IL FARO DEI SOGNI

Antisemitismo

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L'antisemitismo, per alcuni sinonimo di giudeofobia, è il pregiudizio, la paura o l'odio verso i giudei, cioè gli ebrei.

Secondo la Working Definition of Antisemitism ("definizione pratica dell'antisemitismo"), dell'Agenzia europea dei diritti fondamentali "l'antisemitismo è quella certa percezione descrivibile come odio verso gli ebrei.

Le manifestazioni retoriche e fisiche dell'antisemitismo sono dirette contro singoli ebrei o non ebrei, e/o contro la loro proprietà, contro le istituzioni comunitarie e contro le strutture religiose ebraiche".

L'antisemitismo accusa frequentemente gli ebrei di cospirare ai danni del resto dell'umanità, ed è spesso utilizzato per incolpare gli ebrei di uno o più problemi politici, sociali ed economici.

Trova espressione orale, scritta e impiega stereotipi sinistri e tratti caratteriali negativi.


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Etimologia
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Il termine "antisemitismo" venne coniato nel settembre 1879, a Berlino, in Germania, da parte del nazionalista Wilhelm Marr, nello scritto La strada verso la vittoria del Germanismo sul Giudaismo, da una prospettiva aconfessionale, come eufemismo di Judenhass («odio per gli ebrei»): nonostante l'etimologia, esso non si riferisce all'odio nei confronti dei "popoli semiti" (cioè quelli che parlano lingue appartenenti al gruppo semitico[Nota 1], quali l'arabo, l'ebraico, l'aramaico e l'amarico), ma unicamente all'odio e alla discriminazione nei confronti degli ebrei.

Il concetto espresso da Marr, che nei suoi scritti successivi verrà visto come un errore e ritrattato, nel secolo successivo assumerà valenze diverse, più ampie e coinciderà spesso con la definizione degli atteggiamenti persecutori, tra i più gravi della storia contemporanea.

Alcuni rifiutano il termine, utilizzando altre definizioni quali giudeofobia, antigiudaismo, antiebraismo.



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Storia



Atti di odio verso gli ebrei si vedono in tutti i periodi storici esistiti.

Storicamente si può individuare un antisemitismo di carattere religioso (antigiudaismo), espresso nel paganesimo, nel cattolicesimo (Concilio Lateranense IV del 1213 relativamente ai decreti 67, 68, 69, 70, e bolle pontificie Cum Nimis Absurdum, Caeca et Obdurata, Hebraeorum Gens), nel luteranesimo (opera di Martin Lutero del 1543 intitolata "Degli ebrei e delle loro menzogne") e nell'Islam, oltre a un antisemitismo di carattere razziale e culturale.

Sempre nel Medioevo, la Crociata dei poveri, risalente al 1096, si imbatte e saccheggia numerosi villaggi composti prevalentemente da ebrei e localizzati tra il Reno e il Danubio.

Oltre a ciò, in Franconia, gli ebrei furono ingiustamente accusati di avvelenare segretamente i pozzi nel 1319, cosa che andava a danneggiare moltissimo diverse comunità della zona, soprattutto se erano lontane dai corsi d'acqua. Anche in Francia l'odio per i giudei era molto diffuso, tantoché vennero bruciati vivi indiscriminatamente centinaia di individui appartenenti a questa religione.

È quindi sottinteso che in Europa i pregiudizi e i miti relativi agli ebrei sono sempre stati molteplici, talvolta alimentati da testi pseudo-storici come Il libro del Kahal di Jacob Brafman o palesemente falsi come gli anonimi Protocolli dei Savi di Sion.

Gli ebrei sono stati accusati di corporativismo e di elitarismo religioso per il fatto di prevedere il diritto a partecipare al culto ebraico in base alla linea di sangue.

Furono inoltre accusati di refrattarietà alle altre culture e di essere attaccati al denaro. Paradossalmente agli ebrei si rinfacciava di essere ciò che la maggioranza imponeva loro, cioè di separarsi dagli altri quando erano costretti per legge a vivere in quartieri separati; di praticare laddove la legge permetteva loro – e anzi, li incoraggiava – il prestito a interesse, che a cristiani e musulmani era ufficialmente interdetto; di non favorire le conversioni, quando queste erano duramente sanzionate[senza fonte] dalla legge (si veda la persecuzione dei marrani in Spagna).


