IL FARO DEI SOGNI

Giappone il respiro del sole.

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view post Posted on 10/1/2024, 10:52     Top   Dislike
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NEOSCINTO...

Lo shintoismo tradizionale delle Sette ...
E' formato dai gruppi di credenti che hanno dato vita a pratiche religiose individuali prima del 1868 e dopo il 1882, essendo il periodo 1868-1882 il periodo dello Shintoismo di Stato. Le sette : Kurozumikyo, Shinto Shuseiha, Izumo Oyashirokyo, Fusokyo, Jikkokyo, Shinshukyo,Shinto Taiseikyo, Ontakekyo, Shintotaikyo, Misogikyo, Shinrikyo, Konkokyo, e Tenrikyo .

Ogni gruppo ha un suo fondatore ed una sua dottrina. Spesso sono organizzati intorno alla venerazione di una particolare divinità. Sette della fede guaritrice Esiste in Giappone anche un neoscintoismo formato da gruppi i che tendono ad includere nello shintoismo tradizionale aspetti e riti del Buddhismo e del Confucianesimo e di altre religioni popolari, per esempio la Ying-Yang-school. kyososama-1.jpgTra questi hanno particolare rilevanza oggi le Sette della fede guaritrice. Esse comprendono gruppi fondati dal predicatore Bunjiro che predicò la fede in un unico Dio, l’amore universale e la fratellanza fra tutti gli uomini e da Maekawa Miki , che predico' la natura spirituale della infermità e indico' come rimedi i rituali di purificazione. Queste due sette contano insieme intorno ai 7 milioni di aderenti.

Shinreikyo

L'11 Febbraio 1947 a Nishinomiya venne fondato il movimento religioso Shinreikyo .

Il movimento Shinreikyo si caratterizza con molte guarigioni miracolose documentate e comprovate da medici.

Questi miracoli dimostrano, secondo il fondatore Kyososama, al secolo Kanichi Otsuka (1891-?), che la potenza divina puo’ salvare le persone nei tre stadi della esistenza: il passato, il presente ed il futuro. Kyososama si è sempre battuto per la rinascita dello Spirito Giapponese . (天理教; Tenrikyō, letteralmente : insegnamento della ragione divina)

TENRIKYO.jpgSe la persona vive secondo la "Via" , la Verità, certamente otterrà felicità e prosperità eterna.

Tale insegnamento viene sostenuto da fatti miracolosi ed il Movimento viene anche chiamato la sorgente dei miracoli o anche la religione trascendentale fondata su prove attuali di salvezza.

Il fondatore sostiene di avere da sempre sperimentato una unione innata con il principio fondamenta le dell’universo
( per noi Occidentali il Logos o Verbo).

Tale unione gli dona la forza della potenza divina attraverso cui avvengono guarigioni e miracoli..

Tenrikyo
( Lo Spirito Giapponese)
Fondato da Miki Nakayama (1798-1887) che dal 1838 passò attraverso una serie di esperienze spirituali. Mika Nakayama iniziò ad elaborare la dottrina nel 1838, dopo che sia suo figlio sia suo marito si ammalarono

La famiglia chiese a un monaco buddista di esorcizzare lo spirito che ne causava i disturbi. La tradizione vuole che, durante il rito, Dio sia entrato nel corpo di Miki Nakayama e abbia chiesto di riceverla come tempio di Dio. Alla fine di tre giorni, il marito di Miki si arrese alla richiesta di Dio. A partire da questa data, i suoi seguaci si riferirono a lei come Oyasama (lett. Madre Onorata).

Il Tenrikyo venne autorizzato dal governo giapponese come una delle tredici sette shintoiste ufficiali.

A partire dal 1946, gli aderenti al Tenrikyo si sforzarono di rimuovere dal culto gli influssi dello Shintoismo, e chiesero che la loro religione fosse esclusa dalla definizione governativa di "setta shintoista" e trasferita in quella di "altra religione".

Si calcola che il Tenrikyo abbia in tutto il mondo circa 2 milioni di fedeli, di cui 1 milione e mezzo nel solo Giappone. Centro del culto è Tenri-O-no-Mikoto, "Divino Re della Ragione Celeste", che è ritenuto creatore e padre premuroso di tutto il genere umano.

Il tempio principale è stato edificato nella città di Tenry non lontano da Nara nel Giappone centrale , attorno allo Jiba, un luogo che compare negli insegnamenti come il punto da cui ha avuto origine la creazione. La città venne fondata dai fedeli ed è considerata l'ombelico del mondo.

La rinascita è parte del credo, ma ha un'importanza secondaria. Centro della religione è un insegnamento etico : il precetto principale è raggiungere lo yoki yusan o yoki gurashi, ossia la vita gioiosa sulla Terra, attraverso la carità e l'astensione da ingordigia, egoismo, odio, rabbia e arroganza.

E' una assemblea di seguaci degli insegnamenti di Mochichi Odaka .

