IL FARO DEI SOGNI

Grimm – Comare Morte

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view post Posted on 17/10/2023, 09:01     Top   Dislike
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famiglia-affamata




Un pover’uomo aveva dodici figli e doveva lavorare giorno e notte per dar loro soltanto il pane. Quando venne al mondo il tredicesimo, non sapeva dove dar di capo e corse sulla famiglia-affamatastrada maestra, per dire al primo che avesse incontrato di far da padrino.

Il primo che incontrò fu il buon Dio.
Il buon Dio sapeva già quel che gli pesava sul cuore, e gli disse: «Pover’uomo, mi fai compassione: terrò a battesimo il tuo bambino, ne avrò cura e lo farò felice sulla terra».
«Chi sei?», disse l’uomo.
«Sono il buon Dio».
«Allora non ti voglio per compare – disse l’uomo. – Tu dai al ricco e fai patire la fame al povero».
Così disse l’uomo, perché non sapeva quanto saggiamente dispensi Iddio ricchezza e povertà. Lasciò il Signore e proseguì.

Allora gli si accostò il Diavolo e disse: «Cosa cerchi? Se mi vuoi padrino di tuo figlio, gli darò oro a bizzeffe e tutti i piaceri del mondo».
L’uomo domandò: «Chi sei?».
«Sono il Diavolo».
«Allora non ti voglio per compare – disse l’uomo. – Tu inganni gli uomini per sedurli».

Egli proseguì e con le sue gambe secche gli venne incontro la Morte e disse: «Prendimi per comare».
L’uomo chiese: «Chi sei?».
«Sono la Morte, che fa tutti uguali».
Allora disse l’uomo: «Sei quel che ci vuole: tu prendi il ricco e il povero, senza far differenze; sarai la mia comare».
La Morte rispose: «Farò il tuo bambino ricco e famoso; chi mi ha per amica, è sicuro del successo».
L’uomo disse: «Domenica prossima c’è il battesimo: sii puntuale».
La Morte comparve come aveva promesso e fece da madrina a dovere.

Quando il figlioccio fu adulto, un bel giorno entrò la comare e gli ordinò di seguirla. Lo condusse nel bosco, gli mostrò un’erba che vi cresceva e disse: «Ora eccoti il regalo del battesimo. Farò di te un medico famoso. Quando sarai chiamato al letto di un infermo, ti apparirò ogni volta: se sono al capezzale del malato, puoi dir francamente che lo risanerai, poi dagli un po’ di quell’erba e guarirà; ma se sto a piè del letto, è mio, e tu devi ridinger-mortedire che ogni rimedio è inutile, che nessun medico al mondo lo salverà. Ma guardati dall’usare l’erba contro la volontà mia: te ne potresti pentire».

Il giovane fu ben presto il medico più famoso in tutto il mondo.
«Gli basta guardare il malato per sapere quel che l’aspetta, se guarirà o se deve morire»: così si diceva di lui e la gente accorreva da ogni parte, lo conducevano dai malati, e lo pagavano tanto che non tardò ad arricchire.

Ora avvenne che s’ammalò il re; chiamarono il medico, per chiedergli se la guarigione era possibile. Ma quando egli si avvicinò al capezzale, ecco la Morte a piè del letto: non c’è più erba che tenga per quel malato.
«Se una volta tanto potessi farla alla Morte! – pensò il medico. – Se l’avrà certo a male, ma sono il suo figlioccio: chiuderà un occhio! La rischierò».
Prese il malato e lo voltò, sicché la Morte venne a trovarsi vicino alla testa. Poi gli diede l’erba, e il re si riebbe e guarì. Ma la Morte andò dal medico, sdegnata e con la faccia scura, lo minacciò col dito e disse: «Mi hai menata per il naso: stavolta te la passo, perché sei mio figlioccio, ma se ci tieni alla pelle non ricominciare: prendo te».





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view post Posted on 19/10/2023, 09:45     Top   Dislike
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Poco dopo s’ammalò gravemente la principessa. Era figlia unica e il re piangeva giorno e notte, da non vederci più; e fece bandire che chiunque l’avesse salvata dalla morte sarebbe stato il suo sposo e l’erede della corona.
Quando andò al letto dell’inferma, il medico vide la Morte ai suoi piedi. Avrebbe dovuto ricordarsi l’ammonimento della madrina, ma la gran beltà della principessa e la fortuna di diventar suo marito l’abbagliarono talmente che non pensò più a nulla. Non vide che la Morte gli lanciava occhiate furenti, alzando la mano e minacciandolo col pugno risecchito: sollevò l’ammalata e la mise con la testa al posto dei piedi. Poi le diede l’erba, e subito le guance le si tinsero di rosa e la vita riprese.

