| Simboli Stemma di San Ginesio nel dipinto del 1498 Madonna in trono col bambino, San Francesco e il beato Liberato da Loro Piceno di Stefano Folchetti Riproduzione moderna in rame di uno dei sigilli comunali di San Ginesio, utilizzati fino al XV secolo
Lo stemma di San Ginesio comparve per la prima volta nel medioevo e, come traccia, oggi vengono conservati tre sigilli, conosciuti come "sigilli comunali". Nel volume XIX delle “Antichità Picene”, a cura di Giuseppe Colucci, lo storico antiquario settecentesco Telesforo Benigni afferma che ai suoi tempi esistevano ancora degli antichi sigilli rotondi, di cui riproduce le immagini.[21][36] In uno di essi è rappresentato un tempio, con a fianco un personaggio togato con qualcosa in testa che non si capisce bene: per Benigni il santo protettore. Nell'altro è rappresentato lo stesso tempio, con lo stesso personaggio a sinistra della costruzione che è sormontata dalle chiavi incrociate, simbolo dell'autorità papale.[21][36] In entrambe, nella scritta incisa in caratteri gotici nella corona circolare che chiude l'immagine, si legge[36]: † S. Nos Populum vestrum custodi Sancte Genesi. Il Benigni interpreta: San Ginesio, proteggi noi, vostro popolo; mentre nella S. legge l'abbreviazione per: Sigillo. Il Morichelli Riccomanni invece interpreta la S. per Senatum, e di conseguenza interpreta: San Ginesio, proteggi il senato nostro, vostro popolo.
Sicuramente si tratta di un sigillo usato per dispacci, e non di uno stemma. Ma interessante è la lettura del personaggio togato che qualche autore moderno ha supposto non si tratti del Santo protettore, quanto invece dell'imperatore Federico II, del quale i Ginesini furono fedeli e valorosi alleati al punto di meritare il titolo di Defensores Imperii, titolo che conserveranno negli Statuti comunali per designare i massimi esponenti del governo cittadino, vale a dire i quattro Priori e il Gonfaloniere.[36]
A partire dal XV secolo la popolazione ginesina non utilizzò più i sigilli poiché papa Pio II concesse lo stemma.[21] Da questo evento lo stemma venne documentato in opere pittoriche, nel frontespizio della chiesa Collegiata di Enrico Alamanno e in alcune pergamene particolarmente importanti del 1464, lo scudetto che riconosce tuttora come stemma comunale.
A dimostrazione ne è il “Quadro di Sant'Andrea”. Sulla porta e sull'antiporta della cerchia delle mura castellane che fanno da quinta alla battaglia è raffigurato per ben due volte lo stemma di San Ginesio. Lo stesso stemma venne riportato da Stefano Folchetti nel dipinto Madonna in trono col bambino, San Francesco e il beato Liberato da Loro Piceno del 1498, che il Magistrato aveva fatto dipingere, quale pala d'altare per la chiesa del Convento di San Liberato.
Si suppose che papa Pio II concesse a San Ginesio di fregiarsi del suo stemma che recava una croce, alla quale furono tolti due bracci a simboleggiare le due scomuniche inflitte alla Terra. L'idea cadde dal momento che lo stemma di San Ginesio, insieme a quello del papa reggente Martino V, dei Signori da Varano, dell'arciprete e del mastro-architetto bavarese Enrico Alemanno, già dal 1421 era stato riprodotto nel frontespizio della Collegiata.
