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Tuttavia, anche se l’impegno dei paesi è stato esplicito e anche se i dati mostrano un’inversione di tendenza verso il rinnovabile, i numeri restano ancora troppo alti in Germania e in diversi paesi dell’Est Europa, soprattutto alla luce dei fondi forniti dall’Ue.
La situazione nelle regioni carbonifere
Negli scorsi decenni, i paesi europei hanno assicurato un sostegno pubblico – diretto o indiretto – a imprese e organizzazioni che si occupano di estrazione del carbone. Stando alla relazione speciale della Corte dei conti europea, gli stati membri hanno erogato 87 miliardi di euro ai produttori di carbon fossile nell’Unione europea tra il 2000 e il 2012. Un cambio di passo è avvenuto nel 2010, quando il Consiglio europeo ha adottato norme differenti per il settore carbonifero, con lo scopo di agevolare la chiusura di “miniere di carbone non competitive” tra il 2011 e il 2027. Anche per l’introduzione di queste misure, la produzione di carbone nell’Ue si è così concentrata in specifiche regioni, che hanno caratteristiche molto differenti fra loro. In alcuni casi, l’industria carbonifera si estende su un’area geografica ampia – come nella regione delle Asturie, in Spagna, e in quella della Slesia in Polonia. In altri casi, la produzione di carbone si colloca in zone geograficamente più piccole: per esempio, nelle province di Palencia e di León in Spagna e nella micro-regione della valle del Jiu, in Romania.
In alcune di queste regioni, l’industria del carbone spesso è direttamente connessa alla produzione di energia elettrica e termica e “domina l’economia”, mentre in altri territori il carbone fa parte di un panorama industriale più diversificato. Tra l’altro, alcune di queste regioni, grazie alle loro caratteristiche geografiche o socioeconomiche, avrebbero un “considerevole potenziale per lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili”.
Un altro importante cambio di rotta è avvenuto nel giugno 2021, con l’introduzione del Fondo per una transizione giusta: per la prima volta l’Unione europea ha messo a disposizione un programma di finanziamento specifico per quelle regioni che attualmente producono carbone o che lo hanno prodotto in passato. Per raggiungere gli obiettivi in materia di clima – affrontando le conseguenze delle chiusure delle miniere – gli stati membri e le regioni dell’Ue, oltre che ai finanziamenti nazionali e regionali, hanno potuto accedere alle risorse disponibili da tre diversi fondi strutturali di investimento europeo (fondi Sie):
il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), con una dotazione di bilancio per il periodo 2014-2020 di 228 miliardi di euro, istituito con l’obiettivo di ridurre le disparità tra regioni migliorando la coesione economica e sociale nell’Unione. Tra i principali settori che ne hanno beneficiato, quello di ricerca e innovazione, l’agenda digitale, le piccole e medie imprese e l’economia a basse emissioni di carbonio; il Fondo sociale europeo (Fse), con una dotazione di bilancio per lo stesso periodo di 100 miliardi di euro, istituito per promuovere un’occupazione sostenibile e di qualità e una mobilità dei lavoratori coinvolti; il Fondo di coesione (Fc), con una dotazione di bilancio (sempre per il periodo 2014-2020) di 61 miliardi di euro per 15 Stati membri, con l’obiettivo di promuovere uno sviluppo sostenibile riducendo disparità economiche e sociali degli stati membri.
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