| Architetture civili Il Teatro Feronia. La torre degli Smeducci con le bandiere della città sulla cima.
Piazza del Popolo. Grande piazza porticata dall'insolita forma a fuso, lunga 224 metri e larga 55, la piazza di San Severino Marche – in origine Platea mercati, oggi Piazza del Popolo – fu creata nel Duecento ampliando per scopi commerciali un'arteria stradale che in quel punto costeggiava l'abitato medievale. Nei secoli è diventata il "salotto buono" della nobiltà, e tuttora i palazzi gentilizi che la circondano esprimono il meglio dell'architettura locale dal Cinquecento al primo Novecento.[12] Il Teatro Feronia prospetta sulla piazza, è opera dell'architetto settempedano Ireneo Aleandri che lo costruì nel 1827 sulle rovine di un teatro ligneo settecentesco. Se la facciata è modesta e le dimensioni ridotte ricalcano quelle dell'edificio preesistente, la struttura neoclassica dell'interno è di grande qualità. Il sipario rappresenta il rito della liberazione degli schiavi davanti al tempio della dea Feronia.[13] Castello Aliforni, sulla cima del Monte Nero, è la sede della città medievale. Delle antiche costruzioni restano ampi tratti di mura, due porte, Porta delle Sette Cannelle e Porta di San Francesco, e, sulla sommità, le due torri simbolo della città: quella del comune, o degli Smeducci, (che presenta ancora uno stemma con il leone passante ghibellino) e, di fronte, il campanile del Duomo vecchio.
Siti archeologici
La zona archeologica si trova lungo la strada provinciale 361, un chilometro circa a est dell'abitato. Della Septempeda romana sono visitabili le terme, un tratto di mura e i resti di due porte.[14]
Cultura Musei Opera di Lorenzo Salimbeni, matrimonio mistico di santa caterina, 1400, pinacoteca di San Severino
La Pinacoteca civica Tacchi-Venturi, ospitata nel quattrocentesco Palazzo Minuzzini, fu istituita nel 1974 e raccoglie opere soprattutto di scuola locale che risalgono al periodo tra il XIV secolo e il XVI secolo. Parte di esse provengono dalla Civica Residenza, dove erano state raccolte dopo la confisca dei beni ecclesiastici negli anni successivi all'Unità d'Italia, e le altre sono opere in deposito dalla diocesi e affreschi staccati per ragioni di conservazione. La raccolta offre una visione completa della vivacità artistica raggiunta da San Severino per un lungo periodo. Tra le tante opere importanti alcune sono assolutamente da menzionare: nella prima sala è la Madonna dell'Umiltà di Allegretto Nuzi, datata 1366, insieme al polittico di Paolo Veneziano, purtroppo mancante in alcune parti. Nella seconda sala sono alcuni affreschi tardo trecenteschi precedenti all'avvento dei fratelli Salimbeni, a cui è dedicata la terza sala, dove è stata ricostruita un'intera cappellina con le Storie di san Giovanni Evangelista provenienti dalla cappella campanaria della chiesa di San Severino al Monte. Accanto a questi è il Matrimonio mistico di Santa Caterina commissionato dall'abate Francesco de Petroni e dalla nipote Verna di Niccolai, firmato da Lorenzo Salimbeni e datato 1400, uno dei più rappresentativi dipinti del gotico internazionale. La quarta e quinta sala è dedicata invece all'esponente di spicco del Rinascimento locale, il pittore settempedano Lorenzo d'Alessandro, accanto ad opere di Bernardino di Mariotto, ai polittici di pittori non marchigiani, come quello di Niccolò Alunno, del 1468, e quello di Vittore Crivelli, del 1481, e alla Madonna della Pace del Pinturicchio. La sesta ed ultima sala ospita invece tarsie di Domenico Indivini, due tele di Cristoforo Roncalli ed un Martirio di San Bartolomeo di Antonio Zanchi.[16] Il Museo archeologico Giuseppe Moretti, di recente spostato in una nuova sede, raccoglie testimonianze archeologiche dal territorio di Septempeda, (poi divenuta San Severino Marche) che spaziano dal Paleolitico all'Alto Medioevo. La parte numericamente più consistente della raccolta è costituita dai pezzi lasciati nell'Ottocento da Domenico Pascucci, medico condotto con la passione dell'archeologia: nonostante l'assenza di molti dati scientifici, i reperti rappresentano una testimonianza preziosa dell'insediamento preistorico nella zona. Il Museo del territorio di San Severino Marche include una casa colonica, un giardino botanico e il museo vero e proprio con oggetti, strumenti e attrezzi della civiltà contadina, artigianale e protoindustriale, raccolti e conservati grazie all'opera volontaria di Oberdan Poleti, già prestatore di lavoro della vicina scuola media.
