IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Gruppi etnici in Eritrea

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Pagine nella categoria "Gruppi etnici in Eritrea"

Questa categoria contiene le 11 pagine indicate di seguito, su un totale di 11.
B

Begia
Bilen

C

Cunama

H

Habesha
Hausa (popolo)
Hidareb

I

Italo-eritrei

N

Nara (popolo)

R

Rashaida

S

Saho

T

Tigrè (popolo)





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Begia

I Bègia o Beja (in arabo البيجا‎?, al-Bayjā) sono un gruppo etnico residente nel Nordafrica e nel Corno d'Africa.

Geografia

I Begia si possono trovare principalmente nel Sudan, ma anche in zone dell'Eritrea ed in Egitto. Sono classificati come facenti parte dell'etnia cuscitica [1].

Molti di essi si trovano nell'area attorno a Porto Sudan e negli Stati sudanesi del Mar Rosso, del Nilo, di Gadaref e Cassala così come anche nelle regioni del Mar Rosso settentrionale, Gasc-Barca e Anseba in Eritrea e nell'Egitto sud-orientale. Vi sono più piccoli gruppi di Begia nel deserto occidentale egiziano, nello Yemen e nel Puntland. Alcuni Begia sono di natura nomade. L'oasi di Kharga, in Egitto, ne ospita un gran numero, proveniente dalla zona del Nilo inondata dal lago Nasser.
Nomi

Nell'Antico Egitto i Begia erano conosciuti come i Ta-Seti ed erano rinomati per la loro bravura come arcieri nell'esercito egizio.
Lingua
Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua begia.

I Begia parlano la lingua begia (To Bedawie), una lingua afro-asiatica (classificata come Cushita o come un ramo indipendente di essa). Alcuni di essi parlano il Tigrigna o l'arabo, appartenenti ambedue al gruppo di lingue afro-asiatiche ma del ramo Semitico.
Suddivisioni
Uno scudo begia, realizzato in pelle animale (XIX secolo)

I Begia sono suddivisi nei clan dei Bishārīn (o Bischarin), Hedareb, Hadendowa (oppure Hadendoa), gli Amarar (detti anche Amar'ar), i Beni Amer, gli Hallenga e gli Hamram, alcuni dei quali parzialmente mescolati con i Beduini.

Le tribù egizie del Bejawi credono di essere discendenti dell'Alta Sacerdotessa di Amen, e i Bishārīn di provenire invece dalla XX Dinastia di faraoni egizi.
Religione

Ta-Seti Neferet, la madre del faraone Amenhemet I, proveniva dai territori della tribù dei Begia di Bejawi nell'odierno Egitto, che adorava la dea Iside a File fino al VI secolo.
Dopo che il tempio fu ufficialmente chiuso dall'Imperatore bizantino Giustiniano, i Begia si convertirono al Cristianesimo, sotto l'influenza dei Tre Regni della Nubia (Nobazia, Makuria, Alodia) che prosperarono per 600 anni, così come il regno cristiano etiope di Axum che durò dal III all'VIII secolo d.C. Dopo la caduta di questo, i Begia formarono 5 regni che spaziavano dall'Eritrea settentrionale al Sudan del nord-est. All'incirca nel XIII secolo i Begia si riconvertirono all'Islam, per via del forte flusso migratorio di beduini in queste terre. Nel 2007 la maggioranza dei Begia rimane musulmana, con qualche minoranza copta nell'Alto Egitto.

Molti Begia aderiscono al Sufismo e tra le donne - che usano portare un anello alla narice - si pratica ancora l'infibulazione.


https://it.wikipedia.org/wiki/Begia
fonte

 
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Bilen


I bilen (conosciuti anche come belin, bilin, blin o bogo) sono un gruppo etnico residente in Eritrea, particolarmente nell'area centro-meridionale compresa fra Cheren e la capitale Asmara.

In prevalenza agricoltori, sono arrivati in Eritrea dalla vicina Etiopia intorno al XVI secolo.

La Lingua bilen è di tipo cuscitico, sebbene molti parlino il tigrigna o l'arabo.





