| Se la componente deliberativa della volontà si mostra uniforme, le componenti istintuali si distinguono invece in maschile e femminile: “L’amore sessuale che si trattenga nella pura naturalità non riesce a portare alla pienezza della vera unione entrambi i suoi elementi, la nobiltà e l’umiltà, né può liberare la personalità dalla cosalità … Umiltà e nobiltà formano nella loro unione androgina l’amore, ma, non appena essa si sciolga come tale e come potenza (pouvoir), subentra la differenza tra i sessi come potere (violence) e come debolezza, come sfrenata prepotenza e brama tirannica e come piacere nel subire ogni schiavitù, incatenati l’un l’altro in un barbaro connubio”. Nella loro manifestazione negativa la componente maschile è orgoglio e la componente femminile bassezza. Esse si manifestano quando l’uomo e la donna sono preda della propria finitezza: l’orgoglio, la componente maschile, si esplica come affermazione della propria egoità in contrapposizione a Dio, alla natura e all’amato, e la bassezza, la componente femminile, come sottomissione ed esclusiva cura per i piaceri dei sensi. La manifestazione positiva di tali componenti si ha, invece, quando è l’amore puro, dono di Dio, a dominare, quando i due amanti si amano secondo una prospettiva religiosa, avendo di mira la volontà di Dio: essi superano allora la loro finitezza in nome dell’infinito e l’orgoglio diviene nobiltà, mentre la bassezza si tramuta in umiltà. In Adamo le due pulsioni erano conciliate nella loro manifestazione positiva (nobiltà e umiltà), benché in maniera labile, non essendo ancora state messe alla prova con la tentazione. Egli era, seppur fragilmente, androgino. Nel momento in cui Adamo cede al desiderio di riprodursi sessualmente, scrive Baader nel 1829 nelle sue Annotazioni al ii capitolo della Genesi, la componente femminile presente in lui, l’umiltà, si trasforma nella sua manifestazione negativa, la bassezza. Eva dovrebbe invertire tale trasformazione, riportando la bassezza all’umiltà e in Adamo e in se stessa; interviene però la tentazione luciferina con la conseguente caduta tanto di Adamo quanto di Eva. Anche la componente maschile di entrambi così si corrompe, divenendo da nobiltà orgoglio, illusione di essere come Dio e di potersi a Lui sostituire. Soprattutto, dopo la cacciata dall’Eden, Adamo ed Eva, e con loro tutti gli uomini e le donne nella loro condizione storica, perdono, almeno apparentemente, il carattere di androginia; l’uomo vuole essere unilateralmente affermazione di sé e dominio e la donna unilateralmente sottomissione: “Si pensi che i medesimi elementi [la nobiltà e l’umiltà] si presentano nel connubio illegittimo, in quanto forze che spingono alla scissione, all’opposizione tra i sessi, come arrogante sopraffazione (superbia, piacere dispotico) e abietta degradazione (piacere nel subire ogni schiavitù)”. Ciascuno perde in sé l’elemento proprio dell’altro sesso e conserva il proprio nella sua forma corrotta. Riportare la componente maschile e quella femminile all’unità nella loro manifestazione positiva è allora compito di ogni unione amorosa. In tale unione l’uomo aiuta la donna a riscoprire la propria parte maschile e la donna aiuta l’uomo a riscoprire la propria parte femminile, raggiungendo con ciò entrambi la completezza. L’uomo e la donna ricompongono l’immagine della vera umanità, che è anche l’immagine di Dio; sono elevati dal vero amore ad un terzo modo di essere, al di là di quello maschile e femminile, ricostituiscono cioè ciascuno in sé l’androgino. Baader sostiene che ogni unione può avvenire solo attraverso una sottomissione: non si può avere un’unione autentica senza la generosità di rinunciare soprattutto al proprio orgoglio. Egli sottolinea che la parola per peccato (sűnde) ha la stessa radice del termine separazione (sondern), evidenza cabalistico-fonetica che dimostra come il peccato sia l’opposto dell’amore, e che porti alla separazione dei due principi maschio e femmina. In effetti, il core della filosofia esoterica baaderiana è la presenza del principio maschile e femminile, presi come archetipi assoluti, e la loro unione mistica. La sua in tal senso è una filosofia spirituale ed esoterica, in quanto si focalizza su una costante sessualizzazione del mondo, umano e divino. Il processo di identificazione al centro della filosofia erotica di Baader è una costante ricerca del Sé (ted. Verselbstandigung), un rientrare in Sé, un ridestarsi alla coscienza superiore e un risvegliare il momento detto “femminile-passivo” dell’autocoscienza. Questo