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Il Libro di Urantia
Fascicolo 130 In viaggio per Roma
130:0.1 (1427.1) IL GIRO del mondo romano assorbì la maggior parte del ventottesimo anno e tutto il ventinovesimo anno della vita terrena di Gesù. Gesù e i due nativi dell’India — Gonod e suo figlio Ganid — lasciarono Gerusalemme domenica mattina, 26 aprile, dell’anno 22 d.C. Essi compirono il loro viaggio secondo il programma previsto, e Gesù diede l’addio al padre e al figlio nella città di Charax sul Golfo Persico il 10 dicembre dell’anno seguente, 23 d.C.
130:0.2 (1427.2) Da Gerusalemme essi andarono a Cesarea passando per Giaffa. A Cesarea presero un battello per Alessandria. Da Alessandria salparono per Lasea a Creta. Da Creta fecero vela per Cartagine, con scalo a Cirene. A Cartagine presero un battello per Napoli, fermandosi a Malta, a Siracusa e a Messina. Da Napoli andarono a Capua, da dove viaggiarono per la Via Appia fino a Roma.
130:0.3 (1427.3) Dopo il loro soggiorno a Roma essi si recarono per via di terra a Taranto, dove presero il mare per Atene in Grecia, fermandosi a Nicopoli e a Corinto. Da Atene andarono ad Efeso per la strada della Troade. Da Efeso fecero vela per Cipro, facendo scalo a Rodi. Trascorsero molto tempo a visitare Cipro ed a riposarvi, e poi s’imbarcarono per Antiochia in Siria. Da Antiochia viaggiarono verso sud fino a Sidone e poi andarono a Damasco. Da là proseguirono per carovana fino in Mesopotamia, passando per Tapsaco e Larissa. Soggiornarono per qualche tempo a Babilonia, visitarono Ur ed altri luoghi, e andarono poi a Susa. Da Susa si recarono a Charax, da dove Gonod e Ganid s’imbarcarono per l’India.
130:0.4 (1427.4) Fu nel corso dei quattro mesi di lavoro a Damasco che Gesù aveva appreso i rudimenti della lingua parlata da Gonod e Ganid. Mentre era là egli aveva lavorato per molto tempo a traduzioni dal greco in una delle lingue dell’India, con l’assistenza di un nativo della regione di provenienza di Gonod.
130:0.5 (1427.5) Durante questo giro attorno al Mediterraneo, Gesù dedicò circa la metà di ogni giorno ad istruire Ganid e a servire da interprete a Gonod nei suoi incontri d’affari e nei suoi contatti sociali. Il resto di ogni giorno, che era a sua disposizione, egli lo dedicava a stabilire quegli stretti contatti personali con i suoi simili, quelle intime associazioni con i mortali del regno che caratterizzarono tanto le sue attività durante questi anni immediatamente precedenti il suo ministero pubblico.
130:0.6 (1427.6) Grazie all’osservazione di prima mano ed al contatto reale, Gesù fece conoscenza con la civiltà materiale ed intellettuale superiore dell’Occidente e del Levante. Da Gonod e dal suo brillante figlio egli apprese molto sulla civiltà e la cultura dell’India e della Cina, perché Gonod, cittadino dell’India, aveva fatto tre grandi viaggi nell’impero della razza gialla.
130:0.7 (1427.7) Ganid, il giovane uomo, imparò molto da Gesù durante questa lunga e stretta associazione. Essi svilupparono un grande affetto l’uno per l’altro, ed il padre del giovane tentò molte volte di persuadere Gesù a ritornare con loro in India, ma Gesù rifiutò sempre, sostenendo la necessità di ritornare dalla sua famiglia in Palestina. 1. A giaffa — discorsi su Giona
130:1.1 (1428.1) Durante il loro soggiorno a Giaffa, Gesù incontrò Gadia, un interprete filisteo che lavorava per un conciatore di pelli di nome Simone. Gli agenti di Gonod in Mesopotamia avevano trattato molti affari con questo Simone; così Gonod e suo figlio desideravano fargli visita mentre andavano a Cesarea. Durante la sosta a Giaffa, Gesù e Gadia divennero buoni amici. Questo giovane Filisteo era un cercatore di verità. Gesù era un apportatore di verità; egli era la verità per quella generazione su Urantia. Quando un grande cercatore di verità ed un grande apportatore di verità s’incontrano, il risultato è una grande illuminazione rivelatrice nata dall’esperienza della nuova verità.
