IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Gruppi etnici in Cina

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Pagine nella categoria "Gruppi etnici in Cina"

Questa categoria contiene le 87 pagine indicate di seguito, su un totale di 87.


Gruppi etnici della Cina

*

Gruppi etnici della Cina non riconosciuti

A

Aborigeni di Taiwan
Achang
Africani di Guangzhou
Akha

B

Bai (popolo)
Barga (gruppo etnico)
Bit (etnia)
Blang
Bonan
Buyei

C

Cahar
Cantonesi
Chaoxianzu

D

Dai (popoli)
Daur
De'ang
Derung
Dong (popolo)
Dongxiang
Dôrvôd

E

Ebrei della Cina
Evenchi

G

Gelao
Golok (popolo)

H

Hakka (popolo)
Han
Hani
Hezhen
Hmong
Hoklo
Horčin
Hošuud
Hotgojd
Hui (popolo)

I

Iuguri

J

Jingpo
Jino

K

Kazaki
Khmu
Popoli khmuici
Khoidi
Kirghisi

L

Lachi
Lahu
Lhoba
Li (popolo)
Lisu
Lü (popolo)

M

Manciù
Maonan
Mongoli
Monpa
Mosuo
Mulao

N

Naxi
Nu (popolo)

O

Oroqen

P

Pumi

Q

Qiang

R

Rouran
Russi

S

Salar (popolo)
Sarikoli
She (popolo)
Sherpa
Shui

T

Tabghach
Tagiki
Popoli tai
Tai dam
Tatari
Tibetani
Torgud
Tu (popolo)
Tujia
Tuvani

U

Uzbeki
Ùzėmčin

V

Va (popolo)
Việt

X

Xianbei
Xibe

Y

Yao (popolo)
Yi (popolo)

Z

Zhuang





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Aborigeni di Taiwan


Con Aborigeni di Taiwan o Aborigeni taiwanesi (o Gaoshan; pinyin: Yuánzhùmínzú 原住民族; Taiwanese Pėh-ōe-jī: gôan-chū-bîn, letteralmente "abitanti nativi") si designano le popolazioni autoctone di Taiwan, dirette discendenti degli abitanti dell'isola precedentemente alla colonizzazione cinese nel XVII secolo. Il loro idioma appartiene al ceppo delle lingue austronesiane, il che ne indica le origini comuni con i popoli malesi delle Filippine, dell'Indonesia, della Malaysia e del Madagascar.


Storia

Taiwan (o anche colonialmente Formosa) è riconosciuta da alcuni linguisti e letterati come la terra da cui è nata la famiglia delle lingue austronesiane, la cui origine risale a circa 5.000 anni fa, in seguito all'evoluzione rispetto alla matrice originale (proveniente dall'Asia meridionale) a causa del lungo distacco da quest'ultima. L'evidenza linguistica mostra una maggiore diversità di linguaggi presenti a Taiwan che in altre aree di lingua austronesiana; si notano inoltre anche separazioni linguistiche più recenti, a testimonianza di insediamenti contemporanei.
Secondo la classificazione del governo taiwanese, vi sono 12 gruppi linguistici distinti (lingue formosane), ma diverse testimonianze indicano che ve ne siano fino ad addirittura 26. Alcuni popoli, come Babuza, Popora, Hoanya, Siraya, Taokas, e Pazeh, furono riconosciuti solo nel 1945, così che i loro idiomi cominciarono a venire studiati da parte di ricercatori giapponesi.

Le più recenti testimonianze della vita aborigena a Taiwan ci vengono fornite da studiosi danesi, giapponesi, e i cinesi. La Compagnia Olandese delle Indie Orientali (VOC) descrisse dettagli degli incontri dei propri marinai con popoli nella pianura occidentale così come con popoli provenienti dal sud e sud-est. Nel 1697, Yu Yong-he (郁永和) arrivò a Taiwan per procurarsi dello zolfo, di cui si diceva che l'isola fosse particolarmente ricca. La sua testimonianza degli insediamenti aborigeni lungo il mare, nella pianura a ovest e nel bacino di Taipei, è una delle principali fonti di informazione di quei tempi sulle abitudini degli aborigeni taiwanesi.
Il periodo europeo

Esiste un enorme, ed ancora relativamente poco studiato, numero di informazioni relative al periodo di colonizzazione europeo che va dal 1623 al 1662: durante tale lasso di tempo, gli olandesi stabilirono una colonia nella parte sud-occidentale di Taiwan (vicino all'attuale Tainan), mentre gli spagnoli un'altra colonia, nella parte settentrionale (vicino all'attuale Keelung). In tal modo, ambedue i popoli vennero in contatto varie volte coi popoli delle pianure, ed in minor misura anche coi popoli delle montagne.

Le fonti più attendibili provengono dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali (VOC): quando gli olandesi arrivarono al porto di Tainan (nell'odierno distretto di Anping) nel 1624, riuscirono a creare una relazione di amicizia con i rappresentanti dei villaggi più vicini, i quali parlavano un idioma denominato dagli olandesi Siraya. A quell'epoca i vari villaggi erano divisi in fazioni spesso in conflitto fra di loro. Ad esempio, viene riportato che il villaggio di Sinckan (l'attuale Sinshih) era in guerra con il villaggio di Mattau (Madou) e con il suo alleato Baccluan, mentre il villaggio di Soulang manteneva una difficile neutralità.
Nel 1629 un contingente olandese venne massacrato dagli abitanti di Mattau presso le rive di un fiume, dopo un ulteriore peggioramento delle relazioni.