Nella Spagna del XV secolo, i cristiani provenienti dal giudaismo erano visti con sospetto: erano infatti diffuse le persecuzioni contro i marranos, ovvero gli ebrei che si convertivano solo esteriormente al Cristianesimo, erano originate da motivi religiosi poiché i cristiani si sentivano traditi e ingannati dal fenomeno delle false conversioni volte a ottenere vantaggi di ordine politico-economico. Tali vantaggi venivano revocati nel momento in cui si scopriva il comportamento giudaizzante del falso convertito.

C'è stato anche un grande pogrom a Siviglia nel 1391, a causa delle orazioni di predicatori antisemiti e dell'odio popolare.

Nel 1449 la Sentencia-Estatuto di Toledo sancì che dovevano considerarsi ebrei tutti i nati da genitori di origine ebraica, anche nel caso non professasero più la fede religiosa, questa definizione di ebraicità per sangue e non per fede, che affermava il primo criterio prevalente sul secondo, fu utilizzata per condannare i marrani all'espulsione e giustificata come tutela della limpieza de sangre.

L'antisemitismo era particolarmente diffuso nell'Europa dell'Ottocento[10], venendo accolto non solo da pensatori nazionalisti come Richard Wagner o Adolf Stoecker, anche pensatori anarchici fecero fatica a sradicare questo sentimento come Proudhon e Bakunin e progressisti come Charles Fourier, nonché da scrittori apolitici come Thomas Eliot, fino a sfociare in questioni pubbliche come l'Affare Dreyfus. Esistono molti storici, anche israeliani, che pensano che l’antisemitismo sia stata la base della nascita del movimento sionista.

Questa idea del “ritorno” dei giudei nelle terre palestinesi avrebbe infatti allontanato gli ebrei (considerati come una minoranza impossibile da integrare nelle società occidentali) e allo stesso tempo creato una “testa di ponte” più favorevole all’Occidente rispetto ad un territorio “ostile” come era visto il Medio Oriente alla fine della prima guerra mondiale, caduto l’Impero Ottomano.[15]

In tempi più recenti, fra le tante azioni attribuite agli ebrei c'è anche quella di aver preparato teoricamente la Rivoluzione russa.

Di origine ebraica (il padre si era convertito dall'ebraismo al luteranesimo) era infatti Karl Marx, il principale e più illustre teorico del socialismo scientifico; di origine ebraica era Emma Goldman, filosofa anarchica lituana; Rosa Luxemburg, fondatrice del Partito Comunista Tedesco e Lev Trockij, il famoso fondatore dell'Armata Rossa. Anche Lenin, principale fautore della Rivoluzione russa, aveva remote origini ebraiche, e dei 12 membri del Comitato Centrale del Partito Comunista Russo del 1918, nove erano ebrei.

Gli ebrei occidentali hanno ottenuto parità di diritti a norma di legge (negli Stati Uniti nel 1787, in Francia nel 1791 e in seguito nei paesi conquistati da Napoleone e in parte in Austria nel 1781), mentre in Russia si ottenne solo a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre; tuttavia, anche dopo l'avvento del comunismo si verificarono dei pogrom nei paesi sovietici, come a Kielce, in Polonia, il 4 luglio 1946.



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In Italia


Si hanno tracce di antisemitismo sin dall'epoca romana, in particolare nelle "Historiae" di Tacito è presente una digressione sugli usi e costumi del popolo ebraico, dove l'autore latino esprime con disprezzo la diffidenza del pagano colto nei confronti di un popolo di cui fraintende volutamente le usanze e la religione, incentrata sul culto di un unico dio.

Anche in Italia l'antisemitismo è stato secolare; per esempio nel Medioevo i giudei furono più volte espulsi dal Regno di Napoli e, dove erano invece accettati, erano considerati con diffidenza.

Nel 1493 il governatore veneziano di Corfù, essendo arrivata nell'isola una nave carica di giudei scacciati appunto dal Regno di Napoli e poiché quei profughi chiedevano di stabilirsi nell'isola, chiese istruzioni al Senato di Venezia; gli fu risposto che li accettasse purché s'impegnassero di rinunziare alla pratica dell'usura.

