare a ciò che ha appena ascoltato. Deve pensare a quelle parole e al loro significato. Una citazione eccellente richiede al lettore di fermarsi a contemplare il vero significato e la poesia di poche parole. Un grande pensiero raggiunge un livello di universalità. Le citazioni colpiscono duramente l'essenza dell'essere umano. La citazione giusta può aiutarci a vedere alcuni significati invisibili di cose o soggetti.

view post Posted: 28/4/2024, 10:34     I Pandava vivono sotto mentite spoglie a Virata Nagar 57 - MAHABHARATA

Yudhishthira entra nella corte di Virata

Poi, legando nella sua stoffa i dadi fatti d'oro e tempestati di lapislazzuli, e tenendoli sotto l'ascella, il re Yudhishthira, quell'illustre signore degli uomini, quel magnanimo perpetuatore della razza Kuru, considerato dai re, irrefrenabile in potenza, e simile a un serpente dal veleno virulento, quel toro tra gli uomini, dotato di forza, bellezza e abilità, e posseduto di grandezza, e somigliante nella forma a un celeste sebbene ora simile al sole avvolto in dense nuvole, o fuoco coperto con la cenere, fece la sua prima apparizione quando il famoso re Virata era seduto alla sua corte. Vedendo con i suoi seguaci quel figlio di Pandu alla sua corte, che sembrava la luna nascosta tra le nuvole e possedeva un volto bello come la luna piena, il re Virata si rivolse ai suoi consiglieri, ai nati due volte, agli aurighi, ai Vaisya e ad altri, detto,

"Chiedi chi è, così simile a un re che guarda per la prima volta alla mia corte. Non può essere un Brahmana. Penso che sia un uomo di uomini e un signore della terra. Non ha né schiavi, né automobili, né elefanti con lui, eppure risplende come lo stesso Indra. I segni sulla sua persona indicano che è uno i cui riccioli coronali hanno subito la sacra investitura un insieme di fiori di loto!”

Mentre il re indulgeva in questi pensieri, quel toro tra gli uomini, Yudhishthira, venne davanti a Virata e si rivolse a lui, dicendo:

“O grande re! Riconoscimi come un Brahmana che, avendo perso tutto, è venuto da te per i mezzi di sussistenza. Desidero, o senza peccato, vivere qui accanto a te agendo sotto i tuoi comandi, o Signore.

Il re allora, compiaciuto, gli rispose dicendo:

"Prego. Accetti dunque l'incarico che cerchi!».

E dopo aver nominato il leone tra i re nella carica per cui aveva pregato, il re Virata si rivolse a lui con cuore lieto, dicendo:

“O figlio, ti chiedo per affetto, dai domini di quale re vieni qui? Dimmi anche veramente qual è il tuo nome, la tua famiglia e di cosa sei a conoscenza.'"

Yudhishthira ha detto,

"Il mio nome è Kanka e sono un Brahmana appartenente alla famiglia conosciuta con il nome di Vaiyaghra. Sono abile nel lanciare i dadi e in passato ero amico di Yudhishthira."

Virata rispose:

"Ti concederò qualunque dono tu possa desiderare. Se governi i Matsya, rimarrò sottomesso a te. Mi piacciono anche i giocatori astuti. Tu, d'altro canto, sei come un dio e meriti un regno. "

Yudhishthira ha detto,

"La mia prima preghiera, o signore della terra, è che io non possa essere coinvolto in alcuna disputa (a causa dei dadi) con persone basse. Inoltre, a una persona sconfitta da me (ai dadi) non sarà permesso di conservare la ricchezza ( vinto da me). Lascia che questo dono mi sia concesso per la tua grazia."

Virata rispose:

"Certamente ucciderò colui che potrebbe dispiacerti, e se dovesse essere uno dei nati due volte, lo bandirò dai miei domini. Lasciamo che i sudditi riuniti ascoltino! Kanka è tanto signore di questo regno quanto me stesso, Tu (Kanka) sarai mio amico e guiderai i miei stessi veicoli. Ci saranno anche vestiti in abbondanza e vari tipi di cibi e bevande. Esaminerai i miei affari, sia interni che esterni tutte le mie porte saranno aperte. Quando uomini senza lavoro o in circostanze difficili si rivolgeranno a te, portami le loro parole a tutte le ore, e io sicuramente darò loro tutto ciò che desiderano finché non avrai paura risiedi con me."

Avendo così ottenuto un colloquio con il re di Virata, e ricevuto da lui dei doni, quell'eroico toro tra gli uomini, cominciò a vivere felicemente, altamente stimato da tutti. Né nessuno riuscì a scoprirlo mentre viveva lì.