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Cunama

I Cunama (o anche Baza) sono una popolazione africana di antica origine paleosudanese, che vive oggi in Eritrea, in Sudan e in Etiopia. Rappresentano circa il 2% della popolazione totale eritrea con circa 100 000 unità, quasi tutti stanziati nell'area compresa tra i fiumi Setit e Gash in Etiopia.

I Cunama un tempo vivevano nelle regioni dell'altopiano etiopico, dal bacino dell'Anseba al fiume Dinder, insieme con un'altra popolazione, i Baria, decentrati più a nord. Attualmente i Cunama vivono di agricoltura ed allevamento
Nomi alternativi

I Cunama vengono chiamati Baza dagli Abissini o Sciangalla che in senso dispregiativo sta ad indicare "miserabili". Altri nomi con cui si indica popolazione sono: Baaza, Bazen, Baazen, Baazayn, Baden, Baaden, Bada, Baada, Diila.
Lingua

Numerosi sono i dialetti usati all'interno di questa etnia eritrea ed etiopica. Il principale è il barka (o berka), che è usato come lingua franca dalla maggior parte delle tribù Cunama.

Altri dialetti sono: marda, aimara (o aaimasa, aymasa, o odasa), tika, (o tiika, lakatakura-tika), ilit (o iliit, iiliit, iilit), bitama (o bitaama), sokodasa (o sogodas, sogadas), tacazzè-setit (osetiit, setit), tigray.



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Habesha

Gli habesha (in Ge'ez, amarico e tigrino : ሐበሻ; in arabo: الاحباش al- Aḥbāš ), denominati anche abissini, sono un gruppo di popolazioni presenti nelle odierne Etiopia ed Eritrea. Essi comprendono vari gruppi etnici che, sebbene presentino alcune differenze, hanno numerosi elementi comuni, come lingue appartenenti al ceppo semitico (ovvero affini a quelle dell'attuale Medio Oriente), l'appartenenza, in maggioranza, alle chiese ortodosse etiope ed eritrea (denominate entrambe Tewahedo), elementi culturali molto simili (talvolta identici) e stessa particolare fisionomia, legata al fatto che gli abissini siano il frutto dell'unione di popolazioni indigene africane e mediorientali
Utilizzo del termine

Esistono diverse definizioni di chi si identifica come abissino (più precisamente come "Habesha"). Queste definizioni variano da comunità a comunità, dalle teorie antropologiche occidentali all'utilizzo quotidiano, di generazione in generazione, e tra i vari gruppi e comunità della diaspora che risiedono ancora nella loro patria ancestrale. Differenze nell'uso possono essere trovate tra diverse comunità e persone all'interno dello stesso gruppo etnico costituente. Di seguito sono riportate alcune delle principali posizioni:
Definizione conservativa

Secondo una definizione conservatrice del popolo abissino, il popolo abissino (Habesha) comprende i gruppi etnici: gli amhara, i guraghé, gli agawa, i tigrini, gli harari e i tigrè che parlano una lingua etiopico-semitica o che abitano tradizionalmente tra l'Etiopia settentrionale e gli altopiani eritrei, pur essendo di lingua cushitica (come gli agawa).
Definizione ultra-neo-conservatrice

In questa definizione, solo gli ahmara e i tigrini sono considerati abissini o almeno "abissini propri". Questa definizione è utilizzata principalmente da alcuni antropologi europei e da alcuni partiti politici etiopi etnonazionalisti o movimenti come il Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope e il Fronte di Liberazione Oromo.
Uso generale

La definizione colloquiale per il termine "Habesha" ha usi diversi che sono usati da vari gruppi e generazioni diverse, sia all'interno della loro terra d'origine etnica che nella diaspora.
Utilizzo più comune (definizione generale)

L'uso colloquiale più comune del termine "Habesha" è usato principalmente dalla diaspora etiope ed eritrea in Nord America ed Europa come mezzo di unità culturale tra tutti i gruppi etnici etiopi ed eritrei e per consolidare il potere politico ed economico.[non chiaro]

