IL FARO DEI SOGNI

Reincarnazione

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(((claudio)))
view post Posted on 9/12/2023, 10:54 by: (((claudio)))     Top   Dislike
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Età moderna

Col Rinascimento tornarono in voga le dottrine platoniche della reincarnazione soprattutto in Giorgio Gemisto Pletone, Marsilio Ficino e Giordano Bruno, insieme alle correnti esoteriche dell'alchimia. Di nuovo nel Romanticismo la reincarnazione fu sostenuta da Arthur Schopenhauer,[Nota 5] e da Giuseppe Mazzini.[36]

Vari contemporanei hanno tentato una conciliazione tra cristianesimo e reincarnazione. Geddes Macgregor scrisse un libro intitolato Reincarnazione nella cristianità: una nuova visione della Rinascita nel pensiero Cristiano,[37] Rudolf Steiner è stato l'autore di Cristianità come fatto mistico, e Tommaso Palamidessi ha scritto Memorie di vite passate e le sue Tecniche, che contengono alcuni metodi attraverso i quali sarebbe possibile ottenere memorie dalle vite precedenti.[38]

Tra i gruppi che si considerano cristiani e credono nella reincarnazione, si ricordano la Chiesa cattolica liberale, l'Unitarianismo, i Movimenti Spiritualisti Cristiani, la Compagnia Rosacruciana e il Lectorium Rosicrucianum.

Tuttavia, il battesimo praticato nelle comunità steineriane è nullo e privo di valore all'interno della Chiesa cattolica.[39]
Reincarnazione nel buddhismo
Bassorilievo buddhista: Yama, signore della morte, stringe la Ruota dell'esistenza

Nell'ambito delle diverse scuole buddhiste ci sono diverse interpretazioni del concetto di reincarnazione. In termini generali, e tenendo conto che i limiti non sono mai netti, le scuole che la contemplano maggiormente sono quella del Veicolo adamantino o buddhismo Vajrayāna, che comprende soprattutto il cosiddetto buddhismo tibetano, e la scuola Theravāda di derivazione Hīnayāna o del Piccolo veicolo. Per entrambe queste scuole è centrale il concetto di saṃsāra, ossia del ciclo di vita nel mondo materiale di tutti gli esseri, che non si conclude con la morte, ma che ricomincia con una rinascita e quindi con una reincarnazione fino alla liberazione nel Nirvana dal ciclo di nascita e morte. Template:ESenza fonteQuesta concezione della reincarnazione è di derivazione induista, nell'ambito del quale viene contemplato un ātman ossia un sé assimilabile a ciò che gli occidentali chiamerebbero anima; ma la concezione induista si scontra nel buddismo con la dottrina dell'anātman, o non sé, che nega l'esistenza in primo luogo di un io individuale, permanente e immutabile. Per cui la domanda è: se non esiste un io, un sé e quindi un'anima, cosa si reincarnerebbe?

Nel buddhismo Mahāyāna permane la contraddizione ma in alcune scuole come quella dello Zen e soprattutto nell'abito dello Zen occidentale contemporaneo, si pone l'accento sul fatto che la tradizione del buddhismo antico non parla di reincarnazione ma di rinascita, che andrebbe intesa come rinascita psicologica che avviene in questa vita nel momento in cui si arriva all'illuminazione anch'essa raggiungibile in questa vita. Anche il concetto di karma come principio di causa-effetto è inquadrato nell'ambito di una sola vita in cui a ogni azione negativa conseguiranno effetti negativi sulla propria vita e a ogni azione positiva conseguiranno effetti positivi sulla propria vita. Anche lo Zen però non risolve in modo definitivo la questione perché parallelamente continua ad affermare la dottrina dei Bodhisattva secondo cui gli esseri umani che hanno raggiunto l'illuminazione, dopo la cessazione della loro vita terrena, scelgono di tornare a vivere all'interno di un corpo terreno per continuare ad aiutare tutti gli esseri, riammettendo così il concetto classico induista di reincarnazione.

Un altro tentativo di superare la contraddizione viene fatta recentemente in ambito Zen da Thích Nhất Hạnh che dice che, come si afferma nei sutra, non esistendo né nascita e né morte non ha senso parlare in termini di reincarnazione o di rinascita, ma secondo il monaco Zen sarebbe invece più corretto parlare di ri-manifestazione, non precisando tuttavia come questa sua concezione si possa integrare con la concezione della reincarnazione dei Bodhisattva.