Il più antico documento italiano di cui ci sia rimasta notizia a proposito dell'obbligo per i giudei di mostrare un contrassegno giallo cucito sul petto, è il seguente bando milanese del 31 agosto 1473:

MCCCCLXXIII, DIE ULTIMO AUGUSTI, MEDIOLANI PROCLAMATUM EST UT INFRA. Per parte et comandamento de li spettabili e generosi Maestri dell'intrate del nostro ill. Principe, et excell. Signor Duca, Galeazzo Maria Sforza Vesconte ecc. – (la cui ill. Signoria el summo Iddio accreschi e mantenga longamente in stato felice). – In executione de lettere de sua Excellentia, date a Cropello a dì 27 del mese presente, et signate A. Iacobus, per le quale vuole sua Celsitudine, como convene al vero e christianissimo Principe, che nel dominio suo siano distincti et cognosciuti li Hebrey da li Christiani, como etiam è usato in altri paesi de' Christiani; per la presente crida, la quale habeat vim decreti ducalis, se ordina et se comanda ad caduno como se voglii Hebreo, che deba portare uno O gialdo nel pecto per segnale, et de tal forma e grandezza, ch'ello sia distintamente cognosciuto da Christiani, et se gli dà termine quindeci dì proximi a venire ad mettersi detto signale nel petto.

Li quali quindeci giorni proximi passati che saranno, qualunque di essi Hebrei serà da può trovati senza dicto O gialdo nel pecto apertamente, come è predicto, debbia incorrere in la pena de tracti quattro di corda, e de pagare ducati mille d'oro da ser applicati alla camera ducale irremissibilmente. Signat. GABRIEL. (Carlo Sgorbio, Codice visconteo-sforzesco ecc. P. 418. Milano, 1846.)




Seppur anticipato da alcune sporadiche dichiarazioni di esponenti del regime, l'antisemitismo dell'Italia fascista incomincia ufficialmente il 14 luglio 1938 con la pubblicazione del Manifesto della razza ed è preceduto dalla venuta di Hitler in Italia, dal 3 al 9 maggio.

Due mesi dopo la visita in Italia del Führer, viene pubblicato il Manifesto redatto quasi tutto da Mussolini, ma sottoscritto da un gruppo di scienziati.

Tra questi Nicola Pende che risultò dai giornali dell'epoca tra i firmatari del Manifesto ma venne assolto in un processo postbellico per non aver mai aderito alle posizioni degli scienziati razzisti.[Nota 2]

I giornali aprono subito una campagna antisemita: esce La difesa della razza diretta da Telesio Interlandi, che ha come segretario di redazione Giorgio Almirante. La razza di riferimento è la razza ariana.

A partire dal 5 settembre 1938, una serie di disposizioni legislative, le cosiddette "leggi razziali", introducono una serie di pesanti discriminazioni nei confronti degli ebrei, che, tra l'altro, vengono espulsi da ogni incarico nella pubblica amministrazione (e quindi anche dall'insegnamento nelle scuole e nelle università), e non possono accedere ad alcune professioni come quella di notaio e di giornalista.

L'antisemitismo italiano, al contrario di quello tedesco (basato su pregiudizi razziali/biologici/sessuali), aveva una forte componente religiosa/spirituale: tendeva cioè, almeno nelle intenzioni iniziali di alcuni dei suoi padri (tra cui diversi religiosi cattolici), a discriminare principalmente gli ebrei non convertiti.

Lo stesso Mussolini elaborò lo slogan "Discriminare e non perseguitare" per indicare la filosofia che, secondo la versione data dal regime, sarebbe stata adottata nell'applicazione delle leggi razziali e, in un discorso tenuto a Trieste nel settembre 1938, affermò esplicitamente che "gli ebrei che hanno indiscutibili titoli di benemerenze militari e civili troveranno la giusta comprensione del Regime".

Questo esplicitare un distinguo rispetto all'ondata antisemita "biologica" europea, era probabilmente dovuto, tra le altre cose, al tentativo di rassicurare quella parte degli ebrei italiani (soprattutto tra le classi più benestanti) che fino ad allora avevano appoggiato prima il movimento fascista e poi la dittatura[Nota 3].

Con l'avvento della Repubblica Sociale Italiana questa distinzione tra antiebraismo spirituale e antiebraismo biologico venne completamente a cadere, e gli ebrei italiani vennero perseguitati alla pari di quelli tedeschi.




