IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Gruppi etnici in Estonia

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(((claudio)))
view post Posted on 27/3/2024, 11:05 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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Svedesi d'Estonia

Gli svedesi d'Estonia, svedesi estoni (in svedese estlandssvenskar, in estone eestirootslased), o svedesi costieri sono una minoranza di lingua svedese tradizionalmente residente nelle zone costiere e nelle isole dell'attuale Estonia occidentale e settentrionale. L'inizio dell'insediamento degli svedesi estoni in quest'area (nota come Aiboland) risale al XIII e al XIV secolo, quando i loro antenati svedesi arrivarono in Estonia da quelle che oggi sono Svezia e Finlandia. Quasi tutta la minoranza di lingua svedese dell'Estonia è fuggita in Svezia durante la Seconda guerra mondiale e solo i discendenti di alcuni individui che sono rimasti in Estonia risiedono ancora nel paese. Poiché le aree abitate dagli svedesi in Estonia si sono contratte nel tempo, limitandosi in seguito solo alla costa e alle isole, si può presumere che nel tempo alcuni svedesi estoni siano stati pienamente assimilati dalla popolazione estone.

Storia
Lo spazio linguistico svedese: il colore varia a seconda dei dialetti.
Storia antica

Lo svedese è parlato in Estonia da circa 650 anni. La prima menzione scritta della popolazione svedese in Estonia risale al 1294, nelle leggi della città di Haapsalu. Ulteriori menzioni sono presenti in documenti del 1341 e del 1345 (quando il monastero di Padise vendette "la tenuta di Laoküla" e l'isola di Suur-Pakri a un gruppo di svedesi). Sulla base di alcuni toponimi è possibile supporre che la presenza svedese in Estonia sia ancora più antica. Durante il XIII e il XV secolo, un gran numero di svedesi giunsero nell'Estonia costiera dalle parti di lingua svedese della Finlandia, che faceva parte del Regno di Svezia (e lo sarebbe rimasta fino al 1809), stabilendosi spesso su terreni di proprietà della Chiesa. La prima menzione dell'isola di Ruhnu ( in svedese Runö), e della sua popolazione svedese è una lettera del 1341 inviata dal vescovo di Curlandia che confermava il diritto degli isolani di risiedere e gestire le loro proprietà in conformità con la legge svedese.
Estonia svedese
L'Impero svedese nel 1658, comprendente l'Estonia svedese e la Livonia svedese (l'odierna Estonia meridionale).

Nel 1561, la Svezia stabilì il possedimento dell'Estonia svedese, che mantenne fino al 1710 (formalmente fino al 1721, quando il territorio fu ceduto alla Russia in base al Trattato di Nystad). Gli svedesi estoni prosperarono durante questo periodo. Lo svedese, insieme al tedesco e all'estone, era una delle lingue ufficiali del territorio.
Il dominio russo

Dopo che l'Ordine Teutonico perse gran parte del suo potere nel XVI secolo e l'Estonia svedese fu ceduta alla Russia in seguito alla Grande Guerra del Nord (1700–1721), le condizioni degli svedesi in Estonia peggiorarono sensibilmente: le terre furono spesso confiscate alla Chiesa e date alla nobiltà locale, e le tasse aumentarono. La sofferenza degli svedesi estoni continuò a lungo poiché le riforme agrarie che liberarono la servitù estone nel 1816, non si applicavano agli svedesi estoni (la cui maggioranza non era mai stata parte della servitù locale).
Emigrazioni forzate

In seguito alla proclamazione del Governatorato dell'Estonia, gruppi di svedesi estoni furono costretti a lasciare l'Estonia per raggiungere altre parti dell'Impero russo. In particolare, nel 1781 l'imperatrice Caterina II di Russia costrinse 1000 svedesi di Hiiumaa (in svedese Dagö) a trasferirsi nel sud della Russia (sull'odierno litorale ucraino), dove fondarono la comunità di Gammalsvenskby (oggi parte dell'Oblast di Kherson). Ancora oggi una forma molto arcaica del dialetto svedese di Hiumaa è parlata da una decina di abitanti di Gammalsvenskby, perlopiù anziani.
Miglioramento delle condizioni

Le condizioni degli svedesi estoni migliorarono durante gli anni 1850 e 1860 a causa di ulteriori riforme agrarie, ma la discriminazione si protrasse per tutto il resto del periodo del dominio zarista in Estonia. Nel 1918 venne proclamata la Repubblica di Estonia. La costituzione dell'Estonia indipendente garantiva alle minoranze etniche la possibilità di ricevere l'istruzione nella propria lingua, il diritto di formare istituzioni per i loro diritti nazionali e sociali, quello di mantenere la lingua madre come idioma ufficiale nei territori in cui formavano la maggioranza della popolazione, e la scelta della nazionalità. Svedesi, tedeschi del Baltico, russi ed ebrei avevano tutti ministri nel nuovo governo nazionale. La maggior parte degli svedesi estoni si riunì inoltre nella Svenska Folkförbundet, la Lega del popolo svedese. Nel 1925 fu approvata una nuova legge che conferiva alle minoranze una maggiore autonomia culturale, sebbene i russi e gli svedesi estoni non si avvalessero di queste nuove libertà, principalmente per motivi economici.
La Seconda guerra mondiale

