IL FARO DEI SOGNI

Arikara – La scelta sbagliata

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view post Posted on 3/10/2023, 09:18     Top   Dislike
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ende-aculei




C’era una volta un giovane guerriero in cerca di gloria che andava a gemere tutto solo nei recessi più selvaggi, implorando un aiuto soprannaturale.
Un uccello [ne udì i lamenti] e lo condusse in un luogo dove gli apparve un uomo rosso: era il Sole, il quale [in cambio della gloria] pretese la lingua del supplicante. Questi se la tagliò senza esitare e ne morì.
La notte seguente, la Luna, che era anch’essa un uomo, risuscitò il giovane guerriero e lo prese sotto la propria protezione. Gli spiegò che il giorno dopo sarebbe venuto il Sole e l’avrebbe portato nella sua dimora perché scegliesse fra due mucchi d’armi. Egli avrebbe dovuto prendere le più vecchie.

Così avvenne. Il Sole era furioso perché quelle armi tutte sciupate avrebbero dato gloria e lunga vita al loro possessore. Tentò più volte di ucciderlo o di farlo uccidere dai suoi figli, ma furono loro a soccombere.
«Senza-Lingua», ormai vecchissimo e cieco, si rappacificò alla fine col Sole, che lo chiamò a sé.

***

Dunque: due «mucchi d’armi», uno di armi vecchie, l’altro – supponiamo – di armi più giovani, più recenti. Guai a chi sceglie queste, e non quelle. La gloria, dice il Racconto, va bella-addormentata-sigfridoa chi imbraccia le armi più arrugginite!
Eccolo, questo è un altro frammento arcaico, un altro tassello del vecchio Mosaico narrativo. Lo si ritrova pari pari nel racconto della «bella addormentata» Sigrdrífa. Perché mai «dorme» la bella Valchiria? Ce lo dice lei stessa: perché ha concesso la vittoria a un guerriero giovane e non al vecchio a cui invece spettava, e questo ha fatto infuriare Óðinn che, per punizione, l’ha fatta pungere con la «spina» del sonno (donde il suo «fiabesco» nome Rosa Spina).

Dal canto suo, il guerriero Arikara «muore» ed è «risuscitato», né più né meno di come Rosaspina «s’addormenta» per poi essere «risvegliata» (dal bacio del suo «principe azzurro», Sigurðr).
Óðinn, quindi, sta al Sole – come Sigurðr alla Luna dei miti nordamericani. È tempo di «guerra», di scelte «nuziali» difficili, di «congiunzioni» pericolose. Ed ecco: il Sole «acceca» chi fa la scelta sbagliata, lo induce a sbagliare «accecandolo» col miraggio delle apparenze. Poi, per fortuna, cala la sera, scende la notte, ed ecco la Luna «ripara» il Guasto: di notte il Miraggio in sogno ritorna, è ancora là, ma rivisto (e corretto) al mite chiarore lunare, grazie al quale non si è più prigionieri degli «abbagli» presi e degli «ardenti desideri» accesi alla luce del Sole.



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view post Posted on 5/10/2023, 10:31     Top   Dislike
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Il «principe azzurro» è in sogno che ritorna allo sguardo dell’anima «stregata» dalla Luce di Mezzogiorno, ed è sempre e solo in sogno (addirittura nel «sonno della morte») che al nostro guerriero Arikara, così smanioso di «gloria», Uomo-Luna svela il trucco del Sole.
Chi cerca la «gloria» (un Persiano qui direbbe: chi è in cerca del Mandato Celeste; un poeta medioevale di casa nostra invece direbbe: chi è partito alla volta del Santo Graal; un greco antico a sua volta: chi naviga alla conquista del Vello d’oro; e un sumero, ne sono certo, direbbe: chi è andato alla ricerca del Segreto dell’Immortalità – insomma): chi cerca Quella Cosa che per lui è la più «reale» di tutte le Realtà, e che è il suo «proprio mondo» – farà bene ad armarsi di vecchie sapienze, invece di rincorrere le «novità», le «mode», gli «aggiornamenti» a proposito di inganni e seduzioni varie. Questo è quanto consiglia Luna a chi le dà ascolto.

Il suo «protetto» farà bene a non «dare udienza» al Sole – perché il Sole è Luce che non parla se non la lingua degli occhi, tant’è che chiede al guerriero di amputarsi la lingua, di kush-metaforafare questo sacrificio delle parole – ovvero dell’unica via attraverso cui gli potrebbe giungere un’eco delle vecchie sapienze –, lo obbliga dunque ad ammutolirsi per fidarsi a occhi chiusi di ciò che gli «promette» la visione. L’ultima, la nuova.
Rosaspina «dorme» perché si è fidata delle apparenze: ha visto il bel Giovane e ha consegnato a lui, e non al Vecchio, il suo «cuore». Rosaspina «dormirà» fino alla prossima Luna: pare che sarà fra cent’anni, così un’altra volta impara a «interpretare» i suoi miraggi!

