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Porto Recanati è un comune italiano di 12 414 abitanti[1] della provincia di Macerata nelle Marche. È il più settentrionale comune costiero della provincia. Nasce il 1º maggio 1893, quando in virtù del Regio Decreto del 15 gennaio 1893 firmato dal Re d'Italia Umberto I, le frazioni costiere del comune di Recanati si distaccano da Recanati.[4]
La cittadina di Porto Recanati deve la sua origine a Potentia, città romana fondata fra il 189 a.C. e il 184 a.C. ad opera dei triumviri Marco Fulvio Flacco, Quinto Fulvio Nobiliore e Quinto Fabio Labeone.
Il primo distacco da Recanati avvenne in epoca medievale, più precisamente nel 1229, quando l'imperatore Federico II di Svevia ratificò il possesso delle terre che andavano dal Musone al Potenza, autorizzandovi la costruzione di un nuovo porto e delle strutture atte a difenderlo, tra le quali il Castello Svevo.
Geografia fisica Palazzo Volpini, in stile liberty, sede del municipio di Porto Recanati
La zona è completamente pianeggiante, ed è situata in prossimità del monte Conero. Il litorale del comune, delimitato a nord dalla foce del Musone, si estende per circa due km verso sud oltre la foce del fiume Potenza. La costa di Porto Recanati ha una particolare conformazione: la fascia centrale è costituita da spiagge tendenzialmente sassose e da mare scosceso con alti fondali anche a pochi metri dalla spiaggia, a differenza delle limitrofe Porto Potenza Picena e Civitanova Marche.
Il fenomeno dell'erosione delle coste è ben presente, soprattutto durante le mareggiate dei mesi invernali, e persiste nonostante i numerosi tentativi di protezione della costa con scogliere, pennelli o ripascimenti[5]. Tutto il tratto litoraneo e specialmente la sua porzione settentrionale ha subito, anche nel corso del 2013, 2014 e 2015, gravi danni alle strutture balneari fisse; l'erosione in molti casi ha addirittura minacciato le infrastrutture di collegamento[6]. Recentemente sono stati avviati ulteriori interventi atti a contrastare questo fenomeno con la collaborazione della regione .
Storia Storia antica Il territorio sembra essere abitato fin dall'età del bronzo, come confermano recenti ritrovamenti sulla sommità della collina di Montarice, risalenti al periodo detto del Bronzo Medio Appenninico, databile fra il secolo XV e XIV a.C.[7]. Negli stessi siti sono stati rinvenuti frammenti di ceramiche attiche del VI secolo a.C., che testimonierebbero i precoci scambi commerciali dell'area;[8]; reperti della stessa datazione sono stati rinvenuti anche nella bassa valle del Potenza e negli strati più bassi di Potentia, sito che pertanto, prima della colonizzazione romana, potrebbe essere stato già abitato da popolazioni indigene migrate dell'abitato collinare protostorico, come già successo per le colonie di Ariminum e Pisaurum[9].
L'Età romana: Potentia Potentia nella Tavola Peutingeriana, tra i fiumi Flosis (Potenza) e Misco (Musone), (collocati in ordine invertito nord-sud)
Assimilandosi con questi primi aggregati umani presso la costa, i Romani fondarono la città di Potentia[10], nell'ambito del processo di colonizzazione della costa adriatica. La presenza dell'insediamento, soprattutto nelle prime fasi, è documentata da Plinio il Vecchio[11], Tito Livio[12], Tolomeo[13], Pomponio Mela[14] e Velleio Patercolo.
La sua fondazione è databile tra il 184 a.C. e il 189 a.C. ad opera dei triumviri Marco Fulvio Flacco, Quinto Fulvio Nobiliore e Quinto Fabio Labeone.[15] Fu creata nell'ottica di assicurare terra ai veterani delle guerre puniche e per proteggere il litorale dall'assalto dei pirati illirici, presso un'area vantaggiosa, in cui la presenza del fiume Potenza e della sua foce (allora appena a sud della colonia) assicurava la facilità dei traffici e costituiva un naturale ostacolo contro i nemici[16] In questa colonia o nella gemella Pisaurum si stabilì il poeta Ennio[17] ed è documentata da ritrovamenti fittili la presenza di un'importante famiglia di banchieri, gli Oppii.
La colonia crebbe fra il I e il II secolo a.C., periodo in cui è documentata una notevole attività edilizia pubblica[18], finanziata da un ceto mercantile attivo e probabilmente florido;[19] non a caso i manufatti rinvenuti nella zona testimoniano la presenza di una fiorente produzione locale di terrecotte[20] la cui foggia testimonierebbe la presenza di contatti, probabilmente mercantili, con l'area dell'Etruria, del Lazio e del Sannio.[21].