Nel 1939, l'Unione Sovietica costrinse l'Estonia a firmare un trattato relativo alle basi militari. Molte delle isole su cui vivevano gli svedesi estoni furono confiscate, furono costruite basi su di esse e i loro abitanti furono costretti a lasciare le loro case. Un anno dopo, l'Estonia fu occupata e annessa all'Unione Sovietica e la loro voce nel governo fu persa. Gli svedesi estoni furono arruolati nell'Armata Rossa e, durante l'occupazione tedesca, nella Wehrmacht. La maggior parte dei restanti svedesi estoni fuggirono in Svezia prima della seconda invasione dell'Estonia da parte dell'esercito sovietico nel 1944. Nel 1945 la Svezia contava 6.554 svedesi estoni e 21.815 rifugiati di etnia estone presenti sul suo territorio.
Oggi
Maria Murman (1911-2004), svedese estone rimasta in Estonia dopo la seconda guerra mondiale, a Vormsi (Ormsö) nel 1994.

Oggi, piccoli gruppi di svedesi estoni si stanno riorganizzando per riscoprire la lingua e la cultura svedesi. Il villaggio di Noarootsi possiede una scuola svedese, e gran parte degli insediamenti di origine svedese ha mantenuto il toponimo originario a fianco a quello estone, come nel caso dei villaggi di Dirhami/Derhamn e Spithami/Spithamn. Nel 2000, gli svedesi erano il 21º gruppo etnico più numeroso in Estonia, composto da 300 persone.[1] Ci sono tuttavia molti svedesi estoni e discendenti di svedesi estoni residenti in Svezia.
Aree di popolazione e demografia
Una vecchia mappa svedese dell'arcipelago dell'Estonia occidentale, nel quale era concentrata la popolazione svedese estone.

Non esistono dati sulla popolazione durante i primi secoli dell'insediamento svedese. Alla fine del periodo teutonico, c'erano probabilmente circa 1.000 famiglie svedesi estoni, con circa 1.500 svedesi residenti nella sola capitale, Tallinn (in svedese Reval ), per una popolazione totale di circa 5-7 mila persone, all'epoca circa il 2-3% della popolazione estone.

Il censimento russo del 1897 menziona una popolazione svedese totale di 5.768 persone (l'1,39% del totale) concentrata nel Governatorato dell'Estonia. La maggior parte degli svedesi viveva nella contea di Wiek, dove rappresentava il 5,6% del totale.[2]

Il censimento del 1922 riscontrò una popolazione totale di 1.107.059 persone[3][4], di cui gli svedesi estoni costituivano solo lo 0,7% del totale, circa 7.850 persone,[3][5] la maggioranza delle quali viveva a Ruhnu (in svedese Runö), Vormsi (in svedese Ormsö) e Riguldi (in svedese Rickull ). Il numero scese leggermente a 7.641 nel 1934.[6] Al tempo della Seconda guerra mondiale, la popolazione svedese era pari a quasi 10.000 persone: circa 9.000 di queste fuggirono in Svezia. Città come Haapsalu (in svedese Hapsal ) e Tallinn ebbero una minoranza svedese fino al 1945.

Dopo la Seconda guerra mondiale i numeri rimasero abbastanza stabili: c'erano 435 estoni svedesi nel 1970, 254 nel 1979 e 297 nel 1989, quando si collocarono al 26º posto nell'elenco delle minoranze estoni (prima della seconda guerra mondiale erano terzi per numero, dopo russi e tedeschi). Il censimento del 2000 riporta un numero totale pari a 300, collocando gli svedesi al 20º posto nell'elenco dei gruppi minoritari estoni.[1] Tuttavia, solo 211 di loro sono cittadini estoni. Dal momento che non tutti rivendicano il loro vero background etnico, alcuni hanno stimato che il numero reale di svedesi estoni in Estonia sia pari a circa 1.000 persone.
Lingua
I dialetti svedesi estoni derivano dalle varietà orientali dello svedese standard. Ruhnu aveva un suo dialetto specifico, così come Vormsi, Noarootsi, Riguldi, Pakri e Vihterpalu. Il dialetto svedese parlato sull'isola di Hiumaa sopravvive ancora nel villaggio di Gammalsvenskby, in Ucraina, dov'è tenuto in vita da una decina di anziani.