Oggi, molto più correttamente, seguendo i rigidi protocolli della scienza araldica, si ritiene si tratti di una “croce gammata”, vale a dire una croce ripiegata sui due bracci di diversa grandezza che in quella posizione configurano la lettera greca “gamma”, cioè “G”, nel nostro caso lettera iniziale del santo patrono Ginesio.[17]
L'attuale stemma venne presentato e approvato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri il 10 giugno 1951, mentre l'attuale gonfalone dal Presidente della Repubblica il 1º luglio 1952. La blasonatura dello stemma è "Di rosso alla squadra d'argento rivolta, uscente dalla punta. Ornamenti esteriori da Comune.",[37] mentre quella del gonfalone è "Drappo partito di bianco e di rosso riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento: Comune di San Ginesio. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dai colori bianco e rosso con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati di argento.".[18] Monumenti e luoghi d'interesse
San Ginesio è quasi interamente costruito in pietra arenaria, proveniente proprio dai vicini Monti Sibillini. Gli edifici presentano elementi dell'architettura nordeuropea, arrivati nel paese in epoca medievale con delle maestranze provenienti dalla Germania, esempio è Pietro ed Enrico Alemanno, e dai Paesi Bassi.[38] Architetture religiose Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta
La Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, chiamata anche Collegiata o Pieve Collegiata,[39] è la chiesa principale di San Ginesio, situata in piazza Alberico Gentili. Una prima struttura venne costruita nel XI secolo su una cappella paleocristiana dedicata a Genesio di Roma, santo patrono del paese, ma dopo l'inizio dell'espansione territoriale verso est dell'abitato, l'amministrazione pubblica decretò la costruzione di una nuova chiesa che potesse contenere molta gente.[24] L'edificio subì numerose modifiche e restauri,[40] a partire dal 1294 ad opera di Angelo Bussi, fino al più importante, ovvero quello riguardante l’abbellimento della parte superiore del frontespizio della facciata, commissionato nel 1421 ad Enrico Alemanno.[41][42] Proprio per il suo intervento, ad oggi è l'unica opera marchigiana in stile gotico fiorito.[43]
L'interno, diviso in tre navate, conserva la cripta originale del periodo paleocristiano, nove cappelle disposte lungo i lati, sei poste nel lato destro e tre poste nel lato sinistro.[44] Sono varie le opere presenti: molte sono opera del ginesino Domenico Malpiedi, anche se sono presenti tele ed affreschi di altri artisti, come Pietro Alemanno, Cristoforo Roncalli, Federico Zuccari, Adolfo De Carolis, Simone De Magistris e pittori della scuola del Perugino.[45][46] Altri artisti ginesini contribuirono all'abbellimento dell’interno, come Stefano Folchetti e Guglielmo Ciarlantini
L'8 settembre 2017 la chiesa venne inserita nel "Primo piano di interventi sui beni del patrimonio artistico e culturale", approvato dall'allora Commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani, il giorno prima della fine dell'incarico.[47] La struttura presenta numerosi danni, sia interni che esterni, dovuti soprattutto alla planimetria e alla dimensione strutturale.[48] Il terremoto ha causato un parziale crollo del soffitto interno e della muratura, che si aggira intorno alle 45 tonnellate di materiale.[49] Per l'intervento di messa in sicurezza sono state utilizzate fasciature in poliestere e un doppio telaio di controventamento in acciaio, che si collegano con la struttura già esistente.[48]
Alcuni studiosi sostengono che sotto il pavimento giacciono le spoglie di Pipino il Breve e di sua moglie Bertrada di Laon,[50] mentre altri sostengono che non sia l'unico edificio di San Ginesio a presentare simboli e incisioni riconducibili all'ordine templare.[50] Altre architetture religiose La piazza centrale con la Collegiata, il loggiato e il teatro nel palazzo defensoriale (a destra)
