IL FARO DEI SOGNI

Marco Guzzi su Facebook

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view post Posted on 29/8/2023, 13:59     Top   Dislike
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Quando ero piccolo chiedevo a mia nonna: ma come si chiamava tua madre, e come si chiamava tuo nonno? e ti ricordi il nome del padre di tua nonna? Poi, intorno ai dodici anni, arrivai a delineare una specie di albero genealogico, in particolare della famiglia Guzzi, e indagando per quanto potevo, arrivai ad individuare sette generazioni, compresa la mia, da mio padre Marcello, a suo padre Domenico, sua moglie Evelina, e poi risalendo indietro Vito, e sua moglie Caterina, e poi ancora Domenico, Vito e Francesco. Arrivai più o meno a metà '700, e non sono ancora riuscito ad andare oltre.
Oggi comunque prego ogni giorno per tutti loro, e insieme a tutti loro.
Credo che sarebbe un bel gioco insegnare ai nostri figli a disegnare il proprio albero genealogico, fin dove sia possibile. Vedo che i bambini amano conoscere queste storie, sentirsi parte di una storia.
Nella nostra società si tenta di sradicare queste idee, in nome di una esaltazione dell'individuo a sé stante, sradicato, e quindi, si crede, veramente libero.
Ma non è affatto così.
Certo ognuno di noi custodisce un mistero personale, un'identità spirituale, che supera e trascende l'eredità genealogica e genetica; ma questo Quid spirituale si realizza sempre attraverso un corpo specifico, e quindi un patrimonio genetico e psichico e familiare e culturale molto ben determinato. Fuori dal quale c'è solo l'astrazione di menti alienate dalla terra, e dalla storia, nei loro incubi infantili, e catastrofici.
Gesù, per esempio, che è certamente un essere umano universale, che è venuto proprio a liberarci da ogni vincolo, anche parentale, che limiti la libertà dello Spirito, era comunque ben radicato nella propria storia genealogica e di popolo, tanto che il vangelo di Matteo inizia proprio così: "Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo", e poi seguono tutte le 42 generazioni da Abramo fino a Maria.
Penso che sia molto importante in questa fase così confusa e travolgente della storia comprendere in modo nuovo il legame che sussiste nel destino umano tra Spirito, e cioè identità trascendente, e sua incarnazione terrestre, genealogica, storica, e culturale.
Non comprendere questo nesso, e il modo in cui le due dimensioni interagiscono tra di loro, ci porta a cadere nei due estremi oggi così polarizzati: il riflusso nelle identità tribali e nazionali assolutizzate, e quindi belliche, o l'annientamento di tutte le identificazioni storico-genealogiche, in nome di una libertà che finisce per essere semplicemente quella del mercato, e della disumanizzazione tecno-digitale, anch'essa intrinsecamente bellica.
Per grazia di Dio la terza via, che è poi l'unica vera, c'è, eccome, ed è proprio quella di una libertà e di uno Spirito che si compiono dentro una storia, riconoscendola come propria, e operando ogni giorno per purificarla, e poterla così alla fine e con tutto il cuore benedire.

Marco Guzzi

 
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view post Posted on 31/8/2023, 03:45     Top   Dislike
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Istruzioni per sfuggire all'ipocrisia dominante

Per amare la vita ho bisogno di tempo.
Non mi viene affatto naturale. Debbo sturare
Il lavandino, e l’abbaino
Spalancare sopra le scale.

E’ questione di cesso e di cielo.
Di visione; ma anche d’intestino.

Il mio amore è una sintesi carnale.
Una sostanza più che un’intenzione.
Una mistura più che un discorso.
Una pianta più che una legge
Da rispettare. Un frutto
Da mangiare più che uno sforzo.
Perciò
Datemi tempo per amare. Il mio albicocco
Dà frutti in estate. Fuori stagione
L’amore è acidità.