Secondo questa definizione, il popolo abissino comprende i gruppi etnici: Aari, Afar, Agaw-Awi, Agaw-Hamyra, Alaba, Amhara, Anuak, Arbore, Argobba, Bacha, Basketo, Bena, Bench, Berta , Bodi, Brayle, Burji, Chara, Daasanach, Dawro, Debase/Gawwada, Dime, Dirashe, Dizi, Donga, Fedashe, Beta Israel (ebrei etiopi), Gamo, Gebato, Gedeo, Gedicho, Gidole, Goffa (Gofa People), Gumuz, Gurage, Hadiya , Hamar, Harari, Irob, Kafficho, Kambaata, Karo, Komo, Konso, Konta, Koore, Koyego, Kunama, Kusumie, Kwegu, Majangir, Male, Mao, Mareqo, Mashola, Me'en , Mere people, Messengo, Mossiye, Murle, Mursi, Nao, Nuer, Nyangatom, Oromo, Oyda, Qebena, Qechem, Qewama, She, Shekecho, Sheko, Shinasha, Shita/Upo, Sidama , Silt'e, Somali (Ogden Region), Surma, Tembaro, Tigray, Tsamai, Welayta, Werji, Zelmam, Zeyese, Tigrinya, Tigre, Afar, Saho, Bilen, Kunama, Nara, Yem e vari gruppi della diaspora etiope-eritrea.[senza fonte]
Gruppi etnici che si sovrappongono già

Alcuni gruppi etnici si sovrappongono già tra la "Definizione conservatrice" e l '"Uso più comune (definizione generale)", come i tigrè che abitano l'Eritrea e il Sudan (sotto la "Definizione conservatrice"), i beja che abitano parti del Sudan , dell'Eritrea , e dell'Egitto ; gli Afar che abitano in Etiopia, Eritrea e Gibuti; così come il popolo somalo che è indigeno in Somalia , Etiopia e Gibuti (sotto l '"Uso più comune (definizione generale)") sono anche considerati "Habesha" da varie posizioni sovrapposte.
Accettazione delle definizioni

L'accettazione di queste varie definizioni di identità "Habesha" è parzialmente radicata nella storia, nella cultura tradizionale, nel gusto personale e nelle realtà della vita moderna che la diaspora deve affrontare. Il termine "Habesha" come identità culturale o pan-etnica ha una variegata accettazione tra le varie comunità, anche all'interno degli stessi gruppi etnici. Uno dei motivi è che il termine è ambiguo e che diverse fazioni possono usare definizioni diverse. Un altro motivo è che il termine è caduto in disuso ed è stato sostituito con varie identità etniche singolari (anche quelle coperte dalla "Definizione conservativa" e persino dalla "Definizione ultra-neo-conservatrice" avevano abbandonato il termine "Habesha"
Definizione medievale (Zemene Mesafint)

Durante il Medioevo e Zemene Mesafint nel Corno d'Africa, ci furono vari conflitti territoriali tra vari principati che dividevano le località a maggioranza ortodossa cristiana e musulmana per ottenere il controllo. Le Highlands etiopi cristiane del nord ortodosse (per lo più Amhara, Tigray e Agawa) furono chiamate Habesha dai vari sultanati islamici a sud di esse. La definizione medievale è parzialmente costruita sulla definizione conservatrice con l'aggiunta di una componente di identità religiosa. (In genere gli abissini possono essere di qualsiasi religione).
Teorie antropologiche occidentali

Le teorie antropologiche occidentali su ciò che i gruppi etnici costituiscono il popolo abissino variano con alcune definizioni contestate. La maggior parte delle teorie antropologiche occidentali riguardo a quali gruppi etnici sono inclusi nel popolo abissino, la pan-etnia sono costruite su una combinazione della definizione ultra-neo-conservatrice, della definizione conservatrice e anche della definizione medievale.
Cattedrale della Santissima Trinità ad Addis Abeba. La religione svolge un ruolo fondamentale nella cultura habesha.
Storia
Tipica cerimonia del caffè in Eritrea.
La supermodella etiope Lia Kebede.

