| E fu così grande la forza della luce nella sua spinta di compressione e contemporaneamente di separazione, che provocò la massima rarefazione e la diminuzione di densità delle parti esterne della massa situata al di sotto del primo corpo. In questo modo si veniva a formare in quelle parti la seconda sfera, in se stessa compiuta, non suscettibile di alcuna ulteriore spinta. Così avviene la formazione e il completamento della seconda sfera: il lume è generato dalla prima sfera, ma mentre nella prima sfera è semplice, nella seconda la luce è duplicata. Ora, come la luce generata dal primo corpo formò la seconda sfera e lasciò al di sotto della seconda sfera una massa più densa, così la luce generata dalla seconda sfera diede origine alla terza sfera e lasciò al di sotto di essa una massa ancor più densa. Orbene, secondo questo ordine si sviluppò il processo di concentrazione disgregante, finché si formarono le nove sfere celesti e si concentrò all’interno della nona sfera inferiore una massa compressa, che era la materia composta dai quattro elementi. Ora, l’ultima sfera, che è quella della luna, generando luce essa pure, mediante la sua luce produsse una concentrazione anche nella massa al suo interno, che a sua volta provocò l’assottigliamento e la disgregazione delle sue parti più esterne. Tuttavia la forza di questa luce non fu tanto grande da provocare con la concentrazione la disgregazione massima delle parti esterne; perciò in quella massa il processo restò incompiuto, e quindi mantenne la possibilità di subire concentrazione e disgregazione, e la sua parte più esterna conservò ancora i caratteri propri degli elementi, pur essendo stata tuttavia tramutata in fuoco dal processo di disgregazione. Questo elemento, emanando luce e concentrando la massa situata al di sotto di sé, ne provocò la disgregazione delle parti esterne, sebbene in grado minore rispetto alla propria. In questo modo fu prodotto il fuoco, il quale, generando luce a sua volta e comprimendo la massa pasta al di sotto di sé, produsse lo stesso effetto di disgregazione delle parti esterne, dando così origine all’aria. La quale pure, generando un corpo spirituale, o uno spirito corporeo, e comprimendo la materia posta all’interno della sua sfera così da provocare la disgregazione delle parti esterne, diede origine all’acqua e alla terra; ma, poiché nell’acqua continuò a permanere una potenza congregante maggiore di quella disgregante, anche l’acqua rimase unita alla terra, che è pesante. In questo modo dunque si sono originate le tredici sfere di questo mondo sensibile, vale a dire le nove sfere celesti inalterabili, nelle quali non c’è aumento, generazione o distruzione, perché sono totalmente compiute, e quattro che al contrario sono alterabili, nelle quali c’è accrescimento, generazione e distruzione, come è naturale per ciò che non è totalmente compiuto. Ed è chiaro anche perché ogni corpo superiore, secondo il lume generato da sé, sia la specie e la perfezione del corpo successivo; e come l’unità in potenza è in certo qual modo ogni numero seguente, così il primo corpo in virtù della moltiplicazione della sua luce è in un certo senso ognuno dei corpi derivati. La terra, poi, in forza della concentrazione in se stessa delle luci superiori, è tutti i corpi superiori; per questo dai poeti è chiamata Pan, cioè tutto, e anche Cibele, si direbbe quasi “covile”, che deriva dal “cubo”, vale a dire la solidità, perché fra tutti i corpi essa è la più compressa; cioè Cibele, la madre di tutti gli dei, perché, sebbene nelle zone superiori si siano accumulati i lumi, essi non sono tuttavia comparsi in essa per propria virtù, ma è possibile far scaturire da essa il lume di qualsiasi sfera; così da essa come da una madre sarà generato qualsiasi dio. Invece i corpi che stanno nel mezzo hanno una duplice caratteristica. Rispetto ai corpi inferiori, infatti, si comportano come il primo cielo rispetto agli altri corpi; verso i corpi superiori, invece, si comportano come la terra nei confronti di tutti gli altri corpi; e così in altri modi in ciascuno dei cieli sono tutti gli altri cieli. Il principio determinatore e la perfezione di tutti i corpi è, dunque, la luce, che nei corpi superiori, però, è più spirituale e semplice, mentre in quelli inferiori è più corporea e maggiormente moltiplicata. Né tutti i corpi sono della medesima specie, sebbene siano stati originati da luce semplice o moltiplicata, come neppure tutti i numeri sono della stessa specie, pur essendo stati formati con una minore o maggiore moltiplicazione a partire dall’unità. Dicendo queste cose, forse si fa palese l’intendimento di coloro i quali dicono che tutte le cose sono un’unica entità, perché originate dalla perfezione di una sola luce, e quello di coloro che sostengono che il molteplice è tale per la differente moltiplicazione della luce [8]. Ora, poiché i corpi inferiori partecipano della forma dei