Vedendosi defraudata per la seconda volta, la Morte andò a gran passi dal medico e disse: «È finita per te, adesso è il tuo turno». E con la mano gelida l’afferrò così rolando-candeladuramente che egli non poté resisterle e fu condotto in una caverna sotterranea.
Là vide migliaia e migliaia di candele ardere in fila, a perdita d’occhio: grandi alcune, altre medie, altre piccole. Ad ogni istante alcune si spegnevano, altre si riaccendevano, di modo che le fiammelle sembravano saltellar qua e là, in un continuo avvicendarsi.
«Vedi – disse la Morte –, sono le vite degli uomini: le più alte appartengono ai bambini, quelle medie ai coniugi nel fiore degli anni, quelle piccole ai vecchi. Ma spesso anche bambini e giovani hanno soltanto una piccola candelina».

«Fammi vedere la mia», disse il medico, pensando che fosse ancora abbastanza alta.
La Morte gli indicò un moccoletto che minacciava di spegnersi e disse: «Eccola, guarda!».
«Ah, cara madrina – disse il medico spaventato –, accendetene un’altra! fatelo per amor mio, perché possa goder la mia vita, diventare re e sposare la bella principessa».
«Non posso – rispose la Morte –; una candela deve spegnersi prima che un’altra s’accenda».
«Allora mettete quella vecchia su una nuova, che continui ad ardere, anche se l’altra è finita», supplicò il medico.

La Morte finse di esaudire il suo desiderio e prese una grande candela nuova; ma, siccome voleva vendicarsi, a bella posta, nel congiungerle, sbagliò; e il moccolo cadde e si spense.
Subito il medico stramazzò a terra: anch’egli era caduto nelle mani della Morte.

(Grimm, Fiabe)

***





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view post Posted on 22/10/2023, 09:32     Top   Dislike
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Chi è quello scemo che è andato in giro dicendo che 13 porta fortuna?
C’era, infatti, una volta un «morto di fame» che aveva dodici figli, che bene o male riusciva a nutrire, ma quando gli nacque il Tredicesimo, si trovò messo alle strette: qualcosa nei conti (della dispensa) più non gli tornava. Il poveraccio non sapeva più come sbarcare il lunario.
Non sapeva più in quale barca imbarcare lo scarto tra i due calendari – tra quello antico in cui l’anno si contava a lune, a mestruazioni, e a regole femminili, e quello più recente fatto di soli dodici mesi l’anno.

C’erano una volta Tredici Fate: quando al Re e alla Regina (del nuovo calendario) nacque una bambina, alla festa di battesimo ne furono invitate solo Dodici, e alla Tredicesima fu detto esplicitamente: tu, non venire! perché tu nel nostro conto sarai sempre l’Intrusa! Tu qui, vecchia strega, sarai sempre in soprannumero! Il tuo mondo, fatto di trame sibilline e di lunatiche tessiture, noi lo releghiamo in soffitta. Prendi il tuo fuso (di Ananke), la spola e la conocchia, e togliti dai piedi!

Che? c’è da dubitarne? Il Re e la Regina (del nuovo computo dell’anno) s’erano fatti bene i loro conticini «duodecimali»: Dodici Fate, pardon: Dodici Lune fanno 354 giorni! E perciò nel nostro Anno ci stanno, e noi le accoglieremo. L’altra, quella che sta con un piede nel vecchio e con l’altro nel nuovo anno, la metteremo alla porta! Se ne vada lassù, nel suo donna-alchimiaPaese, e stia alla larga dalla nostra bambina – perché la nostra bambina vivrà alla luce del nostro Anno Solare, Maschio, Simbolico, Astratto.
Che dici? quando verrà il giorno del sangue (mestruale) e la bambina si pungerà lunazione dopo lunazione, non sarà per caso tentata di salire lassù, nella soffitta della Vecchia Luna, di cui un «morto di fame» qualsiasi dovette disfarsi per far quadrare i suoi conti?

A chi lo do questo «di più», questo «scarto» lunare a chi lo passo? – si domandò. E si propose di passarlo al primo che avesse incontrato.
Ma poi le cose non andarono così. Non lo passò al Primo che era nientemeno il buon Dio, e non lo passò nemmeno al Secondo che era quel tale Mefistofele pronto a soddisfare tutte le voglie di Faust. Diversamente da come s’era proposto, lo «consegnò» al Terzo, lo «imbarcò» sulla Barca della Morte.
E per quale ragione?
Perché, lo dice esplicitamente, solo la Morte è giusta. La Morte è la sola «livella», postilla poeticamente Totò, la sola uguale per tutti. Solo la Morte ci «eguaglia».

Più chiaro di così… si muore!
Il bambino o la bambina dev’essere sacrificato sull’altare del (Numero) giusto, del (Calcolo) razionale, del (Concetto) generale. Dev’essere immolato all’Idea di Uguaglianza. E perciò deve essere votato alla Sola Ratio che annienta tutte le nostre differenze.
È inutile girarci intorno: l’«essere per la morte» (ventura) non è una patologia, più o meno conclamata, di qualche moderno Filosofo (penso in particolare a Heidegger e a Lacan). È, anzi, la radice prima del nostro linguaggio Solare, Maschio, Simbolico, Astratto: l’altra radice, l’Eterna Intrusa, la Sanguigna, la radice del nostro linguaggio Lunare, Femminile, Immaginale, Narcisistico, poiché risale ai tempi in cui l’Albero (l’asse verticale) del Mondo non era stato ancora rovesciato, è dove adesso è il fogliame dell’Albero, in alto – lassù, in soffitta… che ci attende. Per suggerirci di fare in altro modo il conto dello stesso Racconto che hai sentito dire nella lingua dei maschi. Dei «morti di fame» che per quattro soldi vendettero, e vendono tuttora, i propri «figli» alla (Parola «giusta» della) Morte.