Dopo il 174 a.C. la rarefazione di testimonianze e documenti attesterebbe un momentaneo declino della colonia, forse legato alle guerre civili[22][23] e al violento terremoto occorso nel 56 a.C., di cui parla Cicerone.[24] In età augustea Potentia prosperò fino a raggiungere la sua massima estensione, contemporaneamente al fiorire della qualità dei manufatti[25], che mantenne, probabilmente grazie ai traffici, fino al II secolo.
Dopo un forte declino nel III secolo, culminante, secondo il Lilii, nella conquista e nella semidistruzione avvenuta nel 409 da parte di Alarico I[26], si risollevò nella seconda parte del secolo IV; di questi secoli è l'interramento del tempio, che testimonia la cristianizzazione della colonia. Potentia divenne infatti sede vescovile nel V secolo e il suo vescovo Faustino, degli anni 418-422, che fu legato pontificio in Africa per Papa Zosimo e partecipò al Concilio di Cartagine è il primo vescovo documentato delle Marche.[27][28]
Medioevo Ricostruzione topografica delle emergenze antiche del territorio portorecanatese
Nonostante la decadenza delle altre città romane della costa, anche durante la guerra greco-gotica Potentia mantenne un certo tenore di vita che durò almeno fino all'inizio del secolo VII, come testimoniano i ritrovamenti di fini manufatti africani risalenti a quei periodi[27], anche se la colonia non viene citata da Procopio di Cesarea nel Bellum Gothicum[29].
Dopo il 570, con l'avvento dei longobardi nelle Marche e l'istituzione in queste terre del Ducato di Spoleto, divenne terra di confine, segnando il fiume Musone la frontiera con la Pentapoli bizantina di Ancona,[30] e il fiume Potenza il confine con la Diocesi di Fermo (580).[31]
Il secolo VIII in quest'area di frontiera vide il sovrapporsi di devastanti eventi bellici: la conquista longobarda della Pentapoli da parte di Liutprando nel 729, la donazione di Ancona e Numana al Papa Zaccaria nel 742, la riconquista longobarda ad opera di Astolfo (752)[32] e la restituzione al Papa Stefano II nel 755 dopo l'intervento dei Franchi di Pipino il Breve, le nuove devastazioni operate da Desiderio nel 757 e la restituzione delle terre al papa Paolo I imposta da Carlo Magno nel 764 (mai ottemperata) fino all'annientamento del regno longobardo nel 774 da parte del re franco: si può intuire come tali eventi e tutte le spoliazioni di derrate e di uomini ad essa correlate costrinsero gli abitanti del territorio di Potentia a cercare progressivamente rifugio nelle alture ai lati del fiume Potenza (Flosis), in zona Montarice e nell'attuale contrada Torrette o Torretta, oppure risalendo la vallata verso le colline, secondo alcuni autori per fondare l'attuale Potenza Picena[33][34], lasciando alle inondazioni e all'impaludamento le terre non più regimentate, che divennero perciò insalubri e difficilmente percorribili. Di questa decadenza dell'abitato romano presso il mare sono testimoni l'assenza di reperti archeologici successivi all'inizio del VII secolo.
Il territorio a sud del Musone fra la fine del IX secolo e l'inizio del X secolo venne progressivamente assorbito dalla Marca Fermana, che in questo periodo comincia ad autonomizzarsi dal ducato di Spoleto[35]. La nascita di piccoli centri collinari portò con il tempo allo sviluppo di vari castelli e castellari e all'istituzione dei relativi signori feudali; in particolare, l'attuale territorio comunale, comprese le acque antistanti, divenne feudo dei Conti della Marina[36], che avevano il loro castello sulla collina del Poggio o Podio di Montarice[37]; i ruderi di questa rocca dovevano essere ancora presenti intorno ai primi anni del 1800, quando ne parlò l'abate Vogel (1756-1817)[38].
