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Sarnano è un comune italiano di 3 053 abitanti[1] della provincia di Macerata nelle Marche.
Geografia fisica Territorio
Sarnano sorge ai piedi dei Monti Sibillini, sovrastato a ovest dai picchi più settentrionali delle catena, i quali dal lato orientale mostrano le loro irte pareti rocciose, solcate da aspre vallate e gole. Il borgo è situato su un colle alla destra del torrente Tennacola, su una lingua di terra racchiusa tra quest'ultimo e il suo affluente, il Rio Terro. Il territorio, prevalentemente collinare, spazia a oriente tra valli, boschi e campi coltivati. Verso nord i rilievi digradano nell'antico piano lacustre di Pian di Pieca (San Ginesio) risalente al Quaternario.[4]
Il territorio comunale è chiuso ad ovest dalle ultime vette più settentrionali dei Monti Sibillini: dal Monte Castel Manardo (la cui cima costituisce il punto più alto del comune), proseguendo in direzione nord verso il Monte Valvasseto, il Monte Sassotetto, il Pizzo di Meta, la Punta del Ragnòlo, il Pizzo di Chioggia. Alle pendici di queste montagne nascono i principali torrenti della zona: il Tennacola e il Terro, suo affluente di sinistra. Entrambi scavano delle gole tra le aspre pareti rocciose delle montagne: il Tennacola attraversa la Gola dei Tre Salti tra Castel Manardo e Monte Valvasseto; il Terro scava la Valle Jana tra il Pizzo di Meta e la Punta del Ragnòlo.
Sopra le aspre pareti del Pizzo di Meta e della Punta di Ragnòlo poggiano i lievi altipiani chiamati Piani di Ragnòlo, al confine con Fiastra e Bolognola.
Clima
Il clima di Sarnano è di tipo sub-appenninico, con precipitazioni medie annue superiori ai 1.000 mm. In inverno in caso di irruzioni fredde da nord-est la sua posizione con i Sibillini alle spalle favorisce l'effetto stau con nevicate abbondanti. L'estate è calda e secca anche se frequenti sono i temporali di calore.[5]
Origine del nome
Sono state formulate almeno tre ipotesi riguardo l'etimologia del toponimo[7]:
origine etrusca: il morfema -ar ricorre nella lingua etrusca in relazione a luoghi ricchi di acqua corrente o terreni scavati dall’acqua. Il nome potrebbe alludere alla collocazione del paese tra i due torrenti Terro e Tennacola. Anche l'Abbazia di Piobbico era un tempo nota con il nome di Santa Maria intra rivora (cioè "tra i fiumi"). origine latina: l’ipotesi più probabile è che sia un toponimo prediale, ovvero che il terreno porti un nome derivato dal nome del suo proprietario. Questa ipotesi è avallata anche dalla presenza del morfema -anum che si ritrova in moltissimi nomi di luoghi dell’Italia Centrale. Nel caso specifico il nome dovrebbe risalire a Sarnus, che sarebbe da ricondurre a un’assegnazione di terre ai veterani di Augusto. secondo una credenza popolare Sarnano si chiamava precedentemente Silvano, come la divinità italica venerata dai pastori e dalla gente di campagna come protettore del raccolto e del bestiame. Se fosse vera questa ipotesi, il nome Silvano dovrebbe però riferirsi piuttosto alla collina su cui è stato eretto il castello di Sarnano.
Storia[8] Epoca antica
Già i popoli Umbri e i Piceni abitarono la zona di Sarnano, ricca di sorgenti, boschi e pascoli: nomi come "Valle Jana" e "Tennacola" richiamano le antiche divinità pagane Janus (Dio Sole per i Piceni) e Tinia (lo Zeus etrusco); inoltre presso la frazione Terro è stato rinvenuto un cippo ovale, probabilmente un altare pagano, oggi noto come "Pietra di Terro" o "Uovo di Sarnano".
Al tempo di Augusto risalgono invece i cippi di centuriazione romana rinvenuti nel territorio: dall'iscrizione su un cippo di confine (Decumano IIII, Cardo I-II-III) ritrovato tra Sarnano e Amandola, nella frazione Pianelle, si deduce che il territorio era diviso in una zona centuriata e una non centuriata, ovvero i territori montani, i cui pascoli e boschi restavano a disposizione dell’intera comunità. Dalla centuriazione derivano oggi i nomi di alcune frazioni, come Bisio (da Visius), Piobbico (da Publicum), Servigliani (da Servilius) e Vesciano (da Visianus).[5] Medioevo
Dopo la caduta dell’Impero Romano (476) i territori furono occupati da Goti, Longobardi e Franchi, che introdussero il sistema feudale e avviarono l'incastellamento: a questo periodo deve risalire l'edificazione del castrum che diverrà in seguito l'attuale borgo. Del passaggio dei Longobardi nei pressi del cimitero comunale sono state ritrovate varie fonti.[5]
Tra le famiglie di origine franca che giunsero nel territorio, particolare importanza ricopre quella dei Mainardi, discendenti del conte Mainardo di Siffredo, il quale diede il nome al Monte Castel Manardo. Nel XIII secolo Fidesmido dei Manardi assoggettò i signori del Castello di Malvicino entrando in possesso dei territori tra Sarnano e Gualdo, che nel 1244 passano al figlio Rinaldo, il quale si stabilì nel castello di Brunforte (tra Sarnano e Terro sul Monte Morrone) e divenne capostipite dell'omonima famiglia. Nel territorio di Sarnano vi erano allora diversi castelli: oltre a Brunforte e Malvicino, si elencano anche Poggio San Michele, Schito, Castelvecchio, Bisio, Balzo, Terro, Poggio San Costanzo, Castel Mainardo, Garulla, Galgino e San Savino.