Marco Guzzi

 
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L’oligarchia, scrive Aristotele, è il governo dei ricchi,
mentre la democrazia è il potere dato ai poveri.
Il principio di distinzione dei governi
non è determinato cioè da criteri formali,
all’origine, ma da questioni sostanziali,
dalla ricchezza, dalla quantità di ricchezza
di chi detiene il potere. Perciò oggi,
nonostante il formalismo elettorale
e tutta la retorica neoliberista ed europeista,
noi viviamo sotto il dominio di un’oligarchia
sempre più ristretta. E siamo quindi tutti convocati
a ideare forme inedite
di ribaltamento, di rovesciamento
del sistema di potere
economico, finanziario, universitario,
sportivo, editoriale e dello spettacolo
che unisce all’ingiustizia
un’arroganza senza più confini.

J'ACCUSE: CONTRO QUESTE OLIGARCHIE SUICIDARIE
▶️

 
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La guerra è la forma di convivenza tra i popoli più antica che conosciamo.
Ernesto Balducci sosteneva che la guerra fosse la sostanza primaria dell'intera civiltà umana, almeno a partire dalla svolta del Neolitico, ma forse potremmo addirittura risalire al primo fratricidio compiuto da Caino, subito dopo la Caduta dal Giardino dell'Eden.
E d'altronde basta leggere un sussidiario delle scuole medie per rendersi conto che è proprio così: la storia che conosciamo è una ininterrotta sequenza di guerre per il dominio del mondo.

Le cose mutarono con "the great new fact", come lo chiamò Winston Churchill, e cioè con l'esplosione della bomba atomica a Hiroshima.
Da quel momento la guerra dovette iniziare a mutare natura, in quanto non era più possibile dispiegare tutte le proprie forze per distruggere l'avversario, senza distruggere anche se stessi.
La guerra perciò diventò "fredda", almeno quella tra le grandi potenze, che continuarono a guerreggiare direi di nascosto o per interposta nazione, producendo comunque milioni e milioni di vittime.

Oggi la guerra è una commedia tragica, che, come sempre però, scarica i suoi terribili effetti sulle donne, sui bambini, sui vecchi, su tutta questa povera gente che scappa con le solite buste ricolme di misere cose, massacrati da cannoni e bombe intelligenti e carri armati, che arricchiscono le oligarchie di sempre.
Oggi la pazzia di questo mondo sembra giungere ad una nuova soglia, la sua follia suicidaria, come la definiamo da decenni, arriverà proprio al suicidio vero e proprio?
Guardando la TV ascoltiamo inverosimili personaggi inneggiare alla resistenza armata a tutti i costi, senza un minimo dubbio sull'efficacia, nel 2023, di una guerra, pur legittima, in queste condizioni di squilibrio di forze, e sugli effetti di morte e di sofferenza di una risposta appunto militare, magari supportata da armamenti offerti perfino da noi.

Ma possibile che non ci sia alternativa tra la resa e il massacro?
Possibile che questi Potenti e Grandi della terra negli ultimi decenni non abbiano saputo far altro che amplificare la retorica della pace, e fomentare al contempo ogni tipo di conflitto economico e militare in ogni parte del pianeta?
Quando esplose la bomba atomica, Gandhi disse: "Non mossi muscolo quando seppi che una bomba atomica aveva distrutto Hiroshima. Al contrario dissi tra me: a meno che il mondo non adotti ora la non-violenza, questo significherà sicuramente il suicidio dell'umanità".

Questo credo sia il tempo delle nuove decisioni, dobbiamo dire chiaramente e decidere se vogliamo incrementare la guerra, che è sempre difensiva, come ci ha insegnato Clausewitz, o se vogliamo intraprendere un cammino antropologico del tutto nuovo, un cammino che solo un essere umano in costante trasformazione interiore potrà intraprendere, un cammino che richiede molto più coraggio di quello della reazione violenta, un cammino che accetti anche l'ipotesi di una invasione, che elabori forme di resistenza disarmata, di nuovo eroismo, di contenimento a tutti i costi della perdita di vite umane.
So bene quanto questa via sia ardua, e quanto tempo potrà richiedere, ma sono anche convinto che questa sia la sola e unica via da percorrere, e che si basi però su due precondizioni fondamentali:

