IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Gruppi etnici nella Repubblica del Congo

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view post Posted on 29/11/2023, 17:18     Top   Dislike
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Pagine nella categoria "Gruppi etnici nella Repubblica del Congo"

Questa categoria contiene le 6 pagine indicate di seguito, su un totale di 6.
A

Aka (popolo)

B

Bangala

N

Ngbandi
Nilotici

P

Pigmei

T

Teke






Aka (popolo)


Gli Aka sono un popolo pigmeo Mbenga nomade che vive di caccia. Sebbene il popolo Aka chiami se stesso BiAka, sono anche conosciuti come Babenzele nella parte occidentale della Repubblica Centrafricana e nel Congo Nord-occidentale.

Gli Aka vivono a sud-ovest della Repubblica Centrafricana e nel Congo settentrionale (Brazzaville) in 11 zone ecologiche differenti del bacino del fiume Congo occidentale e la lingua parlata è lo yaka.
Sono correlati ma distinti dai popoli Baka del Camerun, Gabon, Congo settentrionale e Repubblica Centrafricana sud-occidentale. I BiAka hanno un'alta predominanza dell'aplotipo genetico L1 che si crede sia per lo più divergente dall'aplotipo DNA umano.

Si crede che il moderno antenato dell'uomo si sia sviluppato nell'Africa orientale dove gli Efe e gli Hadzabe della Tanzania possiedono l'aplotipo L1.

Musica

Gli Aka sono noti per la complessa musica polifonica da loro elaborata, un sistema studiato da molti etnomusicologi. A tale proposito, si posseggono le storiche registrazioni sul campo effettuate da Simha Arom su qualche loro repertorio. Michelle Kisliuk ha scritto una dettagliata etnografia delle loro esibizione[1]. Mauro Campagnoli ha studiato a fondo i loro strumenti musicali, confrontandoli con quelli di gruppi confinanti di pigmei come i Baka.

Musicisti Aka compaiono in varie registrazioni: African Rhythms (György Ligeti, Steve Reich, e Pierre-Laurent Aimard, 2003); Echoes of the Forest: Music of the Central African Pygmies (Ellipsis Arts, 1995); BOYOBI: Ritual Music of the Rainforest Pygmies (Louis Sarno, 2000); Bayaka: The Extraordinary Music of the BaBenzele Pygmies (Louis Sarno, 1996).



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Aka_(popolo)

 
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view post Posted on 1/12/2023, 11:09     Top   Dislike
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Bangala


I Bangala sono un popolo africano di lingua bantu che occupa le due rive del fiume Congo e il territorio compreso fra questo fiume e l'Ubangi dall'equatore al 3° N. I Bangala vivono principalmente di agricoltura. La società dei bangala è divisa in caste (notabili, uomini liberi, schiavi) e organizzata sotto il governo dei capi dei villaggi.

Un gruppo di Bangala (Nbangala o Imbangala) si trova a grande distanza dal nucleo principale nella conca pianeggiante del medio Cuango (Angola), dove si dedicano anche all'allevamento e al commercio. Secondo la tradizione gli Imbangala discenderebbero dalle orde dei guerrieri Giagga, il cui vero nome era secondo Andrew Battel (1601-02) Imbangolos, che devastarono l'Angola sino alle coste sul finire del XVI secolo. I Giagga erano noti per la loro crudeltà e per la pratica del cannibalismo rituale.[1] I Giagga, a giudicare dall'armamento (scudo cafro), provenivano dal sud: l'attuale cultura dei Bangala è tuttavia, anche nell'Angola, del tipo forestale (capanna quadrangolare con tetto a spioventi arcuati, famiglia matriarcale, ecc.) e ben poco, oltre il nome, essi mostrano dell'antica provenienza.



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Ngbandi


Gli ngbandi (trascritto anche come bandi, ngwandi, mogwandi e gbandi) sono un gruppo etnico africano di origine sudanese. Si trovano principalmente nella Repubblica Centrafricana e nella Repubblica Democratica del Congo; gruppi minori sono presenti anche in Camerun, nella Repubblica del Congo e in Sudan. Parlano la lingua sango, la lingua ngbandi o la lingua yakoma; i diversi gruppi sono spesso distinti con i nomi corrispondenti di ngbandi, sango e yakoma.
Storia

Gli ngbandi sono originari dell'Alto Egitto e della Nubia occidentale. Sono migrati verso sud in cerca di terreno fertile e per fuggire alle razzie dei negrieri arabi.
Lingua
Gli ngbandi parlano tre lingue correlate, la lingua ngbandi, la lingua sango e la lingua yakoma, appartenenti al gruppo degli idiomi niger-kordofaniani. Queste tre lingue sono classificate da alcuni linguisti come tre varianti di un unico idioma, designato sango-ngbandi-yakoma. La classificazione del SIL identifica una serie di lingue di questo gruppo come lingue proprie.