Le origini degli abissini risalgono all'antico regno di D'mt e al successivo regno di Axum (il quale arrivò, all'apogeo, a ricoprire un'estensione di 1.25 milioni di km², dominando Etiopia, Eritrea, Sudan settentrionale, Egitto meridionale, Gibuti, Somalia occidentale, Yemen e il sud dell'attuale Arabia Saudita).Il regno di Axum costituì, oltre che il fondamento del contiguo Impero d'Etiopia (1270-1974 d.C.), anche la base della attuale cultura abissina; Il Regno è degno di nota per un gran numero di innovazioni culturali, come lo sviluppo di un complicato sistema di scrittura proprio (il quale presenta evidenti somiglianze con quelli del Medio Oriente), quello della lingua Ge'ez (ancora attualmente utilizzato in Etiopia e in Eritrea). Inoltre, circa 3700 anni fa, furono eretti numerosi obelischi giganti e riccamente decorati volti a segnalare la posizione di tombe sotterranee appartenute a re e nobili. La più famosa di queste imponenti costruzioni è nota come Obelisco di Axum.
Durante la formazione del regno di Axum, fu enorme l'influsso esercitato dalla cultura e dalla religione ebraica (diffusa da immigrati ebrei) su quella axumita, tanto che la religione giudaica divenne la seconda più praticata del Regno (dopo quella politeista) e che numerosi elementi giudaici sopravvivono ancora oggi nella cultura abissina. Altra innovazione culturale fu il definitivo passaggio dal paganesimo al cristianesimo di forma ortodossa orientale nel 330 d.C., ad opera del re Ezana, influenzato profondamente dal filosofo cristiano greco (o siriaco) Frumenzio. Il regno di Axum fu il secondo Stato al mondo ad accettare il cristianesimo come religione di stato (benché fosse garantita libertà di culto agli ebrei e, in futuro, ai musulmani) ed il primo ad introdurre la croce cristiana sulle monete.
Il contatto con l'Islam avvenne quando la figlia di Maometto ed alcuni suoi seguaci vennero accolti e protetti dal Regno, benché fosse ai tempi definitivamente cristiano. Inoltre, ai musulmani venne concessa piena libertà religiosa e il re dell'epoca, Sahama, intrattene ottimi rapporti col mondo islamico e con Maometto stesso; fu per questo motivo che, nel quadro di un'Africa settentrionale profondamente islamizzata e sradicata dal cristianesimo, l'Etiopia ne rimase indenne, rimanendo così l'unico baluardo cristiano in Africa. Questo isolamento però, si tradusse anche in danni economici, dovuti alla schiacciante competizione commerciale con i califfati arabi, che portò ad un lento e progressivo declino del Regno e della civiltà axumita; il regno di Axum cominciò a regredire territorialmente, fino ad arrivare a controllare solo parte dell'Etiopia e dell'Eritrea, le città si spopolarono e la gente si spostò verso le regioni interne montuose, dove si gettarono le basi dell'attività che per secoli dominerà l'economia di queste regioni: l'agricoltura di sussistenza. In una situazione di crisi economica, quindi, si arrestò il processo di arricchimento culturale che aveva caratterizzato il periodo d'oro del Regno, con il clero che rappresentava l'unica vera autorità culturale e un sostegno per la popolazione. Il Regno cadde definitivamente nel 970 d.C., quando una donna etiope di origine ebrea, Gudit (o Giuditta, soprannominata poi dai cristiani Yodit, ovvero "demone", in lingua ge'ez), salì al potere, attuando una violenta restaurazione del giudaismo; bruciò le chiese, distrusse la debole rete di commerci ancora presente e perseguitò per la prima volta i cristiani. Dopo la morte di Gudit, salì al potere la dinastia Zagwe, che restaurò il cristianesimo, ma che non riuscì a fermare la crisi che la regione viveva a quel momento; la produzione monetaria cessò, e scomparì qualsiasi tipo di fonte scritta: si aprì quindi il buio periodo noto come Medioevo etiopico, del quale si sa molto poco.
A porre fine al Medioevo etiopico fu Yekuno Amlak, che depose l'ultimo imperatore della dinastia Zagwe e fondò l'Impero d'Etiopia, il quale durò ininterrottamente (se si esclude la breve occupazione italiana del 1936-1941) fino al 1974, quando l'imperatore Hailé Selassié (lett. "Potere della Trinità") venne deposto e ucciso; venne quindi fondata la Repubblica Democratica Popolare d'Etiopia (la quale comprendeva anche l'Eritrea), di stampo comunista e dal carattere fortemente totalitario. Circa mezzo milione di oppositori vennero eliminati dal governo, il quale cercò inoltre di mantenere nascosta al mondo la carestia di proporzioni bibliche che investì il nord dell'Etiopia nella metà degli anni ottanta: si calcola che circa un milione di persone siano morte, principalmente a causa del governo, il quale impiegò molto tempo ad intervenire e che non effettuò alcuna politica risolutiva. Il malcontento fra la popolazione crebbe fino a sfociare nel rovesciamento dello Stato e nella costituzione di un'entità pienamente democratica, oltre che alla separazione dell'Eritrea dall'Etiopia.
Dal 2000, in poi l'Etiopia ha registrato tassi di crescita economica incredibilmente alti, senza scendere, al 2016, mai sotto il 10% annuo e imponendosi nettamente come paese con i tassi di crescita più alti del mondo. Sebbene persistano tuttora realtà di povertà e disoccupazione, l'Etiopia ha compiuto passi da gigante rispetto al 1980, quando era lo Stato più povero del mondo; è ormai una delle cinque economie maggiori del continente, oltre ad essere la più importante dell'Africa orientale e quella con i tassi di crescita maggiori. Si prevede che passerà definitivamente da "paese a basso reddito in via di sviluppo" a "paese a medio reddito in via di sviluppo" entro il 2025.
Ben diverso, invece, è stato il destino dell'Eritrea; dopo la costituzione dello Stato nel 1991, questo attuò una politica autoritaria e repressiva. In seguito al breve conflitto del 1998-2000 con l'Etiopia, l'Eritrea ha accentuato i caratteri totalitari del suo governo. Il capo di stato è dal 1991 Isaias Afewerki, il quale ha introdotto la leva militare obbligatoria per tutti i maschi e femmine sopra i 18 anni di età. Sebbene siano previsti tre anni di leva, nella realtà la maggior parte dei soldati è costretta a far parte dell'esercito fino ai 50 anni per le donne e ai 60 per gli uomini. L'economia eritrea (afflitta ancor di più dal recente conflitto con l'Etiopia) versa in uno stato disastroso e la gente in Eritrea muore continuamente di fame, nella miseria più nera. È per queste ragioni che gli eritrei emigrano in massa verso l'Etiopia e l'Europa, dove sperano di avere una vita migliore; il viaggio è spesso rischioso e pericoloso, e migliaia di eritrei sono morti e muoiono tuttora nel compiere il pericoloso tragitto.
Situazione attuale