Eventi Centro storico, con la torre degli Smeducci
Tutti gli anni, le prime due settimane di giugno, l'associazione Palio dei Castelli organizza il Palio dei Castelli: il periodo scelto è il 1400 quando San Severino era guidata dalla signoria degli Smeducci. Le feste in onore del patrono San Severino risalgono a secoli fa, tuttavia il Palio è organizzato dal 1972. Inizialmente si festeggiava il Palio ogni 4 anni, solo dal 1984 si svolge tutti gli anni.[17]
Premio Salimbeni per la storia e la critica d'arte: dedicato ai due artisti più noti di San Severino e istituito nel 1983, il premio è assegnato alternativamente a saggi di storia dell'arte italiana (anni pari) e marchigiana (anni dispari). Geografia antropica Frazioni e località
Agello, Aliforni, Barbari, Berta, Biagi, Cagnore, Canfaito, Cappella, Carpignano, Caruccio, Casette, Castel San Pietro, Cesolo, Chigiano, Colleluce, Collicelli, Colmone, Colotto, Corsciano, Cusiano, Elcito, Gagliannuovo, Gaglianvecchio, Granali, Isola, Maricella, Marciano, Martinelli, Monticole, Mozzacatena, Orpiano, Palazzata, Parolito, Patrignolo, Paterno, Pitino, Portolo, Rocchetta, San Mauro, Sant'Elena, Serrabassa, Serralta, Serripola, Serrone, Stigliano Capo, Stigliano Piede, Sventatora, Tabbiano, Taccoli, Ugliano, Valdiola, Valle Piana, Villanova. Elcito Elcito Lo stesso argomento in dettaglio: Elcito.
Antico castello eretto a difesa dell'Abbadia di Val Fucina, sorge su uno sperone roccioso a 824 m s.l.m., alle pendici del Monte San Vicino. A Elcito non c'è mai stato un emporio o un negozio, neppure per i generi di prima necessità perché fino agli anni ‘70 era una comunità autosufficiente. Erano duecento persone e avevano un intenso rapporto con la loro terra, fonte primaria di sussistenza[18]. Proseguendo lungo la strada si giunge all'altopiano di Canfaito, che fa parte della Riserva Naturale del Monte San Vicino e del monte Canfaito. L'altopiano è caratterizzato dalla presenza di faggi plurisecolari. Pitino
Circa 600 a.C. una delle più importanti località picene dell'area centro italica, se non l'unica, poi federata con Roma. Precedente a Septempeda. Reperti archeologici intatti, fondamentali per la ricostruzione della storia delle antiche civiltà come scudi, elmi, monili e anfore casualmente ritrovati nei terreni della zona, prima del 1950, in tombe arcaiche coperte da poderosi tronchi, sono custoditi presso il museo archeologico nazionale delle Marche ad Ancona.[19] Presso la frazione si trovano i resti del castello di Pitino. Rioni
Borgo Conce, Case Bruciate, Castello al Monte, Centro Storico, Di Contro, Fontenova, Glorioso, Gorgonero, Mazzini, Pieve, Ponte Sant'Antonio, San Michele, San Pacifico, San Paolo, Sassuglio, Scaloni, Settempeda, Uvaiolo. Economia Turismo
Nel 2023, il comune è stato insignito della bandiera arancione del Touring Club Italiano[20]. Infrastrutture e trasporti Strade
San Severino Marche è atrraversata dalle seguenti vie di comunicazione:
Strada statale 502 di Cingoli che la collega a Jesi, Cingoli e Serrapetrona Strada statale 361 Septempedana che conduce fino ad Ancona e Nocera Umbra SP 127 che conduce a Tolentino SP 2 Apirese che la collega con Apiro.
Ferrovie Il comune è servito dalla stazione di San Severino Marche, posta sulla linea regionale Civitanova Marche-Fabriano.
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