IL FARO DEI SOGNI

Bad Medicine (III parte): Thalidomide

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/3/2024, 10:27     +1   Top   Dislike
Avatar

FOUNDER

Group:
Administrator
Posts:
108,848
Reputation:
+1,695

Status:


Uno dei peggiori drammi medici del nostro secolo.

È la storia raccapricciante della Thalidomide (o Talidomide).
Si tratta di una sostanza sperimentata alla fine degli anni 50 e posta in vendita dopo un "regolare" (per quegli anni) periodo di sperimentazione.
Sembrava un prodotto rivoluzionario: un farmaco sedativo, antinausea e tranquillante senza particolari effetti collaterali.
Nel 1956, periodo della sua immissione in commercio, l'industria farmaceutica tedesca Grunenthal (ancora oggi esistente) commissionò i test clinici del principio attivo al capo del suo dipartimento chimico Wilhem Kunz che effettuò gli esperimenti definendoli positivi e senza particolari rischi per i pazienti.
La "regolare" sperimentazione si era rivelata in realtà molto affrettata e basata su elementi debolissimi e controlli praticamente inesistenti. I test effettuati sui pazienti erano raccolti dall'azienda produttrice da esperimenti effettuati in varie parti del mondo. Uno studio su vari pazienti tra i quali donne che allattavano fece concludere alla Grunenthal che il farmaco non mostrava di poter provocare danni a donne in allattamento e a neonati, un altro studio effettuato a Singapore parlava di mancanza di effetti collaterali su donne in gravidanza ma con il piccolo particolare che erano citati gli effetti sulle donne ma non vi era nessun accenno su eventuali effetti sul feto.
Posto in commercio il farmaco si diffuse rapidamente e non essendo controindicato in gravidanza veniva prescritto in maniera particolare alle donne gravide proprio per le sue proprietà: a volte la nausea nelle prime settimane di gestazione è davvero un problema quasi irrisolvibile ed i farmaci disponibili in quegli anni erano controindicati.
Le vendite andavano bene, il farmaco era disponibile senza obbligo di ricetta (l'equivalente di un farmaco da banco di oggi) e non sembravano esserci particolari problemi di accettazione da parte dei pazienti o di effetti segnalati. Ma era una bomba ad orologeria.

Quasi un anno dopo la sua comparsa sul mercato si notò un'eccezionale ed inusuale incidenza di gravi malformazioni neonatali che furono segnalate da alcuni medici di famiglia all'azienda che produceva il farmaco ma questa continuava ad inviare report di studi che "provavano" l'innocuità del farmaco o non rispondeva alle richieste di attenzione. In uno studio l'azienda sottolineava come un professore di ostetricia aveva utilizzato il farmaco nel suo reparto senza alcun problema. Anche qui vi era una manipolazione: le donne trattate non erano in gravidanza ma in allattamento. La scarsità di documentazione e la debolezza degli studi indussero la FDA americana (l'organismo che approva i farmaci negli Stati Uniti) a rifiutare la messa in commercio della Thalidomide nel territorio degli Stati Uniti d'America e questo fu un gesto che salvò migliaia di bambini probabilmente e l'ispettrice dell'organizzazione (Frances Oldham Kelsey) fu premiata per questo dal presidente americano Kennedy.


Il dramma non era che all'inizio. Le nascite di bambini malformati continuavano ad aumentare e si notò che vi era un'altissima concentrazione di piccoli affetti da focomelia (che normalmente colpisce un neonato ogni quattro milioni di nuovi nati), una malformazione agli arti (soprattutto superiori) che comporta la mancata formazione delle ossa lunghe di braccia o gambe o addirittura l'assoluta mancanza degli arti, frequente l'associazione di altre malformazioni più o meno gravi.
Non poteva essere un caso.

Diversi medici indagarono su quello che stava succedendo, sembrava ormai chiaro che le malformazioni avevano una causa comune, si ripetevano costantemente, in nazioni diverse e simili per tipo di patologia.
Un ostetrico australiano ed un pediatra tedesco (William Mc Bride e Widukind Lenz) studiarono i casi e segnalarono il possibile collegamento tra l'assunzione del farmaco e la comparsa di anomalie fetali. In seguito il dott. Lenz con uno studio statistico dimostrò la correlazione ed inviò i suoi dati al ministero della salute tedesco.
Tra il 1960 e l'anno successivo nacquero almeno 20˙000 bambini focomelici in tutto il mondo, circa 8˙000 in Europa il paese più colpito fu la Germania.
All'inizio del 1961 la Grunenthal fu messa sotto pressione con la richiesta di chiarimenti e di fornire ulteriori e più precise prove delle sperimentazioni del farmaco. Reticenze e ritardi causarono altre vittime ma quando l'eco del dramma arrivò sui giornali di tutto il mondo l'azienda fu costretta a fare un'ammissione che scandalizzò tutti: il farmaco non era mai stato provato su donne in gravidanza per testarne gli effetti sul feto.
La cosa che più colpì l'opinione pubblica e gli stessi operatori sanitari furono i risultati delle inchieste successive. La Grunenthal sapeva di questo particolare ma lo sottovalutò ed ancora più grave il fatto che quando comparvero i primi casi di malformazione fetale non fu fatto nemmeno il tentativo di bloccare il farmaco ormai consigliato a tutte le donne in gravidanza.
Nel dicembre 1961 la Thalidomide fu ritirata con procedura d'urgenza da tutte le farmacie e ne fu proibita la vendita.
In Italia una delle forme commerciali della Thalidomide si chiamava Sedimide, altre confezioni in commercio avevano il nome di Imidene e Quietoplex.