Innanzi tutto, non si può lavorare per la pace e contemporaneamente alimentare una società oligarchica, imperialistica, e consumistica, come scrisse ancora Gandhi: la pace è impossibile "se le grandi potenze della terra non rinunciano al loro programma imperialistico. E questo sembra a sua volta impossibile, se le grandi nazioni non cessano di credere nella competizione che uccide l'anima e di desiderare la moltiplicazione dei bisogni e quindi l'accrescimento dei beni materiali".
Non c'è pace cioè se non ripenseremo dalle fondamenta le nostre società bulimiche, altro che valori dell'Occidente… quali valori? quelli espressi nell'onnipervadente pubblicità che imperversa anche oggi tra un'immagine di morte e l'altra, interrompendo col suo "minuto d'oro" qualsiasi parola o discorso o resto di umanità?

La seconda precondizione per riorientare la nostra umanità verso forme sociali di vita postbellica è la consapevolezza che la guerra nasce prima di tutto nel cuore degli individui, e che quindi è lì che va disciolta e guarita, giorno dopo giorno, con una inedita pedagogia della liberazione, e in fondo, della gioia.
Non svolteremo mai verso una civiltà postbellica se non comprenderemo il nesso indissociabile tra vita spirituale e politica, reinventando le forme di un'azione storica vissuta sempre alla luce dello Spirito, eterna luce beata che tutto rinnova, purifica, e lascia fiorire.
E anche qui resta cruciale la lezione di Gandhi: "Per me la politica spogliata della religione è una porcheria assoluta, sempre da evitare".

Sapremo muoverci storicamente e anche politicamente a partire da queste profondità? sapremo scavalcare i pensieri lillipuziani di questi ceti politici dominanti, accecati dalla loro ingordigia e dalla loro ignoranza colossale?

Io credo di sì, anzi ne sono certo, è solo questione di tempo, anche se in questo tempo il dolore delle vittime cresce, e sembra divenire intollerabile.
Ma per chi vive in un orizzonte spirituale autentico anche la morte non è mai una sconfitta finale, e in fondo solo chi spera di oltrepassare VIVO le soglie della morte può accettare di non resistere violentemente al male, o addirittura di morire per contenerne gli effetti mortali, rifiutandosi di odiare perfino il proprio assassino.
A questa soglia siamo arrivati, a questo punto di rottura, a questo bivio, a questa estrema decisione tra Distruzione finale e Ricominciamento radicale.

Marco Guzzi

 
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Io vorrei essere felice, tu vorresti essere felice, tutti noi vorremmo essere felici, e tutti voi vorreste essere felici, e tutti indistintamente vorrebbero essere felici.
Non è vero?
Sì, certo.
Ma il problema è: in che senso e in che modo la nostra volontà è uno strumento adeguato a conquistare la felicità?
E' sufficiente che io voglia essere felice per esserlo?
Non pare proprio.
E allora saremmo del tutto impotenti di fronte a ciò che maggiormente desideriamo?
Nemmeno questo è credibile.
Qui sembra perciò che si apra la vera grande questione dell'esistenza umana: il discernimento delle reali potenzialità della nostra volontà, di quella sfera del nostro volere che è sotto il nostro controllo.
Puoi abbassare o alzare la tua pressione sanguigna in questo momento, con un semplice atto di volontà?
Direttamente no, ma indirettamente forse sì, magari decidendo di fare nuoto due volte alla settimana.
Insomma noi possiamo operare volontariamente in certi modi e in certi ambiti, per ottenere poi risultati involontari su altre dimensioni o altri piani.
Volontariamente, ad esempio, possiamo decidere di studiare tutto ciò che ci angoscia. Volontariamente dobbiamo decidere di osservare una pratica meditativa. Volontariamente dobbiamo decidere di metterci a pregare, o di iniziare un'esercitazione fisica. Questi atti volontari ottengono poi effetti involontari: ti rilassi un po', si calma il tuo respiro, si regolarizza la tua pressione, si attenua la tua paura, vedi ed esperimenti beatitudini invisibili, e così via: tutti effetti che direttamente la nostra volontà non potrebbe mai ottenere.
Credo che in questa fase della storia dell'umanità terrestre ciascuno di noi possa comprendere e sperimentare molto meglio questa dinamica: utilizzare la volontà del nostro piccolo io per lasciare che le potenze superiori, se volete lo Spirito, possa operare in noi e nel mondo le sue mirabili guarigioni.
Se dunque vogliamo per davvero essere felici, dovremmo molto semplicemente applicare la nostra volontà a riconoscere e a dissolvere tutto ciò che impedisce alla Vita, alla Gioia, all'Amore, e cioè al Mistero, di donarci ciò che così tanto desideriamo.
Possiamo, in questa stretta dei tempi, imparare a utilizzare in modo molto più consapevole la volontà del nostro piccolo io, affinché impari a lasciare essere Ciò o Chi è infinitamente più potente di noi, ma che pure è in noi, e attende che gli apriamo la porta.
E' cioè in fondo la debolezza volontaria del piccolo io che libera in noi le forze creative, come ogni poeta , ogni persona creativa, e ogni amante sa benissimo.
E sono queste le fonti della nostra felicità.

