| Teke
I Teke (trascritto anche come Téké) o Bateke, noti anche come Tio, sono un'etnia africana del gruppo bantu. Sono presenti nel Repubblica del Congo, nella Repubblica Democratica del Congo, e, in misura minore, nel Gabon. Parlano le lingue teke e ibali.
Storia
Lo Stato dei Teke era chiamato dagli Europei (innanzitutto dai Portoghesi) con il nome di Anzico. La prima attestazione di tale denominazione si trova nell'elenco dei titoli spettanti al mani Congo redatto dai Portoghesi nel 1535. Intorno al 1620 il regno di Anzico divenne indipendente, e lo rimase fino alla conquista europea nel 1875. Il sovrano di questo regno aveva il titolo di Unca Macoco. Tuttavia gli Europei lo chiamavano semplicemente Macoco. Repubblica del Congo
Nella Repubblica del Congo sono presenti circa 500.000 Teke (il 20% della popolazione totale del paese), presenti principalmente nelle regioni di Plateaux, di Cuvette-Ouest, di Niari, di Bouenza e di Pool. I Teke del Plateaux sono chiamati Mbéti e Tégué, quelli del Niari sono chiamati Nzabi. Secondo i leggendari fondatori congolesi, discenderebbero da Nguunu, antenato della maggior parte delle popolazioni del Congo meridionale. Successori dei pigmei (Négrilles) nell'occupazione del Congo-Brazzaville, i Teke dek Congo discendono dai fondatori del Regno Teke, storico rivale del Regno del Congo. Un loro leggendario re, conosciuto nella storia come Makoko di Mbé, firmò il 3 ottobre 1880 a Mbé, capitale del suo regno, un accordo con l'esploratore italiano Pietro Savorgnan di Brazzà. Repubblica Democratica del Congo
In Repubblica Democratica del Congo, 267.000 Teke sono stanziati nella provincia di Bandundu e nella città-provincia di Kinshasa. Gabon
Nel Gabon i Teken rappresentano una minoranza; sono circa 54.000, stanziati principalmente nella provincia di Haut-Ogooué. Il defunto presidente del Gabon, Omar Bongo, era un Teke. Arte
La scultura Teke annovera una buona varietà di maschere fantasiose e di statuette destinate a riti apotropaici o raffiguranti antenati. Talvolta il corpo dell'oggetto è scavato per consentire l'immissione di sostanze magiche o medicinali. I Teke sono rinomati per la produzione di monili e di oggetti di uso comune decorati.[1]
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Twa
I Twa[1] o BaTwa[2] (in kirundi e kinyarwanda, Abatwa), sono un popolo di pigmei dei Grandi Laghi dell'Africa centrale. Rappresentano una delle più antiche comunità autoctone della regione. Sono membri dell'Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati.
Descrizione Distribuzione dei Twa nell'Africa centrale
Attualmente[Quando?] vivono in Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Uganda, dove rappresentano meno dell'1% della popolazione di questi paesi, con una popolazione totale stimata di circa 80.000 individui.[3] Le comunità Batwa vivono in situazioni di estrema povertà e marginalizzazione sociale e politica, causate dalla perdita dei loro tradizionali ambienti di vita forestali e da preconcetti razziali da parte di altre etnie africane.
Il termine BaTwa, a seconda del tono e del contesto in cui viene pronunciato, può assumere un significato diverso, infatti può essere utilizzato come un insulto o in maniera rispettosa. Alcune comunità pronunciano il loro nome Barhwa, altre preferiscono chiamarsi Bambuti, altre ancora Abayanda.
Sono considerati, e loro stessi si definiscono tali, come i primi abitanti autoctoni della zona che hanno popolato le foreste tropicali, vivendo come cacciatori e raccoglitori. Ritengono anche di essere un popolo colonizzato: prima dagli agricoltori, poi dai pastori e infine dagli europei. Ogni gruppo colonizzatore ha radicalmente trasformato la foresta, loro habitat naturale, in terre coltivabili, in pascoli, in culture intensive e, recentemente, in zone protette per riserve di caccia, esercitazioni militari o sfruttamento turistico.
I Twa parlano la stessa lingua della popolazione circostante, degli Hutu e dei Tutsi, il kirundi in Burundi ed il kinyarwanda in Ruanda, anche se con un'accentuazione differente.
Per diverse centinaia di anni i Twa hanno costituito una minoranza molto piccola nella regione e hanno avuto scarso ruolo politico. Sono spesso ignorati nelle discussioni sui conflitti tra Hutu e Tutsi, che raggiunsero il culmine con il genocidio del Ruanda nel 1994.
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Zande
Gli zande[1] o azande (al singolare, rispettivamente, sandé[2] o asandé), soprannominati dispregiativamente gnam gnam (in francese: niam-niam)[1][2], sono un popolo dell'Africa centrale, che ammonta a circa 3,5 - 4 milioni di individui. La maggior parte della popolazione vive nella parte settentrionale della Repubblica del Congo, nel Sudan occidentale, nel Sudan del Sud e nella Repubblica Centrafricana. Gli asandé congolesi vivono nella provincia dell'alto Zaire e gli asandé sudanesi vivono nello Uele. Parlano una lingua della famiglia linguistica del Niger-Congo, e in particolare del ramo Adamawa-Ubang; sono per la maggior parte degli animisti.