segue

 
Web  Top
view post Posted on 18/3/2024, 10:44     Top   Dislike
Avatar

granatiere granitico

Group:
Member
Posts:
23,220
Reputation:
+7
Location:
La prima capitale d'Italia

Status:


:z5caa618195ae7_1_:
 
Top
view post Posted on 20/3/2024, 11:10     Top   Dislike
Avatar

FOUNDER

Group:
Administrator
Posts:
108,848
Reputation:
+1,695

Status:


Nel 1968 iniziò il processo a carico dell'industria tedesca, centinaia di famiglie e di "figli della Thalidomide" accusarono l'azienza ed i suoi dirigenti di aver deliberatamente avvelenato la popolazione e di non aver fatto nulla per impedirlo.
Il processo era monumentale e di questo ne approfittarono i difensori della Grunenthal che tra rinvii, richieste di documentazione e cavilli burocratici, ottenne la sospensione del giudizio perché il reato nel frattempo era caduto in prescrizione.
Anche l'opinione pubblica si era affrettata a dimenticare i fatti e così i giornali. Non ci fu quindi praticamente nessuna reazione al fatto che la Grunenthal non pagò mai moralmente per quello che successe. Un indennizzo fu comunque richiesto in sede civile.
Nel 2007 l'erede dei proprietari della Grunenthal di quegli anni, Sebastian Wirtz, ha per la prima volta e pubblicamente chiesto scusa a tutte le vittime del farmaco maledetto dichiarandosi disposto ad aiutare nel migliore dei modi chiunque abbia ricevuto danni dalla Thalidomide:

Il talidomide è e resterà sempre una parte fondamentale della nostra storia. La mia famiglia è profondamente dispiaciuta a riguardo. Ciò che mi fa riflettere maggiormente è come, a chi, quando e con quali conseguenze sia possibile chiedere scusa.


Sembrerà strano notare come proprio il dramma della Talidomide aprì un nuovo capitolo in medicina. In quegli anni si credeva che il feto fosse completamente protetto dall'utero e che quindi non esisteva nessun pericolo derivante dall'assunzione di sostanze pericolose. Si era convinti inoltre che se una sostanza risultava innocua per l'adulto, lo fosse automaticamente anche per il feto.
Oggi (anche "grazie" a questo avvenimento) si sa che non è così. Sono tantissime le sostanze (ma anche i virus, i batteri...) che riescono ad attraversare l'utero e raggiungere il feto e soprattutto quest'ultimo ha delle caratteristiche che lo rendono vulnerabile agli effetti di alcune sostanze che in età adulta risultano assolutamente innocue.
Questo è ancora più vero nei primi giorni di gravidanza quando si formano i principali organi ed apparati ed un'influenza negativa può risultare drammatica.
Certamente le malformazioni non hanno sempre natura esterna, spesso si tratta di condizioni genetiche o cromosomiche ma sappiamo che le influenze ambientali possono causare danni, anche gravi.

C'è poco da rallegrarsi però, la conoscenza di questi meccanismi è costata troppo in termini di salute, vite umane e dolore. Leggerezza o voglia di denaro, ignoranza o superficialità a questo punto conta poco capire le cause di una tragedia ormai entrata nella storia della medicina.
Oggi esistono ancora i "figli della Thalidomide", anche in Italia (non fu mai effettuato un censimento preciso ma si stimano più di 1˙000 affetti) e solo nel 2009 il governo italiano ha stabilito un indennizzo ai danneggiati da Thalidomide.
Come trovare una ragione a tutta questa storia è davvero difficile.
Di tremendo ci furono migliaia di bambini danneggiati, con lesioni gravissime, sicuramente molti morti mai diagnosticati in quanto deceduti nel periodo fetale o embrionale, sofferenze, dolore e rabbia. Di buono ci fu molto poco, quasi nulla. A voler essere generosi forse questa disavventura ci ha insegnato a stare molto più attenti nell'approvazione di un farmaco. Da quel momento infatti le regole per approvare un nuovo prodotto sono diventate più ferree soprattutto riguardo lo stato di gravidanza. Oggi è obbligatorio testare qualsiasi nuovo farmaco anche in gravidanza (prima su cavie animali poi su umani).

In via teorica qualsiasi sostanza potrebbe provocare danni al feto ma spesso è proprio l'uso prolungato e l'esperienza fatta negli anni che consentono l'utilizzazione di un farmaco con relativa tranquillità.
Dal punto di vista legale le aziende farmaceutiche si sono tutelate con una semplice frase riportata ormai praticamente su tutte le confezioni di farmaci: "in gravidanza utilizzare solo in caso di effettiva necessità e sotto controllo medico". Come dire: noi vi avevamo avvertiti.
È per questo che in linea di massima in gravidanza sono controindicati i farmaci e le prescrizioni si limitano a quelli davvero necessari o che hanno dimostrato assoluta innocuità.
Non ci resta quindi che "accontentarci" di quanto questa storia ci ha lasciato come esperienza umana, la farmacovigilanza e gli obblighi di legge per l'approvazione di un farmaco nacquero proprio in seguito a quel terribile errore proprio perché un errore deve servire a non ripeterlo mai più.
Come vedremo prossimamente però non è sempre così ed a volte l'uomo sbaglia sapendo di sbagliare, riesce cioè ad essere disumano ripetendo i propri errori pur sapendo di danneggiare il prossimo. Se nel caso della Thalidomide c'è sempre lo spiraglio dell'errore in buona fede o dell'imprudenza fatale in altri casi questa attenuante non esiste. A pagare se non con la vita almeno con la salute sono sempre vittime inconsapevoli.


Alla prossima.



fonte www.medbunker.it/search/label/talidomide

 
Web  Top
2 replies since 18/3/2024, 10:27   224 views
  Share