Marco Guzzi

 
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Se la politica fosse quella neutra gestione amministrativa e tecnocratica delle catastrofi che questo mondo continua a proporci, allora potremmo anche entrare nelle sue dispute quotidiane, fingendo di prenderle sul serio.
Se invece la politica è la dimensione attraverso la quale le umanità storiche definiscono se stesse, il proprio credo fondamentale, la propria visione antropologica, e quindi il proprio destino, ricercando quelle leggi della convivenza che al meglio esprimano la propria ricerca della giustizia e della verità, allora siamo davvero messi male.
Il politologo Jonathan White sostiene che ormai siamo nelle mani di "governi WhatsApp", governi privi di qualsiasi visione, che si agitano al ritmo di messaggini, tweet, bits e byte. Jan Zielonka, nel suo ultimo lavoro "Democrazia miope" (Laterza 2023), descrive gli attuali governi così: "Si limitano ad amministrare il presente senza alcuna visione plausibile per il futuro. Si affannano da una crisi all'altra senza direzione (...) Anche se le elezioni possono cambiare le persone al potere, abbiamo sempre meno speranza che questi cambiamenti possano migliorare significativamente le cose."
Ed in tal senso fanno davvero pena questi politici che si alternano al potere, smentendo in pochi mesi tutto quello che avevano promesso in campagna elettorale. Fa pena la Meloni, ad esempio, che sembra ormai perduta nel quotidiano tradimento di tutte le posizioni per le quali era stata votata, e che fino a ieri gridava in tutte le piazze d'Italia. Mi chiedo per davvero come facciano a sopportare se stessi questi potenti così impotenti, questi "sovranisti" così asserviti a poteri sovranazionali, queste "destre sociali" capaci solo di obbedire ad agende Draghi o Lagarde, ma lasciamo proprio perdere....
Il problema epocale che ci si pone dinanzi è a mio parere di ben altre proporzioni:
è ancora possibile, sarà ancora possibile immaginare e mettere in movimento una Politica che affronti le sfide antropologiche finali, che stiamo attraversando? una Politica cioè come progetto antropologico di una umanità rinnovata, liberata dagli incubi del Novecento, ma anche erede di tutte le intuizioni evolutive, presenti in questo secolo che non riesce a finire?
Io credo che questo salto mentale e politico sia possibile, sia necessario, e che in realtà stia già avvenendo.
Noi, nel nostro piccolo, lavoriamo per questo, radicando questo Ricominciamento alle uniche fonti dalle quali può scaturire: quelle del mistero spirituale della nostra identità umana.
E riprenderemo subito il nostro lavoro, sia avviando da settembre la nuova annualità, la 25a, dei Gruppi Darsi pace, ai quali siete ovviamente tutti invitati ad iscrivervi (www.darsipace.it), sia rilanciando da ottobre il progetto della Nuova Età, che abbiamo avviato nella primavera scorsa, con i grandi eventi di Roma, Torino, Milano, Verona, Napoli, e Firenze.
Le grandi opere richiedono grandi cuori.
I grandi cuori richiedono grande fede.
La grande fede richiede un costante anelito interiore, l'umile invocazione quotidiana di quella Luce di cui è tessuto il mondo, ed ogni parola che abbia ancora un significato.
Non ci smarriamo perciò, amici, nelle cortine fumogene che i funzionari della morte allestiscono per accecarci, assordarci, e renderci così confusi e impotenti.
Torniamo al centro, con-centriamoci, perché nel Centro si apre l'eterno e nuovo e vero Panorama.
Dove ricomincia il Gioco.
Dove torniamo a respirare.

