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Treia è un comune italiano di 9 026 abitanti[1] della provincia di Macerata nelle Marche.
Geografia fisica Treia è un comune situato a nord della valle del Potenza. Il centro storico è posto su una lunga e stretta sella di arenaria dalla quale è visibile tutta la valle.
Storia
L'antica Treia sorgeva nella zona del Santuario del Santissimo Crocifisso, ove in un campo è ancora visibile la forma di un anfiteatro, ed è possibile ancora trovare frammenti di epoca romana, oltre a quelli inseriti nei muri del convento. Fondata in epoca pre-romana probabilmente dai Piceni intorno al IV secolo a.C., prende nome da quello della dea Trea-Jana, divinità di origine greco-sicula che qui era venerata; prima colonia romana, poi municipio (109 a.C.), raggiunse una buona estensione urbana e notevole importanza militare. Treia fu distrutta una prima volta dai Visigoti nel V secolo e poi, tra il IX e X secolo, dai Saraceni, per cui gli abitanti la ricostruirono su tre piccoli colli vicini che permettevano una più facile difesa, dandole anche il nuovo nome di Montecchio (Monticulum o Monteclum: piccolo monte).
Fece parte del Ducato dei Varano di Camerino, fu sotto il dominio di Francesco Sforza, e passò poi allo Stato della Chiesa, riuscendo comunque, intorno all'XI-XII secolo, a darsi un proprio ordinamento comunale (nel 1157 si fa menzione dei due consoli) e ad avere una precisa fisionomia, tanto che fu costruito un imponente sistema difensivo comprendente i tre castelli dell'Onglavina, dell'Elce e del Cassero, la poderosa cerchia muraria e le diverse porte d'accesso. Nell'ambito dei contrasti tra Papato e Impero, la città fu cinta d'assedio una volta nel 1239, dall'esercito di re Enzo, figlio naturale di Federico II, e nel 1263, da quello di Corrado d'Antiochia, nipote di Federico II, sempre senza successo. Riuscirono anzi a far prigioniero lo stesso Corrado (si narra fingendo di arrendersi e calando la saracinesca della porta appena entrato Corrado con tutto lo stato maggiore), che però tornò in libertà dopo due mesi di prigionia nel castello del Cassero, forse per il tradimento del podestà Baglioni, lasciatosi corrompere dal nemico.
Nel 1790 Pio VI con la bolla "Emixum animi nostri stadium" del 2 luglio la eresse al rango di "città", con l'antico nome di Treia. A lui fu dedicato nel 1795 il monumento nella piazza di fronte al palazzo comunale e dominante l'antica arena del gioco del pallone col bracciale, oggi parcheggio. Treia fece parte dello Stato della Chiesa fino al 1860 quando, dopo la battaglia di Castelfidardo, fu annessa al Regno d'Italia.
La fama di Treia nel corso del Novecento si lega alla figura della scrittrice Dolores Prato che ambienta qui il suo più celebre romanzo. Il treiese Luigi Spadolini fu il nonno del politico Giovanni Spadolini.
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