IL FARO DEI SOGNI

Cheyenne – La ragazza che ricamava aculei

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view post Posted on 27/10/2023, 10:01     Top   Dislike
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Tanto tempo fa c’era una ragazza molto brava a ricamare con aculei, così brava che era la migliore tra tutte le tribù esistenti. I colori dei suoi disegni erano splendidi, e lei donna-nativa-americanasapeva decorare ogni cosa: abiti, borse, faretre e perfino tende. Era, insomma, la Regina degli Ornamenti.
Era da chissà quando però, che aveva cominciato a ricamare una pelle di cervo bianco, per farne un completo da uomo: casacca di guerra, gambali, mocassini, guanti da guerriero, ogni cosa. Cuciva e ricamava senza posa. Sua madre, sebbene ignorasse a chi fosse destinato quel completo, non diceva niente. La ragazza non aveva fratelli, non aveva nemmeno uno spasimante che la corteggiasse: e allora perché si dava tanto da fare?

Come se questo non fosse già abbastanza strano, non appena ebbe terminato il primo completo, la ragazza passò subito a ricamarne un secondo, e poi un terzo. Lavorò un anno intero finché non ebbe cucito e decorato sette serie complete di abiti da uomo, l’ultimo dei quali era molto piccolo, in verità.
La madre si limitava a osservare e continuò a meravigliarsi. Solo quando li ebbe finiti tutt’e sette, la ragazza le parlò e le disse: «In un qualche luogo, a molti giorni di cammino da qui, vivono sette fratelli. Un giorno tutto il mondo li ammirerà. Poiché io sono figlia unica, voglio prenderli come miei fratelli, e questi abiti sono per loro. Ora che il mio lavoro qui è terminato, andrò da loro».

La madre insisté per accompagnarla, almeno per un pezzo di strada. E così le due donne, caricati i cani più robusti coi sette fagotti, si avviarono verso nord.
«Sembra che tu conosca la strada», disse la madre.
«È così – rispose la figlia. – Non so come, ma io questa strada la conosco».
«E conosci anche i sette fratelli che vai a incontrare?», le domandò la madre.
«Non li ho mai visti – ribatté prontamente la ragazza. – Eppure io so che li riconoscerò lo stesso».

Così camminarono, e la ragazza sembrava, a ogni passo, sempre più sicura di sé. Alla fine la madre disse: «Non posso andare oltre». Si divisero i cani, e si congedarono. Poi la madre tornò al villaggio, a sud, mentre la ragazza continuò verso nord.
Alla fine, la ragazza arrivò dinanzi a una tenda isolata, sulla riva di un ruscello. Il ruscello era poco profondo, e la ragazza lo guadò gridando: «Ehi! Sono io, la ragazza in cerca dei sette fratelli, vengo a portarvi i doni».

mccarty-guerrieri-cheyenne

Al che, un ragazzino di una decina d’anni s’affacciò alla tenda: «Io sono il più giovane dei sette fratelli – disse alla ragazza. – Gli altri sono a caccia di bisonti, ma presto torneranno. Vieni, ché ti stavo aspettando. Tu sarai una sorpresa per i miei fratelli, perché loro non hanno i miei poteri magici».
La fanciulla diede allora al ragazzino il più piccolo dei sette completi, quello forse che era ornato degli aculei più magnifici, e disse: «Prendilo, d’ora in poi io sarò tua sorella. Sorella di voi tutt’e sette fratelli».
E, quando ebbe scaricato anche gli altri fagotti, ordinò ai suoi cani di tornare al villaggio dai suoi genitori, e subito i cani presero la via verso il sud.





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Poi entrò nella tenda, ed ecco vide sette letti di giunchi di salice e salvia. La ragazza aprì i suoi fagotti e mise una camicia da guerra, un paio di gambali, un paio di mocassini e un paio di guanti da guerra su ciascun letto dei fratelli più grandi. Poi raccolse della legna e accese il fuoco. Dai suoi pacchi tirò fuori della carne seccata, delle bacche secche e del grasso di rognone, e cucinò per otto.
Verso sera, proprio quando la cena era pronta, i sei fratelli più grandi comparvero carichi di carne di bisonte. Il fratellino corse loro incontro, facendo salti di gioia e mettendo in mostra il suo vestito nuovo di pelle di cervo ricamato d’aculei.

