| Primo sintagma: la bambina piagnucolona, la bambina che non si vuole staccare dalla mamma, che non vuole «volare via», la bambina «incestuosa», la bambina che non vuole Klimt-mamma-bambinouscire dal raggio del «troppo vicino». Una volta però che, vittima della «maledizione» materna, si trova trasformata in corvo e viene scaraventata di colpo nel «troppo lontano», nell’«animalesco» al di là delle relazioni «umane», è per così dire «morta» alla Cultura e può risuscitare solo grazie a un uomo che sia abbastanza avventuroso da avventurarsi pure lui a un’eguale lontananza dall’Umano.
Ed ecco intervenire il secondo sintagma: quello per così dire «orfico», perché come Orfeo con Euridice bisogna che il nostro «uomo» vada all’altro mondo a liberare la «morta» (o forse la «mai nata») dall’inferno della sua «animalità», per condurla a quella giusta distanza (e dunque né troppo vicina, attaccata alla madre, né troppo lontana, in un luogo così irraggiungibile che i genitori non ne hanno più notizia), alla distanza dunque che è propria dell’Umano. Che si tratti anche nella nostra fiaba di un viaggio all’altro mondo, è provato dalla presenza del solito tabù: è vietato toccare il cibo dei morti, è vietato condividere la dieta dei «troppo lontani», di quanti cioè, per dirla con Lévi-Strauss, ignorano «le buone maniere a tavola». Mangiano e bevono porcherie. Se le assaggi, fai la fine di Gilgameš: … ti addormenti sul più bello, e manchi a tutt’e tre gli «appuntamenti» con la Lontana.
Ecco, la Lontana viene e tu… dormi. Viene e ti porta in dono i suoi «attrezzi magici». Tu intanto dormi, e sogni. Ma al risveglio ti rimane così difficile spiegarti i tuoi sogni, e di sicuro non ci riusciresti se Lei, la Lontana, non ti spedisse una certa lettera. Come altro chiamarla, se non la Lettera del Corvo? Tutti i doni che la Lontana ti elargisce in sogno, tu – uomo – non li sapresti usare, se Lei non ti lasciasse delle «istruzioni scritte», se non te le «stampasse» nella mente. Tutte le immagini che popolano i tuoi sogni ti resterebbero enigmatiche, se non le accompagnasse almeno una parola – che so? trimetilamina, giusto per fare un esempio.
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Eccolo qua il «propriamente umano», l’«esclusivamente umano»: la lettera, l’uso di segni e simboli. La principessina, dunque, da «troppo vicina» che fu a «troppo lontana» che si ritrova una volta trasformata in corvo – una volta cioè che ha fatto la stessa trafila del Corvo greco: da troppo vicino e fedele ad Apollo, a troppo lontano e incapace di tornare al suo Signore, se non rimettendosi, e sappiamo con quali conseguenze, alla «loquacità» – la principessina-Corvo, per quanto lontana sia andata, ha questo di «umano»: parla, scrive e manda messaggi. La lettera che lascia al suo audace «salvatore» è il solo mezzo, il solo medio, per andare a riprenderla dal Paese dei «morti», o dal Limbo dei «non nati» alla seconda nascita – alla nascita dell’Uomo dal Cucciolo attaccato alle poppe della mamma.
Se sogni pure tu la Lontana, fa’ dunque attenzione alle istruzioni simboliche che ti raccomanda. Non farti distrarre dal gioco immaginario. Non stare a spiegarti il senso (ma quale?) delle immagini sognate. Tira fuori dal sogno la lettera. Scripta volant. Ciò che vi è scritto, passa. Ma la lettera – la lettera, no, non passa. La lettera è l’«essere del Passato» contratto in un simbolo. Il sogno viene dal Passato, a volte viene dal Passato Remoto. E se per caso è proprio la Lettera del Corvo – la lettera di una bambina prigioniera della lontananza dall’Umano – fa’ bene attenzione perché quello che vi è scritto è il tuo Rimosso che ritorna «parlato», «simboleggiato» nella grafia umana.
Non fare pure tu l’errore del Corvo! Non prendere la lettera alla lettera! Sarebbe, e la Mayers-donna-corvonostra fiaba ce lo conferma, come arrampicarsi sugli specchi! Nella lettera ci sono, cifrate, certe istruzioni sull’«uso» che devi fare dei «doni magici» ricevuti in sogno. Essi non vanno «usati» per acconciare la tua vita, il tuo presente attuale – bensì per ridisegnare la curva che il tuo Passato prese la prima volta che si rimise ai segni e alle parole di una rappresentazione. Ti ricordi? non fu facile intendersi. Ogni volta era un appuntamento mancato: il Corvo ti diceva all’orecchio – Scordati di lei, ti ha tradito! E la vecchia, sempre più insistente, ripeteva – Mangia e bevi, e lasciala perdere!
No, non fare pure tu la fesseria del Corvo! Da troppo vicino ad Apollo, per rabbia o per rancore, o chissà per quale altra oscura ragione, non correre anche tu a rifugiarti nel troppo lontano, al servizio di Dioniso. L’Umano non è, se non alla giusta distanza da questi due, sia pur «divini», poli animali. Non restare, come Apollo, attaccato alla mamma – ma non fare come la Madre delle Baccanti, che eccitata da Dioniso nientemeno sbrana suo figlio e nemmeno lo riconosce. Tra queste due «bestialità», non c’è che una distanza Umana – l’Uomo è solo là dove le relazioni sono affidate alla lettera.
E dunque: la lettera che inviasti allora, non la lettera, ma lo spirito di quella lettera – è tutto ciò che di Umano vi è nei tuoi sogni. Le immagini che li popolano non sono che la Terra di fondazione della tua «umanità». Non dare loro tutta questa importanza. Ciò che conta è la lettera che mandasti al mondo, allorché corresti a rifugiarti sulla Luna o sulla cima di un monte di vetro. Conta lo spirito di quella lettera – perché è lo spirito del tuo Passato che, sogno dopo sogno, «ritorna» camuffato in un’altra lettera. Ritorna l’Indimenticabile, l’Idea Fondamentale del tuo destino – niente a che vedere con la tua vita. La tua vita, di quell’Idea, s’è dimenticata. Non c’è che un filo che ancora, forse, la tiene legata al tuo Passato: è il filo (di Arianna) su cui corre lo spirito della lettera che inviasti al mondo… perché tornasse a te, che ne eri il (reale) destinatario.
fonte https://lartedeipazzi.blog/2018/12/30/grimm-il-corvo/
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