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Tedeschi del Baltico
I Tedeschi del Baltico (detti anche Baltico-tedeschi o Baroni baltici; in tedesco Deutschbalten o Baltendeutsche) furono una popolazione di etnia tedesca che visse nei Paesi baltici dal Medioevo alla fine degli anni 1930, quando furono trasferiti in seguito allo scambio di popolazione tra Germania nazista e Unione Sovietica. Non si fusero mai con la popolazione locale ma mantennero cultura, lingua, tradizioni e religioni germaniche tipiche della loro terra d'origine, trasmettendo la loro impostazione e cultura anche alle popolazioni locali.[1][2]

I tedeschi si insediarono in Estonia e in Livonia in seguito a due movimenti migratori, contemporanei anche se in gran parte indipendenti: lo stabilirsi di reti commerciali tra le varie città mercantili che si affacciavano sul Baltico, legate nella Lega Anseatica, e le Crociate del Nord condotte dagli ordini monastico-militari.[3] I mercanti si insediarono soprattutto nelle città, mentre i monaci-soldati costruirono fortezze nelle campagne. Dopo la Crociata livoniana, ottennero rapidamente il controllo di tutte le amministrazioni del governo, della politica, dell'economia, dell'istruzione e della cultura di queste zone per oltre 700 anni, fino al 1918, pur non arrivando mai a costituire più del 10% della popolazione totale.[4] Il ceto tedesco costituì infatti la classe dirigente - politicamente, economicamente, culturalmente e militarmente - di Estonia e Livonia fino alla fine del XIX secolo, quando sorse il nazionalismo estone e lettone. Contribuirono a lasciare nei due stati ospitanti una forte impronta germanica, percepita tutt'oggi.[1][5] Alcuni di loro assunsero anche posizioni di rilievo nella vita militare e civile dell'Impero russo, in particolare a San Pietroburgo.

Nel 1881 circa 46.700 tedeschi vivevano in Estonia, pari al 5,3% della popolazione.[6] Secondo il censimento dell'Impero russo del 1897, in Lettonia vivevano 120.191 tedeschi, pari al 6,2% della popolazione.[7]

Storia

L'Ordine teutonico istituì un gruppo privilegiato di nobiltà germanica nei Paesi baltici nel Medioevo ed agli albori dell'epoca moderna. La futura capitale lettone Riga venne fondata nel 1201 dal canonico tedesco Albert von Appeldern. Proprietari terrieri germanici, mercanti, artigiani formarono una comunità che sin dal XIX secolo venne chiamata “i germanici del Baltico”. Tradizionalmente, i germanici del Baltico dominavano la vita politica, il commercio e la cultura, tuttavia il loro potere, con la rivoluzione industriale alla fine del XIX secolo, iniziò un progressivo declino. Estonia e Lettonia, rivendicarono la propria identità nazionale ed allo stesso tempo la struttura sociale della popolazione cominciò a cambiare per via dell'imposizione della russificazione, anche a svantaggio della minoranza germanica.[8]

Nel 1867 la popolazione di Riga era costituita al 42,9% da tedeschi.[9]

Nel 1918, Estonia e Lettonia divennero per la prima volta politicamente indipendenti e in seguito alle riforme agrarie, i germanici persero ovunque le loro proprietà terriere. Secondo il censimento del 1925, in Lettonia i tedeschi erano ancora 70.964 (il 3,8% della popolazione totale).[10]

L'influenza ed il numero dei germanici continuò a diminuire sino al 1939, quando Hitler li richiamò nel Reich. Per molti si trattava dell'unica possibilità di sopravvivere economicamente. Tuttavia il colpo di grazia alle popolazioni tedesche del Baltico si ebbe nel biennio 1945-1947, durante il quale l'URSS, uscita vincitrice dalla seconda guerra mondiale, si fece promotrice di un'opera di vera e propria pulizia etnica, costringendo migliaia di tedeschi ad abbandonare le proprie terre per trasferirsi nella Germania dell'Est, oppure facendone sparire centinaia senza che se ne sapesse più nulla.
Le testimonianze in Estonia

Iscrizioni in lingua tedesca decorano molti edifici in Estonia: arcate di case di campagna, chiese, scuole - una chiara indicazione di un lungo passato germanico-estone. Molto di ciò che ricordava la cultura tedesca, fu distrutto nel periodo in cui l'Estonia faceva parte dell'Unione Sovietica.[11]

Di questa esperienza rimangono un certo numero di parole di origine germanica nella lingua estone e la consapevolezza delle antiche affinità che esistono tuttora fra i due paesi. La comunità tedesca in Estonia è passata dalle 33.362 persone del censimento 1897[12] (il 3,5% della popolazione totale) ai 16.346 del 1934 (1,5%).[13]

La Repubblica d'Estonia, divenuta indipendente dalla Russia nel 1920, permise l'istituzione di scuole tedesche in lingua tedesca, sotto la supervisione della Gesellschaft Deutsche Schulhilfe, che faceva parte dell'Unione delle Società Tedesche in Estonia. Dopo l'adozione della legge sulle minoranze il 5 febbraio 1925, venne creato il Concilio Culturale dei Tedeschi del Baltico il 1º novembre 1925. Nel 1928 le scuole tedesche erano frequentate da 3.456 studenti.[14]

Con l'avvento del nazismo, fu incoraggiato il rimpatrio dei Volksdeutsche nel Reich e molti tedeschi etnici del Baltico furono re-insediati in Germania e nei territori annessi. I cittadini tedeschi che decisero di non tornare in Germania sono stati oggi pienamente assimilati nella cultura e nella società estone.[15] Secondo l'ultimo censimento del 2011 rimangono in Estonia solo 1.544 persone di etnia tedesca (lo 0,1%).[16]



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Tedeschi_del_Baltico

 
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