| Il monaco disse: «Nelle vicinanze ci sono degli spiriti malvagi che compiono disgrazie e spaventano gli abitanti. Come mai non lo sapevate? Trovateli in fretta e portateli qui». Ricevettero gli ordini e andarono. Immediatamente giunsero la donna e Sei, insieme fianco a fianco, e poi Kinren, tutti tenuti sotto controllo con delle catene. Perdevano sangue mentre venivano frustati. Il monaco li fece torturare a lungo, poi fece loro deporre una confessione scritta. Il fantasma-lanternacomandante degli ufficiali diede loro carta e pennello e fece scrivere a ciascuno 100 caratteri. Le confessioni erano, in breve, le seguenti.
Sei Kyō confessò dicendo: «Desidero ammettere le mie colpe. Vivevo da solo dopo aver perso mia moglie, stavo in piedi vicino al cancello e, violando l’ammonimento alla lussuria, mi sono fatto trasportare dai miei desideri. Non sono stato in grado di seguire l’esempio di Sonsei, che vide la serpe a due teste e prese una decisione risoluta. Ho fatto invece come Teishi, che incontrò e amò una volpe a nove code. Arrivati a questo punto, pur pentendosi, non c’è stato più nulla da fare».
La signorina Fu confessò dicendo: «Desidero ammettere le mie colpe. Ho lasciato questo mondo in giovinezza, in pieno giorno e in solitudine. Benché separata da sei parti della mia anima, la settima parte non si era ancora estinta. Alla luce delle lanterne, sotto la luna, tra la gente di questo mondo, ho incontrato il mio amato, predestinato a un amore felice di 500 anni. Abbiamo scritto una storia d’amore raffinata come fa tanta gente. Avendo smarrito la via del ritorno, com’era possibile fuggire dai propri peccati?».
Kinren confessò dicendo: «Desidero ammettere le mie colpe. Con un fascio di erba fu fatta l’ossatura, con della stoffa tinta il corpo. Fu messa presso la bara. Chissà chi fu incaricato di fare la bambola. Il viso era come quello di un essere umano, ma il corpo era piccolo. Avendo già un nome, poteva mancare di uno spirito? Perciò ero in grado anche di ingannare. Ah, non pensavo proprio di diventare uno spettro!».
Finite le confessioni, il comandante le prese e le diede in offerta. Il monaco scrisse la sentenza con un enorme pennello: «Pare che, quando Yu il Grande forgiò i calderoni, gli spiriti maligni non riuscirono più a fuggire. Onkyō bruciò un corno di rinoceronte e gli apparvero gli spiriti delle acque, abitanti del regno Ryūgū. Riflettendoci, il regno dei morti presenta luoghi di atmosfere differenti. Le sciagure sono molteplici e imbattersi in esse non giova agli uomini, provoca dei danni. Shinkei oltrepassò il cancello degli spiriti maligni e morì, mentre Seijō morì al canto del Maiale. Quando succede una disgrazia c’è uno spirito maligno, quando accade una sventura appare uno spettro. Pertanto, in Cielo sono stati predisposti dei messaggeri incaricati di punire le ingiustizie, agli Inferi marciano i controllori che castigano il male. Non si possono tollerare le maledizioni degli spiriti maligni, non si può lasciare che Yasha e Rasetsu commettano violenze a proprio piacimento.
festival-lanterne
«In questa epoca di pace ancora di più, essi mutano forma, si trasferiscono nelle piante; nelle sere buie o piovose, quando la luna tramonta e brilla solo la stella San, si sentono voci di lamento provenire dalle travi del tetto, ma sbirciando in quella stanza non si vede nulla; sono risoluti come una pecora e bramosi come un lupo, hanno potenza simile a un vortice e la violenza di un incendio. Il signor Sei, quando era in vita, non comprese la situazione e nemmeno nella morte ha trovato la salvezza. La signorina Fu, seppur morta, si è abbandonata alla lussuria ed è semplice immaginare come fosse quando era in vita. E Kinren, divenuta spettro e fingendo di poter prendere in prestito la statuetta funebre, ha confuso la società, imbrogliato il popolo e violato la legge non mantenendo l’ordine. La volpe placidamente cerca la sua compagna, la quaglia agendo precipitosamente non ottiene nulla. I peccatori sono già molti, le accuse imperdonabili. Allora colmate la fossa che trae in inganno gli uomini, sconfiggete i nemici che confondono l’anima. Bruciate la lanterna e fatevi scortare agli Inferi».
Quando il verdetto fu pronto, il comandante lo ricevette e fece sì che fosse subito rispettato. Così i tre se ne andarono, condotti dal comandante, tra le lacrime. Il monaco si scrollò le maniche e tornò sulle montagne. Il giorno successivo gli abitanti si recarono da lui per ringraziarlo, ma non lo trovarono. Era rimasta solo la capanna dal tetto di paglia. Allora andarono velocemente al tempio Genmyō per rivolgersi al monaco Gi, ma non poterono chiedere nemmeno a lui, poiché era diventato muto e non poté dire più una sola parola.
(Qu You, Jiandeng xinhua)
https://lartedeipazzi.blog/2018/12/15/cina...iori-di-peonia/ fonte
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