Questo religioso, sulla base di una rivelazione privata, esortava la gente a pentirsi e convertirsi alla fede in Dio prima che Egli venga e giudichi il Mondo. «La civiltà che conosciamo è transitoria. Essa scomparirà con l’avvento della NEW AGE »

M.Odaka scrisse su questo Nuovo Mondo come di un mondo in cui materia e spirito sono in perfetto equilibrio e armonia. Gli uomini sono liberi per sempre dal male e dalla miseria e vivono la civiltà della Verità, divinità e bellezza. Il Rito principale e il Johrei , la purificazione dello spirito,dono di salvezza e di cuore contrito.

Il Rei-ki REIKI-MIKAO-USUI.jpg Mikao Usui era un Monaco Cristiano e come ogni domenica, si apprestava a officiare la regolare cerimonia nella cappella del collegio maschile di cui era anche il rettore.

Uno degli studenti si alzò in piedi, chiese il permesso di parlare e quando gli fu accordato disse: "Parlo in nome degli studenti che hanno concluso gli studi e lasceranno la scuola per andare nel mondo. Noi siamo giovani e abbiamo tutta la vita davanti a noi, ma abbiamo anche molti dubbi e timori e vorremmo delle rassicurazioni. Per anni abbiamo studiato in questo collegio e conosciamo la Bibbia, sappiamo che Gesù Cristo operava miracoli perché le persone credessero in lui. Ma noi non abbiamo mai assistito ad alcun miracolo e ci chiediamo che cosa significa credere in Dio. In tutti questi anni, Dottor Usui, Lei è stato il nostro insegnante e la nostra guida, conosciamo la Sua fede profonda nelle Sacre Scritture, ma noi non abbiamo la Sua fede. Per favore, la preghiamo di darci una dimostrazione che ciò che è scritto corrisponde a verità."

Usui disse che era vero, che era un buon Cristiano e che aveva una assoluta fiducia che ciò che si diceva del Cristo fosse pura verità e che esistevano testimonianze storiche e opere teologiche che dimostravano le capacità taumaturgiche del Cristo e l'esistenza dei miracoli.

Ma lo studente continuò: "Noi la onoriamo e la rispettiamo come nostro Maestro, ma tra poco noi saremo fuori di qui e ce la dovremo cavare da soli. Noi le chiediamo di farci vedere come si fa a restituire la vista a un cieco o a guarire un lebbroso o a resuscitare un morto."

Usui rispose che questo non poteva farlo, perché nessuno glielo aveva insegnato. E lo studente riprese a parlare con un velo di amarezza nella voce: "Noi la ringraziamo per tutto quello che ci ha insegnato, ma ora sappiamo che la Sua fede è una fede cieca e noi non vogliamo credere ciecamente a qualcosa, vogliamo fatti e dimostrazioni tangibili, vogliamo essere certi che quello che facciamo o diciamo esiste davvero. Lei ha ricevuto in dono questa fede assoluta e ha vissuto a lungo per rafforzarla, ma questo riguarda la Sua vita. Noi stiamo iniziando la nostra e abbiamo bisogno almeno di una dimostrazione per continuare a credere in Lei e nei Suoi insegnamenti e avere un giorno la Sua stessa fede."

Usui disse che non poteva mostrare alcuna guarigione in quel momento, e non volle proseguire oltre quella discussione. Ma le parole dello studente lo avevano profondamente colpito e dopo un lungo silenzio aggiunse: "Bene, dunque. Io non posso dimostrarvi nulla, in questo momento, ma un giorno ve lo proverò. E per fare questo fin da ora rassegno le mie dimissioni da ogni incarico e parto alla ricerca del segreto della guarigione. E quando lo troverò, ritornerò e vi farò vedere una dimostrazione."

E così Mikao Usui, non più giovanissimo, partì alla ricerca di come poter guarire gli ammalati e ridare la vista ai ciechi. Per sette anni approfondì i suoi studi sul Cristianesimo e sulla Bibbia ma non trovò alcuna spiegazione né alcuna formula sulla guarigione.

Studiò altre Religioni e Filosofie e quando giunse al Buddismo scoprì che anche il Buddha conosceva l'arte di guarire i ciechi e i lebbrosi. Si recò dunque nei monasteri chiedendo ai monaci se fosse vero che nei Sutra si parlava del potere di guarire le malattie, ma la risposta era quasi sempre la stessa: "Si, certo, è scritto che il Buddha guariva i lebbrosi appoggiando le mani sul loro corpo, ma noi monaci buddisti riteniamo che tutto dipende dalla mente e non possiamo dedicare molto tempo al corpo. Certo è importante mangiare e bere moderatamente e occuparsi di essere in salute e rispettosi della vita, ma quello che ci preme innanzi tutto è la salute dello Spirito. Per questo noi trascorriamo lunghe ore immobili nella meditazione o recitando preghiere, per trascendere il corpo e sviluppare le facoltà della mente."

E ogni volta Usui faceva un inchino, ringraziava e andava nel monastero successivo. Trascorsero mesi e mesi di infruttuose ricerche, tutti sembravano troppo occupati con la mente per interessarsi del corpo, e Usui era molto depresso; ma non mollava e ogni volta diceva a se stesso che evidentemente doveva esserci un altro posto in cui cercare.

