IL FARO DEI SOGNI

Ovidio – Scilla, Glauco e Circe

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(((claudio)))
view post Posted on 29/3/2024, 16:32 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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Questo è tutto ciò che posso narrarti di quell’evento incredibile. Solo questo ricordo: di altro non serbo memoria.
Quando rinvenni, mi sentii diverso in tutto il corpo, diverso da com’ero, e mutato persino nella mente. Allora mi accorsi di questa barba color verderame, di questa chioma che strascico sulle vaste distese del mare, di queste grandi spalle, delle braccia azzurre e delle gambe che fuse assieme terminano in pinne di pesce. Ma a che mi serve questo aspetto, o l’essere stato bene accolto dagli dèi marini, o essere un dio, se tutto questo ti lascia indifferente?».

Stava ancora parlando, e avrebbe detto di più, se Scilla, crudele, non l’avesse piantato in asso. Lui s’infuriò e irritato dal rifiuto si diresse verso il palazzo incantato di Circe, figlia del Titano solare.
Ormai Glauco, l’abitante delle tumide acque venuto dall’Eubea, s’era lasciato alle spalle l’Etna, che schiaccia la gola al gigante [Tifeo], e la terra dei Ciclopi, che ignora l’uso del rastrello e dell’aratro e nulla deve al lavoro dei buoi sotto il giogo. E alle spalle s’era lasciato Zancle, le antistanti mura di Reggio e lo stretto che, chiuso tra due sponde, procura tanti naufragi e segna il confine fra le terre d’Ausonia e di Sicilia.

Da lì, nuotando a grandi bracciate nelle acque del Tirreno, Glauco arriva ai colli erbosi e Romney-Circeal palazzo della figlia del Sole, gremito di bestie d’ogni specie.
Appena vede Circe, rivolte e ricevute parole di saluto: «O dea, – le dice – abbi pietà di un dio, ti prego: tu sei l’unica, sempre che io te ne sembri degno, che possa alleviare l’amore mio.
Quanto potere abbiano le erbe, o figlia del Titano, nessuno lo sa meglio di me, che da un’erba fui mutato. Ma perché tu sappia la ragione della mia passione: su una spiaggia d’Italia, di fronte alle mura di Messina, mi è apparsa Scilla. Mi vergogno a riferirti le promesse, le suppliche, le lusinghe e le parole mie: tutto ha disprezzato.
Ma tu, se qualche efficacia può avere un incantesimo, ebbene pronuncia un incantesimo magico; o se per vincerla è più adatta un’erba, serviti di un’erba che abbia poteri di provato effetto. Non ti chiedo di curare e sanare la ferita mia: non voglio che tu me ne liberi, ma che Scilla arda dello stesso fuoco».



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