perchè l’uomo, invece di porsi come Sposa del divino, come matrice in cui il divino si cala, si è fatto maschio, arrogante ed è divenuto Dio a se stesso, elimanando da sé la matrice femminile, poi divenuta esterna. Ciò ha provocato la caduta dell’Androgino primordiale e con essa la devastazione della natura. Il primo androgino, secondo Baader, è Dio, ragion per cui l’immagine e somiglianza dell’Uomo primordiale è legata alla natura androgina. In principio, Dio utilizzò entrambe le polarità per ingravidare se stesso. In Lui sorse il desiderio passivo di essere riempito da Se stesso, per generare un Figlio, perchè solo attraverso il Figlio si può conquistare il Sé. Anche il processo immaginativo è un processo bipolare e androgino, perchè richiede una forza attiva che feconda, ed una passiva che riceve il seme immaginativo e porta alla realtà l’Imago. La prima è la tintura maschile-attiva, che si espande come il fuori di sé che cerca l’interno, fuoco e durezza. La seconda è la tintura femminile-passiva, dolce e umida; è l’in sé, il dentro di sé che, nello stato edenico, si apre spontaneamente alla forza in espansione, per afferrarla e farsene afferrare. Queste due tinture si mitigano e purificano a vicenda, è come la mano che lava l’altra, in un reciproco sostenersi. La tintura femminile, con la sua dolcezza, mitiga l’ardore della tintura maschile, ma cercando nell’aspra tintura maschile la dolcezza che le corrisponde per eccitarla, per farla uscire dalla sua latenza, perchè congiungendosi con quel femminile nel maschile ne ammorbidisca la durezza, ne mitighi la violenza focosahh, affinchè quel fuoco non diventi fuoco distruttore. Al contrario, l’aspra tintura maschile cerca la sua corrispondente asprezza nella dolcezza femminile, per stimolarla a lievitare, a sollevarsi dalla sua inerte passività, per dare forma al non formato e salvare l’acqua madre della matrice dall’imputredimento, perchè troppo ferma. Il femminile si unisce, quindi, al femminile nel maschile, e il maschile al maschile nel femminile. Questo princìpio trova risonanza nel taoismo. Il simbolo del Tao mostra i due poli Yin e Yang, ognuno dei quali ha in sé l’elemento complementare (e non opposto). Nel cristianesimo esoterico, tale attrazione temperante e generante tra creatore e matrice è evidente nell’archetipo della Vergine con unicorno. Gli alchimisti lo descrissero con l’uroburo, ovvero i due draghi che si divorano l’un l’altro, e in cui i due princìpi iniziano a purificarsi a vicenda. Il fine dell’opera è la rigenerazione dell’uomo di luce, l’androgino primordiale. Di qui è facile intuire che il vero e supremo atto magico è un atto di natura alchemica. Secondo Baader, l’uomo androgino, una volta emanato ad immagine, era chiamato a sottomettere (in senso buono e non distruttivo) la natura, e a sottemettersi a Dio. Tradotto in un linguaggio più comprensibile, e certamente più microcosmico, l’anima umana doveva e sempre dovrebbe sottomettere il corpo (espressione della natura naturata) e sottomettersi allo spirito. L’anima dovrebbe essere maschile nei confronti del corpo e femminile nei confronti dello Spirito. Se ciò accade, il vero maschile e femminile aderiscono, e nasce il Figlio Androgino, composto di anima e spirito ormai integrati. Ma nell’uomo corrotto e profano, il rapporto corretto persino si inverte: l’anima si fa persino maschile nei confronti dello spirito, e sottomessa al corpo. Tutto questo si compie nel tempo. Nella visione baaderiana, il tempo segna sì la caduta e l’allontanento progressivo dalla fonte e dalla perfezione dello stato di coscienza primordiale, ma è anche “tintura femminile” in quanto attimo dopo attimo, gli ricorda il suo peccato della “scissione” e gli fa provare la nostalgia della sua androginità originaria, offrendosi come strumento per ricomporla. Il tempo è stato un espediente divino per evitare che l’Adamo potesse non tornare più alla fonte, quindi una minaccia ma anche una grande opportunità di rinascita al divino, espressione dell’ira di Dio ma anche della sua infinita compassione. Essendo femminile, come tutto ciò che è femminile, può dannare o può salvare. Anche il tema della conoscenza è affrontato da Baader alla luce del Simposio, in particolare del secondo discorso di Diotima, che egli cita esplicitamente in un breve testo del 1808, Sull’analogia dell’istinto di conoscere e dell’istinto di generare, apparso nei «Jahrbücher für Medicin als spekulative Wissenschaft».
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