Bhima entra alla corte di Virata

Poi un altro dotato di una forza terribile e di una bellezza sfolgorante, si avvicinò al re Virata, con l'andatura giocosa del leone. Tenendo in mano un mestolo da cucina e un cucchiaio, nonché una spada sguainata di colore zibellino e senza macchia sulla lama, venne sotto le sembianze di un cuoco illuminando tutto intorno a sé con il suo splendore come il sole che scopre il mondo intero. Vestito di nero e posseduto della forza del re delle montagne, si avvicinò al re dei Matsya e si fermò davanti a lui. Vedendo quella persona simile a un re davanti a lui, Virata si rivolse ai suoi sudditi riuniti dicendo:

“Chi è quel giovane, quel toro tra gli uomini, con le spalle larghe come quelle di un leone, e così straordinariamente bello? Quella persona, mai vista prima, è come il sole. Rimuovendo la questione nella mia mente, non posso accertare chi sia, né posso indovinare, anche con pensieri seri, l'intenzione di quel toro tra gli uomini (nel venire qui). Osservandolo, mi sembra che sia il re dei Gandharva , o lo stesso Purandara. Scopri chi è quello che sta davanti ai miei occhi? Lasciagli avere presto ciò che cerca”.

Così comandato dal re Virata, i suoi messaggeri dai piedi veloci si avvicinarono al figlio di Kunti e informarono quel fratello minore di Yudhishthira di tutto ciò che il re aveva detto. Allora il generoso figlio di Pandu, avvicinandosi a Virata, si rivolse a lui con parole che non erano inadeguate al suo scopo, dicendo:

“O primo dei re, io sono un cuoco, mi chiamo Vallava. Sono abile nel condire i piatti. Mi assumi in cucina!”

Virata ha detto:

"Non credo, o Vallava, che cucinare sia il tuo compito. Somigli alla divinità dai mille occhi; e per grazia, bellezza e abilità, brilli tra tutti questi come un re!"

Bhima rispose:

"O re dei re, io sono il tuo cuoco e servitore in primo luogo. Non conosco solo il curry, o monarca, anche se in passato il re Yudhishthira era sempre solito assaggiare i miei piatti. O signore della terra, Sono anche un lottatore. Né ce n'è uno che sia pari a me in forza. E impegnandomi in combattimenti con leoni ed elefanti, io, o senza peccato, contribuirò sempre al tuo divertimento."

Virata ha detto:

"Ti concederò dei doni. Farai ciò che desideri, poiché ti descrivi abile in esso. Tuttavia, non penso che questo ufficio sia degno di te, perché meriti questa (intera) terra cinta dal mare. Ma fai come vuoi. Sii il soprintendente della mia cucina, e sarai posto a capo di coloro che vi sono stati nominati prima."

Così nominato in cucina, Bhima divenne presto il favorito del re Virata. Continuò a vivere lì senza essere riconosciuto dagli altri servitori di Virata e anche da altre persone!





segue Draupadi è impiegato come Sairindhri negli alloggi interni della regina Sudeshna

view post Posted: 28/4/2024, 10:30     L’Impermanenza: Accettare il Cambiamento con la Meditazione - FILOSOFIA INDIANA/I VEDA/COSA E' LO ZEN

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Impariamo come apprezzare l'impermanenza della vita in un viaggio verso la pace interiore e l'accettazione del cambiamento.

La vita è, per sua natura, trasformazione.

Se guardiamo le nostre fotografie negli anni, a parte i cambiamenti fisici, possiamo notare che siamo assolutamente diversi dalla persona che eravamo al momento in cui la foto è stata scattata.

Le esperienze, il tempo che passa, le persone che incontriamo, il dolore, la gioia, tutto ci cambia profondamente.

Questa è l’impermanenza, ovvero la natura transitoria e temporanea di tutte le cose.

Questa condizione, insita nella nostra vita, ci fa soffrire in quanto non è sotto il nostro controllo. Ci dovrebbe far riflettere sull’importanza del singolo istante, di quell’unico momento sul quale possiamo veramente decidere, ossia il momento presente.

Inspirando, mi calmo. Espirando, sorrido.
Dimorando nell’attimo presente, So che è un attimo meraviglioso!

– Thich Nhat Hanh

Non è facile affidarsi alla vita, agire senza attaccamento, ma è proprio l’attaccamento che genera tensione mentale e fisica e di conseguenza dolore e sofferenza.

La Bhagavad Gita fornisce insegnamenti preziosi su questo tema.