E finalmente incontrò un Tempio Zen , fu accolto con benevolenza, gli fu accordato il permesso di leggere i Sutra e di partecipare alle sedute di meditazione con i monaci. Passarono altri tre anni ed era sempre più chiaro per Usui che le ricerche sarebbero durate ancora molto tempo.

Egli comprese che molte trascrizioni erano originariamente scritte in Cinese e per leggerle imparò il Cinese, poi pensò che Buddha era nato in India e che sicuramente molte delle scritture non erano state ancora tradotte. E fu proprio in quei Sutra scritti nell'antica lingua Sanscrita che Usui alla fine trovò la formula. Niente di complicato, semplice e chiara. Come due più due fa quattro e tre più tre fa sei. Ma la formula era stata scritta 2.500 anni prima. Doveva essere interpretata correttamente. Avrebbe funzionato o lo avrebbe ucciso?

Usui parlò con il monaco che dirigeva il monastero Zen: "Andrò sul monte Koriyama e mi sottoporrò alla prova per 21 giorni. Digiunerò e mediterò. Arrivato a questo punto non posso tirarmi indietro. Se il ventiduesimo giorno non sarò ritornato, mandate a cercare il mio corpo perché vorrà dire che sono morto." E partì.

Scelse un luogo vicino a un corso d'acqua, si sedette sotto un grande cedro e iniziò la meditazione. Collocò davanti a sé ventun sassolini, e ogni giorno che passava ne toglieva uno. Egli sapeva che doveva aspettare che accadesse qualcosa, ma non sapeva cosa. E nel frattempo leggeva le scritture, recitava i Sutra, meditava e beveva solo acqua. Stava per sopraggiungere l'alba del ventunesimo giorno, la notte era ancora scura, senza luna, senza stelle.

Quella era l'ultima meditazione. Quando aprì gli occhi vide in lontananza una piccola luce tremolante, come la fiamma di una candela. La luce si avvicinava verso di lui, puntando diritta alla fronte. Ne ebbe paura, pensò che era ancora in tempo per evitarla o per chiudere gli occhi, ma sapeva che quella era la prova che stava aspettando e rimase a fissarla. In un attimo la luce lo colpì in mezzo alla fronte e l'impatto fu così forte che Usui cadde all'indietro.

Quando cominciò a guardarsi intorno, ancora stordito dal colpo, vide milioni e milioni di sfere di luce agitarsi, muoversi, danzare davanti a lui. Avevano tutti i colori dell'arcobaleno, tutti e sette. Una grande luce apparve davanti a lui e come su uno schermo egli vide passare in lettere dorate ciò che aveva appreso quando leggeva il testo Sanscrito. Le parole pulsavano davanti ai suoi occhi come dicendo: "Ricordati, Ricordati. E' Così. Ricordati".

E Usui non sentiva più dolore, né paura, né fame né stanchezza e sentì che aveva ricevuto una benedizione, quel giorno. "Ora posso aprire gli occhi e gettare l'ultimo sasso" disse. Si alzò e riprendendo il cammino di ritorno si accorse che le sue gambe erano forti e i piedi stabili, come se avesse pranzato. "Questo è il primo miracolo!" pensò, "Mi sento sazio e riposato".

Scendendo dalla montagna, inciampò in una roccia e si ferì un dito del piede, l'unghia era staccata, la ferita sanguinava e doleva molto. Istintivamente afferrò il dito con la mano e poco dopo sentì un profondo calore che entrava nella ferita. Il dolore scomparve e il sangue cessò di uscire. "Questo è il secondo miracolo", pensò. E continuò il cammino.

Dopo un po' incontrò una locanda e si fermò per riposare e per mangiare qualcosa. La figlia del padrone aveva un terribile mal di denti e da settimane piangeva dal dolore. Usui mise le mani sulle sue guance e in breve il male svanì. La ragazza incredula e felice saltava qua e là ringraziando e dicendo a tutta la famiglia che quello non era un monaco normale, ma che aveva qualcosa di magico nelle sue mani.

Il padrone della locanda per sdebitarsi offrì un'abbondante colazione al suo inatteso ospite, non nascondendo il timore che dopo tanti giorni di digiuno potesse arrecargli danno. Dopo essersi saziato Usui pensò che erano accaduti altri due miracoli: la ragazza non aveva più il mal di denti e lui non aveva fatto indigestione.

Verso sera fu di ritorno al monastero e come prima cosa voleva vedere il monaco per raccontargli ogni cosa, ma il monaco soffriva di artrite ed era in preda ad un violento attacco di mal di schiena. Usui andò a trovarlo nella sua piccola stanza e mentre raccontava teneva appoggiate le sue mani sulla schiena del povero malato. E disse del digiuno, della lunga attesa, della luce e di come era andata la giornata.

Terminato il racconto Usui fece per congedarsi, ma il monaco dopo un attimo di stupore disse: "Il dolore non c'è più, potrò dormire finalmente! Mi sento meravigliosamente e pieno di energia! Così è questo che tu chiami ReiKi! Domani parleremo ancora". E così decisero che il modo migliore per usare il segreto della guarigione era portarlo dove più ce ne era bisogno, ovvero nei sobborghi di Kyoto, nel quartiere dei mendicanti.