Rinaldo di Brunforte fu per l'imperatore uno dei più fedeli alleati ghibellini della Marca, tanto da essere trattato come vicario imperiale anche in assenza di una nomina ufficiale. Alla morte di Federico II (1250), il dominio dei ghibellini nella Marca vacilla e Rinaldo, costretto dai moti di insurrezione popolari, sia schiera con il Papato. In seguito ai trionfi del 1260 riportati sul Papa da Manfredi, figlio di Federico II, le Marche tornano sotto le insegne imperiali, e Rinaldo cambia di nuovo fazione vedendosi così riconosciuti numerosi territori.
La nascita del Comune
Nel 1264 Papa Urbano IV invia nella Marca il Cardinale Simone Paltanieri per intimare a Rinaldo di presentarsi a Roma, pena la scomunica e la perdita dei territori come sanzione per aver avallato la causa imperiale. Rinaldo non si presenta all’appello e il 1º giugno 1265 il Cardinale Paltanieri svincola gli abitanti della Comunanza di Sarnano dalla soggezione ai signori di Brunforte.
Appena un anno dopo, in seguito alla sconfitta di Manfredi grazie all'intervento di Carlo D’Angiò, la politica della Chiesa cambia nuovamente: il legato pontificio, Fulcone di Poggio Ricardo, restituisce Sarnano ai Brunforte senza però annullare il precedente provvedimento emanato da Paltanieri. Il paradosso politico porta ad uno scontro tra Rinaldo di Brunforte e gli abitanti del Castello di Sarnano, che terminerà solo il 19 giugno 1281, quando su suggerimento di Fulcone, i Sarnanesi e Rinaldo decidono patteggiare affidando la soluzione della disputa a due abati: Giovanni dell’Abbazia di SS. Vincenzo e Anastasio di Amandola e Mauro dell’Abbazia di Piobbico. Il 23 giugno 1282 gli abati emettono il verdetto: i Signori di Brunforte dovranno riconoscere il comune di Sarnano, diventandone castellani e distruggendo tutti i castelli di loro proprietà escluso quello di Brunforte. Il 14 luglio l’accordo viene firmato da quattro notai, e il 23 novembre Rinaldo (che nel frattempo era stato eletto podestà a Pisa) autorizza i suoi figli a concedere la libertà a tutti i vassalli, compresi gli abitanti di Sarnano. Morirà il 30 agosto di quello stesso anno.
Età contemporanea
Nel XX secolo Sarnano era un paese completamente rurale, come confermato dalle foto dell'epoca. I lavori più diffusi erano l'agricoltura e l'allevamento, rallentati solamente dal freddo e dalla neve nei periodi invernali. Nella prima metà del XX secolo e prima della seconda guerra mondiale, il Comune vide uno sviluppo turistico e infrastrutturale, che portò nuova vita nel paese. Infatti, nel 1929, si scoprì le proprietà curative della fonte di San Giacomo, acqua che venne poi commercializzata. Ciò portò a far sì che il Comune si concentrasse sullo sviluppo del paese, realizzando nuove strade e nuove strutture, oltre che migliorare quelle già esistenti. Di questo periodo ricordiamo l'inaugurazione dell'officina SAIEM (1928), Casa del Fascio (1929), il Campo sportivo della Vittoria (1929) e il secondo piano dell'Hotel Littorio, oggi Hotel Terme.[5] Sarnanesi in rivolta durante "la rivoluziò de Sarnà"
Nel 1937 una rivolta popolare conosciuta in dialetto maceratese come "la rivoluziò de Sarnà" si sviluppò nel Comune a causa della decisione di unire l'ufficio catastale con quello di San Ginesio. Mentre la popolazione manifestava e chiedeva giustizia a Mussolini inneggiando alla parola Duce, il Regio Esercito e i carabinieri cercarono di controllare la situazione, anche se bande armate di ragazzi girovagavano per il paese armati con bastoni. La calma venne ritrovata solo tre giorni dopo, con l'arresto di varie persone, tra cui l'ingegnere Alfredo Arrà, che nel 1935 fu l'incaricato al restauro del teatro comunale.[9][10]
segue Seconda guerra mondiale
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