In particolare, nel secondo capitolo, Lord Krishna spiega ad Arjuna che l’impermanenza riguarda il nostro corpo fisico, ma non la nostra anima (Atman), la cui realizzazione è poi il vero obiettivo della vita.

Superare la paura dell’impermanenza

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Siamo sempre concentrati sui nostri desideri, e anche quando riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo non siamo mai contenti.

Le nostre aspettative si alzano ancora, la ricerca è continua, e questo diventa un condizionamento mentale senza fine.

I desideri sensoriali e l’ego rappresentano la dimensione materiale che porta proprio a una felicità condizionata, che cioè non esiste se non vengono soddisfatti certi bisogni esterni.

Come possiamo immaginare, questa continua corsa al materialismo nel lungo periodo porta solo sofferenza, perché perdiamo il controllo della situazione e non riusciamo più a trovare la giusta via.

Lo yoga ci aiuta ad essere consapevoli ed esercitarci a raggiungere lo stato della felicità senza condizioni, attraverso la saggezza e la conoscenza di sé per andare oltre i nostri desideri e l’ego.

L’impermanenza ci insegna quindi a rispettare ciò che abbiamo e a dargli il giusto valore.

Praticare la consapevolezza ci consente di accettare la realtà che cambia e guardare dentro e fuori di noi in modo più amorevole, comprendendo che la vita può e deve essere trasformazione.

Imparare a rimanere nel respiro è una pratica molto potente in questo senso, perché rende possibile l’osservazione profonda di ciò che accade dentro e fuori di noi, vivendo nella presenza mentale senza perdersi nulla.




segue Affrontare il cambiamento

view post Posted: 28/4/2024, 10:25     Il Libro di Urantia Fascicolo 141 L’inizio dell’opera pubblica - Yeshua

5. L’unità spirituale

141:5.1 (1591.6) Una delle riunioni della sera più importanti ad Amatus fu quella in cui si discusse dell’unità spirituale. Giacomo Zebedeo aveva chiesto: “Maestro, come impareremo ad avere lo stesso punto di vista e a godere così di maggiore armonia tra di noi?” Quando Gesù udì questa domanda fu scosso nel suo spirito a tal punto che replicò: “Giacomo, Giacomo, quando ti ho insegnato che dovreste avere tutti lo stesso punto di vista? Io sono venuto nel mondo a proclamare la libertà spirituale affinché i mortali possano avere la possibilità di vivere delle vite individuali di originalità e di libertà davanti a Dio. Io non desidero che l’armonia sociale e la pace fraterna siano raggiunte con il sacrificio della libera personalità e dell’originalità spirituale. Ciò che vi chiedo, miei apostoli, è l’unità spirituale — e che possiate sperimentarla nella gioia della vostra consacrazione congiunta a fare di tutto cuore la volontà di mio Padre che è nei cieli. Voi non dovete avere lo stesso punto di vista o gli stessi sentimenti, né dovete pensare allo stesso modo per essere spiritualmente simili. L’unità spirituale deriva dalla coscienza che ciascuno di voi è abitato, e sempre più dominato, dal dono spirituale del Padre celeste. La vostra armonia apostolica deve scaturire dal fatto che la speranza spirituale di ciascuno di voi è identica per origine, natura e destino.

141:5.2 (1591.7) “In questo modo voi potete sperimentare una perfetta unità di propositi spirituali ed una comprensione spirituale derivante dalla mutua coscienza dell’identità di ciascuno degli spiriti del Paradiso. E potrete godere tutti di questa profonda unità spirituale anche di fronte alla estrema diversità delle vostre capacità individuali di pensiero intellettuale, di sentimento innato e di condotta sociale. Le vostre personalità possono avere una ravvivante diversità ed una sensibile differenza, mentre le vostre nature spirituali ed i frutti spirituali dell’adorazione divina e dell’amore fraterno possono essere così unificati che tutti quelli che osservano le vostre vite prenderanno certamente atto di questa identità di spirito ed unità d’anima. Essi riconosceranno che siete stati con me e che avete così imparato, ed in modo accettabile, a fare la volontà del Padre che è nei cieli. Voi potete raggiungere l’unità del servizio di Dio anche mentre svolgete questo servizio secondo la tecnica delle vostre proprie doti originali di mente, di corpo e di anima.

141:5.3 (1592.1) “La vostra unità spirituale implica due fattori che si armonizzano sempre nella vita dei singoli credenti: primo, voi possedete un motivo comune per una vita di servizio; desiderate tutti fare soprattutto la volontà del Padre che è nei cieli. Secondo, avete tutti uno scopo comune d’esistenza; vi proponete tutti di trovare il Padre che è nei cieli e di provare così all’universo che siete divenuti simili a lui.”