E infatti Usui vi si stabilì per diversi anni, perfezionando la tecnica della guarigione: scoprì che i giovani guarivano più in fretta, bastavano pochi giorni di trattamento, mentre i più vecchi necessitavano di settimane, a volte mesi di applicazioni di Reiki.

Egli lavorava instancabilmente e poco a poco tutti o quasi avevano potuto guarire le loro malattie, recarsi in città, trovare un lavoro e diventare cittadini rispettabili. Ma un brutto giorno, mentre Usui girava per il sobborgo per vedere quanto lavoro restava ancora da fare, incontrò una faccia conosciuta, e poi un'altra e un'altra ancora. Le persone che aveva curato e che avevano cambiato vita stavano ritornando indietro, volevano fare di nuovo i mendicanti.

Usui ebbe un violento accesso di collera, vide il lavoro di anni vanificarsi in un attimo e gridava queste parole: "Cosa ho fatto? Cosa ho fatto? Io non ho salvato una sola anima! Dunque avevano ragione che la mente è più importante del corpo. Ho dunque fallito, completamente fallito? Se avessi pensato prima di tutto a guarire il loro spirito e poi il corpo forse non sarebbe andata così".

Ed era davvero deluso e amareggiato e se la prendeva con se stesso. E quando chiese ai mendicanti perché fossero tornati, uno rispose: "Chiedere l'elemosina è un mestiere molto più facile di tutti quelli che ho trovato là fuori. E' più facile trovare qualcosa da mangiare e un posto dove dormire che lavorare tutto il giorno. Fare il mendicante è un buon lavoro, mi riempio la pancia e non devo stressarmi più di tanto."

Le ultime parole di Usui furono: "Ingrati, siete avidi e ingrati, volete tutto per voi e non siete disposti a dare nulla in cambio: ecco perché siete di nuovo in mezzo al fango. I mendicanti restano mendicanti, siete solo capaci di chiedere, ma non conoscete gratitudine né generosità. Basta ReiKi, basta mendicanti!"

Ma gli anni di lavoro nel quartiere non erano stati vani: ora egli sapeva che non bastava guarire il corpo, ma occorreva anche insegnare agli uomini a essere grati per la vita, a essere onesti e generosi, a ringraziare Dio per i doni di ogni giorno.

E così nacquero i Princìpi di Reiki:

.. Solamente per oggi, non arrabbiarti. Solamente per oggi, non preoccuparti. Terremo conto di tutte le benedizioni e onoreremo i nostri genitori, i nostri insegnanti e i nostri vicini. Onoreremo il cibo, non lo sprecheremo, perché anche il cibo è un dono di Dio. Vivremo onestamente, ci guadagneremo da vivere in modo dignitoso e infine saremo pieni di amore e di compassione verso tutto ciò che ha vita. Usui trascorse il resto della sua vita viaggiando a piedi per tutto il Giappone. Egli andava nei mercati affollati di gente e vagava su e giù con una lampada accesa in mano in pieno giorno. E quando qualcuno gli faceva notare rispettosamente, poiché era un monaco conosciuto e stimato, che se cercava qualcosa non c'era bisogno di quella luce, perché era giorno e si vedeva benissimo, egli rispondeva: "Quello che sto cercando io non si vede alla luce del sole. Il mondo è pieno di gente triste chiusa e arrabbiata. Io cerco qualcuno che abbia voglia di far luce nel suo cuore e guarire da ogni sofferenza, e rendere puri e forti la mente, il carattere e il corpo. Se vuoi ascoltare questa lezione, seguimi."

Nel Buddismo Tibetano è nota una tecnica curativa chiamata "Il Buddha che Guarisce" e che consiste nell'appoggiare le mani sul corpo come in Reiki. Questa facoltà viene trasmessa da un insegnante all'allievo attraverso progressive attivazioni. E' verosimile che la trasmissione di questo potere possa essersi interrotta per la morte o la scomparsa del depositario della conoscenza e che per centinaia o migliaia di anni se ne sia perduta la disponibilità.

E' anche possibile che un segreto così importante dovesse cadere in buone mani o attendere un particolare momento storico e sociale. Ciò che Usui ritrovò fu in sostanza una conoscenza che era andata perduta e che attraverso una prova di fede, costanza, saggezza e virtù e con l'aiuto di un'esperienza mistica fu in grado di riportare alla luce.

E' altresì nota la facoltà dei Lama di conservare ed espandere la conoscenza attraverso successive reincarnazioni. Potrebbe essere una suggestiva ipotesi pensare che Usui fosse la reincarnazione di un antico Maestro di Reiki che ad un certo punto della sua vita incontrò il Dharma, ovvero il Compito, e decise di partire alla ricerca dell'antico segreto, che in realtà giaceva in se stesso.