Oggi il 62% degli etiopi e il 50,1% degli eritrei è di religione cristiana, con prevalenza di appartenenza all'antica religione ortodossa; se si guarda però alle popolazioni abissine la percentuale sale al 91,4% in Etiopia (con punte del 99,3% nel Tigrè, la regione della città di Axum) e al 67% in Eritrea. Le etnie che attualmente includono gli abissini propriamente detti sono gli Amhara, i Tigrini, i Tigré, i Gurage e gli Harar (popolazioni del nord), anche se generalmente questa distinzione non è tassativa: nella mentalità collettiva degli etiopi e degli eritrei chiunque provenga da entrambi gli stati è spesso denominato abissino, sebbene alcuni non si identifichino nel tale appellativo. Ciò è legato al fatto che, nella storia dell'Impero d'Etiopia (che comprendeva anche l'Eritrea), sono stati di fatto gli abissini del nord cristiani ad imporre la propria cultura e religione alle popolazioni indigene sottomesse, e a monopolizzare la vita religiosa e politico-amministrativa dell'Impero per secoli. Attualmente entrambi i governi compiono sforzi per ovviare a questo problema, ancora presente, ottenendo importanti risultati, come l'elezione di uomini e donne non abissini (cristiani e musulmani) a ministri o parlamentari; lo stesso primo ministro etiopico Haile Mariam Desalegn, in carica dal 2012 al 2018, è stato il primo capo di governo proveniente dal Sud, e il primo di fede cristiana protestante, la seconda fede cristiana maggiormente praticata e la terza complessiva in Etiopia (dal re Ezana in poi i capi di governo sono stati tutti di fede ortodossa).[1]



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Habesha

 
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Hausa (popolo)



Gli hausa o haussa sono un gruppo etnico di religione islamica sunnita e che parla la lingua hausa, stanziato in massima parte in Nigeria (55 milioni) ma presente anche nel Niger (10 milioni) e negli Stati limitrofi.

