IL FARO DEI SOGNI

Afanasjev – Giovanni-citrullo

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view post Posted on 26/12/2023, 17:04     Top   Dislike
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surreal-citrullo




C’era una volta un vecchio e una vecchia, che avevano tre figli: due intelligenti, il terzo era Giovanni-citrullo. Gli intelligenti portavano le pecore a pascolare sui prati, ma lo surreal-citrulloscemo non faceva niente, stava sempre seduto sulla stufa a prendere le mosche.
Una volta la vecchia fece cuocere degli gnocchi di farina, e dice allo sciocco: «To’, porta questi gnocchi ai tuoi fratelli, che mangino».
Ne riempì un pentolino intero e glielo diede in mano; lui s’incamminò.

Era un giorno di sole; non appena uscito dal recinto, Giovanni si vide accanto la propria ombra, e pensa: «Chi è quest’uomo? mi viene accanto, non s’allontana d’un passo; certo vuole gli gnocchi!».
E cominciò a gettarli alla sua ombra, sinché li ebbe buttati fino all’ultimo; guarda, l’ombra seguita a camminargli a lato.
«Ventre mai sazio!», disse il citrullo arrabbiato, e le gettò contro la pignatta: le schegge volarono da tutte le parti.

Eccolo che arriva dai fratelli a mani vuote; quelli gli chiedono: «Cosa sei venuto a fare, cretino?».
«Vi ho portato il pranzo».
«E dov’è? daccelo alla svelta».
«Vedete, fratelli per strada mi si è attaccato alle costole un tale, uno sconosciuto, e s’è mangiato tutto!».
«Chi era?».
«Eccolo, anche adesso mi sta accanto!».
I fratelli a sgridarlo, picchiarlo, bastonarlo; dopo averlo bastonato ben bene lo costrinsero a pascolare le pecore, e loro se ne andarono in paese, a pranzare.

van-Leemputten-pecore

Il citrullo si mise a pascolare: vede che le pecore corrono per il prato, le acchiappa e cava loro gli occhi; tutte le prese, a tutte cavò gli occhi; poi radunò il gregge in un mucchio, e tutto contento si siede accanto, come avesse fatto una grande impresa.
I fratelli mangiarono e tornarono al campo: «Cos’hai combinato, cretino? Perché il gregge è accecato?».
«A cosa gli servivano gli occhi? Non appena ve ne siete andati, loro si sono sparse da tutte le parti; io ho pensato di prenderle, ammucchiarle, cavar loro gli occhi; come mi sono stancato!».
«Aspetta, non sei ancora abbastanza stanco!», dicono i fratelli, e giù a caricarlo di pugni; ne prese di santa ragione!

Passò un po’ di tempo, i vecchi mandarono Giovanni-citrullo in città, alla fiera, a comprare utensili casalinghi. Tutto acquistò Giovannino: comprò un tavolo, e i cucchiai, e le scodelle, e il sale; riempì di roba un traino intero.
Cammina verso casa, ma il cavalluccio era così lento: andava e non andava!
«E che – pensa Giovannino – il cavallo ha quattro zampe, anche il tavolo ne ha quattro; che cammini un po’ da solo».
Prese il tavolo e lo posò sulla strada. Va e va, le cornacchie vorticano su di lui, e non fanno che gracchiare. «Si vede che hanno voglia di mangiare, le sorelline, se gridano contadino-sedutotanto!», pensò il cretinetto; posò a terra le scodelle con dei cibi, e cominciò a invitarle: «Sorelline, colombine, mangiate e buon pro vi faccia!». E intanto lui va sempre più avanti e più avanti.

Giovanni costeggia la foresta; lungo la strada è pieno di tronchi scapitozzati.
«Eh – pensa – questi ragazzi son senza cappello; si prenderanno un bel raffreddore!». Prese e mise su ognuno un pentolino o una casseruola.
Ecco che Giovannino arriva al fiume, vuole che il cavallo beva, ma quello non beve: «Certo non gli piace, senza sale!», e giù a salare l’acqua. Versò tutto il sacco del sale, ma il cavallo non volle bere lo stesso.
«Perché non bevi, carne da lupo! credi che abbia versato il sacco di sale per niente?», e tirò giù una bastonata dritta sulla testa del cavallo, e l’ammazzò.

Ormai non gli era rimasto che il sacchetto coi cucchiai, lo prese e se lo mise in spalla.
Cammina: i cucchiai risuonano dietro: trin-trin! trin-trin! trin-trin! e lui pensa che i cucchiai gli dicano: «cretin! cretin! cretin!»; li getta a terra, li calpesta e ripete: «Eccovelo il cretino! eccovelo il cretino! credevate di canzonarmi, buoni a nulla!».

Tornò a casa, e dice ai fratelli: «Tutto ho comprato, fratellini!».
«Grazie, cretino, e gli acquisti dove li hai messi?».
«Il tavolo corre, ma si vede che è rimasto indietro, nelle scodelle stanno mangiando le sorelline, pentole e casseruole le ho messe sulla testa dei ragazzi, nel bosco, col sale ho salato l’abbeveratoio del cavallo, e i cucchiai mi canzonavano, così li ho abbandonati per strada».
«Marcia alla svelta, cretino! raccogli tutto quello che hai sparso per la strada».

Giovannino andò nel bosco, tolse le pentole dai ceppi, le sfondò e le infilò tutte a un bastone: tra grandi e piccole erano una dozzina. Le porta a casa. I fratelli gliele suonarono; andarono loro stessi in città a fare gli acquisti, e lasciarono il citrullo a casa, a Picasso-ragazzo-cavallosfaccendare.
Lo sciocco sente nel tino la birra che fermenta, che fermenta: «Birra, non fermentare! il citrullo non canzonare!», dice Giovannino. Ma niente, la birra non gli dà ascolto; lui prese e la fece uscire tutta dal tino, poi sedette nella conca, e naviga per l’isba canterellando canzoncine.

Arrivano i fratelli, vanno su tutte le furie; presero Giovannino, lo cucirono in un sacco e lo trascinarono al fiume. Posarono il sacco sulla sponda, e loro andarono a esaminare i buchi del ghiaccio.
In quel momento passa di là un signore, su una troika di sauri; Giovannino comincia a gridare: «Vogliono farmi governatore, vogliono che governi e giudichi, e io non so né giudicare né governare!».
«Aspetta un po’, citrullo – disse il signore –, io so giudicare e governare; esci fuori dal sacco!».

Giovannino uscì dal sacco, vi cucì il signore, e lui, salito sul carrozzino, sparì dalla vista.
Tornano i fratelli, buttano il sacco sotto il ghiaccio, si sente l’acqua gorgogliare: «Si vede che sta pescando sauri!», dissero i fratelli, e tornarono a casa.
Ecco venir loro incontro, spuntato da chissà dove, Giovannino su una troika; trotta e si vanta: «Guarda un po’ che cavalluccio ho preso! Ho lasciato lì un morello, ma così bello!».

I fratelli ne ebbero invidia; dicono al cretino: «Cuci noi nel sacco, adesso, e buttaci alla svelta in un buco del ghiaccio! Che il morello non se ne scappi…».
Giovanni-citrullo li gettò nel buco, poi galoppò a casa a bere birra, a compiangere i fratelli. Da Giovannino c’era un pozzo, nel pozzo un pesce-dardo e… la mia fiaba è giunta al traguardo.

(Afanasjev, I due Ivan)



fonte https://lartedeipazzi.blog/2018/12/25/afan...vanni-citrullo/

 
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