L'esperienza del digiuno e della meditazione potrebbero avere risvegliato in lui facoltà e conoscenze risalenti ad altre incarnazioni. Sebbene ad una mente occidentale una tale ipotesi appaia poco "scientifica", per un Orientale sarebbe del tutto plausibile. E Usui nacque e visse proprio in Oriente…

Usui Sensei fondò l' Usui Shiki Ryoho ovvero il Sistema Usui di Guarigione Naturale, di cui fu presidente fino alla morte, avvenuta il 9 Marzo 1926. Da allora ci sono stati cinque presidenti: il Signor Ushida, il Signor Taketomi, il Signor Watanabe, il Signor Wanami e l'attuale presidente Signora Kimiko Koyama che ricevette Reiki all'età di 21.

La pratica Rei-ki o REIKI, ovvero la Coscienza Cosmica al servizio dell'individuo
Rei-ki è una parola giapponese che significa "Energia Vitale Universale" e nasce dall'unione di due concetti: Rei che possiamo definire come Forza Spirituale e che contiene gli ideogrammi che in giapponese significano "Pioggia" , "Bocche", "Fare sacrifici" e Ki che è un concetto fondamentale nella Medicina Tradizionale Cinese e nelle Arti Marziali e che possiamo tradurre come "Energia che scorre nel Corpo" o "Forza Interiore".

L'unione di REI e KI dà origine alla parola ReiKi, che viene utilizzata per definire sia la Disciplina o la Pratica che l'Energia utilizzata.

Hawayo Takata , la Maestra che introdusse Reiki nell'Occidente, scriveva nel suo diario:

REIKI-Takata.jpg" Io credo che esista un Essere Supremo, L'Infinito Assoluto, una Forza che governa il mondo e l'universo, un Potere Spirituale invisibile dinanzi al quale tutti gli altri poteri appassiscono nella loro insignificanza. Questo potere è incomprensibile per l'uomo, inimmaginabile, non misurabile, è la Forza Universale della Vita, da cui ogni singolo essere riceve continue benedizioni. Io chiamerò questa energia ReiKi…

Il concetto di una Forza che permea l'universo e che influenza la nostra vita e la nostra salute è comune a molte culture fin da tempi antichissimi. Potremmo parlare di fisica o enumerare le "miracolose" guarigioni di persone affette da AIDS o tumori, ma ciò non aggiungerebbe molto a questa trattazione.

Arriva un momento nella vita in cui occorre lasciare da parte ogni spiegazione razionale e concedersi di "sentire", di entrare in contatto con una Coscienza che non può essere appresa o dimostrata, ma solo sperimentata. "

ReiKi è una pratica che consente di mettere in contatto REI e KI, creando un potente ed inesauribile flusso di energia attraverso l'organismo.

Ogni carenza di energia vitale all'interno del corpo viene in breve tempo colmata di nuova forza, gli organi del corpo attraversa no un periodo di vera e propria rigenerazione cellulare, tutte le emozioni bloccate all'interno dell'organismo e responsabili delle malattie emergono alla coscienza, la mente funziona con lucidità e chiarezza, scorie e tossine vengono espulse, lo Spirito inizia a guidare la mia vita verso il mio vero destino e tutte le situazioni che mi arrecavano danno lentamente svaniscono per lasciare il posto a consapevolezza ed armonia.

 
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La saggezza dei samurai: 10 citazioni profonde e lezioni senza tempo per la vita...

1. "Se vivi nella paura, non vivrai a lungo." - Miyamoto Musashi 2. "Abbraccia la morte senza paura, e non morirai mai veramente." - Yamamoto Tsunetomo 3. "La vera forza non sta nel braccio ma nell'anima." - Proverbio dei samurai 4. "Un vero eroe è colui che sa quando frenarsi e quando agire." - Minamoto Yoshitsune 5. "Se vuoi vincere, insegna al tuo avversario come combattere." - Proverbio Samurai 6. "Non lasciare che il passato controlli il tuo presente e non lasciare che la paura del futuro ti derubi della tua capacità di vivere nel presente." - Miyamoto Musashi 7. " Un Samurai mantiene sempre la sua parola, non importa quanto piccola sia la promessa." - Proverbio del Samurai 8. "Non esitare ad affrontare le sfide, perché è attraverso di esse che puoi diventare la versione migliore di te stesso." - Detto del Samurai 9. " La pazienza di un Samurai non è l'accettazione del fallimento ma la capacità di migliorare passo dopo passo." - Sconosciuto 10. "Se non hai il coraggio di affrontare te stesso, come puoi affrontare il mondo?"