141:5.4 (1592.2) Gesù ritornò molte volte su questo tema durante l’istruzione dei dodici. Disse loro ripetutamente che non desiderava che coloro che credevano in lui divenissero dogmatizzati e standardizzati in conformità con le interpretazioni religiose pur di uomini dabbene. Egli non cessò mai di mettere in guardia i suoi apostoli contro la formulazione di credo e l’istituzione di tradizioni per guidare e controllare i credenti nel vangelo del regno.




segue 6. L’ultima settimana ad Amatus

view post Posted: 28/4/2024, 10:23     Il Libro di Urantia Fascicolo 3 Gli attributi di Dio - Il libro di URANTIA PARTE 1 l'universo centrale ed i super universi.

5. Il governo supremo del Padre

3:5.1 (50.6) Nei suoi contatti con le creazioni posteriori ad Havona, il Padre Universale non esercita il suo potere infinito e la sua autorità finale per trasmissione diretta, ma piuttosto tramite i suoi Figli e le personalità loro subordinate. E Dio fa tutto questo di sua volontà. Se si presentasse l’occasione e se la mente divina scegliesse di farlo, ogni potere delegato potrebbe essere esercitato direttamente. Ma, di regola, tale azione avviene soltanto come conseguenza del fallimento della personalità delegata ad eseguire l’incarico divino. In queste circostanze e di fronte a tali inadempienze, entro i limiti di riserbo del potere e del potenziale divini, il Padre agisce in modo indipendente ed in conformità con i comandamenti da lui stesso scelti, e tale scelta è sempre di una perfezione infallibile e di una saggezza infinita.

3:5.2 (51.1) Il Padre governa tramite i suoi Figli. Scorrendo verso il basso l’organizzazione universale si trova una catena ininterrotta di governatori che termina con i Principi Planetari, i quali dirigono i destini delle sfere evoluzionarie degli immensi domini del Padre. Non è una mera espressione poetica quella che afferma: “La terra appartiene al Signore in tutta la sua pienezza.” “Egli destituisce i re ed elegge i re.” “Gli Altissimi governano nei regni degli uomini.”

3:5.3 (51.2) Nelle vicende che riguardano il cuore degli uomini il Padre Universale può non ottenere sempre ciò che vuole; ma nella condotta e nel destino di un pianeta prevale il piano divino, trionfa il proposito eterno della saggezza e dell’amore.

3:5.4 (51.3) Gesù disse: “Mio Padre, che me li ha dati, è più grande di tutti, e nessuno può strapparli dalla mano di mio Padre.” Quando gettate uno sguardo sulle molteplici opere di Dio e contemplate la stupefacente immensità della sua creazione quasi illimitata, potreste esitare nella vostra concezione del suo primato, ma non dovreste mancare di accettarlo come sicuramente e perpetuamente insediato al centro di tutte le cose in Paradiso e come Padre benevolo di tutti gli esseri intelligenti. Non c’è che “un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutto ed in tutto”, “ed egli esiste prima di tutte le cose, e tutte le cose consistono in lui”.

3:5.5 (51.4) Le incertezze della vita e le vicissitudini dell’esistenza non contraddicono in alcun modo il concetto della sovranità universale di Dio. Tutta la vita della creatura evoluzionaria è punteggiata da certe inevitabilità. Prendiamo in considerazione le seguenti:

3:5.6 (51.5) 1. Il coraggio — la forza di carattere — è desiderabile? Allora l’uomo deve essere allevato in un ambiente che richieda di affrontare delle avversità e di reagire alle delusioni.

3:5.7 (51.6) 2. L’altruismo — servire i propri simili — è desiderabile? Allora l’esperienza della vita deve fornirci l’incontro con situazioni di disuguaglianza sociale.

3:5.8 (51.7) 3. La speranza — la grandezza della fiducia — è desiderabile? Allora l’esistenza umana deve essere costantemente confrontata con insicurezze e ricorrenti incertezze.

3:5.9 (51.8) 4. La fede — l’affermazione suprema del pensiero umano — è desiderabile? Allora la mente dell’uomo deve trovarsi nella spiacevole situazione di saperne sempre meno di quanto può credere.

3:5.10 (51.9) 5. L’amore per la verità e la disponibilità a seguirla ovunque porti, è desiderabile? Allora l’uomo deve crescere in un mondo in cui l’errore è presente e la falsità è sempre possibile.

3:5.11 (51.10) 6. L’idealismo — il concetto di approccio al divino — è desiderabile? Allora l’uomo deve lottare in un ambiente di bontà e di bellezza relative, in un ambiente che stimoli la tendenza irreprimibile verso cose migliori.