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In Germania



Nel periodo tra le due guerre mondiali in Germania gli ebrei furono ritenuti responsabili o capri espiatori della grave crisi economica in cui versava la Repubblica di Weimar dopo la prima guerra mondiale, in virtù anche dei debiti di guerra acquisiti. Gli ulteriori effetti della Grande depressione a livello mondiale accelerarono gli eventi che portano all'ascesa al potere di Adolf Hitler e del Terzo Reich fino all'epilogo della seconda guerra mondiale (vedi Dolchstoßlegende e Criminali di novembre).


***
Nel mondo islamico e in Medio Oriente
***


Anche nel mondo islamico le persecuzioni contro gli ebrei furono diffuse fin dall'inizio della predicazione, a partire dagli episodi che si verificarono a Yathrib all'epoca del profeta Maometto che però possono essere ricondotti a uno scontro essenzialmente politico, gli ebrei ebbero numerosi atti persecutori durante tutta la storia.

La loro condizione era normalmente quella di cittadini discriminati in alcuni diritti pubblici, in quanto appartenenti a una comunità sottomessa a quella islamica (i cosiddetti dhimmī).

Una condizione, questa, riservata anche ai cristiani e a tutti coloro che i musulmani pensavano facessero riferimento a un libro divinamente ispirato, anche se (secondo la visione islamica) corrotto dal tempo e dagli uomini.

In questi "popoli del Libro" o Ahl al-Kitāb, erano posti anche Zoroastriani e Sabei, mentre ai politeisti l'unica scelta permessa era tra la conversione o la morte.

I pogrom antiebraici più gravi sono avvenuti nella Spagna islamica con il massacro di Granada nel 1066 e nel Marocco con il massacro di Fez del 1033.

La situazione è precipitata dopo la seconda guerra mondiale, quando il mondo arabo è stato attraversato da un grande moto di ostilità anti-ebraica relativo all'immigrazione ebraica dall'Europa e al successivo conflitto arabo-israeliano, concluso con la dichiarazione della nascita dello Stato di Israele.

In particolare, a seguito della nascita di Israele, e soprattutto in coincidenza delle guerre del 1948 e 1967, circa un milione di ebrei sono stati indotti a emigrare (in gran parte verso Israele) e a lasciare i paesi arabi nei quali avevano costituito da secoli comunità, come reazione alla pulizia etnica, conosciuta dai Palestinesi e da tutto il mondo arabo come Nakba, di una grande parte di Arabi palestinesi da parte di Israele. Questo esodo ha ridotto ai minimi termini la consistenza numerica degli ebrei che ancora oggi vivono nelle principali capitali dei Paesi a maggioranza musulmana, da Teheran a Damasco.

Recentemente la dirigenza della Repubblica dell'Iran - decisamente isolata però in questo - ha ripetutamente denunciato la politica del governo di Israele, affermando, tra l'altro, che la Shoah sarebbe stata esagerata nella sua immane portata, con intento mistificatorio da parte dei vincitori del secondo conflitto mondiale e che il ricordo di tale tragedia sarebbe utilizzato a fini strumentali da quello che viene definito il "regime" di Israele, al fine di giustificare il proprio operato e l'occupazione di terre palestinesi in base al diritto bellico.



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Antiebraismo teologico


In ambito cristiano il termine antigiudaismo indica sentimenti di commiserazione, deprecazione, disprezzo nei confronti degli ebrei, popolo eletto, ritenuti collettivamente responsabili della morte di Gesù e/o del mancato riconoscimento come Messia: sentimenti, questi, presenti in tutta la storia cristiana.

Alcuni accusano i padri della Chiesa di aver causato indirettamente degli atti antisemiti a causa di alcune dichiarazioni in cui definiscono questo popolo "assassini... nemici di Dio, avvocati del diavolo, demòni" (San Gregorio di Nissa); "serpenti la cui immagine è Giuda e la cui preghiera è un raglio d'asino" (San Girolamo); "banditi perfidi, distruttori, dissoluti, simili ai maiali... Per il loro deicidio non c'è possibilità di perdono, dispersi in schiavitù per sempre... Dio odia gli ebrei e li ha sempre odiati" (San Giovanni Crisostomo).

I difensori della tradizione cristiana ribattono che l'antigiudaismo non è un odio razzista bensì una posizione di natura prettamente teologica, poiché ha come oggetto non l'etnia di appartenenza ma il credo religioso in quanto tale.