Nella scuola degli Yogācāra, appartenenti al buddhismo Mahāyāna, ha avuto origine la dottrina dell'ālāyavijñāna, la "coscienza deposito", l'ottava delle "coscienze", Vijñāṇa, quale responsabile del trasferimento dei semi, o impressioni, che gli atti volitivi lasciano sul loro autore, anche alle rinascite successive. Questa coscienza successivamente venne identificata da alcuni autori Yogācāra come uguale al concetto del Tathāgatagarbha, la "Matrice dei Così-Venuti/Andati", e pertanto è ritenuta assolutamente identica alla Vacuità. È da tener presente che la dottrina dell'ālāyavijñāna fu tuttavia criticata e rigettata dagli autori Mādhyamika, un'altra importante scuola Mahāyāna, come "sostanzialista" in quanto sostanziava la Vacuità attribuendole un'esistenza propria.
Reincarnazione nell'induismo

Nella Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad si legge: «Come un orefice prende la materia di un gioiello e con essa foggia un disegno nuovo e più bello, allo stesso modo questo ātman scrollandosi via il corpo e rendendolo insensibile, ne foggia una forma nuova e più bella». (IV,4,4)

Il Manusmṛti (Leggi di Manu) afferma esplicitamente: «Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli… lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana… le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità e la felicità inalterabile che invece provano nella contemplazione dell'essere divino che conferisce ogni virtù».[40]

Nella Bhagavadgītā (Il canto Divino) Krishna afferma: «Come l'anima incarnata passa in questo corpo dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento». (B.Gita 2.13) E ancora: «Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili». (B.Gita 2.22).

Un gruppo relativamente piccolo come l'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna, popolarmente noto come Hare Krishna, ha distribuito milioni di copie dei suoi libri e opuscoli. Il testo sulla reincarnazione più diffuso dagli Hare Krishna[41] è diventato popolarissimo in numerosi Paesi dell'Occidente, è spesso citato anche in contesti insospettati e ha certamente contribuito alla moda della reincarnazione, anche presso persone che non si sognerebbero mai di aderire al movimento degli Hare Krishna.[42]
Reincarnazione nell'ebraismo
Lo stesso argomento in dettaglio: Bereshit (libro), Era messianica, Peccato originale e Tohu e Tikun.

«Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.[43]»

«Il Creatore del mondo e di tutte le anime sa quello che accadde tra gli individui nelle vite precedenti»

(Zohar)

Benché la reincarnazione sia una concezione non presente nella Torah scritta e non esplicita nel Talmud, la concezione reincarnazionista non è estranea neanche all'ebraismo[44]; definita Ghilgul (גלגול), è infatti insegnata dalla Qabbalah, la componente più profonda mistico-esoterica della religione ebraica.

La dottrina ebraica della reincarnazione si può allora rintracciare nei seguenti elementi:

Il principale continuatore della dottrina della reincarnazione secondo l'esegesi ebraica è l'Arizal anche attraverso uno dei suoi testi edito anche in inglese, Gate of reincarnation, dall'originale ebraico. Accettando il presupposto secondo cui non tutti gli uomini sono soggetti alla reincarnazione, spiegando poi che lo scopo del ghilgul è il tiqqun, in questo caso la rettificazione delle differenti anime Nefesh, Ruach e Neshamah, che possono essere raggiunte e completate in una stessa persona, egli enumera differenti concezioni di reincarnazione, facendone esempi pratici: dice ad esempio che ogni tipo di anima delle persone soggette alla reincarnazione dev'essere rettificato in vite differenti e in rari casi tutte in una vita successiva soltanto e sottolineando anche che ne esiste un tipo in cui due persone si corrispondono senza per forza di cose essere stretti dalla stessa anima venuta al mondo due volte o in più situazioni differenti; la persona nasce e muore in più vite; più anime di persone differenti potrebbero essere rettificate nel corso di un unico ciclo di reincarnazioni.
Rabbi Shimon bar Yochay, rabbino del Talmud e autore dello Zohar, fu a conoscenza del mistero della reincarnazione.
Anche il Gaon di Vilna ha scritto un commento al Libro di Giona adattandolo alla reincarnazione secondo l'interpretazione iniziale che trova l'analogia di Giona con l'anima dell'uomo, della barca come il suo corpo, del mare come questo mondo e della Terra asciutta come il Mondo Futuro.
Tra gli altri si ricordano Isaia Horowitz e Shlomo Alkabetz il quale afferma che vi sono tre tipi di reincarnazione rapportati alle caratteristiche dei tre patriarchi del popolo d'Israele: ad Avraham corrisponde il tipo in cui nelle vite successive si compiono buone azioni e si realizzano i precetti non compiuti o quelli trasgrediti nelle vite precedenti; a Isacco, simbolo di timore e potenza, corrispondono le vite di anime reincarnate in animali puri, "rettificate" dai peccati dagli Ebrei; e infine a Giacobbe, segno di bellezza e armonia, corrispondono vite successive, fino a 2 000, in cui si possono compiere Mizvot non compiute precedentemente per mancanza di opportunità.

segue Secondo l'Arizal, lo Zohar e altri

 
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