3:5.12 (51.11) 7. La lealtà — la devozione al dovere superiore — è desiderabile? Allora l’uomo deve procedere in mezzo a possibilità di tradimento e di diserzione. Il valore della devozione al dovere consiste nell’implicito pericolo di fallimento.

3:5.13 (51.12) 8. Il disinteresse — lo spirito della dimenticanza di sé — è desiderabile? Allora l’uomo mortale deve vivere faccia a faccia con l’incessante rivendicazione di un ego che pretende inevitabilmente riconoscimenti ed onori. L’uomo non potrebbe scegliere dinamicamente la vita divina se non ci fosse una vita egoistica da abbandonare. L’uomo non punterebbe mai sulla rettitudine come sostegno salvifico se non vi fosse il male potenziale ad esaltare e differenziare il bene per contrasto.

3:5.14 (51.13) 9. Il piacere — la soddisfazione della felicità — è desiderabile? Allora l’uomo deve vivere in un mondo in cui l’alternativa del dolore e la probabilità della sofferenza siano possibilità esperienziali sempre presenti.

3:5.15 (52.1) In tutto l’universo ogni unità è considerata come una parte del tutto. La sopravvivenza della parte dipende dalla cooperazione con il piano e lo scopo del tutto, dal desiderio sincero e dal perfetto consenso di fare la volontà divina del Padre. Un mondo evoluzionario senza errore (senza la possibilità di un giudizio poco saggio) sarebbe un mondo senza intelligenza libera. Nell’universo di Havona vi è un miliardo di mondi perfetti con i loro abitanti perfetti, ma l’uomo in evoluzione deve essere fallibile se deve essere libero. È impossibile che un’intelligenza libera e senza esperienza sia a priori uniformemente saggia. La possibilità di un giudizio errato (il male) diventa peccato solo quando la volontà umana approva coscientemente ed accetta intenzionalmente un giudizio immorale deliberato.

3:5.16 (52.2) Il pieno apprezzamento della verità, della bellezza e della bontà è insito nella perfezione dell’universo divino. Gli abitanti dei mondi di Havona non hanno bisogno del potenziale dei livelli di valore relativo per stimolare le loro scelte. Questi esseri perfetti sono in grado d’identificare e di scegliere il bene in assenza di ogni situazione morale di contrasto e che obblighi a riflettere. Ma tutti questi esseri perfetti sono quello che sono, quanto a natura morale ed a status spirituale, in virtù del fatto della loro esistenza. Essi si sono guadagnati l’avanzamento per esperienza solo nell’ambito del loro status innato. L’uomo mortale invece si guadagna il proprio status di candidato all’ascensione per mezzo della propria fede e della propria speranza. Ogni cosa divina che la mente umana afferra e che l’anima umana acquisisce è un risultato dell’esperienza; è una realtà dell’esperienza personale ed è quindi un possesso unico, contrariamente alla bontà e alla rettitudine innate delle personalità infallibili di Havona.

3:5.17 (52.3) Le creature di Havona sono per natura coraggiose, ma non lo sono nel senso umano. Esse sono congenitamente buone e premurose, ma non sono altruiste nel modo umano. Si aspettano un futuro gradevole, ma non pieno di speranza alla maniera intensa del mortale fiducioso delle incerte sfere evoluzionarie. Hanno fede nella stabilità dell’universo, ma sono del tutto estranee a quella fede salvifica per mezzo della quale l’uomo mortale si eleva dalla condizione di animale fino alle porte del Paradiso. Amano la verità, ma non conoscono nulla delle sue qualità salvatrici dell’anima. Sono idealiste, ma sono nate così; esse ignorano totalmente l’estasi di diventare tali grazie a scelte esaltanti. Sono leali, ma non hanno mai sperimentato l’emozione della devozione sincera ed intelligente al dovere di fronte alla tentazione della trasgressione. Sono disinteressate, ma non hanno mai raggiunto tali livelli di esperienza mediante la splendida vittoria su un ego belligerante. Provano piacere, ma non comprendono la dolcezza del piacevole sfuggire alla sofferenza potenziale.




segue 6. Il primato del Padre

view post Posted: 28/4/2024, 10:22     Il Libro di Urantia Fascicolo 77 Le creature intermedie - La Storia di Urantia

6. Gli intermedi secondari

77:6.1 (862.5) Mentre gli intermedi primari ebbero un’origine quasi superumana, quelli dell’ordine secondario sono i discendenti della pura razza adamica unita ad una discendenza umanizzata di antenati comuni a quelli del corpo primario.