Chi sostiene questa tesi aggiunge sovente che nessun vero cristiano potrebbe ragionevolmente essere antisemita, poiché i primi cristiani e lo stesso Gesù erano tutti ebrei.

Attualmente, anche autorevoli studiosi cristiani ammettono come i primi cristiani e i Padri e Dottori della Chiesa usarono gli stessi vangeli in maniera antiebraica.

Ad esempio, una delle frasi più note, in merito all'assunzione di responsabilità della morte di Gesù da parte degli Ebrei, è il passo Mt27,25: "E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»", contenuto nel solo Vangelo secondo Matteo dopo la condanna a morte di Gesù da parte di Pilato; tale frase "com'è noto [...] non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo" e gli esegeti del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico"evidenziano in merito come "l'amaro, sgradevole carattere di questo versetto può essere solo capito come risultato della polemica contemporanea [tra Cristiani ed Ebrei] e alla luce della prospettiva storica di Matteo".

Il teologo John Dominic Crossan[25], ex sacerdote cattolico e tra i cofondatori del Jesus Seminar, sottolinea che "questa reiterata giustapposizione tra gli ebrei che domandano la crocifissione di Gesù e le dichiarazioni romane sull'innocenza di Gesù stesso non è profezia e neanche è storia.

È propaganda Cristiana" e "alla luce del successivo antigiudaismo Cristiano e alfine dell'antisemitismo genocida[Nota 6], non è più possibile in retrospettiva pensare che questa finzione della passione fosse una propaganda relativamente benigna.

Per quanto spiegabili le sue origini, difendibili le sue invettive e comprensibili i suoi motivi tra i Cristiani che lottavano per la sopravvivenza, la sua ripetizione è adesso diventata la più duratura menzogna e, per la nostra integrità, noi Cristiani dobbiamo alla fine definirla in tal modo", inoltre "una volta che l'Impero Romano divenne Cristiano questa finzione diventò letale".

Anche il biblista cattolico tedesco Josef Blinzler riconosce: "la storia della passione di Gesù si è realmente trasformata nella storia della sofferenza degli Ebrei; la strada del Signore verso la croce è diventata una via dolorosa della gente ebraica attraverso i secoli".

Il teologo e sacerdote cattolico Raymond Brown evidenzia che "mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli», ha avuto un ruolo speciale.

È stato trattato come se fosse una auto maledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi.[...] Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione"; aggiunge tale teologo come la stessa frase fu poi usata dai primi cristiani e dai Padri e Dottori della Chiesa: "Origene andò drasticamente aldilà del giudizio di Matteo quando nel 240 dopo Cristo egli scrisse: «per questa ragione il sangue di Gesù ricade non solo su quelli che vissero al momento ma anche su tutte le generazioni di Giudei che seguirono, fino alla fine dei tempi».

Sfortunatamente egli fu seguito nella sua valutazione da alcuni dei più grandi nomi della Cristianità" e ad esempio "Sant'Agostino, Giovanni Crisostomo, Tommaso d'Aquino, Lutero, etc, sono citati come sostenitori, con preoccupante ferocia, del diritto e anche del dovere dei Cristiani di disprezzare, odiare e punire gli Ebrei".



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Anche in altri passi dei vangeli si trovano simili tendenze antiebraiche e gli studiosi del cattolico "Nuovo Grande Commentario Biblico" osservano - in merito al verso Mc14,55 "Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano" - come "Marco sta presentando l'udienza come un vero e proprio processo davanti a tutto il Sinedrio.

Questa tendenza faceva probabilmente parte dello sforzo generale dei Cristiani di diminuire il coinvolgimento dei Romani nella morte di Gesù e di accrescere quello dei Giudei".

Anche nel Vangelo secondo Luca - in merito al verso Lc23,25: "Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà" - gli studiosi dell'interconfessionale "Parola del Signore Commentata" rilevano che "in modo ancora più forte di Matteo, Luca giudica i Romani liberi dalla «colpa» della morte di Gesù. Luca tace addirittura il fatto che sia stato Pilato a pronunziare la sentenza di morte.


L'unico fatto che egli ci riferisce è che il governatore lasciò che fossero gli abitanti di Gerusalemme a decidere sulla sorte di Gesù".

