| E infatti mi condussero con loro, portando anche la zattera e gli averi, le cose, i gioielli, le pietre preziose, gli oggetti d’oro e d’argento che erano a bordo, e m’introdussero dal loro re informandolo dell’accaduto. Quegli mi salutò, mi dette il benvenuto, e mi fece delle domande sulla mia condizione e sugli avvenimenti che mi erano toccati. Lo misi al corrente di tutto, dal principio alla fine, e di quanto avevo sofferto. Il re si stupì assai della mia storia e si felicitò per la mia salvezza. Allora tirai fuori dalla zattera molti metalli preziosi e gioielli e legno e ambra grezza, e regalai tutto al re che lo accettò e mi trattò assai onorevolmente, facendomi dimorare presso di lui. Entrai in rapporti con i maggiorenti e i più importanti uomini del paese che mi trattarono molto bene, e non abbandonai più la casa del re. Quelli che giungevano in quell’isola, mi chiedevano notizie del mio paese e io ne davo loro, chiedendo a mia volta notizie dei loro, che essi mi fornivano.
Un giorno il re mi chiese notizie del mio paese e del modo di governare del califfo a Baghdad. Gli narrai della sua giustizia, e del suo modo di governare ed egli, stupito, esclamò: «Per Dio! Il califfo governa con saggezza e raziocinio. Tu hai suscitato in me amore per lui e io voglio preparargli un dono e inviarglielo per mezzo tuo». «Sissignore, – gli risposi, – glielo porterò dicendogli che tu gli sei sincero amico».
Per un certo tempo rimasi presso quel re con il massimo onore e menando buona vita. Un giorno mentre me ne stavo seduto al palazzo, udii la notizia che alcune persone di quella città avevano allestito una nave perché volevano fare un viaggio a Bassora. Pensai che nulla per me poteva andar meglio che partire con quella gente. Mi affrettai subito a baciare la mano del re facendogli sapere che volevo partire con quelle persone sulla nave che avevano apparecchiato, perché sentivo desiderio di rivedere la mia famiglia e il mio paese.
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«Tu sei libero, – mi rispose il re. – Ma se vuoi rimanere presso di noi ne avremo piacere perché siamo abituati alla tua compagnia». «Signor mio, – soggiunsi, – tu mi hai colmato dei tuoi favori e dei tuoi servigi, però io ho desiderio di rivedere la mia famiglia, il mio paese e i miei figli». Udite queste parole, il re fece venire i mercanti che avevano allestita la nave, mi raccomandò a loro e mi regalò molte cose sue pagando per me il nolo sulla nave; egli inviò a mezzo mio un grande regalo al califfo Harûn ar-Rashîd a Baghdad.
Salutati il re e tutti gli amici che frequentavo, mi imbarcai sulla nave con i mercanti e salpammo. Il vento ci era favorevole e il viaggio fu buono e noi confidammo in Dio altissimo. Viaggiammo di mare in mare e di isola in isola fino a che, con il permesso di Dio altissimo, giungemmo sani e salvi a Bassora ove, sceso dalla nave, mi fermai alcuni giorni e alcune notti, e poi mi preparai, e feci i miei bagagli, dirigendomi a Baghdad, Casa della Salute.
Mi recai dal califfo Harûn ar-Rashîd, portandogli quel regalo e informandolo di tutto quello che mi era capitato. Misi nei forzieri tutti i miei averi e le mie mercanzie, e andai Detmold-Sindbad-califfoal mio quartiere. La mia famiglia e i miei amici mi vennero incontro, e io distribuii regali a tutta la mia famiglia, facendo elemosine e doni. Dopo un po’ di tempo il califfo mi mandò a chiamare chiedendomi la ragione di quel regalo, e da dove gli fosse pervenuto.
«Principe dei credenti, – risposi, – per Allâh, non so che nome abbia la città da cui viene, né so la strada che vi porta. Posso solo affermare che quando la nave in cui mi trovavo affondò, capitai su un’isola ove mi costruii una zattera e scesi in un fiume che si trovava in mezzo all’isola stessa». E gli raccontai quello che mi era successo nel viaggio, e come mi fossi salvato da quel fiume e fossi giunto in quell’isola, e di quello che mi accadde in essa e infine della ragione del dono. Il califfo ne fu molto meravigliato, e ordinò agli storici di scrivere in un foglio la mia storia e di porla nel suo archivio affinché chi la vedesse potesse trarne ammaestramento. Poi mi onorò straordinariamente.
Rimasi a Baghdad vivendo allo stesso modo di prima, dimentico delle mie avventure e delle mie pene dalla prima all’ultima, menando vita felice, divertendomi e godendo. Questo è quello che mi accadde, amici, nel sesto viaggio. Domani, se vuole Iddio, vi racconterò la storia del settimo viaggio: esso è ancor più strano e meraviglioso di tutti gli altri.
(Le mille e una notte)
fonte https://lartedeipazzi.blog/2018/12/04/le-m...gio-di-sindbad/
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