77:6.2 (862.6) Tra i figli di Adamson ce ne furono esattamente sedici di questi progenitori peculiari degli intermedi secondari. Questi figli eccezionali erano equamente divisi quanto al sesso, ed ogni coppia poteva produrre un intermedio secondario ogni settanta giorni mediante una tecnica combinata di unione sessuale e non sessuale. Un tale fenomeno non era mai stato possibile sulla terra prima di quel tempo, né si è mai prodotto dopo di allora.

77:6.3 (862.7) Questi sedici figli vissero e morirono (eccezion fatta per le loro peculiarità) come dei mortali del regno, ma i loro discendenti energizzati elettricamente vivono indefinitamente, non essendo soggetti alle limitazioni della carne mortale.

77:6.4 (862.8) Ognuna delle otto coppie produsse alla fine 248 intermedi, ed in tal modo venne all’esistenza il corpo secondario originale di 1.984 membri. Vi sono otto sottogruppi d’intermedi secondari. Essi sono indicati come a-b-c il primo, il secondo, il terzo e così via. Poi ci sono d-e-f il primo, il secondo e così via.

77:6.5 (862.9) Dopo l’errore di Adamo gli intermedi primari ritornarono al servizio degli amministratori fiduciari Melchizedek, mentre il gruppo secondario rimase assegnato al centro di Adamson fino alla sua morte. Trentatré di questi intermedi secondari, i capi della loro organizzazione alla morte di Adamson, tentarono di portare l’intero ordine al servizio dei Melchizedek, effettuando in tal modo un collegamento con il corpo primario. Ma non essendo riusciti nel loro intento, essi abbandonarono i loro compagni e passarono in blocco al servizio degli amministratori fiduciari planetari.

77:6.6 (863.1) Dopo la morte di Adamson il resto degli intermedi secondari divenne un’influenza estranea, disorganizzata e indipendente su Urantia. Da quel momento e fino ai giorni di Machiventa Melchizedek essi condussero un’esistenza irregolare e disordinata. Essi furono parzialmente riportati sotto controllo da questo Melchizedek, ma furono ancora fonte di molti guai fino ai giorni di Cristo Micael. Durante il suo soggiorno sulla terra essi presero tutti delle decisioni finali sul loro destino futuro, e la maggioranza leale si pose allora sotto la direzione degli intermedi primari.




segue 7. Gli intermedi ribelli

view post Posted: 28/4/2024, 10:09     Belladonna, tutto sul rimedio omeopatico - CURE E ALIMENTI NATURALI

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Belladonna, tutto sul rimedio omeopatico
La belladonna è un rimedio omeopatico ricavata dalla pianta omonima, utile contro raffreddore, mal di gola e malattie esantematiche dei bambini.

di Redazione
belladonna

Credit foto
©abbeydalephoto - 123rf

Belladonna, la pianta
Atropa belladonna, l'origine del nome
Cosa contiene la belladonna
Atropa belladonna e atropina
La belladonna in erboristeria
Atropa belladonna: il rimedio omeopatico
Principali utilizzi in omeopatia
Dosi e somministrazioni


Belladonna, la pianta

La belladonna, il cui nome scientifico è Atropa belladonna, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Solanaceae. Il rimedio omeopatico Belladonna si ottiene dalle diluizioni, intervallate dalle dinamizzazioni, della tintura madre di tutta la pianta Atropa belladonna quando comincia a fiorire.
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La pianta cresce nelle zone montane dell’Europa centrale, Africa settentrionale e Asia occidentale. In Italia la si può trovare nei boschi delle Alpi e degli Appennini.



La belladonna è una pianta tossica, in particolar modo le sue bacche, nonostante abbiano un sapore dolciastro e gradevole. Per avere un’idea di quanto velenosa è la belladonna, basta sapere che la dose letale corrisponde a circa dieci bacche per gli adulti e due per i bambini.


Atropa belladonna, l’origine del nome

Viene spontaneo chiedersi perché l’atropa belladonna si chiami così. Nella mitologia greca, Atropa era una delle tre moire e aveva il potere di recidere il filo della vita: un riferimento evidente al fatto che la pianta sia velenosa.