Storia

Gli hausa costituirono le loro prime entità statuali autonome nell'ambito dell'antico impero di Kanem-Bornu, che fiorì nel basso Medioevo. Nello stesso periodo si assistette all'islamizzazione di questa popolazione, avvenuta attraverso l'opera di predicazione di nomadi arabi e in particolare delle confraternite della Qadiriyya. Fu così che il loro regno si trasformò ben presto in sultanato. Il sovrano degli hausa, che pose la sua sede a Zinder già nel XVI secolo, iniziò ben presto ad esercitare un'importante influenza non solo politica ma anche religiosa in tutta l'area, seconda solo a quella detenuta dal sultano di Sokoto.

Tra il XVIII e il XIX secolo gli hausa assursero a grande prosperità economica grazie all'imponente commercio di oro e schiavi, sicché i francesi riconobbero al Sultano la sovranità esclusiva sull'intero Niger, di fatto però limitata con l'inclusione dello stesso Niger nell'Africa Occidentale Francese (1898). Con l'indipendenza del Niger (1960), gli hausa non riuscirono ad ottenere che Zinder fosse proclamata capitale al posto di Niamey e sembrarono perdere il proprio predominio sul territorio a tutto vantaggio di altre etnìe più occidentali, principalmente djerma e songhai.

Tuttavia il sultano premette per raggiungere una notevole autonomia interna e, ottenuto anche l'appoggio dei francesi, riuscì a consolidare il proprio indiscusso potere locale nel nuovo stato indipendente. Ciò è dimostrato anche dal fatto che le continue vicissitudini e colpi di stato che nel corso del tempo si verificarono in Niger a livello di governo centrale non scalfirono mai l'autonomia del sultano e della sua gente.
Organizzazione sociale e politica

Gli hausa sono organizzati in una struttura sociale piramidale molto rigida e regolata rigorosamente da norme religiose. Al vertice della gerarchia politica c'è il sultano Mustafa Ahmed, ventitreesimo sultano degli hausa e sovrano assoluto di Zinder. Egli risiede nel palazzo sultanale di Zinder. Di notevole importanza sono considerate le udienze private che il sultano è tenuto ad assicurare a ogni suddito almeno una volta l'anno. In tali udienze viene chiesto il consiglio del sultano anche su questioni spicciole di vita privata, come ad esempio la gestione economica della casa o la preparazione di un matrimonio. Tra le feste principali di questo popolo da segnalare la tradizionale corrida di fine ramadan, curiosamente non molto dissimile da quelle tipiche di Spagna.
Cultura
Territori etnico-linguistici degli Hausa in Niger e in Nigeria (in giallo)
Racconti

Segue un elenco di racconti popolari tipici della cultura hausa

Chi mai doveva uccidere?
I loro occhi uscirono dall'orbita
Il diavolo si mette di mezzo
Il leopardo, la capra e la batata
La natura dell'animale
Occhio per occhio?
Prontezza di spirito
Un-Uomo-fra-gli-uomini



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Hidareb

Gli hidareb sono un gruppo etnico residente in Africa orientale, distribuiti fra Sudan, Eritrea ed Egitto. Prevalentemente musulmani sunniti, utilizzano la lingua begia assieme al Tigrigna ed all'arabo.



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Italo-eritrei


Italo-eritrei sono i cittadini italiani emigrati in Eritrea o quelli che vi sono nati da coloni italiani[1]

Storia
Il futurista impianto "Fiat Tagliero", costruito all'Asmara nel 1938
Lo stesso argomento in dettaglio: Colonia eritrea.

La colonia italiana in Eritrea fu la prima creata dal Regno d'Italia. Dopo l'iniziale occupazione della costa eritrea (intorno ad Assab) da parte della compagnia Rubattino, truppe italiane vi si stabilirono ingrandendo i territori limitrofi e nel 1890 l'Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana[2]. Nei sessant'anni in cui l'Eritrea fu colonia del Regno d'Italia vi si sviluppò una consistente comunità italiana. Dal 1881 al 1941 gli italiani trapiantati in Eritrea (spesso con le loro famiglie) crebbero da poche centinaia alla fine del secolo XIX ad oltre 100.000 nel 1941. Alla fine della prima guerra mondiale gli italo-eritrei erano circa 4.000, concentrati maggiormente nell'altopiano di Asmara (per via della sua temperatura mite) ed in minor quantità a Massaua[3].