Abbazia di Santa Maria delle Macchie: l'Abbazia di Santa Maria, situata nella frazione Macchie, è un vecchio monastero dei frati benedettini. La data di costruzione è sconosciuta, ma l'uso abbondante del reimpiego dalla vicina città romana di Urbs Salvia, suggerisce che l'abbazia intorno all'VIII secolo e IX secolo. Le tecniche di costruzione nella cripta del XII secolo suggeriscono la fondazione dopo il X secolo. Un documento del 1171 cita l'abbazia, mentre la prima documentazione confermata è del XIII secolo.[51] Auditorium Sant'Agostino (ex chiesa di Sant'Agostino): la prima struttura, in stile romanico, era originaria del XIII secolo ed era dedicata a Santa Maria Maddalena.[52] I resti romanici, tuttora visibili nelle murature, vennero conservati nonostante i continui restauri della chiesa.[53] Restaurata nel XVIII secolo su progetto di Carlo Antonio Sassi[54], precisamente tra il 1750 ed il 1756, la facciata originaria venne demolita e ricostruita in stile barocco.[53] Nel 1799 la struttura subì vari danni a causa di un terremoto, che portarono all'obbligo di abbattere il campanile della chiesa.[53][55][56] Con l'unità d'Italia, il convento e la chiesa, dopo la soppressione dell'ordine degli agostiniani, divennero di proprietà del Regno d'Italia.[57] Chiesa della Madonna di Loreto: edificata nella frazione Moline nel XVIII secolo, precisamente nel 1625, è ridotta a ruderi a causa dei numerosi terremoti che la colpirono ed è dedicata alla Madonna di Loreto.[58] Chiesa della Natività di Maria: situata a Poggio d'Acera e costruita in un luogo isolato ai margini dei confini comunali dal 1490 al 1510, è stata ampiamente ricostruita nel XX secolo utilizzando come modello lo stile architettonico del XVI secolo. Esternamente la chiesa presenta delle decorazioni rurali, come le finestre poste vicino all'ingresso. La facciata è scandita da lesene realizzato in laterizio e i punti sporgenti del tetto sono scanditi da cornici.[59] Pitturata con un'opera realizzata alla fine del XVI secolo e riconducibile alle maestranze locali, le pareti interne sono intonacate a vista e la presenza di finestre ovali fa sì che la luce del Sole illumini la chiesa naturalmente.[60] Chiesa di Collina di Lagua[61] Chiesa di San Fabiano[62] Chiesa di San Francesco: risale all'XI secolo.[63] Chiesa di Santa Maria della Pietà, detta «della Scopa», ora di proprietà privata Chiesa di San Giovanni Battista: situata nella frazione Campanelle, venne costruita nel 1936 in stile romanico, con l'utilizzo di materiale proveniente da ruderi civili, più precisamente mattoni. Il rosone in pietra rosa con croce centrale, riporta i simboli dei Quattro Evangelisti. La facciata è decorata con numerosi archetti pensili sopra ad una cornice in cotto. Sul lato destro della struttura si trovano la cappella semicircolare ed il campanile coronato di cuspide, mentre sul lato sinistro la sagrestia costruita con materiali diversi.[64] La pietra posta sopra la porta d'ingresso della sagrestia potrebbe provenire da una precedente chiesa dedicata sempre a San Giovanni Battista presente nel XIX secolo.[65] Nonostante la chiesa si presenti con una pianta a croce latina, i due bracci sono asimmetrici, infatti la sagrestia ha pianta quadrata e la cappella ha pianta semicircolare. L'interno presenta una crociera con tre archi decorati con degli archivolti in mattoni aprono sulla navata ed un quarto sul presbiterio, sollevato da un pavimento rivestito di marmo. Un secondo altare si trova nella cappella laterale. Nel 1969, a seguito del Concilio Vaticano II, la chiesa venne restaurata.[66] Chiesa di San Giacomo[67] Chiesa di San Gregorio Magno: costruita alla fine del XIII secolo in stile romanico su un territorio concesso dal Comune di San Ginesio, la sua costruzione iniziò ufficialmente il 4 giugno 1296 e venne conclusa intorno alla metà del XIV secolo. Nel medioevo il bene fu proprietà dell'Ordine dei Benedettini di Piobbico-Sarnano.