| In India la chiamavano Arundhatî e di lei raccontavano che era andata sposa al purohita Vasistha, il figlio nato «dall’amore di Mitrâvaruna per Urvašî, la dea dell’alba» (Rig Veda, 7: 33.11). Altre volte la descrivevano come la moglie di tutt’e sette i Rsi, di tutt’e sette le stelle dell’Orsa e che, a causa della sua gelosia, fu ridotta a una debole stellina che si fa vedere solo a intermittenza. Si tratta di Alcor, il «cavaliere», la stella compagna di Mizar, zeta Ursæ Maioris. I Babilonesi la chiamavano Narundi, o anche la sorella dei Sebettu, dei «Sette». Akula è il suo nome nei racconti osseti. Ma come non ricordarsi di Andromeda, la sorella dei sette fratelli uccisi da Achille, o di Biancaneve, la compagna e cuoca dei sette nani?
Fu a causa sua – dice il Racconto a tutte le latitudini. – Fu per colpa sua se si spezzò il «legame» tra la terra e il cielo. Pur nella Babele delle lingue (ora si narra che la «disgrazia» avvenne allorché lei era in fuga dalla terra, e dunque in ascesa; ora invece che avvenne quando, in un raptus di nostalgia, la Donna tentò di scendere dalle stelle). In entrambi i casi, l’asse su cui il Racconto srotola la storia della Sposa-Sorella dei Sette dell’Orsa Maggiore – è quello verticale. Dunque la «disgrazia» ebbe luogo nello spazio più arcaico della nostra mente – quello senza storia e senza memoria, Spazio Puro «senza intrusioni temporali», lo Spazio di Temi, come lo «filosofeggiavano» i Greci. Lo Spazio dove «s’incise» il primo solco immaginale, il primo Presente, eccomi, ci sono, della nostra mente. Incidente, dis-grazia, perdita di oblio, di spensieratezza, di impensato…
A tutti i climi del Racconto, da una sponda all’altro dell’Oceano, è sempre la stessa storia che si racconta: che è stata una Donna a ricamare la prima Trama sui «nervi più bisonte-geometriasensibili» di questo Ordito arcaico. È stata la sua passione per gli aghi, per gli aculei, per gli uncinetti – a «curvare» questo Spazio arcaico, a incresparne la Pianura di creste e di montagne, di onde e di flussi temporali. È stata la sua smania di «sposarsi» lontano da casa, e di arrampicarsi magari in cielo se necessario, pur di andare a donarsi a chi fosse del «rango» dei suoi sogni, e non un pelo, neanche uno, al di sotto.
Ora, si racconta, il suo ambito «sposo» è Luna, ora è invece Sole o Zeus, ora ancora sono tutt’e sette le stelle dell’Orsa. In ogni caso, rimane che la Donna non può «congiungersi» che lungo l’asse della «dominazione». Essa non è mai a destra o a sinistra, ma sempre sopra o sotto il suo «congiunto». Sempre sull’asse del desiderio. Per informazioni rivolgersi ai siciliani o ai trovatori di Provenza, o bussare alla porta di uno qualsiasi dei Fedeli d’Amore, oppure sfogliare a caso uno qualunque dei «romanzi» bretoni – e si vedrà che tutta la Commedia (da qui fino alla Madonna) è sceneggiata sull’asse verticale (a scendere all’inferno, o a scalare la montagna, e di lassù a penetrare i dieci cieli della propria mente), e che tutta l’irreparabile Tragedia ha inizio quando si guasta, si frattura, si contrae questo primordiale spazio della nostra mente, quando il suo albero, per dirla alla Deleuze, «s’incrina», o come dice il nostro racconto, quando il tronco di questo Spazio «Donna», fatto solo di nuvole – niente storie, niente memorie – «è ferito», oggi diciamo «traumatizzato», dalle corna di (un) Bisonte.
Già, il Bisonte, il Cornuto, col muso schiacciato a terra. Lui, la «sorella» che cucina lava stira e ammira, la vuole tutta per sé, e si fa ogni giorno sempre più grosso di rabbia, e di gelosia. Ma la Donna, gli dice il ragazzo, la Donna non ama essere presa. Il suo spazio vuole ricamare, a suo gusto e piacimento, le proprie «nozze». Prendere la Donna e portarla via dal suo Spazio, strapparla alla sua Dominazione, è distorcerlo, è stravolgerlo – questo Spazio che risponde volentieri solo ai ricami del desiderio da cui «è dominato».
Qui Lévi-Strauss ci dà una mano: la caccia al bisonte, dice, nella mitologia degli Indiani delle Pianure simboleggia una sorta di ideogramma che «sta a metà strada tra il coito e la guerra» – tra l’amore e l’odio «perfetti». Donde viceversa: quando è Bisonte a dare la caccia ai nostri desideri, è la Donna a trovarsi «sospesa» a metà strada tra la terra e il cielo. Tra la prepotenza e il sogno. Come può non essere una Tragedia: saperla lì, in medio coelo, al centro dell’universo, e doversi arrangiare alle ombre che da lassù proietta sul nostro fluire temporale. Il tempo scorre, e scorrendo le distorce… C’è qualcuno che la vede ancora, la sua Stella?
fonte https://lartedeipazzi.blog/2019/01/14/chey...icamava-aculei/
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