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Si sa che nel 1939, il perennialista svizzero Frithjof Schuon (noto successivamente anche come Shaykh Isâ Nur al-Dîn Ahmad al-Shâdhilî al-Darqâwî al-Alawî al-Maryamî) si reca al Cairo e fraternizza con Renè Guenon, le cui opere aveva già iniziato a meditare dal 1924. Schuon è il portavoce preminente di una scuola di pensiero che si occupa dell’espressione e spiegazione della Filosofia Perenne, filosofia che esprime le verità metafisiche atemporali soggiacenti alle diverse religioni. Le sue fonti scritte includono le Scritture rivelate così come gli scritti dei grandi maestri spirituali. Poichè queste verità sono permanenti ed universali, il punto di vista può così essere chiamato Perennialista. La Filosofia Perenne è una prospettiva importante che può informare lo studio della religione comparata, l’antropologia, l’arte, la letteratura e molte aree correlate. Schuon è stato un filosofo nella tradizione di Platone, Shankara ed Eckhart, ed ha scritto più di venti libri su religione, metafisica, arte sacra e sulla via spirituale, sviluppando e analizzando in modo ampio e penetrante il tema dell’Unità trascendente delle religioni e della necessaria comprensione esoterica come antidoto al nichilismo contemporaneo. Per Schuon, la quintessenza della metafisica pura può essere riassunta dalla seguente dichiarazione del Vedanta, anche se la prospettiva dell’Advaita Vedanta trova il suo equivalente negli insegnamenti di Ibn Arabi, Meister Eckhart o Plotino: Brahman è il reale, il mondo è illusorio, il Sé non è diverso da Brahman. La metafisica esposta da Schuon si basa sulla dottrina dell’Assoluto non-duale e sui diversi gradi di realtà. La distinzione tra l’Assoluto e il relativo corrispondono per Schuon alla coppia Atma/Maya. Maya non è solo l’illusione cosmica: da un punto di vista più alto, Maya è anche l’Infinito, la divina Relatività oppure l’aspetto femminile (Mahashakti) del Principio Supremo. Infatti, è importante capire che la “apparenza” dà luogo a due interpretazioni complementari: in base alla prima di queste, il mondo è illusione, è il nulla; in base alla seconda, è Manifestazione Divina. L’Assoluto, Sovra Essere, è anche il Sommo Bene (Agathon), che per sua natura vuole comunicarsi attraverso la proiezione di Maya. L’intera manifestazione dal primo Essere (Ishvara) alla materia (Prakriti), il minor grado di realtà, è infatti la proiezione del Principio Supremo (Brahman). Il Dio personale, considerato come la causa creativa del mondo, è solo relativamente assoluta, una prima determinazione di Sovra Essere, al vertice di Maya. Il Principio Supremo non è solo oltre l’Essere. È anche il Sé Supremo (Atman), e nella sua essenza più intima, l’Intelletto (buddhi), che è il raggio di coscienza lucida la rifrazione assiale di Atma all’interno di Maya. Secondo Schuon, il cammino spirituale si basa essenzialmente sul discernimento tra “Reale” e “irreale” ( Atma/Maya ), sulla concentrazione sul reale, e sulla pratica delle virtù. Secondo Schuon, il presupposto essenziale del pensiero metafisico è l’intellezione o, diciamo, l’intuizione intellettuale. Quest’ultima non è certo una questione di sentimento, si tratta bensì di intelligenza pura. Senza questa intuizione, la speculazione metafisica non è che un opaco dogmatismo, un impreciso raziocinio. È ovvio che un pensiero speculativo privo delle sue basi intuitive non sarebbe in grado di preparare il terreno alla Gnosi: la Conoscenza diretta, concreta e assoluta. È poco probabile che un uomo nasca con la conoscenza della Dottrina integrale, ma in casi molto eccezionali è possibile che possegga dalla nascita la certezza dell’Essenziale. Se la possiede, attua il viaggio iniziatico, che racchiude un’Illuminazione. Essa è generata gradualmente, oppure in un tempo unico, o ancora al momento della morte, quando il dramma psicosomatico favorisce questa irruzione di Luce. È, per un grado o per un altro, Moksha (induismo), Bodhi (buddhismo), Satori (Zen). L’estasi è una circostanza analoga, ma di ordine differente, poiché non produce in sé uno stadio duraturo. L’Illuminazione, che per di più presuppone sforzi persistenti e spesso prove severe, è stata spesso prospettata come un mistero d’Amore proprio perché si tratta di una realtà integrale e quasi esistenziale che trascende il gioco mentale di congetture e conclusioni: l’Amore che muove il sole e l’altre stelle. Il viaggio iniziatico prospetta due dimensioni morali di primaria importanza, una esclusiva e ascetica e l’altra inclusiva e simbolica – o estetica, se così si può dire. Tra gli aspiranti alla Liberazione, vi sono innanzitutto coloro i quali, nel nome della Verità, si ritirano dal mondo, come i frati o sannyâsîs; poi ci sono coloro che, nel nome della stessa Verità, rimangono nel mondo e cercano di trasmutare in oro il piombo che a priori il mondo offre, come gli adepti delle iniziazioni cavalleresche e artigianali. Descrivendo il primo libro di Schuon, l’Unità Trascendente delle Religioni, il premio Nobel T.S. Eliot ha scritto: «Non ho trovato un’opera più imponente nello studio comparato della religione Orientale e Occidentale» e Huston Smith, studioso di religioni di fama mondiale, ha detto di Schuon: «L’uomo è un prodigio vivente; intellettualmente sul tema della religione, sia per profondità che per ampiezza, il modello del nostro tempo».
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