 
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Miyamoto Musashi soprannominato "IL SAMURAI SOLITARIO" All'età di 13 anni (intorno all'anno 1595), Miyamoto Musashi uccise il suo primo avversario, un samurai di un villaggio vicino. Sebbene Musashi fosse armato solo con una spada da allenamento di legno, uccise l'altro ragazzo in un minuto, gettandolo a terra e colpendo il samurai alla gola così forte che morì vomitando sangue. Poco dopo, Musashi iniziò a viaggiare per il paese nella speranza di perfezionare la sua tecnica e diventare il più grande spadaccino del Giappone. Prima dei 20 anni, si era distinto combattendo ferocemente in diverse battaglie e uscendone ogni volta illeso. Aveva anche iniziato la sua tradizione di vagare per il paese e cercare (e poi uccidere) chiunque fosse considerato un maestro della spada. Distrusse persino da solo un famoso clan di spadaccini, la famiglia Yoshioka, in una serie di duelli. L'ultimo di questi ha visto Musashi tagliare dozzine di uomini dopo che la famiglia Yoshioka ha lanciato una trappola. In questo periodo, Musashi iniziò a brandire due lame in combattimento, una tecnica completamente sconosciuta all'epoca. Intorno al 1613, Musashi si era fatto un vero nome, distinguendosi da alcuni dei duellanti più famosi del Giappone. Fu allora che incontrò Sasaki Kojiro, un uomo considerato l'avversario più temibile di Musashi. Musashi si sbarazzò rapidamente di Kojiro, ma il duello lo lasciò sconvolto. Fu a questo punto che Musashi rinunciò per sempre ai duelli letali, perché non poteva permettersi di derubare il mondo di altri artisti. La storia di Musashi continua così fino al 1645, quando il vecchio cominciò a sentire imminente la sua fine. Invece di sedersi e aspettare, Musashi si trasferì in una grotta e iniziò a scrivere il suo famoso Libro dei Cinque Anelli, che funge da testo definitivo sull'arte della spada classica giapponese. Riuscì anche a elaborare una guida per essere autosufficienti, il "Dokkodo", prima di morire.

 
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Sapevate che...

Toyotomi Hideyoshi. Il Taiko era alto 1,54 metri e aveva il sangue di gruppo 0. Si dice che per una malformazione alla mano sinistra avesse sei dita. Anche se ci sono immagini di lui con barba e baffi, si sa che era completamente rasato e non ha mai potuto farsi crescere la barba. Si dice spesso che Nobunaga lo chiamava "saru" (scimmia), ma questo non è vero. Sono state trovate lettere di Nobunaga che si riferiscono a Hideyoshi come "topo pelato" o addirittura "sei unghie" che riferiscono ai suoi piccoli capelli e alla mano sinistra.Il suo kabuto si distingue per la sua grande cresta o Tatemono posizionata dietro lo scafo, cioè è un ushirodate. Questo casco era caratteristico di questo generale che era nato contadino ma che era cresciuto in importanza sotto l'ala di Oda Nobunaga fino a diventare la massima autorità del Giappone. La sua rapida ascesa è stata sostenuta da azioni che lo hanno evidenziato come stratega e vincitore nelle battaglie chiave per raggiungere l'unificazione che Nobunaga cercava.

 
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Pensar d’un Samurai...

Questo è qualcosa su cui cerco di riflettere il più spesso possibile, qualcosa che mi ispira e qualcosa che intendo manifestare nella mia vita il più possibile.A dire il vero, è una delle cose più difficili da realizzare, a causa dei meccanismi della società odierna.Ma questo non mi fermerà. La mia mente e il mio cuore sono allineati con lo stesso scopo. Il corpo vuole ritornare nel suo conforto. Ma io non sono questo corpo e il corpo obbedirà al mio scopo.

Maestro Ikki

 
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Sapevate che...

Pochi elementi dell'abbigliamento samurai sono intriganti come gli strati Horo. Ci sono registrazioni di questi strati già dal periodo Kamakura e le versioni del loro utilizzo sono una questione estetica, poiché cavalcando si gonfiavano come un pesce palla intimidatorio per il nemico comune, fino a una strategia difensiva perché serviva a fermare gli attacchi con frecce lanciate sulla schiena. Questa moda è stata rimossa durante il periodo Sengoku, ma allo strato di seta è stata aggiunta una struttura di bacchette di bambù rendendola sempre gonfia. Apparentemente avrebbe anche una funzione di identificazione degli uomini in battaglia perché c'erano Horo rossi e neri nelle truppe di Oda Nobunaga e rossi e gialli in quelle di Toyotomi Hideyoshi. Non conservando Horo originali possiamo solo guidarli attraverso disegni di come erano. Inoltre, sono stati eseguiti alcuni test con le frecce per vedere se avrebbero davvero fermato un attacco e si è concluso che per poter deviare qualche colpo (non tutti) non doveva essere né completamente sciolto né troppo stretto. Si sa che se qualcuno avesse ucciso un samurai con un Horo in battaglia, avrebbe dovuto avvolgere la testa nello stesso mantello per rendere il suo trofeo più rilevante.

 
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Continuiamo a conoscere gli hitokiri o i assassini di Uomini. Oggi tocca al più famoso di loro, il membro della squadra Ishin Shishi, di nome Kawakami Gensai. Questo gruppo di Samurais era la forza d'urto pro imperatore che cercava di porre fine allo shogunato Tokugawa. Di tutti i membri dell'Ishin Shishi il più spaventoso era Gensai. Tale era la sua abilità e la sua rapidità con la spada che uccideva in pieno giorno senza che le sue vittime se ne accorgessero. Dicono che stupisse la freddezza con cui si comportava e che passasse inosservato per i suoi tratti delicati, i lunghi capelli e le buone maniere, tanto che molti lo scambiavano per una donna. Il suo stile di combattimento era lo Shiranui Ryu e il suo mentore era Miyabe Teizo, una delle vittime dell'incidente Ikedaya morto dallo Shinsengumi. Nella sua breve vita si è potuto provare solo un omicidio, ma si calcola che le sue vittime fossero molte di più.Negli anni convulsi del Restauro Meiji ha lavorato come militare e maestro di sciabola ma è stato arrestato per aver ospitato ribelli per essere finalmente giustiziato per decapitazione nel 1872. Aveva appena 38 anni.
Nella sua figura è ispirato il personaggio Himura Kenshin del manga Rurouni Kenshin.