L’epiteto belladonna, invece, fa riferimento all’usanza delle dame rinascimentali di assumere un collirio a base di belladonna per dilatare la pupilla (tecnicamente si chiama midriasi) e dare risalto e lucentezza agli occhi.
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Cosa contiene la belladonna

La pianta contiene tre alcaloidi, che sono i suoi principi attivi e sono tutti accomunati da un’azione anticolinergica (cioè contrastano il neurotrasmettitore acetilcolina):

Atropina: inibisce l’azione del sistema nervoso vegetativo parasimpatico; ancora oggi è usata nel campo dell’oculistica per dilatare le pupille onde osservare il fondo oculare.
Iosciamina: è uno stimolante del sistema nervoso centrale, dalle proprietà antispasmodiche.
Scopolamina: è un alcaloide allucinogeno, dalle proprietà antispasmodiche, depressivo del sistema nervoso centrale.



In sostanza, la scopolamina ha un effetto sedativo e narcotico molto potente, mentre atropina e iosciamina – se assunte a dosi elevate – innescano una forte eccitazione corticale, con allucinazioni, euforia e perdita di memoria a breve termine.
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Atropa belladonna e atropina

Come già ricordato, proprio dalle radici di belladonna – così come dai semi dello stramonio e da altri vegetali – si estrae l’atropina. Si tratta di un alcaloide tropanico che agisce come antagonista competitivo dei recettori muscarinici di un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina.



Si tratta di una sostanza tossica che, per questo, in medicina viene impiegata a dose minime e in condizioni controllate per diversi scopi:

far dilatare le pupille (midriasi) durante le visite oftalmologiche;
trattare la bradicardia (cioè il battito cardiaco troppo lento) e invertire gli effetti di alcuni farmaci antiaritmici;
ridurre la secrezione acida e la motilità gastrica, favorendo la cicatrizzazione dell’ulcera;
prevenire il riflesso vagale durante l’anestesia;
prima dell'anestesia, diminuire la produzione di saliva e la secrezione di fluidi nei bronchi;
come antidoto in caso di avvelenamento da insetticidi organofosforici.

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La belladonna in erboristeria

La belladonna in erboristeria è stata a lungo utilizzata, sotto forma di tintura ed estratto, per il trattamento di varie condizioni tra cui gastriti, ulcere, coliti. Oggi tale rimedio fitoterapico è ritenuto desueto perché, considerata la sua tossicità, si ritiene che i rischi superino i benefici.


Atropa belladonna: il rimedio omeopatico

Nell'omeopatia, i rimedi vengono diluiti e dinamizzati attraverso una serie di diluizioni e agitazioni, secondo i principi omeopatici. La diluizione riduce la concentrazione della sostanza iniziale, mentre l'agitazione è pensata per "attivare" il rimedio.



Proprio questa tecnica fa sì che la belladonna possa essere utilizzata in omeopatia, seppure in condizioni e dosi controllate e senza sostituirsi al parere di un medico.



La belladonna è il rimedio consigliato per trattare i problemi in cui c’è una forte stimolazione del sistema nervoso e che si manifestano con febbre elevata, pelle rossa e calda, pupille dilatate e sensibilità alla luce.
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Si tratta di malattie con congestione localizzata o generalizzata i cui sintomi compaiono in modo acuto, improvviso e violento, accompagnati dall’arrossamento, da sensazione di calore, bruciore e dolore pulsante, da ipereccitabilità di tutti i sensi, spesso da febbre a volte accompagnata da delirio e allucinazione.



Questi sintomi sono coerenti con l’effetto dell’atropina. L'omeopatia infatti si si basa sul principio della similitudine, secondo il quale una sostanza che causa sintomi in una persona sana può essere utilizzata per trattare sintomi simili in una persona malata.


Principali utilizzi in omeopatia

Vediamo ora a cosa serve la belladonna in omeopatia:


raffreddore, tosse, influenza o febbre e disturbi che riguardano la gola;
orecchie, in caso di otite, dolore, parotite;
congiuntivite agli occhi, dilatazione pupillare;
malattie esantematiche, come scarlattina, morbillo, rosolia;
disturbi all’apparato genitale, mestruazioni in anticipo o in ritardo, secchezza della vagina, vampate di calore, mammelle gonfie, infiammate o dure;
sistema nervoso, convulsioni, epilessia, nevralgie, allucinazioni, insonnia, depressione, cefalea;
problemi della pelle, eczema, acne, eritema, geloni;
problemi all’apparato gastro-intestinale, coliti, coliche, stitichezza;
dolori articolari diffusi, dolori ai denti, gengive gonfie e rosse.


