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Lo chow chow è un cane che ha origini antiche. Impiegato per la guardia e la caccia nella natìa Cina, ora è anche uno splendido compagno in città.
Lo chow chow è un cane decisamente insolito. Il suo aspetto leonino, il folto pelo, lo sguardo vivace e attento, fanno da contrappunto a una particolarità davvero insolita: la lingua blu. Su questo aspetto della razza venuta dalla Cina, la cui origine si perde nella notte dei tempi, sono fiorite molte leggende. La più nota racconta che un giorno un monaco buddista si ammalò gravemente, tanto da non potersi alzare dal letto per procurarsi la legna per accendere il fuoco. I suoi cani per aiutarlo uscirono dalla capanna per raccogliere dei ciocchi da ardere e riscaldare l’ambiente. Alcuni alberi della vicina foresta erano stati bruciati da un incendio e al suolo erano rimasti dei pezzi di legno carbonizzato. I cani li raccolsero e li portarono nella grotta tenendoli in bocca, e fu così che le loro lingue da quel giorno presero il colore del legno bruciato.
Un’altra storia popolare in Cina spiega il bizzarro colore scuro della lingua dello chow chow narrando di quando il Buddha dipinse il cielo intorno alla Terra d’azzurro. La divinità era seguita da un cane che raccoglieva tutte le gocce di colore cadute. Da qui la tonalità azzurra della lingua di questa antichissima razza.
Un storia antichissima
Lo chow chow è classificato dall’Enci come “cane di tipo spitz e di tipo primitivo”. Si tratta di una razza conosciuta da poco nel mondo occidentale: comparve infatti per l prima volta in Inghilterra alla fine del XVIII secolo. Originario dell’Asia e dell’Estremo oriente, il cane è invece diffuso in Cina da più di duemila anni. Gli chow chow svolgevano numerosi compiti e, in particolare, facevano la guardia e pattugliavano il territorio, difendendo la casa da lupi e leopardi. Quando la Cina ha attraversato periodi di grande povertà questo cane così fiero e primitivo ha rischiato l’estinzione. La razza fu però salvata da monaci buddisti e da famiglie nobili che ne aiutarono la successiva diffusione nel resto del mondo.
Si narra che i primi esemplari furono introdotti in Inghilterra nel 1780 da mercanti cinesi, e proprio per la loro robustezza e affidabilità vennero usati come cani da guardia, da caccia (al lupo e alla grossa selvaggina), e anche da tiro al carretto. Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, nei primi anni del 1900 si innamorò di questa razza fiera e indipendente. È rimasta famosa la sua cagnolina di nome Jofi che lo seguiva discretamente alle sedute con i pazienti, scegliendo – come raccontava lo psicoanalista – se stendersi accanto a loro in caso di utenti calmi o dall’altro lato della stanza nei casi più complessi. Anche Konrad Lorenz amò la razza e descrive la tipica andatura di questi fieri cani (si chiama “andatura a pendolo”) in uno dei suoi avvincenti libri di etologia (“E l’uomo incontrò il cane”), descrivendone la fedeltà e l’attitudine alla compagnia. chow in prato Lo chow chow ama la vita all’aria aperta © Pixabay
segue Chow chow, carattere e comportamento
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