«Dove hai preso questo vestito?», domandarono i fratelli.
«Abbiamo una nuova sorella – disse il ragazzo. – È dentro che vi aspetta, e ha portato degli abiti anche per voi. È la più brava ricamatrice di aculei che c’è al mondo. E poi, è donna-nativa-paintcosì bella!».
I fratelli accolsero la ragazza con gioia. Rimasero sbalorditi nel vedere i vestiti che aveva portato loro in dono. Ed erano contenti di avere una sorella di cui prendersi cura, quanto lei di avere dei fratelli per i quali cucinare e cucire. E così vissero felicemente.

Quand’ecco, un bel giorno, mentre i sei fratelli maggiori erano a caccia, un piccolo bisonte comparve presso la tenda, e con lo zoccolo grattò contro la stuoia d’ingresso. Il ragazzo uscì e gli domandò cosa volesse.
«Sono stato inviato – disse il bisonte – dalla nazione dei bisonti. Abbiamo sentito dire della tua bella sorella, e la vogliamo per noi».
«Non potete averla – rispose il ragazzo. – Vattene!».
«Oh! allora – replicò il piccolo bisonte – verrà qualcuno più grande di me a prenderla». E corse via scalciando.

Il giorno seguente, mentre la ragazza e il ragazzino erano di nuovo soli, ecco arrivare una femmina di bisonte che, muggendo e sbuffando, scosse la stuoia d’ingresso della tenda.
Ancora una volta il ragazzo uscì per chiedere cosa volesse.
«Sono stata inviata – rispose la femmina di bisonte – dalla nazione dei bisonti. Sono venuta a reclamare vostra sorella, perché la vogliamo per noi».
«Non potete averla – rispose il ragazzo. – Vattene!».
«Vuol dire che verrà qualcuno più grosso di me», disse la femmina animale mentre galoppava via.

Il terzo giorno apparve presso la tenda una femmina di bisonte ancora più grande, che grugniva rumorosamente. Il ragazzo uscì dalla tenda e domandò: «Grossa femmina di bisonte, cosa vuoi?».
«Sono stata inviata dalla nazione dei bisonti – disse quella. – Sono venuta a prendere la tua bella sorella. Noi la vogliamo a ogni costo».
«Non potete averla – rispose il ragazzo. – Vattene!».
«Sta’ sicuro – replicò furiosa la bestia. – Presto verrà qualcuno molto più grosso di me, e non verrà solo. Vi ucciderà, se non gli consegnerete vostra sorella». Ciò detto, trottò via.



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view post Posted on 1/11/2023, 10:47     Top   Dislike
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Il quarto giorno i fratelli più grandi rimasero nella tenda per proteggere la ragazza. Di colpo, la terra cominciò a tremare, poi a dondolare e a sollevarsi. Alla fine comparve il grande bisonte maschio, il più gigantesco del mondo. E dietro di lui veniva l’intera nazione dei bisonti, che faceva tremare la terra.
Scalciando la terra, Maschio Impetuoso Bisonte sbuffava e muggiva come il tuono.
I sei fratelli più grandi, facendo capolino attraverso l’entrata, avevano molta paura, ma il ragazzino coraggiosamente andò fuori.

«Grosso, smisurato Bisonte, cosa vuoi da noi?», domandò.
«Voglio tua sorella – disse Bisonte. – Se non volete darmela, vi ucciderò tutti».
Il ragazzo invitò sua sorella e i fratelli più grandi a uscire. E quelli, sia pure terrorizzati, uscirono dalla tenda.
«La prendo ora», disse Bisonte appena vide la bella sorella.
«No – disse prontamente il ragazzino. – Lei non ama essere presa. Non puoi averla. Vattene!».
«Se è così, ti ucciderò subito – muggì Bisonte. – Eccomi, arrivo!».
«Svelto, fratello – gridarono i fratelli al ragazzo. – Questo è il momento di usare i tuoi poteri magici».
«Li sto già usando – rispose il ragazzo. – Ora, voi correte ad afferrarvi ai rami di quell’albero. Presto!». E indicò un albero che cresceva vicino alla tenda.