Marco Guzzi

 
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La grande promessa, prima che il Sole entri in Vergine:

"Mai più vivremo il limbo dei rimpianti.

Esalerò dalla marea un grido
che nessun’eco
potrà deviare.

Sarà la corda piombata in cima
che non conosce il peso delle acque,
sarà il volo cieco, senz’attrito,
negli interstizi d’ali della pietra.

Ma non vorrei giammai inoltrarmi
nel labirinto aereo delle voci
se non sentissi ardermi il tuo sguardo
d’una pretesa d’estasi, che irride."

Marco Guzzi
L'immagine è una Tavola in legno dipinta nel 1470, attribuita a san Giovanni da Capestrano, e conservata nella Galleria di Stato di Bamberga: il Natale di Gesù nel centro dello Zodiaco

 
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E nella notte di pena venne
il Respiro del Consolatore, e così parlò:

"Gli esercizi della notte
Si fanno di notte.

Non t’ingannare.
Non disperare.
Affronta
La sconfitta disarmato.
Nessuna difesa è sufficiente.
Solo la resa.

Sei nulla. E ora lo sai.
Gemente e piangente.
Valle di lacrime.

Ora che solo un dolore
Senti, è me
Che senti. Che assumi.

Presto sarà il tempo della gioia.
Credimi.
Sarà festa, sarà pensiero
Questa funesta notte di conati
Che ti scava, amore mio,
Che t’incava in me
Che t’innesta.

Credimi. Lo dico a te
Perché tu lo dica a tutti:
Io soffro in te, vomito
Con te, io gemo
In te dentro il tuo letto
Senza riposo, io muoio
Tutte le tue morti.
Ma dalla carne
Nostra una salvezza
Spunta, la tutta intera
Verità, che è una festa
Di volti, un fuoco
D’amore che il cozzo
Duro delle pietre già sprigiona.
E’ lì che vivi. E’ questo
Che ti prometto."

Marco Guzzi

 
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Nel punto estremo, e solo lì, smemorati,
possiamo sentire la dolcezza della Madre:

Non ho memoria mai di me, mi stendo
nell'aldilà, tra le meduse e i tuoni.

Vergine!
Chi chiamo?
Bruciano gli occhi
vuoti dei santi; goccia il collirio
tra le cavalle calde
e i loro cuori.

Marco Guzzi
8 settembre
Festa della Natività della Vergine Maria
L'immagine è un particolare del quadro
Maria Maddalena in estasi, del Caravaggio

