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| I programmi dei territori
Se guardiamo i singoli programmi regionali per cui i dati sono disponibili (figura 2), possiamo estrarre altre informazioni interessanti. Vi sono regioni che si caratterizzano per una certa stabilità in termini di risorse dedicate ai rischi naturali e che nel 2021-2027 spenderanno una quota dei fondi simile a quella del passato (è il caso, per esempio, della provincia di Bolzano). Poi vi sono regioni che nel 2021-2027 aumentano significativamente le risorse per la prevenzione dei rischi naturali, presumibilmente dopo averne pagato un prezzo elevato. Sono, ad esempio, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino, che hanno subito le maggiori conseguenze della tempesta Vaia e altri disastri. Altre regioni che hanno deciso di dedicare più fondi all’adattamento al clima e alla prevenzione dei rischi sono l’Emilia-Romagna, la Valle d’Aosta, il Molise, la Sardegna. Vi sono poi regioni, come il Lazio e l’Umbria, che invece riducono i fondi, forse perché, almeno di recente, non hanno sofferto come altri territori. Oppure, semplicemente, perché ritengono di poter contare su fonti alternative, come il Piano nazionale di ripresa e resilienza, per far fronte alle emergenze (anche se pare che proprio su questi temi il Pnrr sia in ritardo), o proclamando lo status di calamità, come succede sempre più spesso in estate per la siccità.
I territori più colpiti dai disastri naturali delle ultime settimane mostrano approcci variegati rispetto al tema della prevenzione. Come si vede nella figura 2, la Campania aveva già deciso di aumentare la dotazione in modo significativo rispetto al passato; le Marche la aumentano solo marginalmente, mentre sulla Sicilia dobbiamo attendere l’approvazione del programma per conoscere le dotazioni. In generale, il quadro è ancora parziale in quanto mancano all’appello alcuni programmi. Tuttavia, le informazioni consentono già di trarre alcune conclusioni.
In sintesi, pur con qualche eccezione e nonostante un piccolo aumento delle risorse totali dedicate, l’Italia fa ancora troppo poco per prevenire i rischi naturali, se non piangere i morti e compensare chi ne ha subito le conseguenze. Se qualche intervento viene messo in campo, ciò avviene prevalentemente all’indomani di un disastro e quasi mai preventivamente. Il vizio persistente di curarsi solo dei problemi contingenti riflette una generale preferenza per il presente, invece di un orientamento al futuro, che si ritrova in molte scelte politiche – come dimostra, ad esempio, la maggiore attenzione riservata alle pensioni rispetto a istruzione e ambiente. Sembra emergere non solo indifferenza nei confronti degli interessi delle nuove generazioni e scarsa attenzione all’eredità che si lascia loro in termini di qualità e tutele dell’ambiente e del territorio, ma anche il sospetto che se un territorio non subisce per qualche tempo le conseguenze negative di disastri naturali, si dimentica presto di quanto è importante investire per prevenirli.
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