| 2. I MORTI In primo luogo, naturalmente questa parola “morti” è un'assurda denominazione inappropriata, poiché la maggioranza delle entità classificate sotto questo titolo sono piene di vita tanto quanto lo siamo noi stessi; il termine deve essere inteso col significato di coloro che per il momento sono staccati da un corpo fisico. Essi possono essere suddivisi in nove classi principali, come qui di seguito esposto:
1. I Nirmanakaya. Questa classe è menzionata con il solo scopo di dare una catalogazione completa, ma è naturalmente molto raro che esseri così elevati manifestino se stessi su di un piano così basso come questo. Quando per qualche ragione connessa con il loro sublime lavoro, trovano desiderabile farlo, essi possono probabilmente creare un corpo astrale temporaneo per lo scopo, proprio come farebbero gli Adepti in Mayavirupa, dal momento che il più raffinato rivestimento sarebbe invisibile alla visione astrale. Ulteriori informazioni circa la condizione ed il lavoro dei Nirmanakaya possono essere trovate in Theosophical Glossary e in The Voice of the Silence di madame Blavatsky. 2. I Chela in attesa di reincarnarsi. E' stato frequentemente dichiarato nella letteratura Teosofica che quando l'allievo raggiunge un certo livello è in grado, con l'assistenza del suo Maestro, di sfuggire all'azione di quella che sarebbe nei casi normali la legge di natura che porta un essere umano dopo la morte nella condizione devachanica, lì a ricevere la dovuta ricompensa nella piena elaborazione di tutte le forze spirituali che le sue più alte aspirazioni hanno messo in movimento mentre era sulla terra. Essendo l'allievo, secondo questa ipotesi, un uomo dalla vita pura e dagli alti pensieri, è probabile che in questo caso queste forze spirituali saranno di una energia enorme, e quindi se egli, per usare l'espressione tecnica, “prendesse il suo Devachanico” è probabile che sarebbe un periodo estremamente lungo; ma se invece di prenderlo egli sceglie il Sentiero della Rinuncia (iniziando in questo modo a seguire, anche al suo basso livello e nella sua umile strada, i passi del Grande Maestro della Rinuncia, GAUTAMA IL BUDDHA), egli è in grado di spendere quella riserva di forze in tutta un'altra direzione - usandola per il bene del genere umano, e così, per quanto infinitesimale la sua offerta possa essere, prendere parte nel suo piccolo al grande lavoro dei Nirmanakayas. Per intraprendere questa via egli non esita a sacrificare secoli di intensa beatitudine, guadagnando d'altro canto l'enorme vantaggio di poter continuare la sua vita di lavoro e di progresso senza interruzione. Quando un allievo ,che ha deciso di fare questo, muore, esce semplicemente dal suo corpo, come ha spesso fatto prima, e aspetta sul piano astrale fino a che una incarnazione adatta può essere predisposta per lui dal suo Maestro. Essendo questa una partenza notevolmente differente rispetto alle normali procedure, bisogna ottenere il permesso di una autorità molto elevata prima che il tentativo possa essere fatto; però, anche quando questo viene accordato, è così forte la legge naturale, che si dice che l'allievo deve stare attento a relegarsi all'interno del Kamaloka mentre la materia viene preparata, per timore che se egli una volta, anche solo per un momento, tocca il piano devachanico, possa essere spazzato via da una corrente inarrestabile dentro le linee dell'evoluzione comune. In alcuni casi, anche se raramente, gli è consentito di evitare le fatiche di una nuova nascita, venendo collocato direttamente nel corpo di un adulto il cui precedente proprietario non ne ha più bisogno, ma naturalmente non capita così spesso che sia disponibile un corpo adatto. Più frequentemente, egli deve attendere sul piano astrale, come detto prima, fino a che non si presenta l'opportunità di una nascita idonea. Nel frattempo, comunque, egli non perde tempo, perché egli è pienamente se stesso come è sempre stato, ed è in grado di andare avanti con il lavoro assegnatoli dal suo Maestro in modo anche più rapido ed efficiente di quando è in un corpo fisico, perché non è più ostacolato dalla possibilità di stancarsi. La sua consapevolezza è naturalmente completamente conservata ed egli si aggira liberamente attraverso tutte le divisioni del Kamaloka con eguale destrezza. I chela in attesa di reincarnazione sono ben lungi dall'essere presenze comuni del piano astrale, ma tuttavia possono essere incontrati occasionalmente, e pertanto formano una delle nostre classi. Non c'è nessun dubbio circa il fatto che via via che l'evoluzione del genere umano procede, e che una proporzione sempre maggiore entra nel Sentiero della Santità, questa classe diventerà sempre più numerosa. 