IL FARO DEI SOGNI

11 settembre 2011

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view post Posted on 9/2/2024, 10:59     Top   Dislike
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Non c'è bisogno di un ulteriore articolo sugli avvenimenti dell'11 settembre 2001, gli attentati che causarono il crollo di tre grattacieli a New York, danni al Pentagono e la distruzione di un ulteriore aereo, ricorre il loro decimo anniversario e la rete è piena di commenti interessanti e commemorativi.
Ma c'è un aspetto che pochissimi conoscono o considerano relativamente a quel dramma: le vittime indirette del crollo. La nube sprigionatasi dalla distruzione delle torri gemelle, l'aspetto psicologico, il dramma, il lutto, la paura e ciò che può succedere a chi vive in prima persona una tragedia a dir poco incredibile.
La rivista The Lancet (probabilmente la pubblicazione scientifica più importante e prestigiosa al mondo) ha pubblicato alcuni report interessanti che riguardano proprio i danni subiti a lungo e breve termine da chi è stato esposto alle conseguenze del crollo delle torri. Si analizzano in maniera particolare le situazioni dei soccorritori, pompieri soprattutto ma anche volontari e gente che si trovava quel giorno in quel posto.
I risultati probabilmente sono meno drammatici di quanto qualcuno sospettava ma fanno capire come la tragedia di un giorno memorabile non si sia limitata a quelle ore ma prosegue fino ad oggi e forse anche nei prossimi anni.
La cosa che personalmente mi resta addosso è il pensiero che un giorno come un altro, migliaia di persone (negli Stati Uniti era appena iniziata una nuova giornata) sono uscite da casa, hanno salutato e si sono recate come ogni giorno al lavoro o a sbrigare una commissione. Qualcosa di incredibile e di inimmaginabile ha deciso di porre fine alle loro storie in maniera immediata, repentina, senza alcuna spiegazione logica. Nessun incidente né errore, semplicemente terrore che piomba dal cielo.
I numeri e le considerazioni ci fanno ripiombare in un giorno a dir poco da incubo quindi e che tutti ricorderemo con immenso dolore e dispiacere.

Nella tragedia delle torri gemelle morirono 2753 persone e molte altre non furono mai identificate né contate nel tragico bilancio finale. Negli ospedali fu il caos. Molti furono costretti ad autodiagnosticare il loro problema per fare spazio a chi era più grave.
La mortalità ospedaliera di quel giorno fu sovrapponibile a quella già registrata in occasione di altri grandi eventi sanitari nonostante il caos ed il disorientamento rendevano le stutture al limite del collasso.
Ma oltre ai morti ed ai feriti di quel giorno, migliaia di persone furono esposte ai fumi, alle polveri ed ai detriti causati dal crollo delle due enormi torri.
Cosa è successo? Quelle polveri hanno causato danni?
C'è chi ancora oggi subisce conseguenze da quell'attacco terroristico?
Una raccolta di interessanti articoli pieni di dati ci permette di conoscere le cifre meno note della tragedia.
In un primo articolo si sottolineano i decessi ed il rischio di decesso correlato all'esposizione dei detriti conseguenti al crollo delle torri gemelle, si studia se questo rischio è diverso tra soccorritori ed abitanti del quartiere e si confrontano altri dati.
Hannah Jordan ha studiato i decessi registrati dal 2003 al 2009 tra coloro che prestarono soccorso in quei giorni e lavorarono al WTC dopo il disastro. Si vide che su 13337 addetti al salvataggio ed al recupero morirono 156 persone e che ne morirono 634 su 28593 individui non collegati con le operazioni di soccorso e recupero. Questi dati sono paragonabili ai decessi nei gruppi di controllo (individui senza alcun collegamento con gli avvenimenti dell'11/9).
I tassi di decesso non dipendono dal tipo di esposizione ai detriti (fumo, polvere, fuoco), dal tempo e dal punto di esposizione né dal momento di arrivo sul posto.
E' stato registrato un aumento di decessi nel gruppo non di soccorso con esposizione alta ed intermedia ai danni del crollo (per esempio gli abitanti della zona, gli scolari e le maestre delle scuole in zona), in particolare vi è un aumento dei decessi per malattie cardiovascolari.


