| Minoranza linguistica tedesca in Danimarca
La minoranza linguistica tedesca in Danimarca, che si descrive come "i tedeschi dello Schleswig Settentrionale" (Jutland meridionale), è composta da circa 15.000-25.000 persone.
Storia
Lo Schleswig fu dal tempo dei Carolingi una zona contesa tra i danesi ed il Regno Franco. La regione dello Schleswig era scarsamente popolata, ricoperta da una fitta foresta e fu insediata solo nell'Alto Medioevo da coloni sassoni provenienti da sud. Dalla fine dell'XI secolo lo Schleswig diventò un ducato indipendente e affermò fino al 1864 la sua crescente autonomia verso la casa reale danese. Già nel tardo Medioevo i duchi di Schleswig fecero venire coloni olandesi, fiamminghi e dalla Vestfalia. Nel XVIII secolo nel contesto della colonizzazione della palude e della brughiera della Geest[1] di Schleswig giunsero coloni dal Württemberg, dalla Svevia, dall'Assia e dal Palatinato.
Nel 1864 il ducato di Schleswig fu occupato dalla Prussia e quindi divenne provincia prussiana. L'errore del governo danese in relazione alla mancanza di tolleranza ed alla discriminazione nei confronti delle minoranze linguistiche prima del 1864 fu ripetuto dallo Stato prussiano con misure di germanizzazione nello Schleswig Settentrionale dove la maggior parte della popolazione era d'origine danese. I vincoli imposti rafforzarono però nella regione l'identità danese in modo che subito dopo che lo Schleswig fu assegnato alla Prussia si delinearono due campi nazionali. Il primo dopoguerra
Durante la prima guerra mondiale la Danimarca rimase neutrale. Sulla base del trattato di Versailles nel 1920 fu sostenuto un referendum nello Schleswig Settentrionale riguardante l'annessione alla Danimarca o no.
Dei circa 100.000 aventi diritto al voto il 74,9 % votò per l'annessione alla Danimarca. Da allora lo Schleswig Settentrionale fa parte della Danimarca. La minoranza tedesca quindi doveva accettare una vita nel “paese ospitante”. Subito si verificarono dei contrasti con il governo danese perché il nuovo confine fu percepito dai tedeschi come ingiusto che richiedevano una revisione del confine. e da un lato, nonostante l'atteggiamento negativo della minoranza tedesca nei confronti della Danimarca, venne concessa loro una vita culturale propria che, consistente nella tolleranza di associazioni tedesche e di giornali in lingua tedesca, nella costruzione di una scuola con insegnamento in lingua tedesca in scuole pubbliche e private, nella continuazione o creazione di asili, nel mantenimento di una vita religiosa in lingua tedesca; dall'altro lato i partiti nazionalisti danesi non facevano mistero sul fatto che volevano assimilare il gruppo etnico tedesco il più presto possibile con l'intento di farlo sparire in pochi anni. Vennero adottate anche delle misure al riguardo: dopo che le lingue tedesca e danese erano state presenti nella chiesa in egual modo, a partire dal 1923 il danese divenne la sola lingua ufficiale.
Nello stesso anno venne introdotto il permesso di soggiorno e di lavoro, l'immigrazione da sud venne bloccata e i cittadini tedeschi vennero espulsi; l'immigrazione dal Regno di Danimarca e le istituzioni danesi, come l'università popolare, le caserme e le aziende statali, invece vennero promossi. Scaturì una “battaglia a carattere nazionale” tanto che dal 1925 al 1939 circa 34.000 ettari di terreno cambiarono proprietario: da tedesco a danese. Le richieste di revisione del confine non sono mai smesse.
Quando il Terzo Reich, il 9 aprile 1940, durante l'operazione Weserübung occupò la Danimarca, sfavorevole ai sensi del diritto internazionale e con la violazione del patto di non aggressione, più di 2.100 tedeschi dello Schleswig Settentrionale parteciparono volontariamente alla guerra. 748 di essi morirono. Il secondo dopoguerra
Il 5 maggio 1945, quando le truppe tedesche capitolarono in Danimarca, la minoranza tedesca, in quanto ritenuta composta da collaboratori con la potenza occupante e traditori dello Stato danese, vennero "puniti" severamente. L'ira della popolazione danese, che nel corso dei cinque anni di occupazione si era accumulata, si scaricò sul gruppo etnico. La casa del quotidiano tedesco e numerosi monumenti vennero fatti esplodere, bombe furono gettate nei negozi tedeschi e le case delle associazioni tedesche furono bruciate.
