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| Nel 1968 iniziò il processo a carico dell'industria tedesca, centinaia di famiglie e di "figli della Thalidomide" accusarono l'azienza ed i suoi dirigenti di aver deliberatamente avvelenato la popolazione e di non aver fatto nulla per impedirlo. Il processo era monumentale e di questo ne approfittarono i difensori della Grunenthal che tra rinvii, richieste di documentazione e cavilli burocratici, ottenne la sospensione del giudizio perché il reato nel frattempo era caduto in prescrizione. Anche l'opinione pubblica si era affrettata a dimenticare i fatti e così i giornali. Non ci fu quindi praticamente nessuna reazione al fatto che la Grunenthal non pagò mai moralmente per quello che successe. Un indennizzo fu comunque richiesto in sede civile. Nel 2007 l'erede dei proprietari della Grunenthal di quegli anni, Sebastian Wirtz, ha per la prima volta e pubblicamente chiesto scusa a tutte le vittime del farmaco maledetto dichiarandosi disposto ad aiutare nel migliore dei modi chiunque abbia ricevuto danni dalla Thalidomide:
Il talidomide è e resterà sempre una parte fondamentale della nostra storia. La mia famiglia è profondamente dispiaciuta a riguardo. Ciò che mi fa riflettere maggiormente è come, a chi, quando e con quali conseguenze sia possibile chiedere scusa.
Sembrerà strano notare come proprio il dramma della Talidomide aprì un nuovo capitolo in medicina. In quegli anni si credeva che il feto fosse completamente protetto dall'utero e che quindi non esisteva nessun pericolo derivante dall'assunzione di sostanze pericolose. Si era convinti inoltre che se una sostanza risultava innocua per l'adulto, lo fosse automaticamente anche per il feto. Oggi (anche "grazie" a questo avvenimento) si sa che non è così. Sono tantissime le sostanze (ma anche i virus, i batteri...) che riescono ad attraversare l'utero e raggiungere il feto e soprattutto quest'ultimo ha delle caratteristiche che lo rendono vulnerabile agli effetti di alcune sostanze che in età adulta risultano assolutamente innocue. Questo è ancora più vero nei primi giorni di gravidanza quando si formano i principali organi ed apparati ed un'influenza negativa può risultare drammatica. Certamente le malformazioni non hanno sempre natura esterna, spesso si tratta di condizioni genetiche o cromosomiche ma sappiamo che le influenze ambientali possono causare danni, anche gravi.
C'è poco da rallegrarsi però, la conoscenza di questi meccanismi è costata troppo in termini di salute, vite umane e dolore. Leggerezza o voglia di denaro, ignoranza o superficialità a questo punto conta poco capire le cause di una tragedia ormai entrata nella storia della medicina. Oggi esistono ancora i "figli della Thalidomide", anche in Italia (non fu mai effettuato un censimento preciso ma si stimano più di 1˙000 affetti) e solo nel 2009 il governo italiano ha stabilito un indennizzo ai danneggiati da Thalidomide. Come trovare una ragione a tutta questa storia è davvero difficile. Di tremendo ci furono migliaia di bambini danneggiati, con lesioni gravissime, sicuramente molti morti mai diagnosticati in quanto deceduti nel periodo fetale o embrionale, sofferenze, dolore e rabbia. Di buono ci fu molto poco, quasi nulla. A voler essere generosi forse questa disavventura ci ha insegnato a stare molto più attenti nell'approvazione di un farmaco. Da quel momento infatti le regole per approvare un nuovo prodotto sono diventate più ferree soprattutto riguardo lo stato di gravidanza. Oggi è obbligatorio testare qualsiasi nuovo farmaco anche in gravidanza (prima su cavie animali poi su umani).
In via teorica qualsiasi sostanza potrebbe provocare danni al feto ma spesso è proprio l'uso prolungato e l'esperienza fatta negli anni che consentono l'utilizzazione di un farmaco con relativa tranquillità. Dal punto di vista legale le aziende farmaceutiche si sono tutelate con una semplice frase riportata ormai praticamente su tutte le confezioni di farmaci: "in gravidanza utilizzare solo in caso di effettiva necessità e sotto controllo medico". Come dire: noi vi avevamo avvertiti. È per questo che in linea di massima in gravidanza sono controindicati i farmaci e le prescrizioni si limitano a quelli davvero necessari o che hanno dimostrato assoluta innocuità. Non ci resta quindi che "accontentarci" di quanto questa storia ci ha lasciato come esperienza umana, la farmacovigilanza e gli obblighi di legge per l'approvazione di un farmaco nacquero proprio in seguito a quel terribile errore proprio perché un errore deve servire a non ripeterlo mai più. Come vedremo prossimamente però non è sempre così ed a volte l'uomo sbaglia sapendo di sbagliare, riesce cioè ad essere disumano ripetendo i propri errori pur sapendo di danneggiare il prossimo. Se nel caso della Thalidomide c'è sempre lo spiraglio dell'errore in buona fede o dell'imprudenza fatale in altri casi questa attenuante non esiste. A pagare se non con la vita almeno con la salute sono sempre vittime inconsapevoli.
Alla prossima.
fonte www.medbunker.it/search/label/talidomide
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