 
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Quando ero molto più giovane, tra i 20 e i 30 anni, quando dovevo parlare in pubblico, la mia preoccupazione maggiore era quella di dire tutto quello che pensavo, e di dirlo nel modo più completo e più preciso.
Questa attitudine interiore, come potete ben capire, mi provocava un'ansietà che a volte sfociava nel panico, tanto che intorno al 1980 pensai seriamente di non parlare mai più in pubblico, come Chopin aveva deciso di non suonare più in pubblico, data l'angoscia che gli provocava.
Il mio stato interiore iniziò a mutare significativamente dopo il 1985, quando incominciai a parlare in radio, per due ore al giorno, in diretta, al 3131 notte.
Lì imparai a parlare non tanto per dire tutto ciò che avevo nella testa, ma per dare sollievo a chi mi ascoltava. Dovetti cioè trovare una misura più giusta tra la mia volontà di dire e il desiderio di essere ascoltato, di raggiungere il cuore degli altri, per offrire loro conforto, luce, e verità, in quanto la verità, espressa per amore di chi ci ascolta, è sempre una benedizione salutare.
Poi, dopo molte crisi, avviai l'esperienza dei Gruppi Darsi pace, dove il mio dire e la parola di tutti noi formatori è sempre finalizzata a curare chi ci ascolta. Noi cioè sperimentiamo una comunicazione, e quindi una cultura, essenzialmente terapeutica.
Un'idea del sapere e della trasmissione del sapere che potremmo sintetizzare così:
solo ciò che cura è vero
solo ciò che libera è vero
solo ciò che illumina è vero.
Credo che questa nuova consapevolezza potrebbe aiutarci anche a discernere oggi, in questo profluvio di opinioni, di teorie più o meno bizzarre, di rivelazioni, di sapienze e pseudosapienze, di estremismi politici, e di fondamentalismi di ogni genere, ciò che abbia il dolce e benefico sapore della verità, ciò che ci dia sollievo.
Impariamo, cari amici, a selezionare solo ciò che porti con sé un quoziente sufficiente di luce benefica, ciò che non ci terrorizzi più di quanto non facciano già i Poteri di questo mondo. Impariamo a scegliere le voci in cui la luce della vita prevalga sempre sulla pur necessaria severità critica.
E abbandoniamo tutte quelle voci che fomentano soltanto la nostra rabbia, il nostro senso di impotenza, e la nostra disperazione.
Noi lavoriamo perciò ad una Rivoluzione davvero inaudita, ad una Rivoluzione felice, ad una Rivoluzione cioè portata avanti da persone un po' più felici, un po' più alleggerite, un po' più divine.
Iscrivetevi, se volete, ai nostri Gruppi, e unitevi alla nostra ricerca www.darsipace.it
Grazie, e auguri per tutto!

Marco Guzzi

 
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Ogni grande tradizione spirituale
insegna
che il nostro fine,
in quanto esseri umani,
non è tanto seguire il nostro cuore,
quanto educarlo.
Oggi tutti i pifferai
di questo mondo
suonano la stessa musica:
va’, va’ dove ti porta il cuore.
Ma non dicono che il cuore
è sempre molteplice,
finché non è del tutto unificato.
Il cuore può spingerci anche a uccidere,
a comportamenti sessuali distorti,
a strafarci di droghe o di cibo o di potere.
Il cuore, insomma, va curato.
Ogni giorno, anzi
in ogni momento,
va risintonizzato
con il suo battito
celeste.

▶️ CHE COSA DESIDERA IL MIO CUORE?
Guarda la conferenza sul canale Youtube:

 
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E sulla cima del monte vidi
la gioia sui volti di uomini e donne rinnovati:

Balzi di gioia su per la collina,
oh popolo felice! già ti vedo,
e quali corpi, Dio! e quali cuori
e quali mani e volti e quali volti
ora che mai se non nell’attimo raccolsi
sguardi
di là venuti, e qui sulla mia vela
dolci, struggenti e cari
abissamenti, oh Cuore!
inarrestabile sorgente degli addii,
pane che ardi, eterno
girasole dei bambini, stanza
dei fuochi, al largo, altalenanza
d’ali nella fretta
ferma del giorno, patria dei volti
amati, acqua che irrori, fondo
respiro in me, solo ricordo
tu, solo sollievo
al desiderio forte
delle labbra.