3. Le Persone Comuni dopo la morte. Non c'è bisogno di dire che questa classe è milioni di volte più grande di quelle di cui abbiamo appena parlato, e che le caratteristiche e le condizioni dei suoi membri variano entro limiti estremamente ampi. Entro limiti altrettanto ampi può variare anche la lunghezza della loro permanenza sul piano astrale, perché mentre ci sono quelli che trascorrono lì solo pochi giorni o poche ore, ce ne sono altri che rimangono su questo piano per molti anni o addirittura per secoli. Un uomo che abbia condotto una vita pura e buona, le cui più forti aspirazioni sono state altruistiche e spirituali, non avrà attrazione per questo piano. E, se lasciato completamente solo, troverà poco che lo trattenga lì, o che lo coinvolga in attività anche durante il periodo relativamente breve della sua permanenza qui. Per ciò bisogna sapere che dopo la morte l'uomo reale si ritira dentro sé stesso, e come primo passo del processo si spoglia del corpo fisico, successivamente del doppio eterico e del Prana, ed è poi previsto che si spogli il più presto possibile anche del corpo astrale o kamico, per passare nella condizione devachanica, dove solo le sue aspirazioni spirituali possono trovare la loro piena realizzazione. L'uomo nobile dalla mente pura è in grado di fare questo, perché egli ha sottomesso tutte le passioni terrene durante la sua vita; la forza della sua volontà sarà stata diretta verso canali più elevati, e ci sarà perciò solo un poco di energia dei desideri più bassi che deve essere elaborata nel Kamaloka. La sua permanenza lì sarà di conseguenza molto breve, e molto probabilmente egli avrà poco più una sognante mezza consapevolezza dell'esistenza fino a sprofondare nel sonno durante il quale i suoi più alti principi libereranno se stessi dall'involucro kamico ed entreranno nel beato riposo del Devachanico. Per la persona che non è ancora entrata nel percorso della crescita occulta, quello che è stato descritto è lo stato ideale delle cose, ma esso naturalmente non è raggiunto da tutti, e nemmeno dalla maggioranza. L'uomo medio è ben lungi dal liberare se stesso dai bassi desideri prima della morte, e necessita di un lungo periodo di vita più o meno pienamente consapevole sul piano astrale prima di permettere alle forze che ha generato di esaurirsi, liberando così l'Ego superiore. Il corpo che occupa durante questo periodo è il Kamarupa, che può essere definito come un riordinamento della materia del suo corpo astrale; ma è molto meglio definito nei contorni e c'è anche questa importante differenza tra i due – che mentre il corpo astrale se sufficientemente risvegliato durante la vita per funzionare del tutto liberamente, potrà essere in grado di visitare tutti, o almeno la maggioranza, delle suddivisioni del suo piano, il Kamarupa non ha questa libertà, ma è strettamente confinato a quel livello cui le sue affinità lo hanno condotto. C'è, comunque, un certo grado di progresso connesso con esso, perché accade generalmente che per esaurire appropriatamente le forze che un uomo ha messo in movimento durante la vita terrena egli ha bisogno di soggiornare su più divisioni e non unicamente su quella del Kamaloka, e quando questo è necessario si segue un percorso regolare, cominciando dal livello più basso; cosicché quando il Kamarupa ha esaurito la sua attrazione per quel livello, la maggior parte delle sue particelle grossolane si staccano, ed egli sente se stesso affine a qualche altro stato di esistenza più elevato. Il suo peso specifico, è come se fosse, in costante decremento e perciò risale costantemente dagli strati più densi a quelli più leggeri, fermandosi solo quando è esattamente bilanciato per un po'. Questa è evidentemente la spiegazione di una osservazione frequentemente fatta delle entità che appaiono durante le sedute spiritiche riguardo al fatto che stanno sollevandosi a una sfera più alta, dalla quale sarà impossibile, o non così facile, “comunicare” attraverso un medium; e di fatto è vero che per una persona che si trova sulle più alte suddivisioni di questo piano è quasi impossibile relazionarsi con un medium ordinario.
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