In merito ad un altro scritto attribuito a Luca, "non ci possono essere dubbi che una serie di passaggi degli Atti degli Apostoli[Nota 9] inaspriscono la visione del coinvolgimento giudaico nella morte di Gesù [e] andando oltre all'idea della condanna di Gesù, alcuni di questi brani presentano gli stessi Ebrei come coloro che lo uccisero".

Anche nelle lettere di Paolo si sottolinea come "Cristo crocifisso fu considerato essere un ostacolo per gli Ebrei (1Corinti1,23), il rifiuto di Cristo un più grande ostacolo per Israele (Romani9-11[35])"[36]; inoltre, nella Prima lettera ai Tessalonicesi - che, scritta attorno al 50 d.C., è il più antico documento neotestamentario esistente - con "forte tono antisemitico [...] Paolo enumera una serie di accuse contro i Giudei: l'uccisione di Gesù e dei profeti, la persecuzione contro Paolo e i suoi collaboratori, la disubbidienza verso Dio, l'inimicizia nei confronti degli uomini, il porre impedimenti al vangelo perché non raggiunga i pagani laddove possa servire alla loro salvezza".

Secondo lo storico Jeremy Cohen la tradizione cristiana ha imposto «l'affermazione del cristianesimo attraverso la negazione dell'ebraismo», perché fin dalle origini del cristianesimo i suoi dirigenti avevano considerato «la polemica contro gli ebrei come loro dovere religioso».

Anche laddove essi non costituivano alcuna minaccia immediata per la Chiesa, e perfino dove erano del tutto assenti, la tradizione Adversus Iudaeos aveva continuato a fiorire

Durante il Concilio Vaticano II, con la dichiarazione Nostra Aetate del 1965 la Chiesa cattolica ha drasticamente ridotto o eliminato ogni accenno all'antigiudaismo, proprio allo scopo di evitare l'equivoco tra antigiudaismo teologico e antisemitismo. Già dal 1959, infatti, la liturgia cattolica del Venerdì Santo, nella quale era presente il termine latino Oremus et pro perfidis Judaeis (dove perfidi indica la mancanza di fede: la radice è per + fides) era stata modificata da papa Giovanni XXIII (fu papa Pio XII nei primi anni cinquanta a cancellare questa parola); tre anni dopo il termine fu eliminato dall'intero messale.

Analoghe modifiche teologiche furono effettuate nel mondo protestante negli anni sessanta. Resta invece fortemente antigiudaica la liturgia cristiana ortodossa.[senza fonte]

Alcuni accusano la Chiesa di avere appoggiato Ante Pavelić, il dittatore croato, che in cinque anni massacrò circa un milione di persone tra cui molti ebrei.

Il dibattito tuttavia è ben lungi dall'essere chiuso e la questione è ancora molto controversa.[senza fonte]

Per la Chiesa cattolica, che ritiene sé stessa legittimo successore spirituale dell'ebraismo antico e più autentico interprete delle Scritture, il ruolo dell'ebraismo moderno in rapporto al cristianesimo si evince, anzitutto, da due celebri documenti del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium (1964) e la già citata Nostra Aetate.

Il primo documento definisce il "Popolo di Dio", ricordando che esso è composto anzitutto dai battezzati, ma che anche quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch'essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio.

In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29).

Il secondo documento, Nostra Aetate, condanna la superstizione secondo la quale tutti gli ebrei sarebbero responsabili della condanna a morte di Gesù. Questo atteggiamento è stato successivamente approfondito da papa Giovanni Paolo II.



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Il fenomeno in epoca contemporanea


L'Italia e la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance



Il 17 gennaio 2020, il Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana ha adottato ufficialmente solo una[senza fonte] delle definizioni di antisemitismo contenute nel documento dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) , e ha nominato come coordinatrice nazionale per la lotta contro l'antisemitismo la professoressa Milena Santerini, volendo «con ancora più decisione affermare la necessità della lotta ad ogni forma di discriminazione».

La definizione di antisemitismo dell'IHRA, al 17 gennaio 2020, era già stata adottata invece integralmente[senza fonte] da diverse nazioni come «Austria, Bulgaria, Canada, Francia, Germania, Israele, Lituania, Macedonia del Nord, Regno Unito, Romania e Stati Uniti», ma non dall'Italia».

La definizione dell'IHRA sull'antisemitismo adottata parzialmente[senza fonte] ora anche in Italia, recitaː

«L'antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, le istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto»

(IHRA - International Holocaust Remembrance Alliance)

 
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