Facciamo tutti delle scelte sbagliate: questo sta scritto nel vecchio Racconto. Quali che siano i suoi protagonisti (astri, dèi o esseri umani), sempre a questo «nodo» il Racconto li vincola. Li obbliga a passare per l’errore – se è in cerca della Realtà che sono incamminati.
È Lévi-Strauss che ce lo fa notare: ora sono Sole e Luna, «due personaggi celesti, che discutono i rispettivi meriti delle donne terrestri»; ora invece «due donne terrestri discutono i rispettivi meriti di maschi celesti».
È sottinteso che queste «discussioni matrimoniali» risalgono al tempo in cui (anzi, a volte, più precisamente: al tramonto del tempo in cui) la via a salire e scendere dal cielo era aperta. E se oggi è chiusa, è proprio per via di quella certa scelta sbagliata, sempre per colpa di quell’«errore originale», la cui «origine» si ripete nella nostra vita di tutti i giorni.

Il motivo della scelta sbagliata si presenta dunque sotto tre forme: nel primo caso Sole e Luna, che sono uomini, si scelgono mogli diverse; nel secondo alcune femmine umane si scelgono come marito stelle diverse (quando queste stelle sono esplicitamente Sole e Luna, il racconto non fa che perfezionare la simmetria tra i due tipi); nel terzo, infine, un essere, invitato da Sole a scegliere tra oggetti diversi, viene a sapere da Luna che non deve fidarsi delle apparenze.
Per questa via torniamo all’educazione delle fanciulle, poiché le forme estreme della scelta sbagliata ne richiamano due aspetti. Infatti, oltre a tutto il resto, una ragazza ben educata deve imparare a non fidarsi delle apparenze e a non farsi giudicare dalla propria apparenza. Nel primo caso è lei che sbaglia, nel secondo essa induce gli uomini a ingannarsi sul suo conto.
(Lévi-Strauss, Le origini delle buone maniere a tavola)

Che dire a questo punto? Se Lévi-Strauss ha visto giusto, se davvero il Racconto è percorso in lungo e in largo da questo «comandamento» morale, e se a esservi assoggettato è in primis il «corpo dell’educanda», se veramente è questo «corpo» la mina bella-addormentatavagante all’interno della Tribù, allora le enigmatiche parole di Sigrdrífa – ho fatto l’errore di assegnare la gloria al giovane e non al vecchio – tradiscono un frammento dell’Antica Sceneggiata a cui sono sopravvissute.

Sono parole vecchie, di una Metafora che – alla luce del sole – pare arrugginita, ma la cui potenza d’inganno e di seduzione non ha mai cessato di suscitare «astio e lite» all’interno della Tribù. La Metafora della «guerra» che il desiderio scatena – il Desiderio è il Lupo che deve essere «incatenato», con le buone o con le cattive «maniere», se si vuole sedere a una stessa tavola (rotonda). Per favore, ditelo a Lancillotto!
È perché l’«amore» è una «guerra» da sempre dichiarata, che nella messinscena del Racconto lo Spasimante è perlopiù un «guerriero», un «cacciatore di bisonti», un «prode d’armi», un «cavaliere della fede».
Ma, dice il Racconto – e lo dice più chiaramente quando è la stessa fanciulla che non solo suscita, ma che addirittura fa la «guerra», è «guerriera» lei stessa, in prima persona come nel caso della Valchiria Sigrdrífa – il «corpo del contendere» non solo inganna, ma esso stesso è ingannato sul proprio conto.

Gli «aculei» (ne abbiamo già sentito parlare, e ne sentiremo ancora), di cui la fanciulla «nordamericana» è così appassionata, come Rosaspina lo è del «fuso della Strega» Ananke, finiranno per trafiggerla… la «san Sebastiano». Le «spine» (perché gli aculei sono spine) finiranno per pungerle il dito…
Così dice il Racconto: morale o no che sia il suo più intimo «comandamento», esso dice: c’è una Rosa, chi la coglie si ferisce con le sue spine; oppure dice: c’è un Porcospino, chi l’insegue fino in cielo svanisce negli aculei delle sue proprie illusioni, e poi per scendere da lassù (per l’ultima volta, poi non ci salirà più!) deve aspettare la prossima Luna… forse cent’anni di solitudine, prima che Luna, baciandola, la risvegli.





fonte https://lartedeipazzi.blog/2019/01/22/arik...elta-sbagliata/

 
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