Marco Guzzi

 
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Quando ero molto più giovane, tra i 20 e i 30 anni, quando dovevo parlare in pubblico, la mia preoccupazione maggiore era quella di dire tutto quello che pensavo, e di dirlo nel modo più completo e più preciso.
Questa attitudine interiore, come potete ben capire, mi provocava un'ansietà che a volte sfociava nel panico, tanto che intorno al 1980 pensai seriamente di non parlare mai più in pubblico, come Chopin aveva deciso di non suonare più in pubblico, data l'angoscia che gli provocava.
Il mio stato interiore iniziò a mutare significativamente dopo il 1985, quando incominciai a parlare in radio, per due ore al giorno, in diretta, al 3131 notte.
Lì imparai a parlare non tanto per dire tutto ciò che avevo nella testa, ma per dare sollievo a chi mi ascoltava. Dovetti cioè trovare una misura più giusta tra la mia volontà di dire e il desiderio di essere ascoltato, di raggiungere il cuore degli altri, per offrire loro conforto, luce, e verità, in quanto la verità, espressa per amore di chi ci ascolta, è sempre una benedizione salutare.
Poi, dopo molte crisi, avviai l'esperienza dei Gruppi Darsi pace, dove il mio dire e la parola di tutti noi formatori è sempre finalizzata a curare chi ci ascolta. Noi cioè sperimentiamo una comunicazione, e quindi una cultura, essenzialmente terapeutica.
Un'idea del sapere e della trasmissione del sapere che potremmo sintetizzare così:
solo ciò che cura è vero
solo ciò che libera è vero
solo ciò che illumina è vero.
Credo che questa nuova consapevolezza potrebbe aiutarci anche a discernere oggi, in questo profluvio di opinioni, di teorie più o meno bizzarre, di rivelazioni, di sapienze e pseudosapienze, di estremismi politici, e di fondamentalismi di ogni genere, ciò che abbia il dolce e benefico sapore della verità, ciò che ci dia sollievo.
Impariamo, cari amici, a selezionare solo ciò che porti con sé un quoziente sufficiente di luce benefica, ciò che non ci terrorizzi più di quanto non facciano già i Poteri di questo mondo. Impariamo a scegliere le voci in cui la luce della vita prevalga sempre sulla pur necessaria severità critica.
E abbandoniamo tutte quelle voci che fomentano soltanto la nostra rabbia, il nostro senso di impotenza, e la nostra disperazione.
Noi lavoriamo perciò ad una Rivoluzione davvero inaudita, ad una Rivoluzione felice, ad una Rivoluzione cioè portata avanti da persone un po' più felici, un po' più alleggerite, un po' più divine.
Iscrivetevi, se volete, ai nostri Gruppi, e unitevi alla nostra ricerca www.darsipace.it
Grazie, e auguri per tutto!

Marco Guzzi

 
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📚 Esce oggi LA POLITICA DI UNA NUOVA UMANITÀ

Questo libro vuole portare a tutti una buona notizia, vuole annunciare che la notte oscura della nostra civiltà può essere rovesciata nell’ebbrezza di un nuovo inizio.

E vuole portare questo annuncio gioioso con estrema umiltà, e massimo realismo. Partendo cioè dall’esperienza concreta di tante persone che in questi anni così travagliati hanno maturato una nuova consapevolezza, una nuova determinazione e una forma di nuovo coraggio.

Questo libro nasce infatti dal cuore dei Gruppi « Darsi pace », che ho avviato nel 1999 e che ormai sono una realtà nazionale di grande rilievo, e nasce anche dall’esperienza del movimento « l’Indispensabile », che ha raccolto moltissimi giovani nel tentativo di rianimare un dibattito culturale e politico giunto ormai alla pura e semplice insignificanza.

Noi proponiamo l’inaugurazione di una nuova fase dell’avventura politica occidentale, e un rilancio pieno e gioioso di tutte le speranze di cambiamento radicale che hanno animato la storia degli ultimi secoli. Ma proponiamo un rilancio rivoluzionario del tutto inedito, radicalmente non violento e definitivamente depurato dai veleni del XX secolo.