Circa 3.500 membri del gruppo etnico (in particolare la parte maschile) furono arrestati, messi in "custodia protettiva" nei lager, indipendentemente dalla qualità di socio politico o l'aver partecipato alla guerra. Più tardi, 2.948 di loro furono condannati con effetto retroattivo, in base alle disposizioni legislative (la cosiddetta resa dei conti del diritto), a pene detentive da uno a dieci anni di reclusione. La maggior parte ha avuto due anni carcere, eccetto i leader nazisti che hanno avuto delle pene notevolmente più elevate. Quasi ogni famiglia tedesca nello Schleswig Settentrionale venne colpito da questa resa dei conti, soprattutto i volontari di guerra.
Poiché le forze d'occupazione tedesca avevano lasciato otto miliardi di corone danesi di debito nella Banca nazionale danese la Danimarca si rifece sia sulla proprietà del Reich tedesco che sulla proprietà privata del gruppo etnico in Danimarca, le cui istituzioni furono dapprima sequestrate e successivamente espropriate secondo le leggi, con effetto retroattivo. Agricoltori tedeschi che avevano dei depositi in un istituto di credito tedesco furono vittime dell'esproprio, anche locatori di aziende agricole che erano di proprietà dell'istituto stesso.
Oltre alla reclusione e la confisca, le persone di etnia tedesca (con passaporto tedesco) sono state espulse dalla Danimarca. Questi "Aussiedler" (immigrato di origine tedesca proveniente dall'Europa orientale) si ritrovarono inizialmente nell'ex campo di concentramento di Neuengamme vicino ad Amburgo, che veniva gestito dalle autorità britanniche. La legislazione liberale del anteguerra è stata annullata nel 1945 dal parlamento danese. Una legge per la scuola permetteva la creazione di scuole private a livello di scuola primaria, ma senza il diritto per l'esame. Era quasi impossibile a fare lezione poiché gli insegnanti tedeschi avevano o l'interdizione professionale o, se cittadini tedeschi, dovevano lasciare il paese, gli edifici della minoranza vennero confiscati dal governo danese.
Dal 1945 l'infrastruttura della minoranza doveva essere rinnovata totalmente. L'esistenza del gruppo etnico tedesco stesso era minacciata. Dal 1955 in poi
Nel 1955, nelle dichiarazioni di Bonn-Copenaghen, la minoranza danese in Germania e la minoranza tedesca in Danimarca furono riconosciute pienamente e i loro diritti furono confermati, con i quali alle minoranze non vennero concessi diritti speciali, ma solo l'impegno di garantire la libertà di etnia e la parità di trattamento di tutti i cittadini. Secondo le dichiarazioni, le minoranze sono cittadini con tutti i diritti.
Tuttavia, per la minoranza tedesca i risultati dei negoziati del 1955 furono una delusione. La loro richiesta di amnistia e di restituzione dei beni espropriati fu respinta e vista da parte dei danesi come intromissione negli affari interni danesi. La minoranza tedesca però riottenne il diritto di esame per le loro scuole è poté istituire nuovamente un liceo ad Apenrade.
Ciò ha avviato un processo di rilassamento che ha portato ad un buon rapporto di vicinato odierno. Il gruppo etnico tedesco con la sua specificità culturale, oggi, è l'unica minoranza linguistica riconosciuta nel Regno di Danimarca in conformità con il Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali e la Carta per la protezione delle lingue regionali e minoritarie.
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Sinti
I sinti sono una etnia appartenente alla più ampia famiglia delle comunità romaní dell'Europa.
L'origine del nome sinti è nella parola indo-persiana Sindh, ad indicare la regione nella valle dell'Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell'attuale Pakistan ed India nord-occidentale, e per estensione tutta l'India.
In Francia, i Sinti sono chiamati Manouches o Manus (nella loro lingua, una delle parole per "uomini")[1], in Spagna Caminadores sebbene alcune fonti le trattino come etnie differenti.[2] La lingua propria dei Sinti è comunque pressoché la stessa dei Manouches, ed è piuttosto affine alle lingue parlate dai Rom nonché condivide il lessico base dei gerghi parlati dai Kalé: tutte queste etnie condividono una stessa origine linguistica.
Storia
È opinione diffusa che gli antenati dei Sinti debbano essere partiti come profughi di guerra a causa degli attacchi degli Omayyadi al Regno Sindhi nel 711-713 e della morte di Raja Dahir. La loro presenza in Ungheria è documentata dalla fine del XIV secolo e nell'Europa centrale dall'inizio del XV secolo (1407, Hildesheim, Germania). La lingua dei Sinti indica che sono chiaramente la più antica diaspora indiana immigrata in Europa. Gli antenati di Sinti e Kalé erano Kshatriya Sindhiens, "sinto" deriva dalla parola "sindho" che significa "abitante del Sindh" (ora Pakistan). Una ricerca condotta da Louis de Gouyon Matignon mostra che il 50% di Sintikes, la lingua Sinti, proviene dalla lingua hindi. È un dialetto germanizzato (nel nord) ed italianizzato (nel sud).