La ragazza e i sei fratelli saltarono sui rami dell’albero, mentre il ragazzo scoccò una albero-cielofreccia contro l’albero prima di aggrapparsi anche lui ai suoi rami.
Subito l’albero cominciò a crescere levandosi rapidamente su nel cielo. I fratelli e la sorella furono sollevati fuori della portata di Bisonte. Da lassù potevano osservare l’intera mandria di bisonti grugnenti e sbuffanti, assiepata ai piedi dell’albero.
Pensavano ormai d’essere al sicuro, quando Bisonte caricò l’albero con le sue corna, e l’albero si scosse oscillando come un salice avanti e indietro. Per non cadere giù, la ragazza e i sette fratelli si tenevano stretti ai rami. Bisonte aveva fatto saltare via un grosso pezzo di legno dal tronco, ma l’albero ancora reggeva.

«È meglio che io usi una seconda freccia», disse il fratellino. E la scoccò verso la cima dell’albero, e l’albero crebbe ancora.
Ma Bisonte caricò una seconda volta. Di nuovo le sue corna martellarono l’albero e ne scheggiarono il tronco in lungo e in largo. La ferita nel tronco era divenuta più grande. Perciò, il ragazzino dovette scoccare una terza freccia per far salire l’albero ancora più in alto.
Bisonte, però, caricò una terza volta, e l’albero ondeggiò terribilmente da un lato all’altro, tanto che per poco i fratelli e la sorella non caddero dai suoi rami.

Il ragazzo scoccò allora la quarta freccia, e l’albero si elevò così in alto, che i sette giovani e la ragazza scomparvero tra le nuvole. Ma la ferita nel tronco s’era aperta ancora di più. Sicché, quando Bisonte caricò per la quarta volta, il ragazzo scagliò l’ultima freccia che gli era rimasta, e l’albero salì sopra le nuvole.
«Svelti! Camminate sulle nuvole! Affrettatevi!», gridò il ragazzino.
La testa di Bisonte si andò a schiantare sul tronco dell’albero con un pauroso impatto. Le sue corna spezzarono l’albero in due, ma proprio mentre l’albero cominciava lentamente a vacillare, i sette fratelli e la ragazza scendevano dai rami ed entravano nel cielo.

Lassù, tutt’e otto furono in salvo: «Ma adesso – domandò la ragazza – cosa ne sarà di noi? L’albero s’è spezzato, e noi non possiamo più tornare sulla terra».
«Non rattristarti – disse il ragazzino. – Coi miei poteri magici muterò tutti noi in stelle».
Ed ecco, all’istante, i sette fratelli e la ragazza furono bagnati da una luce radiosa. Assunsero la forma di ciò che gli uomini chiamano l’Orsa Maggiore. Ora si possono vedere là. La stella più brillante è la bella ragazza, che sta riempiendo il cielo di tremolanti ricami di aculei, e la stella che scintilla alla fine del manico è il ragazzino.
Vedete?

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view post Posted on 3/11/2023, 10:45     Top   Dislike
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In India la chiamavano Arundhatî e di lei raccontavano che era andata sposa al purohita Vasistha, il figlio nato «dall’amore di Mitrâvaruna per Urvašî, la dea dell’alba» (Rig Veda, 7: 33.11). Altre volte la descrivevano come la moglie di tutt’e sette i Rsi, di tutt’e sette le stelle dell’Orsa e che, a causa della sua gelosia, fu ridotta a una debole stellina che si fa vedere solo a intermittenza.
Si tratta di Alcor, il «cavaliere», la stella compagna di Mizar, zeta Ursæ Maioris. I Babilonesi la chiamavano Narundi, o anche la sorella dei Sebettu, dei «Sette». Akula è il suo nome nei racconti osseti. Ma come non ricordarsi di Andromeda, la sorella dei sette fratelli uccisi da Achille, o di Biancaneve, la compagna e cuoca dei sette nani?

