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In entrata dal Nord Africa il sistema principale è il TransMed che collega l’Algeria all’Italia ed ha una capacità massima di 30 miliardi di metri cubi annui (Billion Cubic Meters – Bcm). Il secondo sistema è il Green Stream che collega la Libia all’Italia ed è caratterizzato da una capacità di 8 Bcm. Il gas dell’Azerbaijan arriva in Italia tramite Trans Adriatic Pipeline (Tap) ed ha una capacità di 10 Bcm annui. Nel 2021, l’autorità italiana Arera ne ha approvato l’espansione comunemente stimata in ulteriori 10 Bcm e dovrebbe essere completata entro il 2026. Al contrario, l’espansione del TransMed e/o del Greenstream è incerta se non improbabile, vista l’assenza di ulteriori riserve certificate che possano giustificare economicamente l’ingente investimento necessario a potenziare la rete di gasdotti.
Le recenti notevoli scoperte di gas nel mediterraneo orientale – ed in particolare nelle acque al largo di Israele, Cipro ed Egitto – sono, invece, tali da giustificare la creazione di un nuovo sistema di trasporto. Nelle intenzioni del consorzio che lo propone, questa nuova infrastruttura dovrebbe portare il gas in Italia passando per Cipro, Creta e Grecia continentale. Il progetto, conosciuto come EastMed, costituisce probabilmente la più grande opportunità di creare realmente un hub in Italia, incidendo significativamente sul quadro degli approvvigionamenti europei. La capacità di trasporto dei gasdotti non è stata ancora definita; il consorzio proponente parla di 10-20 Bcm annui anche se alcune fonti stimano una potenzialità di produzione del bacino superiore a 30 Bcm annui. Allo sviluppo di questo progetto, riconosciuto dall’Unione europea come di interesse prioritario, si oppone la Turchia che reclama dei diritti su gran parte delle aree dove dovrebbe essere realizzato, ritenendole aree di proprio Esclusivo Interesse Economico. Ad ogni modo, l’entrata in funzione dell’EastMed non è prevista prima di 4-6 anni.
Rigassificatori
La capacità massima attuale dei rigassificatori in Italia è di 15,25 Bcm annui di cui 3,5 a Borgo Panigaglia, 8 a Rovigo e 3,75 a Livorno. Con il recente acquisto da parte della Snam di due navi-rigassificatori la capacità nominale italiana di rigassificazione salirà a 25 Bcm annui. Queste nuove navi dovrebbero entrare in funzione in tempi relativamente brevi (1-2 anni).
’Italia e l’affrancamento dal gas russo
Innanzitutto, è importante definire l’entità della dipendenza europea dal gas russo. Nel 2021, il 45 per cento del gas consumato dalla Ue è stato importato dalla Russia, ovvero circa 155 Bcm, 140 dei quali via gasdotto e 15 via gas liquefatto. In particolare, l’Italia importa il 95,6 per cento dei 76 Bcm che consuma (si veda la Tabella); di queste importazioni, nel 2021 il 38,2 per cento proveniva dalla Russia (circa 29,7 Bcm). Come conseguenza della crisi ucraina, il governo italiano ha stipulato una serie di contratti alternativi a quelli russi per garantire il fabbisogno energetico. In particolare, l’Algeria fornirà altri 6 BCM nel 2022, che diventeranno 10 dal 2023, Egitto e Qatar invieranno ognuno via nave altri 3 Bcm entro il 2022, che diventeranno 5 nel 2023. Dal Congo, invece, arriveranno altri 4,5 Bcm entro in 2024. Il Governo sostiene che, nel complesso, i nuovi contratti dovrebbero garantire la sostituzione di metà del gas proveniente dalla Russia nel 2023 e la totale sostituzione dal 2024. Facendo le somme, però, le nuove forniture ammonteranno a 24,5 Bcm: all’appello ne mancano 5,2. A partire dal 2026, il potenziamento del Tap dovrebbe portare altri 10 Bcm dall’Azerbaijan, il che colmerebbe il buco e garantirebbe un avanzo di 4,8 Bcm.
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