[68] Prima del XX secolo la chiesa venne più volte restaurata a seguito delle sue condizioni, a volte degradate da eventi naturali. Il primo restauro venne effettuato alla fine del XVI secolo, precisamente nel 1599, il secondo nel 1612 e il terzo nel 1898. Nel secolo successivo al XVIII la struttura subì delle modifiche, infatti nel 1905 alcune parti vennero demolite e ricostruite: esempio ne è la facciata che venne ricostruita in stile neogotico. A seguito del terremoto di Umbria e Marche, il 26 settembre 1997 la chiesa ha subito leggeri danni, che non vennero sistemati visto che i lavori di restauro non furono finanziati.[69]
Arnaldo Mazzanti, Cristo crocifisso e oranti e Storie sacre
Chiesa di San Michele Arcangelo: costruita nel periodo che va dal 1958 al 1962 nella frazione di Passo San Ginesio, venne consacrata nel 1965 ed è compresa tra diversi edifici. Sul lato destro si trova la casa parrocchiale con i locali dedicati al parroco: un corridoio che attraversa la sagrestia collega i due edifici. La chiesa si presenta su di un basamento in pietra rosacea con pianta esagonale, una grande vetrata triangolare che segue il perimetro della chiesa.[70] L'interno presenta numerose opere dell'artista milanese Arnaldo Mazzanti: Cristo crocifisso e oranti, scultura in terracotta, altare maggiore della chiesa parrocchiale; Storie sacre, 1970, tabernacolo; Madonna con Bambino, pittura su tavola; Fonte battesimale, 1970, lastre scolpite in cemento armato. Chiesa di San Quirico[71] Chiesa di San Savino[72] Chiesa di Santa Chiara[73] Chiesa di Santa Croce: chiamata anche chiesa della Santa Croce, la prima documentazione di questa chiesa risale al 1069, il che la rende la seconda chiesa più vecchia dell'intero territorio comunale. L'attuale chiesa, invece, risale al XV secolo e all'interno è affrescata con un'opera del 1500 riconducibile a Stefano Folchetti. La facciata a capanna presenta il portale in pietra arenaria con un rosone a mattoni, mentre il campanile è assente a causa del terremoto. L'interno intonacato e l'utilizzo delle finestre, fanno sì che la luce entri ed illumini la chiesa naturalmente. La chiesa fu restaurata più volte: negli anni 1980 e a seguito del sisma del 1997 di Marche e Umbria.[74] Chiesa di Santa Maria della Consolazione Chiesa di Santa Maria in Selva[75] Chiesa di Santa Maria in Vepretis: la chiesa è una chiesa cattolica romana in stile barocco, costruita in mattoni semplici e decorata all'interno.[76] Chiesa di Torre di Morro[77] Complesso monumentale dei santi Tommaso e Barnaba Edicola della Madonnetta della Fornarina Eremo di San Liberato: conosciuto anche come santuario di San Liberato, costruito sull'eremo di Soffiano al confine tra San Ginesio e Sarnano, è dedicato a San Liberato da Loro Piceno da cui prende il nome. Ex chiesa di San Filippo Neri: costruita nel 1630 lungo l'attuale Corso Scipione Gentili, apparteneva ai Filippini, anche se prima di essere sconsacrata venne data anche all'ordine dei Frati Minori.[78] Ex chiesa di San Girolamo: costruita nella seconda metà del XVI secolo, restano solo dei ruderi.[78] Ex chiesa di San Michele[79] Ex chiesa di Sant'Anna Ex convento degli Agostiniani: risale all'XIII secolo, ma gli edifici attuali sono del 1615 e più tardi. Il chiostro contiene affreschi con scene della vita di Agostino, fatti fra il 1630 e il 1640 da Domenico Malpiedi.[80]
Mura di San Nicola
Mura di San Nicola: le mura di San Nicola (San Nicola dall'omonimo santo) sono una parte delle attuali mura castellane del paese. Il santo con l'imposizione del ginocchio, ne impedì la caduta.[81][82]
segue Architetture civili e militari
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