La storia recente dei Sinti è analoga a quella della popolazione Rom: furono perseguitati in tutti i Paesi europei subendo di volta in volta pratiche di inclusione (schiavizzazione nei paesi dell'Est Europa) ed in particolare in Romania (schiavitù abolita solo dopo il 1850), esclusione (cacciata dai territori) e discriminazione.
Il nazismo riservò ai Rom e Sinti lo stesso trattamento riservato agli ebrei, ai testimoni di Geova ed agli omosessuali. Essi furono deportati in campi di concentramento. Si stima che circa 500.000 tra Rom e Sinti trovarono la morte nei campi di sterminio durante il Porajmos. Anche nel fascismo italiano i Sinti furono severamente discriminati ed internati in campi di concentramento[3].
Tradizionalmente i Sinti hanno esercitato l'attività del giostraio e del circense. Tra i più famosi circensi italiani di origine sinta ci sono Moira Orfei e la sua famiglia[4]. Anche la seconda famiglia circense più famosa d'Italia, i Togni, è di origine sinta.[5]
Molti sinti parlano il romaní, ma diversi gruppi utilizzano dialetti influenzati dalle lingue regionali del luogo di insediamento. I sinti e zingari in Francia
I "Cinti" (Sinti) in Francia sono nella maggior parte della comunità degli evangelici[senza fonte], sono privi di una dimora stabile, vivono/lavorano e si spostano con le roulotte nel territorio francese.
Oltre alle normali occupazioni dei loro connazionali, l'etnia sinti ha contribuito in modo importante alla storia del circo europeo, ed al successo imprenditoriale di prestigiosi prodotti del settore agricolo francese, quali i vigneti bordolesi.
Gitani è anche il nome degli abitanti di etnia sinti della Camarga[senza fonte] della Francia meridionale. Un altro termine utilizzato in Francia è quello di Manouches, come l'indiano Manuš[6].
Fra gli esponenti della comunità, attualmente il più famoso è forse Kendji Girac, che ha vinto la terza stagione del talent show televisivo The Voice: la plus belle voix nel 2014 ed è diventato cantante di successo. La divisione in sottogruppi
La divisione che si fa in sottogruppi dell'etnia sinta si basa sul territorio in cui vivono; vi sono così, per esempio, Sinti:[7]
Gackane (Tedeschi) Schtraickhária (Austriaci) Valshtiké (Francesi)
Tra gli italiani sono particolarmente presenti:
Piemontákeri (Piemontesi), parte dei quali poi trasferiti in Liguria; Abruzzesi; Napoletani; Lombardi; Veneti; Reggiani.
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Tedeschi
I tedeschi (Deutsche in lingua tedesca standard) sono un gruppo etnico localizzato prevalentemente in Germania. Degli oltre 150 milioni di persone che al mondo parlano tedesco, circa 83 milioni sono di nazionalità tedesca, insieme ad altri quasi 10 milioni di austriaci. Possono essere considerati tedeschi, oltre agli abitanti dell'attuale Stato tedesco (che comprende solo una parte della Germania storico-culturale), anche gli austriaci, gli svizzeri germanofoni, i lussemburghesi, i liechtensteiniani, gli alsaziani, un ridotto numero di belgi (comunità germanofona del Belgio) e di danesi, la maggior parte degli altoatesini e alcuni milioni di immigrati e loro discendenti, che, pur non essendo di madrelingua tedesca, hanno accettato forme di vita e di cultura legate al mondo germanico.
Approssimativamente vi sono altri 80 milioni di individui che hanno antenati tedeschi (i Deutschstämmige), in particolare negli Stati Uniti[14], in Brasile[15], Argentina[16], Francia[17], Cile[18] e Canada[19], i quali tuttavia non parlano il tedesco come lingua nativa.
Ciò premesso, il numero totale dei tedeschi, nei paesi di lingua germanica e al di fuori di essi, risulta oscillare tra i 155 e i 170 milioni. Origine del nome
Il termine tedesco Deutsche trae origine dall'Alto tedesco antico diutisc (da diot, popolo) che si riferiva alla "lingua del popolo" germanico. Tuttavia, non è ancora chiaro se la parola fosse comunemente utilizzata in qualità di etnonimo. L'uso del sostantivo ein diutscher, per indicare "un tedesco" emerge solamente nel Medio alto tedesco ed è attestato dalla seconda metà del XII secolo. Tedeschi nel mondo Nel 1930 quasi 100 milioni di persone in giro per il mondo erano di origine tedesca, ovvero il 4,5% della popolazione mondiale.[20][21][22] Durante il secondo dopoguerra milioni di tedeschi nell'Europa dell'est furono vittime di violenze e uccisioni, tali da comportare un esodo pressoché totale da quelle terre.