Dosi e somministrazioni

In tutti i casi diluizione 4CH, 3 granuli o 5 gocce da 3 a 6 volte al dì a seconda delle necessità.



fonte https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-...belladonna.html

view post Posted: 28/4/2024, 09:58     Non siamo provette. - SCIENZA/MEDICINA

Ho trovato un metodo eccezionale per curare la peggiore malattia del nostro secolo, il caffè uccide le cellule del cancro, l'ho visto con i miei occhi al microscopio e lo dicono anche gli studi.
Potrebbe essere un articolo firmato dall'ormai mitico (e lanciato verso nuove e prestigiose avventure) prof. Massimo Della Serietà, ma visto che l'argomento è serio, parlerò seriamente.
Partiamo dall'inizio.

La cellula è un complesso insieme di strutture che compone tutto il nostro corpo, dalla punta dei capelli fino al tallone, siamo semplicemente un enorme "puzzle" di cellule che formano organi, li ricoprono, producono sostanze, ormoni, trasmettono impulsi nervosi, elettricità, scambiano informazioni ed altro ancora. Tutto questo avviene grazie a strutture ancora più piccole, quelle che permettono alle cellula di funzionare: piccole formazioni che sono dentro alla cellula, altre che stanno all'esterno, organuli come i mitocondri, strutture come i recettori.
Come qualsiasi unità vivente, la cellula ha un ciclo di vita, nasce, si riproduce e muore ed ogni cellula lo fa ad una velocità diversa, con scopi diversi, in modo diverso, dipende dal suo ruolo ed ogni fase della sua vita è regolata in maniera precisa, perfetta.

Cellule normali. Notare come si "affianchino" una con l'altra in modo perfetto.

Sono i geni che dicono alla cellula cosa deve fare e quando deve finire il suo ciclo vitale, le dicono pure di stare attenta a non "invadere" il terreno delle altre cellule, pensate: quando una cellula ne tocca un'altra, sa che non deve più crescere (si chiama "inibizione da contatto") o intralcerebbe pericolosamente il lavoro ed il compito della cellula vicina. Come nei compiti anche nell'aspetto le cellule si assomigliano, ma ogni cellula appartiene ad una famiglia, così le cellule del sistema nervoso si somiglieranno ma avranno un aspetto molto diverso di quelle della cute, le cellule del pancreas saranno molto simili anche nella caratteristica di produrre certe sostanze, ma profondamente diverse dalle cellule del sangue, che quelle sostanze non devono produrle, non è il loro compito.
Noi esseri umani siamo davvero un miracolo di perfezione: riflettendoci è già è incredibile la possibilità di comandare un arto o un movimento con "la sola forza del pensiero", ma è del tutto fantastico ciò che accade all'infuori della nostra volontà, la respirazione, il battito cardiaco, la circolazione del sangue, siamo una "macchina" che nessun genio al mondo potrebbe riprodurre.
Ma le cose non vanno sempre bene.
E' proprio perché siamo frutto di migliaia di anni di evoluzione e di miglioramenti (in fondo siamo il meglio del meglio esistente al mondo) che ogni tanto qualche meccanismo si inceppa e non funziona come dovrebbe.
La cellula, che normalmente sa benissimo cosa deve fare, lo dimentica, i suoi meccanismi si inceppano e non seguono le regole che dovrebbero, invece di morire, quando opportuno, continua a vivere, invece di fermarsi alla presenza di altre cellule vicine continua a crescere una sull'altra, una sorta di "voracità" incontrollata ed incontrollabile, questo perché i geni che regolano le loro funzioni diventano (o sono sempre stati) difettosi, sono danneggiati, perdono le loro proprietà. Le cellule anormali travolgono l'architettura di un organo, ne trasformano la forma, la funzione, invadono gli organi vicini, letteralmente "impazziscono", diventano cellule tumorali.

Tumore della pelle. Notare la crescita "disordinata" delle cellule.

In una sorta di "ribellione" alle leggi della fisiologia, la cellula del cancro non ha più alcuna regola, vive in maniera anarchica ed egoista, si riproduce velocemente senza tenere conto di chi ha vicino, copre e distrugge le "sorelle" normali, non muore, distrugge l'organismo che fino a quel momento ha aiutato a vivere e trasforma il suo scopo di vita altruistico (lavorare in sintonia con le altre cellule per far vivere l'organismo a cui appartiene) in uno scopo egoistico (lavorare per il suo esclusivo interesse danneggiando tutto ciò che la circonda).
E' talmente incredibile la follia della cellula tumorale che è possibile vederla. Al microscopio le cellule tumorali sono diverse, anche profondamente, da quelle normali, reagiscono diversamente, si colorano in modo diverso, a livello "macroscopico" (cioè visibile ad occhio nudo) rendono l'organo colpito irriconoscibile, lo trasformano, lo distruggono (la parola cancro deriva dall'aspetto di certe lesioni tumorali che ricorda le zampe del granchio).


segue

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