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Nilotici


Con la definizione di popoli nilotici o niloti, nel suo uso contemporaneo, ci si riferisce ad alcuni gruppi etnici principalmente del Sudan del Sud, Uganda, Kenya, Tanzania settentrionale, Congo ed Etiopia occidentale, che parlano Lingue nilotiche, un vasto sottogruppo delle Lingue nilo-sahariane. Tra gli altri sono inclusi nei nilotici i gruppi etnici Kalenjin, Luo, Ateker, Dinka, Nuer, Shilluk, Maasai, Karamojong, Turkana e le popolazioni di lingua Maa.[1]

I termini Nilotico e Nilote venivano precedentemente usati come classificazione etnica, basandosi su osservazioni antropologiche della loro diversa morfologia corporea. Queste considerazioni sono state poi ampiamente scartate dagli scienziati,[2] ma oggi sono di nuovo sostenute nella genetica delle popolazioni.[3]

Questi termini sono ormai soprattutto usati per distinguere "le popolazioni nilotiche" da quelle etnicamente vicine (soprattutto bantu), sulla base di affiliazione etnolinguistica. Etimologicamente, i termini nilotico e nilote derivano dalla Valle del Nilo, in particolare l'Alto Nilo ed i suoi affluenti, dove vive la maggior parte dei sudanesi nilo-sahariani.[4]

Sono popoli africani che si erano stabiliti appunto lungo l'alta valle del Nilo, nella parte meridionale del Sudan odierno. Verso l'XI secolo molti di questi popoli sono scesi lungo il Nilo ed hanno occupato le terre che ancora oggi abitano.



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Pigmei


I pigmei sono un gruppo etnico diffuso in gran parte dell'Africa equatoriale. Sono di bassa statura (inferiore ai 150 cm) e caratterizzati da pelle scura, capelli crespi, naso schiacciato e cranio brachimorfo.

Il nome "pigmeo" deriva dal greco πυγμαῖος pygmâios ("alto un cubito") che i Greci usavano per riferirsi a un leggendario popolo di nani, localizzato a sud dell'Egitto o in India, perennemente in guerra contro le cicogne (o le gru) che devastavano i loro campi.

“Pigmei” è un termine collettivo usato per indicare diversi popoli cacciatori-raccoglitori del bacino del Congo e di altre regioni dell'Africa centrale. Il termine è considerato dispregiativo[1] e quindi evitato da alcuni indigeni, ma allo stesso tempo viene utilizzato da altri come il nome più facile e conveniente per riferirsi a se stessi[2]. I "Pigmei" si dividono in molti sottogruppi, ognuno dei quali costituisce un popolo a sé, tra questi ad esempio i Twa, gli Aka, i Baka e i Bambuti[3].

Per estensione, il nome "pigmei" viene indicato per riferirsi ad altri gruppi etnici di bassa statura.
Distribuzione

Gruppi di pigmei sono diffusi lungo gran parte della fascia tropico-equatoriale dell'Africa; sono presenti in Camerun, Repubblica Centrafricana, Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Ruanda. Si tratta di comunità composte da pochi individui; il numero totale dei pigmei africani si stima infatti inferiore a 250 000.
Storia

In Egitto sono state ritrovate iscrizioni del II millennio a.C. che si riferiscono ai pigmei come "Danzatori degli Dei". Anche da questi antichi contatti con la civiltà egizia si presume che i pigmei vivessero un tempo in regioni molto più a nord di quelle che abitano oggi, forse fino al basso Nilo. In una lettera pervenutaci in condizioni integre e risalente all'Antico Regno, un faraone ringraziava un suo governatore, Harkhuf, per avergli fatto dono di un "nano" proveniente dalla "terra degli spiriti" (espressione che gli egizi usavano per riferirsi ai territori a sud del loro dominio).[4]

Nell'arte romana, i pigmei della valle del Nilo sono spesso rappresentati come figure caricaturali, di grande potenza sessuale, come i fauni e le figure priapiche già conosciute ed usate dai romani stessi ed altre culture. Alcuni affreschi con questo tipo di soggetti, rinvenuti a Pompei, sono oggi esposti al Museo archeologico nazionale di Napoli. Altre scene erotiche con pigmei sono ancora visibili a Pompei, per esempio sul fianco di un triclinio nella casa dell'Efebo.

In antichità i pigmei ebbero contatti anche con i popoli bantu dell'Africa subsahariana, che erano molto superiori dal punto di vista tecnologico, e non ebbero difficoltà a cacciarli dalle loro terre o sottometterli. Nella cultura bantu i pigmei sono identificati da nomi come batwa ("piccoli uomini").
Cultura

Sono cacciatori-raccoglitori; gli uomini cacciano con arco e frecce avvelenate, e le donne pescano. Il loro stile di vita è in gran parte basato su una profonda conoscenza dell'ambiente (per esempio degli usi delle piante a fini curativi o per la produzione del veleno). In alcuni casi praticano modesti scambi commerciali con i popoli vicini (per esempio bantu). Lavorano il legno e l'osso (ma non la pietra).

Il legame con le foreste, che curano e venerano, è un elemento centrale della loro identità di popolo[5]. Ogni gruppo ha una sua lingua distinta, ma tutti hanno una parola che li accomuna: jengi, ovvero spirito della foresta.