Con l'avvento del fascismo e la sua politica colonizzatrice, la comunità italiana crebbe enormemente: secondo il censimento del 1939 in tutta la Colonia primogenita gli italiani erano 76.000 su un totale di 740.000, cioè il 10,27%. Con loro il Cattolicesimo in Eritrea ricevette un forte impulso. Furono costruite numerose chiese, tra cui spiccava la Chiesa della Beata Vergine del Rosario (Asmara). Oltre un terzo della popolazione eritrea professava il cattolicesimo nel 1940. Strade e infrastrutture (la ferrovia Massaua-Asmara) furono inoltre ammodernate per il beneficio della colonia italiana, alloggiata in nuovi "quartieri italiani" delle città eritree (ancora visibili, come ad Asmara). La capitale Asmara divenne una cittadina dove la maggioranza della popolazione era italiana (53.000 su 98.000 nel 1939) Dal 1930, ma già in precedenza con il governatore trevigiano Jacopo Gasparini, il profilo architettonico dell'Asmara mutò radicalmente, con la costruzione di nuove strutture ed edifici in stile razionalista tipico del ventennio fascista, che portarono la città ad essere soprannominata la "Piccola Roma". L'edilizia degli anni trenta e la presenza coloniale italiana sono ancora oggi ben rintracciabili, sia nei principali edifici della città (Chiesa della Beata Vergine del Rosario (Asmara), Cinema "Impero", Palazzo del Governatore, Stazione "Fiat Tagliero", ecc.), sia nel nome di numerosi locali pubblici ed esercizi commerciali ("Bar Vittoria", "Pasticceria moderna", "Casa del formaggio", "Ferramenta", "Casa degli Italiani")[4].

Nella primavera del 1941, durante la II Guerra Mondiale, l'Eritrea fu occupata dalle truppe britanniche ed iniziò un continuo calo della comunità italiana. Nel 1946 gli Italo-eritrei erano ridotti a solamente 38.000.[5]. L'Eritrea rimase sotto occupazione militare alleata fino al 1947 e divenne un protettorato britannico fino al 1952, quando le Nazioni Unite la dichiararono federata con l'Impero etiope. Dal 1993 l'Eritrea ha ottenuto ufficialmente l'indipendenza.

Nel 1947 il diplomatico italo-eritreo Vincenzo Di Meglio - che alle Nazioni Unite si era opposto al progetto di spartizione dell'ex colonia italiana tra la Gran Bretagna e l'Etiopia - fu tra i fondatori del Partito Eritrea pro Italia a difesa degli italo-eritrei, bersagliati in quegli anni dalle milizie sciftà. Dopo un breve periodo di normalizzazione negli anni cinquanta, la situazione in Eritrea riprese a peggiorare per gli italo-eritrei con l'inizio della guerra d'indipendenza dall'Etiopia nel 1961.

Negli anni duemila gli Italo-eritrei sono rimasti appena qualche centinaio, rappresentati a Roma dalla Associazione Italiana Profughi dall'Etiopia ed Eritrea (AIPEE)[6]. Nel 2007 in Eritrea rimanevano solamente 733 italo-eritrei, concentrati ad Asmara e Massaua[7]. A tutt'oggi operano in Eritrea le scuole statali italiane (Materna "Montessori", Istituto Comprensivo e Liceo "Marconi") tutte site ad Asmara.

La legge italiana del 1992 concede il diritto alla cittadinanza italiana anche ai discendenti in linea retta di secondo grado. Dal 1992 al 2014 solo 80 italo eritrei sono riusciti ad ottenerla, potendo così trasferirsi in Italia, mentre oltre 300 richieste sono inevase presso il consolato di Asmara. A differenza dei discendenti italiani in America Latina, infatti, gli italo-eritrei non possono permettersi spese legali all'estero per dimostrare la propria discendenza e non viene loro rilasciato passaporto per poter espatriare. Molti italo-eritrei sono discendenti di unioni miste tra coloni e donne eritree, permesse dal governo italiano fino all'avvento del fascismo. Con il pretesto della "difesa del prestigio di razza di fronte ai nativi dell'Africa italiana" dal 1933 fu vietato ai padri il riconoscimento dei figli meticci, chiamati dispregiativamente dqala e costretti alla marginalità sociale. Si contano circa 15.000 discendenti meticci di coloni italiani in Eritrea nei 70 anni di colonizzazione dal 1885 al 1941. Fino alla riforma del diritto di famiglia in Italia nel 1975, a tali persone è stato inoltre impedito dal diritto italiano di portare il cognome paterno (il diritto consuetudinario tigrino è invece facoltà della madre indicare per il figlio il cognome del padre, anche se questi è già sposato).[8].
Lingua e religione