 
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Nakagawa Hidemasa, figlio del daimyo Nakagawa Kiyohide della provincia di Settsu (l'attuale prefettura di Hyogo) e fratello maggiore di Nakagawa Hidenari, era sposato con la principessa Tsuru (Tsuruhime), la figlia più giovane di Oda Nobunaga. Inoltre, suo zio era il famoso samurai e maestro del tè Furuta Oribe. Nel 1572, Kiyohide e i suoi figli cedettero inizialmente le loro terre alle forze Oda che avanzavano dirette verso Kyoto. Tuttavia, in seguito si ribellarono, allineandosi e servendo Oda Nobunaga sei anni dopo. Dopo la morte di Nobunaga, la famiglia Nakagawa giurò fedeltà a Toyotomi Hideyoshi. Hidemasa assunse la guida del clan Nakagawa all'età di 15 anni dopo che suo padre cadde nella battaglia di Shizugatake. Nell'anno successivo, 1584, dimostrò la sua abilità nella battaglia di Komaki e Nagakute, ottenendo riconoscimenti da Hideyoshi. Le sue lodevoli azioni durante la campagna di Shikoku nel 1585 portarono ad un aumento dei suoi possedimenti da 50.000 koku a Settsu a 65.000 koku, comprese terre nella vicina Miki, provincia di Harima (anch'essa parte dell'odierna prefettura di Hyogo). Ulteriori impegni attendevano Nakagawa Hidemasa, inclusa la sua partecipazione alla campagna di Kyushu del 1587. Durante l'assedio di Odawara nel 1590, si unì ai ranghi dei 220.000 assedianti contro 82.000 samurai all'interno del castello di Odawara. Tragicamente, la sua vita finì durante la battaglia di Bunroku nel 1592, dove prestò servizio come uno dei leader del contingente di 158.000 uomini inviato da Hideyoshi per annettere la Corea. Al momento della sua morte, Nakagawa Hidemasa aveva 25 anni.

 
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A volte, mentre siamo nel mezzo della lotta, tendiamo a concentrarci sugli ostacoli e sulle emozioni difficili con cui abbiamo a che fare.In retrospettiva, ora possiamo identificare le lezioni che stavamo imparando e la forza che stavamo forgiando.Inoltre, siamo grati di aver scelto di non arrenderci.

Maestro Ikki

 
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view post Posted on 13/2/2024, 07:20     Top   Dislike
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Haiku

Freddo mattino
Urla questo silenzio
di te i respiri
Avvolta nella nebbia
sogno il tuo ritorno

Ikki 2024

 
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view post Posted on 16/2/2024, 04:54     Top   Dislike
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Sapevate che...

Quando un samurai indossava la sua armatura Yoroi iniziava sempre dal lato sinistro per posizionare i vari pezzi blindati o di cotta di maglia protettiva come il kote delle braccia o i punti neri, per continuare successivamente con le protezioni di braccia e gambe sul lato destro. Questo perché molte delle armi samurai sono maneggiate con la mano sinistra. La katana taglia con la mano sinistra mentre la destra dirige o l'arco si tiene con la sinistra mentre la destra lo tende.D'altra parte, è il lato sinistro che si espone sempre di più in combattimento. Per questo è stato ritenuto opportuno, prudente indossare sempre il lato sinistro.

 
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La citazione "Abbraccia la morte senza paura e non morirai mai veramente". di Yamamoto Tsunetomo nasce dal contesto della cultura Samurai, dove affrontare la morte è considerato parte integrante della resilienza e dello spirito guerriero. Interpretazione della citazione: Yamamoto incoraggia il coraggio di affrontare le avversità e le difficoltà senza paura, simile allo spirito del Samurai che affronta la morte senza apprensione. Sottolinea l'importanza di mantenere un'anima impavida di fronte alle sfide della vita. Lezione per gli uomini moderni nella società: nel mondo di oggi, questa citazione può guidare gli uomini a comprendere che qualsiasi difficoltà o sfida può essere un'opportunità di crescita personale. Affrontare le sfide senza paura può aiutarli a sviluppare resilienza, indipendenza e capacità di gestire la pressione. Questa lezione li aiuta anche ad acquisire una comprensione più profonda di se stessi e a scoprire il proprio potenziale, creando una vita significativa e contribuendo a coloro che li circondano. Lo spirito di affrontare le difficoltà senza paura non è solo un percorso verso il successo personale, ma anche un modo per costruire forza e resilienza in ogni aspetto della vita.