Sono considerati "nomadi stanziali": ogni tribù (composta in genere di poche famiglie) si sposta periodicamente da un accampamento all'altro, sempre rimanendo all'interno di un'area circoscritta.

Le pratiche religiose dei pigmei sono incentrate sulla credenza negli spiriti e in una particolare forma di metempsicosi, che prevede la trasmigrazione dell'anima del morto dentro il corpo di un elefante.[6]

I matrimoni tra pigmei sono di natura esogamica; per riequilibrare il rapporto fra donne e uomini all'interno di ogni gruppo sociale, il gruppo ricevente una sposa è tenuto a concederne una a quello offerente.

La sopravvivenza delle comunità pigmee e delle loro tradizioni è messa in pericolo tanto dall'impoverimento ambientale e dalla deforestazione quanto dalla difficoltà di integrazione nella società africana moderna.

Il dio supremo della loro religione tradizionale, Kvum, viene descritto come il creatore e signore di tutte le cose. Presenza tangibile, comanda sopra ogni uomo, controllandone ogni azione. Secondo la mitologia dei pigmei, il primo uomo e la prima donna (Ntaum e Rae) ebbero origine da due uova di tartaruga; oppure (a seconda delle tradizioni) Kvum li creò soffiando in una noce di cola.

Parte integrante della mitologia pigmea è l'emela-ntouka, una creatura leggendaria che abiterebbe le foreste della Repubblica del Congo.
Problemi attuali

Uno dei principali problemi che i “Pigmei” devono affrontare è la mancanza di riconoscimento dei loro diritti territoriali. Secondo Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, finché questi diritti non verranno riconosciuti, gli estranei e lo Stato potranno continuare ad appropriarsi della loro terra, da cui dipendono per sopravvivere[7].

Molte comunità vengono sfrattate illegalmente nel nome della conservazione dell'ambiente. Nel Camerun sud-orientale, ad esempio, gran parte della terra ancestrale dei “Pigmei” Baka è stata trasformata in parchi nazionali oppure assegnata a società che organizzano safari di caccia[8].

“Un tempo, la foresta era per i Baka, ora non lo è più. Ci muovevamo nella foresta secondo i cicli stagionali, ma adesso abbiamo paura” ha raccontato a Survival un uomo Baka. “Come possono proibirci di andare nella foresta? Non sappiamo come vivere diversamente. Ci picchiano, ci uccidono e ci costringono a fuggire in Congo.”[9]

Nel Congo invece, l'etnia Bambuti è confinata con pochissimi mezzi sull'isola Idjwi all'interno del lago Kivu.[3]



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Teke



I Teke (trascritto anche come Téké) o Bateke, noti anche come Tio, sono un'etnia africana del gruppo bantu. Sono presenti nel Repubblica del Congo, nella Repubblica Democratica del Congo, e, in misura minore, nel Gabon. Parlano le lingue teke e ibali.

Storia

Lo Stato dei Teke era chiamato dagli Europei (innanzitutto dai Portoghesi) con il nome di Anzico. La prima attestazione di tale denominazione si trova nell'elenco dei titoli spettanti al mani Congo redatto dai Portoghesi nel 1535.
Intorno al 1620 il regno di Anzico divenne indipendente, e lo rimase fino alla conquista europea nel 1875.
Il sovrano di questo regno aveva il titolo di Unca Macoco. Tuttavia gli Europei lo chiamavano semplicemente Macoco.
Repubblica del Congo

Nella Repubblica del Congo sono presenti circa 500.000 Teke (il 20% della popolazione totale del paese), presenti principalmente nelle regioni di Plateaux, di Cuvette-Ouest, di Niari, di Bouenza e di Pool. I Teke del Plateaux sono chiamati Mbéti e Tégué, quelli del Niari sono chiamati Nzabi. Secondo i leggendari fondatori congolesi, discenderebbero da Nguunu, antenato della maggior parte delle popolazioni del Congo meridionale. Successori dei pigmei (Négrilles) nell'occupazione del Congo-Brazzaville, i Teke dek Congo discendono dai fondatori del Regno Teke, storico rivale del Regno del Congo. Un loro leggendario re, conosciuto nella storia come Makoko di Mbé, firmò il 3 ottobre 1880 a Mbé, capitale del suo regno, un accordo con l'esploratore italiano Pietro Savorgnan di Brazzà.
Repubblica Democratica del Congo

In Repubblica Democratica del Congo, 267.000 Teke sono stanziati nella provincia di Bandundu e nella città-provincia di Kinshasa.
Gabon

Nel Gabon i Teken rappresentano una minoranza; sono circa 54.000, stanziati principalmente nella provincia di Haut-Ogooué. Il defunto presidente del Gabon, Omar Bongo, era un Teke.
Arte

La scultura Teke annovera una buona varietà di maschere fantasiose e di statuette destinate a riti apotropaici o raffiguranti antenati. Talvolta il corpo dell'oggetto è scavato per consentire l'immissione di sostanze magiche o medicinali. I Teke sono rinomati per la produzione di monili e di oggetti di uso comune decorati.[1]



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Teke

 
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