IL FARO DEI SOGNI

Winnebago – Il bambino che prese al laccio il Sole

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view post Posted on 1/12/2023, 11:21     Top   Dislike
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boy-Winnebago




All’inizio dei tempi, quando la terra era nuova, gli animali erano i capi. Erano più potenti degli esseri umani, che cacciavano, uccidevano e mangiavano.
Alla fine, uccisero tutta la gente a eccezione di una fanciulla e del suo fratellino, che vivevano in un nascondiglio. Il fratello era molto piccolo, non più grosso di un bimbo appena nato, ma la ragazza era di taglia normale. Poiché lei era molto più grande, si boy-Winnebagoprendeva cura di lui e faceva tutti i lavori.

Un giorno d’inverno, la fanciulla dovette allontanarsi per andare in cerca di cibo nei boschi. Per tenere occupato Fratello Minore, gli diede il suo arco e le frecce: «Nasconditi finché non arriva un fringuello bianco – gli disse. – Resta nascosto e aspetta finché il fringuello non si mette a cercare larve in quel tronco d’albero morto. Quindi uccidilo con una freccia».

Lei partì e il fringuello bianco arrivò, ma le frecce di Fratello Minore lo mancarono. «Non importa – disse la sorella quando tornò a casa. – Provaci ancora domano».
Il giorno dopo lei andò di nuovo nella foresta. Ancora una volta il fringuello arrivò, e questa volta la freccia del bimbo lo colpì e lo uccise. Con orgoglio il ragazzo mostrò l’uccello alla sorella quando ritornò di notte.
«Sorella – le disse – voglio che tu speli il fringuello bianco e stendi la pelle. Ucciderò altri uccelli e quando avremo pelli a sufficienza mi potrai fare un vestito di piume».

«Ma quando l’avrò spelato – domandò la sorella – cosa ne faremo della carne?». A quel tempo, infatti, gli esseri umani mangiavano soltanto bacche e altri vegetali, perché non cacciavano; erano gli animali che cacciavano loro.
«Fanne un brodo», disse Fratello Minore che, malgrado l’età, era intelligente. Ogni giorno per dieci giorni uccise un fringuello bianco e con le pelli la sorella gli fece un bel vestito di piume.
«Sorella, non c’è altra gente in questo mondo? – domandò un giorno. – Siamo i soli?».
«Potrebbe essercene dell’altra – disse lei – ma non possiamo arrischiarci ad andare a cercarla. Animali terribili ci inseguirebbero furtivamente e ci ucciderebbero».

Ma Fratello Minore era roso dalla curiosità. Così, quando la sorella uscì di nuovo a raccogliere cibo, si avviò alla ricerca di altri esseri umani.
Camminò a lungo, ma non incontrò né gente né animali. Divenne così stanco che si fermò per riposare in un posto dove il sole aveva sciolto la neve.
Mentre stava dormendo, il sole sorse e colpì Fratello Minore coi suoi raggi ardenti. Svegliatosi, il fanciullo si accorse che il suo vestito di piume si era bruciato, e gli si era così attaccato al corpo che egli non poteva muoversi. Per liberarsi, dovette strapparlo da ogni lato, rovinandolo. Agitò il pugno e gridò: «Sole, lo riavrò! Non pensare d’essere così alto che non possa prenderti! Mi ascolti lassù?».



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view post Posted on 3/12/2023, 17:08     Top   Dislike
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Arrabbiato e triste, Fratello Minore ritornò a casa. Piangeva mentre raccontava alla sorella come il sole gli aveva rovinato il vestito di piume. Si coricò sul lato destro per dieci giorni e si rifiutò di mangiare o bere. Sempre digiunando, si coricò sul lato sinistro per altri dieci giorni. Dopo venti giorni si alzò e disse alla sorella di fargli un laccio per prendere il sole.
Lei aveva soltanto del nervo secco di daino non molto lungo, e con quello fece un cappio.
«Non posso prendere il sole con questa piccola cosa», disse lui.

Così la fanciulla gli fece una corda coi suoi capelli, ma lui disse: «Questa non è lunga o forte abbastanza».
«Allora dovrò fare un laccio con qualcosa di segreto», disse lei. Uscì e raccolse molte cose segrete e le attorcigliò sino a farne una robusta fune.
Nel momento in cui la vide, Fratello Minore disse: «Perfetta!». Poi, per farla allungare, la inumidì passandola più e più volte tra le labbra.

Allora Fratello Minore attese sino a metà della notte, quando è più buio. Uscì e trovò il buco attraverso il quale il sole sarebbe sorto, e sistemò all’entrata il suo laccio.
Quando alla solita ora il sole spuntò, lui l’afferrò e lo tenne saldamente e quel giorno non ghirici fu più il giorno. Non ci fu più né luce né calore.

Anche se gli animali avevano ucciso e mangiato la gente, ora essi avevano paura. Tennero un consiglio di tutti i loro anziani e parlarono a lungo. Alla fine decisero che il più grosso e il più terrificante di tutti gli animali dovesse andare a rosicchiare la fune che teneva il sole per tagliarla.
Questo animale era Ghiro, che non era piccolo com’è oggi, ma grosso come una montagna. E ciò malgrado, Ghiro aveva paura del sole: «Quello che mi chiedete di fare – disse – è pericoloso, ma tenterò lo stesso».

