| 4.3 Galaxy Express 999 e Gilgamesh: accettazione definitiva dei limiti umani Galaxy Express 999 racconta la storia dell’adolescente Masai, il quale vuole conseguire l’immortalità una volta subita l’atroce perdita della madre. La vita eterna in questo caso non risiede in una pianta ma nel corpo meccanico che il ragazzo potrà concedersi alla fine del suo viaggio sul Galaxy Express. Le lusinghe della scienza che permette di potenziare il proprio corpo biologico dapprima lo attirano ma, una volta compiuto il viaggio esistenziale ed iniziatico a bordo del treno interstellare, saprà rifiutarle per accettare, proprio come Gilgamesh, i limiti dell’essere umano compiendo una scelta matura seppur dolorosa: “Durante il viaggio”, scrive Cristina Mulinacci, “il protagonista vivrà mille avventure e conoscerà personaggi incredibili dai corpi di metallo, di vetro o addirittura invisibili come il guidatore del treno spaziale: tutte queste creature il più delle volte rimpiangono i loro corpi biologici. Il racconto, struggente e suggestivo, vede un’umanità disperata, disgustata dalla sua stessa natura che rigetta la propria identità, arrivando a desiderare la trasformazione del corpo, invertire il corso del tempo diventando immortale. Ma Matsumoto ci mostra come l’uomo possa essere felice solo accettando la sua natura, così fragile e precaria ma proprio per questo così preziosa”. (Mulinacci 1998, 31-2) Nel porgere all’umanità questa soluzione, il mangaka giapponese si rivela un vero figlio della propria cultura, la quale “ha saputo esprimere in maniera profonda il senso della caducità del mondo, l’essere effimero di ogni elemento della realtà, e tuttavia sa considerare il mondo degno di amore, di un trasporto emotivo irresistibile (…)”. (Ghilardi 2003, 68) Refrattaria all’idea di immortalità che, come affermato nel primo paragrafo, nasce dall’ansia di oggettivazione dell’uomo scopertosi finito, la cultura giapponese ha elevato a suo simbolo assoluto il fiore di ciliegio, che fiorisce e dopo tre giorni cade ma proprio per questo risplende di una struggente bellezza. Quale migliore invito all’accettazione delle leggi dell’esistenza?
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4.4 Danguard e il Faust di Mann: caduta di Doppler – discesa tra gli uomini di Arken Ciononostante c’è sempre chi è disposto a captare nell’aria sinistri echi mefistofelici, come fa il Cancelliere Doppler in Danguard. In questa serie l’unica speranza del genere umano, spacciato in una Terra ormai devastata dall’inquinamento, consuma una scissione tra i due scienziati che dirigono il piano della sua colonizzazione, Cosmos e appunto Doppler, il quale intraprende un folle piano per crearvi un insediamento di superuomini sacrificando il resto dell’umanità. Nell’anime vengono riproposti alcuni miti antichi: innanzitutto il progetto per la colonizzazione del decimo pianeta si chiama “Prometeo” (riferimento costante nelle opere di Matsumoto), dal momento che l’impresa della salvezza dell’umanità affidata alla scienza è di una portata tale da essere paragonata all’acquisizione stessa della capacità di produrre cultura. Il “Progetto Prometeo” viene inoltre definito «l’odierna Arca di Noè», che mise una volta in salvezza l’umanità minacciata da un diluvio che oggi si ripropone sottoforma di catastrofe ambientale. I riferimenti al Faust di Mann, invece, si propongono nel richiamo esplicito al nazismo e alla sua dottrina della superiorità razziale del popolo ariano. L’intenzione di Doppler di utilizzare l’ultima ancora di salvezza del genere umano a beneficio di pochi richiama il titanismo solipsistico del Faust di Marlowe e quello di Mann, quest’ultimo portatore di una cultura priva di ogni forma di umanità e passione civile seppur formalmente elevata. Pur non facendone la propria vita come Adrian Leverkühn, anch’egli si diletta nel suonare uno strumento (l’organo anziché il piano) con un estetismo decadente che lascia presagire però è destinata a non consumarsi poiché uno dei fedelissimi di Doppler, Fritz Arken, superuomo in cui il Cancelliere aveva riposto enormi speranze, prenderà coscienza della follia del piano in cui si trova coinvolto. Inequivocabilmente biondo come tutti i personaggi occidentali dell’iconografia fumettistica giapponese e dal nome tedesco (particolare importante), Arken ristabilisce il limite ignorato da Doppler, quello che pone tutti gli esseri umani sotto un unico destino. Affinché lo scenario raccapricciante preconizzato in Devilman non si realizzi, sembra allora che l’unica prospettiva saggia da assumere sia quella suggerita dal filosofo Karl Jaspers: “Non rimane che guardare lo splendore del mondo e, amando, essere uniti agli uomini finché questo è permesso. Non rimane che, nella storicità del nostro amore, renderci conto della origine e della eternità. Su questa base rimane il senso del vivere nel nostro mondo movendo dalla ragione, – non tanto dall’intelletto finito, ma piuttosto dalla grande ragione, aperta su ogni orizzonte, e con essa rivolgere i nostri pensieri, impulsi, sforzi, cominciando dal proprio agire quotidiano, verso il superamento della minaccia della catastrofe finale”. (Jaspers 1960, 563). Quello di Goethe rimane l’unico Faust possibile da tradurre in realtà (8).
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5. Cultura del limite in Death Note 5.1 Il nuovo patto col diavolo Tutti i temi fin qui analizzati convergono nel manga più famoso degli anni 2000: Death Note (2004) di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata. Il tiolo viene dal quaderno che in fin dei conti ne è il vero protagonista, grazie al quale si possono uccidere le persone semplicemente scrivendovene il nome e pensandone il volto. Esso giunge ovviamente da un mondo soprannaturale, quello degli shinigami, dèi della morte il cui compito è quello di decretare il decesso degli esseri umani nel modo appena indicato. L’esemplare che cade sulla Terra è gettato da uno di loro, Ryuk, non per contendersi un’anima come Mefistofele ma semplicemente per fuggire la noia del tedioso mondo in cui vive offrendo la possibilità agli “interessanti” umani (così li appella nel corso di tutto il manga) di disporre dello stesso enorme potere dei mietitori (altro epiteto degli dèi della morte). Gli uomini agiscono infatti servendosi delle categorie di bene e male di cui questi ultimi, a-valutativi e meccanici esecutori del loro compito, sono privi. Naturalmente il quaderno, vettore di facoltà incommensurabili, conferisce al suo possessore umano una condizione di esclusività suggellata proprio con un patto che lo lega in maniera simbiotica al proprio shinigami, il quale può essere visto solo dal nuovo possessore terrestre del Death Note.
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