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| Serve un impegno convinto
Oggi realizzare questi obiettivi è diventato imprescindibile. Il Piano d’azione sull’economia circolare, approvato dal Parlamento europeo nel 2021, può segnare un passaggio decisivo verso l’adozione di un modello produttivo circolare, con risparmi significativi in particolare in quegli ambiti nei quali la pressione sui prezzi è più intensa: elettronica, batterie e veicoli; imballaggi; plastica; tessile; edilizia; alimentare, acqua, nutrienti.
Vi sono fattori critici su cui sarà necessario intervenire:
l’assenza di standard europei in materia di economia circolare, che comporta incertezze sulla qualità delle materie prime seconde e rende difficile verificare i livelli di impurità e la sostenibilità di alti gradi di riciclo; l’eterogeneità delle normative nazionali, che, insieme agli alti costi di trasporto, ostacola lo scambio di materie prime seconde tra paesi europei, impedendone la commercializzazione e la circolazione nell’Ue; l’inadeguatezza degli incentivi all’utilizzo di materiali riciclati nei prodotti e nelle infrastrutture, che attenua la domanda di materie prime seconde e impedisce lo sviluppo di un mercato.
Se poi si considera che oggi il 66 per cento delle emissioni industriali di CO2 è causata della produzione di acciaio, plastica, alluminio e cemento (Figura 1), per ridurle sensibilmente si dovrà insistere sul sistema di riciclo di queste materie. Dovrà perciò aumentare il ricorso all’ecodesign per ottenere materiali più facilmente “smontabili”, che facilitino il recupero materico altrimenti impossibile da eseguire (pur ricordando che, per quanto efficiente, anche il recupero comporta costi energetici ed emissioni di CO2). Si dovrà sviluppare l’impiantistica per il riciclaggio e promuovere il processo di “simbiosi industriale” – con la creazione di distretti produttivi circolari – attraverso cui i rifiuti prodotti dalle aziende vengono valorizzati come materie prime utili per altre aziende.
Figura 1 – Quattro principali categorie di materie critiche
In Italia, infine, andranno riviste le norme relative all’End of Waste – la disciplina giuridica che stabilisce la cessazione della qualifica di rifiuto al termine di un processo di recupero – che oggi ostacolano la circolarità dei materiali. Gli effetti sulla transizione ecologica
Dare attuazione ai principi dell’economia circolare avrà effetti benefici diretti e indiretti sulla transizione ecologica, mitigando le tensioni inflazionistiche che genera e che le sono di ostacolo. Tuttavia, i benefici si vedranno soltanto al termine del processo, mentre la transizione, nel suo percorso, imporrà costi economici e sociali rilevanti.
Per questa ragione, politiche fiscali redistributive (che prelevino da chi dall’inflazione beneficia e compensino chi ne è penalizzato), insieme ai meccanismi europei per una “transizione giusta”, costituiranno strumenti indispensabili per garantire una transizione più veloce, che non lasci indietro nessuno. Dovranno essere impiegati in modo incisivo e tempestivo per affrontare squilibri già presenti e in ulteriore forte crescita.
*Le opinioni espresse in questo articolo sono personali degli autori e non implicano le istituzioni con cui essi sono affiliati.
I contenuti di quest’articolo (in due parti) derivano dal più ampio dossier predisposto dagli autori per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal titolo Energia, materie prime, inflazione: Le principali criticita del momento alla prova delle priorita di sviluppo sostenibile, da poco pubblicato sul sito della Presidenza.
fonte https://lavoce.info/archives/96830/riuso-d...nti-inflazione/
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