Maestro Ikki

 
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La lealtà dei guerrieri samurai del passato era elevata, fondata su profondi valori etici e devozione incondizionata. Durante il periodo Edo, il loro impegno andava oltre l'obbedienza indiscussa ai comandamenti del signore; incarnava uno spirito di sacrificio e una lealtà incrollabile verso la famiglia e la comunità. L'essenza della lealtà dei Samurai spesso si manifestava attraverso atti altruistici, in cui erano disposti a scambiare la propria vita per salvaguardare il proprio signore e la comunità. Ciò gettò le basi per un'incondizionata lealtà, evidenziando i valori di unità e fiducia all'interno della società dei samurai. Tuttavia, nell'era moderna, flessibilità e pragmatismo diventano considerazioni cruciali quando si esamina la lealtà. La lealtà cieca, accettando ordini senza domande, può affrontare sfide nel mondo complesso e diversificato di oggi. società, questo tipo di lealtà necessita di essere adattato per riflettere la comprensione multidimensionale e il rispetto della libertà individuale. La lealtà non dovrebbe essere ciecamente obbediente ma costruita su valori etici, rispetto e adattabilità al cambiamento. Ciò garantisce che la lealtà non diventi semplicemente un rispetto incondizionato, ma un contributo positivo allo sviluppo e all’unità della società moderna.

 
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Ci sono momenti nella vita in cui devi decidere quali ponti costruire e attraversare, e a quali ponti dare fuoco e da cui allontanarsi. All'età di 30 anni, spesso si presentano decisioni e sfide cruciali, che spingono gli uomini a considerare attentamente se costruire ponti o dar loro fuoco. Di fronte alla prospettiva di costruire un ponte, ciò potrebbe comportare la scelta di un compagno di vita o il percorso del proprio percorso professionale. investire tempo ed energia in individui che condividono valori e obiettivi è fondamentale per la crescita e il sostegno reciproci. Al contrario, i ponti che portano a relazioni tossiche o che non favoriscono lo sviluppo personale dovrebbero essere incendiati, liberando spazio per connessioni positive. potrebbe comportare la scelta di progetti o la possibilità di cogliere nuove opportunità. Accogliere le sfide come opportunità per sviluppare competenze e lasciare il segno è essenziale. Tuttavia, i lavori incongruenti con i valori personali o insoddisfacenti dovrebbero essere inclusi nella lista dei ponti da incendiare, aprendo la strada a nuovi esplorazioni. Gestire efficacemente le relazioni sociali è altrettanto importante. Costruire ponti con individui che portano positività ed energia costruttiva è cruciale, riconoscendo allo stesso tempo la necessità di porre fine alle relazioni tossiche. Per riassumere, il processo di costruzione e di eliminazione dei ponti è parte integrante dello sviluppo personale. Prendere decisioni forti a volte può essere doloroso, ma è la chiave per avanzare nella vita e costruire un futuro positivo.

Maestro Ikki

 
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view post Posted on 9/3/2024, 05:23     Top   Dislike
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Conoscete questi due personaggi dal sorriso malizioso? Sono noti in Giappone come Kanzan e Jittoku. E dietro le apparenze, la loro storia non c'è nulla di dolce...

Abbiamo scoperto questi per la prima volta un po' per caso su un antico tsuba di Edo. Due personaggi imbavagliati con una faccia maliziosa. Da allora abbiamo iniziato ad avvistare questa simpatica coppia di amici praticamente ovunque su antiquariato molto vecchio. Questi due personaggi sono personaggi molto popolari nell'arte zen. I collezionisti giapponesi finiscono inevitabilmente per incontrarli.I due accoliti sono facilmente riconoscibili dal loro kimono straccioso e dai sorrisi stuzzicanti. Spesso sono anche raffigurati con grandi nasi, capelli chignon e un fisico paffuto. Kanzan è un poeta zen, spesso raffigurato con in mano un rotolo di pergamena. Jittoku è un dipendente di cucina al tempio Guoqingsi, situato sul monte Tiantai, spesso viene visto tenere in mano una scopa per mostrare il suo povero carattere.Nonostante la somiglianza, non sono fratelli gemelli. Kanzan e Jittoku sono grandi amici. Gli piace mangiare fuori grazie al cibo di Jittoku, spesso rubato dal ristorante dove lavora. I due amici poi ne approfittano per chiacchierare e divertirsi, ammirando la bellezza della natura circostante. La loro bonhomie ha ispirato molti artisti giapponesi del XIII-14° secolo, come Sessh Tôyô o Itô Jakuch Le. Ecco come la loro inimitabile silhouette si trova su un numero impressionante di francobolli, katana tsuba e altri elementi decorativi culturali . L'improbabile coppia simboleggia una forma di ozio e ingenuità pacifica. Sono percepiti dalla società come eccentrici emarginate che non si adattano proprio alla società. Non esitano a fuggire dalle istituzioni per godere della calma della natura, figuriamoci vivere in una forma di privazione materiale. Gli attenti noteranno che la pergamena di Kanzan è spesso bianca, indicando per il buddismo zen che la contemplazione della natura è più importante delle parole. La scopa di Jittoku è un invito a purificare la sua anima dalle impurità della vita. Il fatto che vengano descritti come abbastanza brutti e sporchi ci invita a considerare la loro esistenza oltre l'apparenza e il giudizio fisico.

 
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16 replies since 10/1/2024, 10:52   2878 views
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