corpi superiori, il corpo inferiore, per la forma che condivide con il corpo superiore, riceve il moto dalla medesima forza motrice incorporea dalla quale è mosso il corpo superiore. Per la qual cosa, la forza incorporea dell’intelligenza o dell’anima, che muove la sfera prima e suprema con un moto della durata di un giorno, muove con lo stesso moto tutte le sfere celesti inferiori; ma quanto più sono inferiori, tanto più debolmente ricevono questo moto, perché quanto più è inferiore la sfera, tanto più in essa la luce prima corporea è meno pura e più debole. Sebbene, poi; gli elementi partecipino della forma del primo cielo, non sono, tuttavia, mossi con un moto diurno dal motore del primo cielo; pur partecipando della luce prima, non assecondano tuttavia la forza motrice prima, poiché essi posseggono questa luce ma impura, debole, lontana dalla purezza che ha nel primo corpo, e perché essi hanno anche la densità della materia, che è il principio della resistenza e del rifiuto. Tuttavia alcuni ritengono che la sfera del fuoco ruoti con moto diurno, e a prova di questo portano il moto circolare delle comete, e dicono pure che questo moto si trasmette fino alle acque del mare, così da causare le maree. Ma tuttavia tutti coloro che argomentano correttamente sostengono che la terra è priva di questo moto. In modo simile le sfere che vengono dopo la seconda, che comunemente secondo il calcolo fatto a partire dal basso è detta ottava, poiché partecipano della forma di quella partecipano tutte del suo moto, che hanno come proprio oltre al moto diurno. Poiché poi le sfere celesti sono compiute e non soggette a rarefazione o condensazione, in esse a luce non può provocare lo spostamento di particelle della materia dal centro, in modo da produrre rarefazione, oppure verso il centro, condensandole. E a causa di ciò le sfere celesti non sono suscettibili dei moti verso l’alto o verso il basso, ma solamente del moto circolare prodotto dalla forza motrice dell’intelligenza, la quale, riflettendo su se stessa al modo di un corpo l’intelletto, fa compiere al corpo delle sfere una rotazione circolare. Negli elementi, invece, poiché sono incompiuti e soggetti a rarefazione e condensazione, la luce che è in essi provoca uno spostamento dal centro, producendo rarefazione, o verso il centro, così da condensarli; per cui a motivo di questo essi sono per natura soggetti al moto verso l’alto o verso il basso. Nel corpo più alto, che è il più semplice tra i corpi, abbiamo quattro determinazioni, vale a dire la forma, la materia, la composizione e il composto. La forma, essendo semplicissima, sta al posto dell’unità. La materia a buon diritto partecipa della natura del numero due a causa della sua duplice potenzialità, cioè la capacità di avvertire e di recepire gli influssi, e anche a causa della divisibilità [9] che è per natura propria della materia, la quale in primo luogo e principalmente inerisce al numero due. La composizione ha in sé la natura del numero tre, perché in essa troviamo la materia determinata dalla forma, la forma inerente alla materia e la proprietà stessa conferita dalla composizione, che in ogni composto è identificabile come l’altro e terzo elemento distinto dalla materia e dalla forma. Ciò che si costituisce come composto, che è una determinazione reale oltre alle tre appena viste, rientra nella natura del numero quattro. Nel primo corpo, dunque, nel quale virtualmente sono gli altri corpi, noi troviamo il numero quattro, e quindi in forza della sua stessa origine il numero degli altri corpi non può essere superiore al dieci. Infatti, sommando il numero uno proprio della forma, il due della materia, il tre della composizione e il quattro del composto, si ha il numero dieci; per questo appunto dieci è il numero dei corpi delle sfere del mondo, poiché la sfera degli elementi, sebbene si divida in quattro parti, è tuttavia intesa come una sola, perché tutti gli elementi hanno in comune la corruttibilità della natura terrestre. Da quanto detto è chiaro come il dieci sia il numero perfetto dell’universo, perché ogni ente uno e compiuto ha in sé un qualcosa come la forma e l’uno, un qualcosa come la materia e il due, qualcos’altro come la composizione e il tre, e qualcosa ancora come il composto e il quattro; né d’altra parte è possibile aggiungere una quinta determinazione oltre a queste quattro, per cui ogni ente in sé uno e compiuto è rappresentabile con il numero dieci. Appare ormai manifesto, infine, che solo le cinque proporzioni rinvenute in questi quattro numeri: l’uno, il due, il tre, il quattro, si accordano alla composizione e all’armonia che costituisce ogni composto. Per la qual cosa si danno solo queste cinque proporzioni armoniche nelle modulazioni musicali, nella danza e nei tempi scanditi dal ritmo”
fonte https://mikeplato.myblog.it/2018/12/26/la-...io-delle-forme/
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