Noi proponiamo una rilettura dell’intera storia moderna, per riconoscerne appieno la radice giudaico-cristiana, individuandone le tante e sanguinose contro-figurazioni, e per ritrovare però e rilanciare la potenza originaria della speranza messianica, ossia della speranza di un Regno di pace, di giustizia e di libertà, da iniziare già qui sulla Terra, dentro la carne dolente e offuscata di tutte le nostre storie.

Ma questo riconoscimento dell’origine messianica della modernità, e di quanto resta tuttora valido e operativo nei fondamenti spirituali delle nostre società, non ha nulla di esclusivo o di escludente; si apre anzi, con tutto il cuore, al dialogo con le diverse culture e tradizioni della Terra, per creare un campo comune di rinnovamento radicale della civiltà planetaria.

Per noi, insomma, la natura cristica della nuova umanità, che sta emergendo attraverso i tracolli della vecchia configurazione bellica e folle, è di per sé un’apertura all’universale
umano. È questa nuova figura di umanità, sempre più libera e liberata, il Nuovo Soggetto Rivoluzionario, che vuole rovesciare i potenti dai loro troni insanguinati ed edificare con gioia creativa gli avamposti di un mondo rigenerato.

Dal 25 marzo 2023 stiamo perciò diffondendo la Carta della Nuova Umanità, che proponiamo a tutte le persone che avvertano questa esigenza di ricominciamento, ed è con questa Carta che desideriamo aprire anche questo libro, con la speranza che il nostro contributo possa contribuire a rinnovare l’aria e a profumare tutte le regioni della Terra.

(Marco Guzzi)

📒 La politica di una Nuova Umanità: https://www.paolinestore.it/shop/la-politi...nita-33349.html

Questo libro è stato scritto a più mani, in quanto nasce da una collaborazione tra Marco Guzzi, che ha scritto i quattro saggi contenuti nella prima parte, e alcuni membri del movimento l’Indispensabile, che hanno scritto i sei saggi contenuti nella seconda parte.

📰 Ecco l’indice del libro:

PARTE PRIMA:
UN NUOVO INIZIO
di Marco Guzzi

Alziamo la bandiera della libertà

Dalla mente alveare alla mente creatrice

Apocalisse e rivoluzione

Verso una nuova coscienza rivoluzionaria

PARTE SECONDA:
LA RIVOLUZIONE DEL XXI SECOLO

Modernità riflessiva e conversione
La svolta antropologica nell’età dei rischi
di Diego Cianfanelli

Una contro-figurazione alla luce del sole
di Davide Sabatino

Sovranità filiale. Cristo e la teologia politica
di Gabriele Guzzi

L’arte rivoluzionaria della pace
di Francesco Marabotti

Europa e rivoluzione. Una missione di rinnovamento mondiale
di Luca Cimichella

La crisi dell’università e la rivoluzione dei saperi
di Andrea Bellaroto

 
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view post Posted on 19/9/2023, 04:42     Top   Dislike
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E nella notte di pena venne
il Respiro del Consolatore, e così parlò:

"Gli esercizi della notte
Si fanno di notte.

Non t’ingannare.
Non disperare.
Affronta
La sconfitta disarmato.
Nessuna difesa è sufficiente.
Solo la resa.

Sei nulla. E ora lo sai.
Gemente e piangente.
Valle di lacrime.

Ora che solo un dolore
Senti, è me
Che senti. Che assumi.

Presto sarà il tempo della gioia.
Credimi.
Sarà festa, sarà pensiero
Questa funesta notte di conati
Che ti scava, amore mio,
Che t’incava in me
Che t’innesta.

Credimi. Lo dico a te
Perché tu lo dica a tutti:
Io soffro in te, vomito
Con te, io gemo
In te dentro il tuo letto
Senza riposo, io muoio
Tutte le tue morti.
Ma dalla carne
Nostra una salvezza
Spunta, la tutta intera
Verità, che è una festa
Di volti, un fuoco
D’amore che il cozzo
Duro delle pietre già sprigiona.
E’ lì che vivi. E’ questo
Che ti prometto."

Marco Guzzi

 
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