Fu a causa sua – dice il Racconto a tutte le latitudini. – Fu per colpa sua se si spezzò il «legame» tra la terra e il cielo.
Pur nella Babele delle lingue (ora si narra che la «disgrazia» avvenne allorché lei era in fuga dalla terra, e dunque in ascesa; ora invece che avvenne quando, in un raptus di nostalgia, la Donna tentò di scendere dalle stelle).
In entrambi i casi, l’asse su cui il Racconto srotola la storia della Sposa-Sorella dei Sette dell’Orsa Maggiore – è quello verticale. Dunque la «disgrazia» ebbe luogo nello spazio più arcaico della nostra mente – quello senza storia e senza memoria, Spazio Puro «senza intrusioni temporali», lo Spazio di Temi, come lo «filosofeggiavano» i Greci. Lo Spazio dove «s’incise» il primo solco immaginale, il primo Presente, eccomi, ci sono, della nostra mente. Incidente, dis-grazia, perdita di oblio, di spensieratezza, di impensato…

A tutti i climi del Racconto, da una sponda all’altro dell’Oceano, è sempre la stessa storia che si racconta: che è stata una Donna a ricamare la prima Trama sui «nervi più bisonte-geometriasensibili» di questo Ordito arcaico. È stata la sua passione per gli aghi, per gli aculei, per gli uncinetti – a «curvare» questo Spazio arcaico, a incresparne la Pianura di creste e di montagne, di onde e di flussi temporali. È stata la sua smania di «sposarsi» lontano da casa, e di arrampicarsi magari in cielo se necessario, pur di andare a donarsi a chi fosse del «rango» dei suoi sogni, e non un pelo, neanche uno, al di sotto.

Ora, si racconta, il suo ambito «sposo» è Luna, ora è invece Sole o Zeus, ora ancora sono tutt’e sette le stelle dell’Orsa. In ogni caso, rimane che la Donna non può «congiungersi» che lungo l’asse della «dominazione». Essa non è mai a destra o a sinistra, ma sempre sopra o sotto il suo «congiunto». Sempre sull’asse del desiderio.
Per informazioni rivolgersi ai siciliani o ai trovatori di Provenza, o bussare alla porta di uno qualsiasi dei Fedeli d’Amore, oppure sfogliare a caso uno qualunque dei «romanzi» bretoni – e si vedrà che tutta la Commedia (da qui fino alla Madonna) è sceneggiata sull’asse verticale (a scendere all’inferno, o a scalare la montagna, e di lassù a penetrare i dieci cieli della propria mente), e che tutta l’irreparabile Tragedia ha inizio quando si guasta, si frattura, si contrae questo primordiale spazio della nostra mente, quando il suo albero, per dirla alla Deleuze, «s’incrina», o come dice il nostro racconto, quando il tronco di questo Spazio «Donna», fatto solo di nuvole – niente storie, niente memorie – «è ferito», oggi diciamo «traumatizzato», dalle corna di (un) Bisonte.

Già, il Bisonte, il Cornuto, col muso schiacciato a terra. Lui, la «sorella» che cucina lava stira e ammira, la vuole tutta per sé, e si fa ogni giorno sempre più grosso di rabbia, e di gelosia.
Ma la Donna, gli dice il ragazzo, la Donna non ama essere presa. Il suo spazio vuole ricamare, a suo gusto e piacimento, le proprie «nozze». Prendere la Donna e portarla via dal suo Spazio, strapparla alla sua Dominazione, è distorcerlo, è stravolgerlo – questo Spazio che risponde volentieri solo ai ricami del desiderio da cui «è dominato».

Qui Lévi-Strauss ci dà una mano: la caccia al bisonte, dice, nella mitologia degli Indiani delle Pianure simboleggia una sorta di ideogramma che «sta a metà strada tra il coito e la guerra» – tra l’amore e l’odio «perfetti».
Donde viceversa: quando è Bisonte a dare la caccia ai nostri desideri, è la Donna a trovarsi «sospesa» a metà strada tra la terra e il cielo. Tra la prepotenza e il sogno.
Come può non essere una Tragedia: saperla lì, in medio coelo, al centro dell’universo, e doversi arrangiare alle ombre che da lassù proietta sul nostro fluire temporale. Il tempo scorre, e scorrendo le distorce…
C’è qualcuno che la vede ancora, la sua Stella?





fonte https://lartedeipazzi.blog/2019/01/14/chey...icamava-aculei/

 
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