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view post Posted on 24/10/2023, 10:35     Top   Dislike
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C’era una volta un calendario fatto di lune, di cicli mestruali, e di regole femminili. Era il calendario vigente ai tempi della Differenza. Quando ancora non avevamo preso il vizio di «essere per la Morte».
Le mestruazioni «incidono» il Solco del Tempo: ben lo sapeva Râma al tempo cui sognò di sposare Sîtâ. S’illudeva così di far quadrare i conti tra il suo e l’altrui splendore, di potere insomma assieme a Lei solcare il Sentiero degli Immortali. Quello del 366° Giorno dell’Anno Lunisolare.
Ma, per quanto eroica, la sua utopia aritmetica non riuscì a produrre che episodiche e frammentarie «armonie» tra i rami vecchi e le nuove radici della Parola a cui affidò le sue «equazioni». Anche per lui, alla fine, i conti non tornarono se non nell’ora estrema della morte.

Ci fu, anche, un povero cristo che aveva dodici apostoli, che capivano e non capivano quello che lui diceva loro. Lui, il Tredicesimo, se solo apriva bocca, sparigliava i loro pensieri, e apriva interrogativi sulle loro stesse abitudini a costruire sistemi chiusi. «Non illudetevi! – li ammoniva spesso. – Anche dopo la mia morte, verrà un altro a sedere nello Spazio Vuoto del mio Trono. Ci sarà sempre una pietra inutile, una parola scartata e gettata via dai Costruttori di Templi, e sarà quella la Pietra Angolare di cui nessuna struttura potrà mai fare a meno».

Chi è quello scemo che è andato in giro dicendo che 13 porta fortuna?
Il Tredicesimo – dice il Racconto – è quello che viene imbarcato sulla Ruota di fortuna: è quello «promesso», non al primo, e nemmeno al secondo che passa, ma al terzo e ultimo reed-luna-paesaggiodei Tre Richiami da cui «viene la parola».
Questo dei Tre Richiami è, di sicuro, un frammento del Racconto Antico: lo riconosciamo nella qui presente fiaba di Grimm, dopo che Lévi-Strauss lo ha riconosciuto in molti miti sudamericani.
Puoi anche dire: il motivo delle Tre Proposte a cui la Parola dell’Uomo è chiamata a dare o rifiutare il suo assenso. Il motivo dei Tre Inviti a cui la Parola si è negata, o si è lasciata esistere.

La Parola si è guardata dal consegnare il suo neonato «dire» simbolico al «buon Dio»: l’avesse fatto, sarebbe stata Immortale Differenza indifferente «a chi è ricco o povero», ignara delle «ingiustizie», e soprattutto avrebbe goduto della «divina smemoratezza».
Ma si è guardata pure dall’affidarlo alle seduzioni del «Diavolo»: l’avesse fatto, sarebbe stata faustianamente «appagata» ogni sua libidine, perfino la più sadica, sia pure a costo di rimanere sorda all’«ultimo desiderio» della sua preda. Sarebbe rimasta, dunque, prigioniera della Regola del buon Cacciatore Selvaggio: rimanere indifferente alle lamentazioni (e dunque al linguaggio) della vittima della sua fame.

La nostra Parola si è consegnata alla Morte. Solo la Morte le ha saputo promettere quell’«uguaglianza», che né Dio né Mefistofele potevano garantirle. La nostra Parola si è data a far quadrare i conti, a tenere i registri in regola, a bilanciare (si fa per dire) il dare e l’avere. Si è data a investire sui sentimenti, in attesa dei rendimenti. Si è data a «datare» il proprio orizzonte Solare, Maschio, Simbolico, Concettuale, Numerico, Astratto.
Equivocamente, a mezza strada tra le promesse di Dio e del Diavolo, la nostra Parola si è data a oscillare, avventurandosi nel Paese delle Differenze – come a dire: nella Realtà – ma ripromettendosi di venirne via, in quanto da sempre votata alla Morte.
Ha dato, in due parole, la sua disponibilità a morire e a farsi seppellire nel Tempio dei racconti, delle dicerie, delle chiacchiere. Tanto, stanno tutti a zero. Tutti sono, perché sono per la Morte.

Pensaci, se non ci fosse la Vecchia Strega segregata lassù in Soffitta – come potrebbe mai la nostra Parola uscire da questo circolo vizioso, se non risalendo alla Radice esclusa dal suo battesimo simbolico?





fonte https://lartedeipazzi.blog/2019/01/17/grimm-comare-morte/

 
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