Un secondo articolo riassume gli studi che hanno analizzato i disturbi più comunemente accusati dai soccorritori e dai cittadini che vivevano o lavoravano nelle zona del WTC. I dati parlano chiaro.
Sono stati studiati 27499 lavoratori o collaboratori che hanno agito direttamente in loco. Su questo campione sono stati analizzati i dati di 9 anni e si è scoperto che di essi il 27,6% soffre d'asma, il 42,3% di sinusite, il 41,8% di anomalie agli esami diagnostici respiratori (spirometria).
Gli agenti di polizia di New York presentano un tasso di depressione del 7,0% e disturbi post traumatici da stress nel 9,3%.
Si è notata una correlazione "dose-tempo", maggiore cioè il tempo di esposizione e la vicinanza con i detriti, maggiore l'incidenza di disturbi.
Lo studio fa due precisazioni molto corrette: i dati sono da leggere con molta cautela. I soggetti sono studiati ma non possono conoscersi tutti i fattori "confondenti" (di cosa soffrivano prima? Erano predisposti? Erano già malati?) e quindi i risultati sono relativi al monitoraggio successivo alla tragedia. Il secondo punto è che 10 anni possono essere pochi per scoprire tutti i problemi sanitari degli individui coinvolti nelle operazioni di soccorso post-evento.
Per questo si sottolinea l'importanza di effettuare un monitoraggio continuo. Di sicuro, ribadiscono gli autori, i problemi di salute legati al crollo del WTC esistono, possono essere molto seri e meritano grossa attenzione.

Non immaginate quanti studi si sono concentrati sulle conseguenze fisiche e psicologiche derivanti dagli attentati di New York, sono centinaia, probabilmente l'evento storico più studiato dalla medicina. Sono studi che servono anche ad affrontare eventuali altre gravi emergenze non solo logisticamente ma anche psicologicamente, tanto che ormai il caso 11 settembre 2001 è il simbolo di come si affronta un'emergenza, di cosa fare, non fare e di come organizzarsi.

Le problematiche sanitarie scaturite dopo l'11/9 non sono infatti un argomento affrontato recentemente, si evidenziò già pochi mesi dopo la tragedia che erano tanti tra i soccorritori e la popolazione di New York coloro che presentavano disturbi che con molta probabilità erano legati all'evento. Si notò anche un aumento di depressione e di abuso di sostanze stupefacenti e persino dei pensieri suicidi, negli adulti e negli adolescenti. Inquietante ciò che si osservò in donne in gravidanza che si trovavano dentro o nei pressi del WTC nel giorno dell'attentato: raddoppiarono i casi di ritardo di crescita fetale. Questo fenomeno fu collegato all'inalazione di particelle piccolissime, le stesse che formavano la tristemente nota "nebbia" che si formò dopo il crollo delle torri: questo fenomeno in gravidanza è tipico delle madri fumatrici.
I casi di bronchite, asma ed infezioni polmonari aumentarono per qualche anno.
Hanno studiato anche l'incidenza di cancro nei vigili del fuoco esposti alle polveri delle torri crollate e si è notato un modesto aumento (263 casi nei pompieri contro i 238 attesi per la popolazione generale) dei casi di cancro ma gli autori dello studio avvertono che i risultati possono essere stati condizionati da svariati fattori e non sono quindi conclusivi.
La polvere del WTC era fortemente alcalina, con un pH tra 9 e 11 e già per la cute un pH del genere può essere molto irritante. Si è calcolato che probabilmente si assisterà anche ad un aumento dei casi di tumore polmonare (mesotelioma).
La "nube" di polvere conteneva soprattutto (circa il 95% del suo contenuto) particelle grossolane (non nanometriche) composte da cemento, vetro, asbesto, piombo, idrocarburi e diossina. Particelle di carburante d'aereo erano numerosissime subito dopo gli attentati e diminuirono con le ore.
I primi soccorritori soffrirono per mesi di tosse, rinite, catarro e molti di loro sono ancora oggi sofferenti di bronchite. Dai risultati dei vari report si può trarre quindi una prima conclusione: il danno maggiore è dovuto all'enorme quantità di polveri e detriti sviluppatesi con il crollo delle torri gemelle. Le polveri hanno causato principalmente problemi polmonari di gravità lieve e media. I tumori non sono aumentati in maniera significativa, aumentate all'inizio significativamente poi diminuite, le problematiche psicologiche e psichiatriche. Un cenno a parte a tutte le persone coinvolte direttamente nei crolli (detriti caduti addosso, incidenti durante la fuga, incidenti stradali...), sono infatti centinaia i "reduci" dell'undici settembre 2001 che ancora oggi soffrono per i danni riportati quel giorno. Traumi fisici, alcuni irreversibili, sono rilevabili in pompieri, soccorritori e cittadini comuni.