Generalmente gli italo-eritrei vissuti durante la Colonia eritrea parlano l'italiano, ma anche qualcosa di tigrino ed inglese. Sono tutti cattolici. Le nuove generazioni di italo-eritrei sono invece integrati nella società eritrea, perciò la maggior parte di loro parla solo qualche parola di italiano. Nella religione la maggior parte delle giovani generazioni è cattolica, mentre solo pochi giovani sono convertiti alle chiese riformate (o all'islam, nel caso di donne sposate con musulmani).[9]
Demografia

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fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Italo-eritrei

 
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Nara (popolo)


I nara (altrimenti conosciuti come barya) sono un gruppo etnico nilotico residente in Eritrea. Prevalentemente agricoltori, risiedono vicino al confine con il Sudan. Sono in gran parte musulmani, con una piccola percentuale che pratica riti tradizionali.

La lingua nara, strettamente imparentata ed a volte confusa con quella begia, è sempre meno diffusa per il prevalere di tigrigna ed arabo.



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Rashaida


I rashaida (in arabo بني رشيد, الرشايدة‎?, al-Rashāyda, Banū Rashīd) sono un gruppo etnico residente nell'area del Mar Rosso, particolarmente fra Eritrea e Sudan (praticamente nelle stesse aree abitate dai Begia), oltre che in Arabia Saudita e Kuwait.

In gran parte migrarono, intorno al 1846 dalla regione dell'Hijaz, verso la prospiciente costa africana. Sono perciò essenzialmente di etnia araba, pur avendo sviluppato propri specifici costumi ed usanze. Molti sono dediti all'allevamento, in forma nomade, dei dromedari (gli esemplari allevati dai Rashaida godono di grande fama nella regione).

La lingua parlata è l'arabo higiazeno.



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Saho


I Saho, talvolta chiamate Soho, sono un gruppo etnico che vive prevalentemente a sud e a nord del mar Rosso, che sono regioni dell'Eritrea, ma alcuni vivono in parti adiacenti dell'Etiopia. Sono in maggioranza musulmani. Pochi i cristiani, che sono conosciuti come Irob, e che vivono lungo il confine sud dell'Eritrea e alcuni in Etiopia.
È difficile stimare il numero esatto di Saho, poiché non c'è un censimento in Eritrea dai tempi della sua nascita.
Si stima sia tra il 4% e il 10% della popolazione eritrea, tra le 120.000 e le 320.000. Parlano la lingua saho.
Hanno un'organizzazione a clan, 11 attualmente, che sono divisi in gruppi di parentela. Nella politica Saho la fedeltà è fattore importante.
Tribù Saho

Idda
Asaworta
Irob



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Tigrè (popolo)


I tigrè (ma anche tigré o tigre) sono un gruppo etnico residente fra Eritrea (dove costituisce circa il 30% della popolazione) ed il Sudan, con comunità emigrate in Italia, Regno Unito, Germania e negli altri paesi europei, in Etiopia, nel Medio Oriente, in Australia e negli Stati Uniti.

In prevalenza musulmani sunniti, con una significativa percentuale di cristiani, abitano prevalentemente l'area centro-settentrionale dell'Eritrea. Molti sono stati costretti a spostarsi in Sudan dalle repressioni operate dal regime etiope, durante la Guerra di indipendenza eritrea.

Strettamente legati ai Sudanesi di etnia Begi, parlano la lingua tigrè (conosciuta come Xasa in Sudan).

La più celebre personalità di etnia tigré è stato Hamid Idris Awate.


https://it.wikipedia.org/wiki/Tigr%C3%A8_(popolo)

 
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