Da quest'altura il castello dei Conti della Marina dominava un ampio territorio che verso sud arrivava fino alla vallata del Potenza[39] ed in direzione nord-est fino alla collina di Montorso e al mare, dove era l'antico porto feudale, posto in quest'epoca tra l'attuale centro cittadino e il fosso Musonaccio.[40]; queste terre già all'epoca erano abitate ed in un documento di vendita di terreni da parte di Gislerio[41] dei Conti della Marina ai Cistercensi dell'Abbazia di Fiastra del 1179 viene già fatta menzione di un porto e di strade; primitivamente si popolò la zona nord, in quanto la zona paludosa verso il fiume Potenza ricomincerà ad essere abitata solo dopo le bonifiche operate più tardi dai Monaci dell'Abbazia di S. Maria in Potenza.[40]
Quando i tre castelli che formarono il primitivo nucleo di Recanati si fusero ed, espandendosi, iniziarono a minacciare le colline presso il mare, Paolo e Roberto, Conti della Marina, rifiutarono l'assimilazione ed anzi intrapresero guerra contro Recanati, alleandosi con Osimo, città nemica di Recanati già dal 1174[42]. Le sorti arrisero ai Recanatesi, che con la pace firmata nel 1199, annessero di fatto il territorio dei Conti delle Marina aprendosi così lo sbocco al mare[43].
Del 1229 è il documento con il quale l'imperatore Federico II di Svevia ratifica il possesso, da parte di Recanati, delle terre che andavano dal Musone al Potenza, autorizzandovi la costruzione di un nuovo porto e delle strutture atte a difenderlo. La concessione federiciana venne confermata nel 1240 da papa Gregorio IX e, nel 1243, sotto il pontificato di Innocenzo IV divenne porto franco.
L'edificazione del mastio quadrangolare del Castello del porto (Castrum Maris), venne iniziata intorno al 1225; contemporanea o di poco successiva dovette essere la costruzione di un nuovo porto, per il quale il mastio avrebbe svolto funzione difensive e di faro[44]; il completamento della costruzione di un vero porto presso la torre, che viene denominato ex novo è attestata tra il 1335 e il 1340[45]. Prima dunque fu innalzata questa Torre, che precedette la costruzione delle vere mura castellane e attorno a questa si sviluppò, nel XIII secolo, il primo nucleo abitativo; Recanati ne favorì l'aumento demografico, concedendo case in affitto a chi avrebbe fissato colà la residenza[46].
Nonostante tale politica, per tutto il XIV secolo, che vide Recanati sconvolta dalla guerra tra guelfi e ghibellini, scomunicata ed incendiata, solo il perimetro del castello fu abitato[47]; del 1369 è infatti il primo documento attestante, oltre alla torre, la presenza delle mura castellane: Papa Urbano V, in una bolla con la quale concedeva a Recanati l'usufrutto di metà delle gabelle qui riscosse, lo chiama infatti Castrum Portus[48]. Anche il '400 vide il porto e il castello occupati, nell'ottobre 1409 dal condottiero Ludovico Migliorati, al soldo dell'antipapa Giovanni XXIII; venne poi riconquistato, il 5 febbraio 1413, da Andrea Malatesta, campione del papa Gregorio XII[49].
Vent'anni dopo occupò il castello Francesco Sforza, chiamato dai Recanatesi per affrancarsi dal dominio dell'inviso cardinale Giovanni Maria Vitelleschi. Vi instaurò però una sorta di tirannia, da cui venne liberato il 29 agosto 1444, nuovamente rioccupato l'8 ottobre da Alessandro Sforza, fratello di Francesco, e definitivamente svincolato nel corso dello stesso anno[50]. Il castello viene completato durante il XV secolo, per il porto ci sarà da attendere.
Età Moderna
La principale attività dell'epoca era il carico e scarico delle imbarcazioni direttamente al castello (chi trasgrediva era soggetto a multe salatissime), ma del porto ancora nulla. Agli inizi del XVI secolo vennero presentati dei progetti per la costruzione del porto (Porto Giulio) per mano del Maestro Giorgio Spaventa, ingegnere veneto. Nel 1510 papa Giulio II decise di finanziare l'opera. Ci è noto che i lavori furono più volte interrotti. Nel 1518 il territorio fu invaso dai corsari barbareschi, che riuscirono a penetrare nel castello, costringendo gli abitanti ad aumentare le difese e costruire una nuova torre (1575) per delimitare il confine sud portorecanatese. La torre fu distrutta nel corso della seconda guerra mondiale.
Con R.d. del 15 gennaio 1893 Porto Recanati ottenne l'autonomia comunale da Recanati.
Il 24 maggio 1915, giorno in cui l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, anche Porto Recanati fu uno degli obbiettivi del bombardamento della marina imperiale. Uno dei colpi, diretto al ponte della ferrovia sul fiume Potenza, centrò il vicino casello ferroviario uccidendo sei persone all'interno.
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