Ghiro si recò nel luogo dove sorge il sole e lo trovò impigliato nel laccio di Fratello Minore. A furia di divincolarsi per liberarsi, il sole era divenuto più caldo. Come Ghiro si avvicinò, i peli del suo corpo cominciarono a fumare e furono strinati, ma lui si rannicchiò e cominciò a rodere la fune. Masticò e masticò e dopo molto tempo riuscì a tagliarla in due.

Finalmente liberato, il sole sorse all’istante e fece di nuovo brillare ogni cosa. Ma il calore aveva fatto divenire Ghiro piccolo com’è attualmente, e i raggi del sole l’avevano mezzo accecato. Così gli fu dato il nome di Kug-ebeen-gwa-kwa, «Donna Cieca».
Benché il coraggioso Ghiro avesse liberato il sole, ognuno comprese che Fratello Minore, che aveva preso al laccio il sole, era l’essere più saggio di questo mondo, e quello col più grande potere. Da quel tempo, perciò, gli esseri umani sono stati i capi degli animali, i cacciatori invece che i cacciati.

***

Siamo alle solite. Stavolta non è né un eroe mitico né un mistico fachiro a intrappolare una stella o ad acchiappare le Nuvole – ma è un bambino appena nato. Un bambino nato, per giunta, in un mondo dominato dagli Animali. Un bambino che ancora non si nutre di carne, ma che è svezzato a base di bacche ed erbe selvatiche raccolte per lui dalla sorella.
Solo un bambino selvatico può avere la geniale idea di «prendere al laccio» il Sole o, come si narra altrove, di «allungare un filo» dalla Terra al Cielo – per andare a Moraillon-ragazzo-lunanascondersi sulla Luna. Solo i bambini hanno il tempo e il genio di «legare» gli astri al proprio destino. Gli eroi e i fachiri sono costretti da grandi a fare i miracoli, i grandi miracoli, i miracoli più incredibili, per mettersi, in senso figurato s’intende, all’altezza di cotanta impareggiabile spiritosaggine infantile.

In quanto al «laccio prodigioso» o alla «fune miracolosa», il nostro racconto aggiunge alla solita narrazione un dettaglio nuovo. Dice infatti che dal giorno in cui «prese al laccio» il Sole, il nostro Antenato da cacciato che era divenne cacciatore. Da «passato» senza storia, divenne «passeggero» di una memoria. Da preda reale di un tempo senza inizio e senza fine, dice che divenne, dalla sera alla mattina (sic), predatore di un tempo simbolico. Dice – ed è tutto qui lo spirito del Racconto.
È nel fatto che esso dice.

Ora, dice che per prima cosa bisogna intendersi sul senso da dare a questo «prendere al laccio» il Sole o la Luna, e a tutto ciò che di avventura, di astuzia, di tecnica e di artificio «culturale» esso comporta.
Il laccio, la corda, la fune o qualunque altro mezzo analogo, è una protesi «culturale», un prolungamento della Macchina «naturale» Umana. E se questa, per natura, è votata a essere preda degli Animali (dei suoi stessi «istinti» animali), nel momento in cui «si prolunga» in un braccio artificiale, può ribaltare i ruoli – e il simbolico vincere sul reale, il culturale sul naturale, l’astuzia sulla forza.

Bisogna però che suo questo «braccio» sia idealmente capace di proiettarsi fino al Sole (che non si vede). Che questo «braccio» sia capace di oscurare la luce del Sole, e soprattutto di freddare il suo bollore.
Perciò non basta un qualunque nervo di cervo morto, né serve a granché fare le trecce alla propria «sorellina». Qui ci vuole una «corda magica». Qualcosa come l’invisibile filo fabbricato da Óðinn per incatenare il Lupo. Un filo, la cui «materia» sia talmente sottile da non poter essere spezzata.

Pensaci: un significante non può essere smembrato – non c’è in giro da nessuna parte una sua parte – non c’è della lettera. Il filo (del Racconto), lo spirito della sua lettera è infrangibile e trasparente, quanto misterioso e invisibile. Il Racconto, come vedi, lo dice: leggimi, non sono che in apparenza un frammento del Mito. In realtà, in ogni mia lettera c’è tutto lo spirito di quel neonato umano che ebbe la geniale idea di «legare» il movimento del Sole e delle stelle al laccio del suo linguaggio simbolico.

Da allora, dice il Racconto, da quel giorno l’Animale che – in quel Tempo là, senza memoria – la faceva da padrone, dovette piegarsi all’astuzia del solo Animale capace di «macchinare» un orologio. Del solo Animale capace di «misurare» il tempo col tempo, dice Aristotele – il solo capace, insieme, di godere della luce e del calore del Sole, ma anche di andare a «sfidare il sole», per porre fine allo strapotere del Tempo smemorato, ineffabile, indicibile. (Ne sentiremo parlare ancora di questa «guerra» dichiarata al Sole).



fonte https://lartedeipazzi.blog/2019/01/01/winn...laccio-il-sole/

 
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