Storia
La storia degli zande risale ad un periodo di conquista, iniziato probabilmente intorno alla prima metà del XVIII secolo. Essi erano guidati da due differenti dinastie le quali, pur se simili nella loro organizzazione interna, erano tuttavia completamente diverse sia per origine che per strategia politica. La prima di queste dinastie, il clan Vungara, era originaria di quella che è attualmente la regione del Rafaï, nella parte meridionale della Repubblica Centrafricana, e nel corso del tempo instaurò una campagna di conquista delle popolazioni vicine che incorporarono non solo politicamente ma anche culturalmente. La loro espansione territoriale si arrestò solo con l'avvento delle potenze coloniali nella regione. In questo stesso periodo una popolazione non originaria di questa regione, i bandia, iniziarono la loro espansione partendo da sud-ovest di Bangassou nel nord dello Zaire e si espansero prima a est e poi a nord. La loro fase espansionistica si arrestò solo intorno al 1855 e ad essa seguì una fase di consolidamento. Nonostante restassero una popolazione straniera, i bandia assimilarono la lingua e gli usi dei loro stessi sudditi. Sia i Vungara che i bandia sembra non avessero particolari vantaggi a livello di tecnologia, ma riuscirono ad imporsi nella regione grazie alla loro superiorità militare.
Un contributo importante alla storia dell'identità del popolo Zande sembra provenire dalla loro costante lotta con il vicino popolo Mangbetu, che viveva a sud del fiume Uele, e che gli zande non riuscirono mai a conquistare.
A partire dalla seconda metà del XVIII secolo si segnalano i primi contatti con le popolazioni arabe, con le quali ci furono diversi conflitti, ma l'influenza questi ultimi fu davvero irrilevante, tranne per il fatto che il contatto con gli zande permise loro di trafficare con le armi da fuoco sconosciute in quella regione.
I primi viaggiatori europei giunsero nella regione intorno al 1860 e verso la fine del XIX secolo la popolazione zande finì sotto ben tre diversi domini coloniali, belga, francese ed anglo-egiziano. I confini di queste colonie vennero poi ereditati dai successivi stati nazionali. Religione
Gli asandé tendono ad attribuire l'esistenza di un'anima, mbisimo, sia agli esseri animati che a quelli inanimati e nutrono la credenza che gli stregoni dopo la morte si trasformino in spiriti maligni agirisa che al contrario degli spiriti benigni atoro danno prova di un odio velenoso nei confronti dell'umanità. Essi tormentano coloro che viaggiano nella savana e provocano stati passeggeri di sdoppiamento della personalità. Dimorano in caverne sotterranee come lo spirito supremo, chiamato Mbori, alla cui essenza partecipano anche gli spettri. Nella regione di lingua nzakara, dove la parola Mbori non esiste, il termine Zagi, che più gli si avvicina, sta ad indicare non solo l'essere supremo ma anche l'universo esterno in generale. La presenza delle missioni cristiane ha notevolmente influenzato la visione animistica degli asandé, creando una dicotomia tra l'essere supremo Mbori, identificato con il Dio cristiano e gli spettri, un tempo entità benevole, sempre più identificate con il male. Tuttavia nemmeno il cristianesimo e le sue missioni hanno potuto sradicare la forte credenza nel potere e nella pratica della stregoneria tra gli asandé. La stregoneria, chiamata mangu, è una vera e propria istituzione e assume forme diverse se viene praticata dagli uomini o dalle donne.
Lo stregone, sia uomo che donna, invia la sua anima della stregoneria (mbisimo mangu), che si dice sia visibile di notte, per portar via la parte psichica degli organi della vittima, la sua 'mbisimo pasio' ovvero l'anima della carne. La pratica della stregoneria è considerata tra gli zande responsabile anche di altre disgrazie, tuttavia, sebbene i suoi modi restino misteriosi e oggetto di cupo rispetto, essa non viene considerata affatto una pratica sovrannaturale, ma appartenente al mondo ordinario delle cose. Per questo motivo uno stregone non può rendere efficaci i suoi incantesimi sulle lunghe distanze e gli umili non possono colpire i nobili con la magia.
Per quanto riguarda la pratica religiosa del culto degli antenati, tra gli zande esso non richiede una particolare casta sacerdotale. Usi e costumi
Tra gli zande il matrimonio viene contratto tramite il pagamento di una dote per la sposa. Sebbene sia concesso a un uomo di avere più mogli, quasi nessuno degli uomini zande può permettersi di avere più di una sposa. Per questo motivo re e nobili sono gli unici a poter avere più di una sposa, la gran parte delle quali di origini umili, e per questo vige l'usanza da parte di un sovrano di regalare una moglie ad un suo vassallo in segno di riconoscenza. Hanno scritto
«Il popolo zande veniva chiamato anche col nome di "niam-niam". Tale nomignolo onomatopeico derivava dal rumore della masticazione, avendo gli zande acquistato una triste celebrità come consumatori di carne umana.»
(R. Biasutti, Razze e popoli della Terra, vol. 3, pag. 377, Utet 1967)
«L'esploratore italiano Carlo Piaggia il 1.11.1863 intraprendeva il viaggio verso il paese dei Niam-Niam, di cui si diceva che erano per metà uomini e per metà cani; che possedevano una coda a ventaglio; che uccidevano e mangiavano un vecchio in punto di morte o uno schiavo fuggiasco e che il solo condimento da essi usato era il grasso umano.»
(Ernesta Cerulli, Nel paese dei Bantu, pagg. 153-154, Utet 1961)
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Zappo Zap
Gli Zappo Zap sono stati una popolazione Songye, di etnia bantu, presenti nella regione del Kasai, nella moderna Repubblica Democratica del Congo. Sono noti per la loro militanza al fianco dei colonizzatori belgi dello Stato Libero del Congo, cui fornivano avorio, gomma e schiavi di altre popolazioni locali, come i Kuba. La strana alleanza ebbe termine nel 1899, quando l'amministrazione coloniale belga li cacciò dai loro possedimenti.
fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Zappo_Zap
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