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L’uomo è sempre intervenuto nella genesi delle varie razze canine. Spesso lo scopo era di migliorarne le qualità intrinseche, ma qualche volta l’operazione è stata solo commerciale. Il parere dell’esperto. Veterinaria dell'animale
Cani sempre più minuscoli, soggetti al contrario sempre più grossi, esemplari che faticano a respirare e altri con problemi articolari evidenti fin dalla prima infanzia. Il cane, compagno fedele delle nostre attività lavorative e quotidiane da millenni, sta diventando sempre più spesso un giocattolo da usare al bisogno, un accessorio per sentirsi alla moda, un complemento di arredamento per ville e appartamenti. Il tutto, ovviamente, a scapito della sua salute, dei suoi istinti primari e del suo modo di vivere.
“L’uomo è sempre stato un manipolatore delle specie animali”, sostiene il dottor Oscar Grazioli, medico veterinario e giornalista. “Il contadino, che nelle campagne aveva necessità di bovini possenti per arare e tirare carri, si è indirizzato verso incroci con animali che esaltassero queste qualità. L’accoppiamento tra la giumenta (cavallo femmina) e l’asino ha dato origine al mulo, più sicuro e affidabile sui tratturi ghiacciati delle montagne. Non poteva essere altrimenti con il cane, che già vantava una varietà di razze primitive provenienti da ogni angolo del Pianeta. Sia sufficiente l’esempio del bassotto, selezionato con zampe cortissime e una lunga schiena: doti notevoli per la caccia degli animali da tana, ma veri talloni d’Achille per quanto riguarda la salute della colonna vertebrale e del suo delicato midollo spinale”. Razze sempre più piccole, razze sempre più grandi
Il chihuahua da borsetta o il maltese mini hanno ormai invaso le città insieme a barboni, yorkshire, bolognesi e altre micro razze con una vasta platea di amatori che, nel tempo, hanno richiesto soggetti sempre più piccoli. “Si tratta di cani ‘miniaturizzati’ che spesso non raggiungono i due chili (neanche il peso di un neonato umano) con tutte le conseguenze del caso: dall’inserimento di una cannula in vene microscopiche all’intubazione orotracheale durante l’anestesia in cui si devono usare tubi particolari che non si occludano se è presente muco o catarro”, spiega il dottor Grazioli.
All’opposto ecco il cane gigante, possente, quasi ingovernabile in città. E sono alani, bovari di vario genere, san Bernardo, cani da guardia e difesa personale come il cane corso, che talvolta diventano oggetti da salotto senza uno scopo reale o un utilizzo preciso. Ma, a parte la vita che si prospetta loro, che non è certo quella che avrebbero fatto quando fu creata la razza, il gigantismo porta con sé anche problemi di invecchiamento precoce da non sottovalutare.
“Nel caso dei cani di taglia gigante, la manipolazione umana si è fatta meno sentire perché decine di razze geneticamente ‘costruite’ dall’uomo derivano dai grandi cani da pastore dell’Asia (pastori del Tibet) che erano già di per sé cani di taglia possente e con una vita molto più breve rispetto ai cani di piccola taglia. Secondo le teorie attuali, i cani di grande taglia vivono pochi anni (mediamente sette) perché, quando un organismo cresce, le sue cellule usano il cibo ingerito per trasformarlo nel carburante molecolare di cui hanno bisogno per funzionare. Questo vuol dire che più energia un corpo produce, più radicali forma e più precoce sarà l’invecchiamento”, conclude Grazioli.
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