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view post Posted on 12/2/2024, 09:41     Top   Dislike
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Come si può vedere quindi la tragedia non si è limitata a ciò che abbiamo visto ma a molto altro ed anche per questo la gente che per professione o per altruismo si è lanciata in soccorso di chi aveva bisogno è da ammirare fortemente.
Questi studi sono importanti anche perchè collegati alle numerose richieste di indennizzo moltiplicatesi negli anni da parte di persone coinvolte a vario titolo negli attentati del 2001, la distanza tra noi e gli USA non ci permette di comprendere pienamente un fenomeno che condiziona anche economicamente oltre che dal punto di vista sanitario, sociale e psicologico un'intera nazione.
Gli altri articoli di Lancet sono meritevoli perchè analizzano anche ciò che successe dopo quel maledetto giorno e non solo negli Stati Uniti (è un aspetto che noi occidentali spesso non valutiamo). Le guerre, le missioni militari e le loro conseguenze tra i soldati ed i civili, ulteriori vittime di quella tragica giornata. E' interessante ad esempio un report sull'attuale situazione sanitaria dell'Iraq, praticamente al collasso, con personale medico che emigra per trovare lavoro e strutture assolutamente inadeguate. L'aspettativa di vita di un iracheno oggi è di 58 anni e muoiono più di 4 bambini ogni 100 entro i cinque anni. Credo che questo faccia capire il dramma che vivono le popolazioni di quel paese.


Nelle pagine di Lancet ulteriori articoli molto interessanti, uno dei quali cerca di inquadrare la psicologia, le motivazioni e le considerazioni sugli attacchi suicidi: qual è il loro significato? A cosa sono dovuti? Si possono evitare?

L'articolo afferma che la prima motivazione del suicida è quella economica: sono pagati per farlo. Individui in gravi difficoltà economica o con importanti debiti familiari sono i più motivati a compiere un attacco suicida. Altre spinte emotive possono derivare dal senso di ingiustizia e sconfitta che in alcune aree del nostro pianeta sono strumentalizzate e sfruttate da capipopolo e dittatori.
L'attacco suicida, considerato un'arma primitiva e poco raffinata in realtà è particolarmente efficace (ed a New York purtroppo questo si è dimostrato del tutto vero) e poco costosa, si pensi che da marzo 2003 a dicembre 2010 in Iraq sono stati registrati 1003 attacchi suicidi che hanno provocato 12284 morti.
Dal punto di vista ideologico e politico l'attacco suicida incoraggia la popolazione (che si sente rappresentata dagli attentatori) ed è idealizzato come un atto eroico.
Come si prevengono?
Praticamente impossibile, troppo complessi ed imprevedibili.

Torno con la mente a quel giorno e non posso non rivolgere un pensiero alle vittime del disastro ed ai loro famigliari.

Alla prossima.



www.medbunker.it/search/label/torri%20gemelle
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