130:1.2 (1428.2) Un giorno, dopo il pasto della sera, Gesù ed il giovane Filisteo passeggiavano in riva al mare, e Gadia, non sapendo che questo “Scriba di Damasco” fosse così ben versato nelle tradizioni ebraiche, mostrò a Gesù il luogo dal quale si riteneva che Giona si fosse imbarcato per il suo fatale viaggio a Tarsis. Quando ebbe terminato le sue osservazioni, egli pose a Gesù questa domanda: “Ma credi tu che il grosso pesce abbia veramente inghiottito Giona?” Gesù percepì che la vita di questo giovane era stata enormemente influenzata da questa tradizione e che le sue riflessioni avevano impresso in lui la follia di tentare di sfuggire al suo dovere; di conseguenza Gesù non disse nulla che potesse distruggere bruscamente i fondamenti della motivazione presente di Gadia per la vita pratica. In risposta a questa domanda Gesù disse: “Amico mio, noi siamo tutti dei Giona con una vita da vivere in accordo con la volontà di Dio, ed ogni volta che cerchiamo di sfuggire al dovere presente della vita per correre verso allettamenti lontani, ci poniamo con ciò sotto il controllo immediato di quelle influenze che non sono dirette dai poteri della verità e dalle forze della rettitudine. Fuggire dal proprio dovere è sacrificare la verità. Fuggire dal servizio della luce e della vita può solo portare a quei conflitti angosciosi con i terribili giganti dell’egoismo che conducono alla fine alle tenebre e alla morte, a meno che questi Giona che hanno abbandonato Dio non vogliano rivolgere il loro cuore, anche al colmo della disperazione, alla ricerca di Dio e della sua bontà. E quando queste anime disperate cercano sinceramente Dio — hanno fame di verità e sete di rettitudine — non c’è niente che possa tenerle ancora imprigionate. Per quanto profondi siano gli abissi in cui possono essere caduti, quando essi cercano la luce con tutto il loro cuore, lo spirito del Signore Dio del cielo li libererà dalla loro prigionia; le circostanze negative della vita li spingeranno sulla terraferma di nuove occasioni per un servizio rinnovato ed una vita più saggia.”
130:1.3 (1428.3) Gadia fu fortemente scosso dall’insegnamento di Gesù. Essi conversarono fino a notte inoltrata in riva al mare, e prima di rientrare ai loro alloggi pregarono insieme l’uno per l’altro. Questo era lo stesso Gadia che ascoltò la predicazione successiva di Pietro, divenne un profondo credente in Gesù di Nazaret, ed ebbe una sera una memorabile discussione con Pietro a casa di Dorcas. E Gadia contribuì molto alla decisione finale di Simone, il ricco mercante di pelli, di abbracciare il Cristianesimo.
130:1.4 (1428.4) (In questa narrazione del lavoro personale di Gesù con i suoi simili mortali durante questo giro del Mediterraneo, in conformità all’autorizzazione ricevuta noi tradurremo liberamente le sue parole nella terminologia moderna correntemente impiegata su Urantia al momento di questa presentazione.)
130:1.5 (1429.1) L’ultimo incontro di Gesù con Gadia li portò a discutere sul bene e sul male. Questo giovane Filisteo era molto turbato da un sentimento d’ingiustizia dovuto alla presenza del male nel mondo a fianco del bene. Egli disse: “Come può Dio, se è infinitamente buono, permettere che noi soffriamo le pene del male; dopotutto, chi crea il male?” In quest’epoca molta gente credeva ancora che Dio creasse sia il bene che il male, ma Gesù non insegnò mai un tale errore. In risposta a questa domanda Gesù disse: “Fratello mio, Dio è amore; perciò deve essere buono, e la sua bontà è così grande e reale che non può contenere le cose meschine ed irreali del male. Dio è così positivamente buono che non c’è assolutamente posto in lui per il male negativo. Il male è la scelta immatura ed il passo falso irriflessivo di coloro che resistono alla bontà, che respingono la bellezza e che tradiscono la verità. Il male è solo il cattivo adattamento dell’immaturità o l’influenza disgregante e deformante dell’ignoranza. Il male è l’inevitabile oscurità che segue da vicino l’incauto rifiuto della luce. Il male è ciò che è oscuro e falso e che, quando è coscientemente abbracciato e volontariamente approvato, diviene peccato.
130:1.6 (1429.2) “Tuo Padre che è nei cieli, dotandoti del potere di scegliere tra la verità e l’errore, ha creato il potenziale negativo della via positiva della luce e della vita; ma questi errori del male sono in realtà inesistenti fino a quando una creatura intelligente non decreta la loro esistenza con l’errata scelta del suo modo di vivere. E questi mali sono poi elevati a peccato dalla scelta cosciente e deliberata di una tale creatura ostinata e ribelle. Per questo nostro Padre celeste permette al bene ed al male di procedere insieme sino alla fine della vita, allo stesso modo che la natura permette al grano e alla zizzania di crescere fianco a fianco sino alla mietitura.” Gadia fu pienamente soddisfatto della risposta di Gesù alla sua domanda dopo che la loro discussione successiva ebbe chiarito alla sua mente il significato reale di queste importanti affermazioni.
segue 2. A Cesarea
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