Il termine "tedesco" può identificare varie tipologie etniche. Può pertanto essere utilizzato per distinguere i cittadini tedeschi effettivamente tali dai cittadini di diversa origine; può indicare le minoranze linguistiche tedesche di altre nazioni; soprattutto in inglese, il termine Ethnic Germans viene adoperato più genericamente per indicare i discendenti di emigranti tedeschi.
Minoranze di cultura tedesca, anche se in alcuni casi maggioritariamente non germanofone, sono rappresentate in diversi paesi dell'Europa centrale e orientale (Polonia, Ungheria, Romania, Russia), ma anche dell'Africa (Namibia) e dell'America del Sud (Brasile meridionale, Cile meridionale, Argentina e Paraguay) e, soprattutto, in America settentrionale.
In Europa, l'espulsione e deportazione verso la Germania delle comunità tedesche praticata negli anni immediatamente successivi al termine della seconda guerra mondiale ha fatto sì che ad oggi nessuna significativa minoranza tedesca sia presente ad oriente della Linea Oder-Neisse e del confine con la Repubblica Ceca. Solo minoranze di esigua consistenza numerica sono rimaste nella Mitteleuropa e precisamente in Repubblica Ceca (339.106 tedeschi), Slovacchia (155.407), Polonia (262.900) e Ungheria (circa 230.000). Nel resto d'Europa, anche Belgio (70.000 tedeschi), Danimarca ed Italia presentano significative minoranze di lingua ed etnia tedesca. Alcune di esse, come in Italia, hanno garantite particolari autonomie come rappresentano i casi dello statuto speciale per la provincia autonoma di Bolzano, dove i germanofoni detengono la predominanza delle leve politiche ed economiche. Un caso particolare e opposto è costituito dall'Alsazia, in Francia, dov'è storicamente parlato il dialetto alsaziano, di ceppo alemanno, ma non il tedesco standard, e dove almeno dai primi anni settanta la popolazione è perfettamente integrata linguisticamente e culturalmente con il resto della nazione francese, nella quale gli alsaziani si identificavano già da molto prima. Una minoranza di tedeschi di una certa consistenza, detti "sashi" (sassoni) era presente anche nella Transilvania rumena (Siebenburgen), ma la maggior parte di essi è emigrata in Germania dopo il 1945, anche se ne restano ancora alcune migliaia.
La comunità di ascendenze tedesche più numerosa al mondo dopo quella radicata in Germania, è presente negli Stati Uniti e conta, secondo le statistiche ufficiali statunitensi, circa 50 milioni di persone (tenendo anche conto di circa 800.000 oriundi austriaci), ovvero oltre il 17% degli abitanti (rilevazione 2005) degli States (il 23% dei bianchi americani).[23][24][25] Tale comunità risulta essere anche il gruppo etnico europeo più consistente al di fuori dell'Europa. La maggior parte dei tedeschi americani vive negli stati del Medio-atlantico (Pennsylvania) e del Nord Midwest (Iowa, Minnesota, Ohio, Wisconsin, Illinois, Indiana, Dakota del Nord, Dakota del Sud e Missouri orientale) ma si possono individuare delle "enclavi" in altri stati (ad esempio in Texas e Louisiana). Notevole pure l'apporto tedesco alla popolazione di Canada (circa il 9% della popolazione) ed Australia (circa il 4%).
Sin dal Medioevo gruppi di tedeschi hanno colonizzato vaste aree dell'Europa Orientale e prima della seconda guerra mondiale erano presenti minoranze di una certa entità in Cecoslovacchia (tedeschi dei Sudeti e tedeschi dei Carpazi), Russia (tedeschi di Russia), Polonia, Transilvania e Paesi Baltici (soprattutto in Lettonia). Dopo il conflitto si sono verificate espulsioni e migrazioni volontarie che ne hanno notevolmente ridotto il numero. Secondo i censimenti più recenti, in Polonia si contano 152.900 tedeschi, in Russia 597.212, nella Repubblica Ceca 39.106, in Slovacchia 5.405, in Ungheria 150.000, in Romania 60.000 e, nei Paesi Baltici, poche decine di migliaia.
Alcuni gruppi possono essere classificati come tedeschi anche se hanno perso la propria lingua madre e parte delle proprie tradizioni. Fra questi sono compresi i circa due milioni di tedeschi che prima degli anni novanta vivevano nell'Unione Sovietica, specialmente in Russia e Kazakistan, e la gran maggioranza dei 50 milioni di oriundi germanici (e austro-germanici) radicati negli Stati Uniti d'America.
fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Tedeschi
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