| A proposito di questo mito, Roth ricorda che, ancora assai di recente, le piroghe degli Indios inalberavano i simboli del sole e della luna. Quest’uso si è certamente esteso ben al di là dei territori da noi considerati: R. Price ha visto e ha descritto nella Martinica San-sole-luna-11piroghe decorate a poppa e a prua, talvolta anche nel mezzo, con motivi dipinti che raffiguravano il sol levante, oppure che formavano cerchi concentrici o rosette multicolori. Frequentissime un secolo fa e forse anche ora a Santa Lucia, nelle Piccole Antille, queste decorazioni si dice che portino fortuna ai pescatori. Non si può escludere che esse traggano origine da un sistema mitico dello stesso tipo di quello che stiamo esaminando, e che il sole e la luna raffigurati sul davanti e sul dietro della piroga siano idealmente i suoi passeggeri.
Gli Yaruro del Venezuela dicono che il sole e sua sorella la luna viaggiano in barca. Ritroviamo la stessa notizia in un passo di un mito d’origine dei Jivaro: «Nantu, la luna, e Etsa, il sole, fabbricarono una piroga di legno di /caoba/ e partirono in viaggio sul fiume dove nacque il loro secondo figlio Aopa, il lamantino». I Tupi dell’Amazzonia vedono nelle quattro stelle terminali della Croce del Sud gli angoli di una diga da pesca e, nelle altre, i pesci già catturati. Il Sacco di Carbone rappresenta un peixe voi, nome portoghese del lamantino, e le due stelle del Centauro raffigurano i pescatori che si preparano ad arpionarlo. Si racconta che il pescatore più giovane, che attualmente sta a prua per lanciare l’arpione, un tempo stava a poppa. Ma il pescatore vecchio aveva trovato che l’arpione era troppo pesante per lui, e così si scambiarono il posto. Trasferita in una costellazione, ritroviamo dunque qui la coppia del vecchio e del giovane pescatore in piroga, l’uno efficiente e l’altro inetto.
(Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola)
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Croce-del-sud
Ci imbarcheremo dunque anche noi per questo ardimentoso viaggio lungo il Fiume del Racconto? Non sappiamo se ne varrà la pena. Per ora, sappiamo soltanto che a poppa, al timone, è bene che sieda Lévi-Strauss, e noi davanti a pagaiare! Sappiamo cioè solo il posto che il Racconto assegna agli ultimi venuti. Il posto, ma anche il ruolo: remare, remare e ancora remare … nell’attesa che le speculazioni del Vecchio Nocchiero ci portino da qualche parte – magari, a incontrare la nostra bella e saggia Assawako o, se proprio ci va male, almeno – che so? – una Circe o una Medea, sull’altra sponda del Fiume.
Potremmo dire le stesse cose dell’altro Timoniere, alla cui sapienza abbiamo affidato la guida della nostra piroga. Sì, potremmo pari pari ripetere le stesse «precauzioni» anche a proposito di Lacan, sperando che, una volta passato lo Stretto delle Simplegadi, ci sia davvero dall’altra parte ancora un vello d’oro da cercare. Il viaggio è al buio: i due Timonieri si alternano a poppa, correggendo l’uno le «deviazioni dalla rotta» dell’altro, o meglio: l’uno dando un senso più forte alla rotta dell’altro. Il viaggio è al buio, e a noi che remiamo a prua, al buio niente ci impedisce di immaginare che, quale dei due sia di volta in volta la Guida, è nell’aldilà di uno Stesso Misterioso Reame che essi ci conducono.Vector illustration of Cute cartoon manatee
Sarà il Paese del (vello d’oro) inconscio, fatto di tutti i desideri umani, o quello del Mito «originario» che in sé racchiude implicitamente tutte le vie praticabili lungo il Fiume a valle di una stessa struttura libidinosa della Parola (troppo libidinosa per non essere, insieme, anche ludica) – sarà l’uno e/o l’altro, per noi, rematori di primo pelo, non fa differenza. Perché, per noi, se c’è posto nella piroga, non può essere che nello scarto differenziale tra la «rotta» tracciata dall’uno e dall’altro Timoniere – e tanto più se l’uno e l’altro, ciascuno a modo suo, dicono di guidarci alla Fonte della Stregoneria «narrativa», alla Struttura Primitiva della nostra mente al di là dei due linguaggi: immaginario e simbolico.
Lo so, è un viaggio assai complicato, e data la nostra modesta esperienza di naviganti, rischiamo di perderci a ogni insenatura del Fiume. È un viaggio talmente complicato che, per es., quando sentiamo Lévi-Strauss insistere su questa strana «inversione» (tra chi siede a prua e a poppa della Nave), ci torna subito alla mente l’altrettanto stramba notizia che Platone ci dà nel Politico, là dove afferma che Circe ed Eeta, l’est e l’ovest (delle mappe) del mondo, erano una volta in posizione inversa a quella attuale. Tanto, ma davvero tanto tempo fa – noi allora non c’eravamo, ma la Nave era già in viaggio, e il Racconto aveva già battuto chissà quante volte avanti e indietro la «strada liquida» delle sue lingue, prima che fossimo imbarcati pure noi nella sua Trama. A noi – in quanto ultimi a salire a bordo della Piroga – non è dato che remare. Almeno fino a quando il Timoniere non sarà così stanco e vecchio da passarci la mano. Da passarci, cioè, il testimone della sua domanda: a nome e per conto di chi stiamo qui a remare?
https://lartedeipazzi.blog/2018/11/26/levi...ggio-in-piroga/ fonte
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