Nel 1635, grazie all'arrivo di rinforzi provenienti da Batavia (l'attuale Giacarta, capitale dell'Indonesia), l'esercito olandese riuscì a conquistare Mattau. Il villaggio era il più potente della zona, e la sua sottomissione spinse i villaggi limitrofi a offrire agli olandesi accordi di pace. Questo episodio segna la nascita della Pax Hollandica, che gradualmente si allargò a vaste porzioni dell'isola di Taiwan terminando solo nel 1662, quando le forze lealiste Ming facenti capo a Zheng Chenggong portarono la famiglia reale Zheng a Taiwan in nome della ormai sconfitta dinastia Ming.

Una delle istituzioni caratteristiche del periodo olandese era il landdag, una riunione annuale dei capi tribali (ouders) presieduta dal governatore olandese, che consegnava ad ogni capo tribù un foulard di velluto nero, un bastone di bambù intarsiato d'argento ed una bandiera rappresentante il principe d'Orange, in segno di alleanza fra la VOC (Compagnia Olandese delle Indie Orientali) e le varie tribù. Gli aborigeni in cambio donavano al governatore delle foglie di palma in segno di sottomissione.

Nel corso della loro dominazione, gli olandesi non mancarono di costruire scuole e chiese. I reverendi Georgius Candidius e Robertus Junius appresero l'idioma locale in modo tale da poter insegnare ai giovani aborigeni a scrivere il proprio linguaggio nell'alfabeto latino. La latinizzazione olandese sopravvisse fino al XVIII secolo, per finire poi abbandonata, ma delle testimonianze di tale fenomeno rimangono impresse su alcune steli in pietra (Sinckan writing).

Gli olandesi miravano alla scoperta di possibili vene aurifere nell'isola, e costrinsero la tribù Puyuma a rivelare dove fosse nascosto l'oro. I Puyuma portarono i coloni nell'odierna Pianura di Kalavan, dove l'oro poteva essere trovato dai letti dei fiumi. Questo evento è documentato sia dai registri olandesi dell'epoca, sia dalle tradizioni orali Puyuma.

Gli olandesi sfruttavano inoltre gli aborigeni delle pianure per procurarsi pelli di cervo da impiegare nel commercio, sia con la Dinastia Qing che con il Giappone. Fu grazie a questo che i primi cinesi Han misero piede sull'isola. Successivamente la richiesta di pelli fece diminuire drasticamente la popolazione di cervi sull'isola che, già nel 1642 scarseggiavano. Ciò ebbe un pesante impatto sulla vita degli aborigeni, poiché la maggior parte di essi dovette darsi all'allevamento di bestiame per far fronte alla mancanza di una fonte di sostentamento tanto importante com'erano stati i cervi fino a quel momento.

Il periodo coloniale olandese termina con l'arrivo del lealista Ming Zheng Chenggong (Koxinga), che, nel 1662 scacciò i coloni stabilendo una base a Taiwan, anche se l'influenza olandese era ormai ben radicata nella società aborigena. Infatti gli esploratori europei giunti a Taiwan nel XIX e XX secolo raccontano di aver ricevuto una festosa accoglienza da parte degli aborigeni, che li credevano olandesi tornati a trovarli.
L'era della dinastia Qing

Dopo la conquista avvenuta nel 1683 da parte del governo Qing, Taiwan divenne a tutti gli effetti una colonia dell'impero cinese. I governatori permisero solo limitati insediamenti Han sull'isola e riconobbero i diritti degli aborigeni sulle terre e sugli allevamenti di cervi.
I Qing trattavano gli aborigeni al pari degli Han, imponendo anche a loro dei tributi. Per rendere popolare tale contributo, gli esattori Qing classificavano gli aborigeni delle pianure in base alla loro capacità di pagare le tasse. Le tribù che si sottomisero al pagamento delle imposte vennero definite Sek Huan (熟番), che significa "barbaro amichevole"; le tribù che invece non accettarono tale imposizione vennero definite Se Huan (生番), ossia "barbaro ostile". Più tardi, i due gruppi vennero semplicemente definiti Pingpu o Pepo (平埔 - tribù della pianura) e Gaoshan o Ge Sen (高山 - tribù della montagna). La distinzione non aveva niente a che fare con l'etnia od il luogo; alcune delle tribù Gaoshan vivevano in pianura (ad esempio gli Amis della costa orientale od i Tao di Orchid). Al gruppo degli aborigeni in senso lato ci si riferiva col termine Huan a (番仔), "barbari", ossia lo stesso termine utilizzato dagli europei.

La credenza popolare che le tribù Pingpu siano migrate sulle montagne allo scopo di sfuggire alla pressione degli immigrati Han, diventando così Gaoshan, si è dimostrata infondata: i documenti dell'epoca mostrano che le tribù delle pianure rimasero dov'erano, fondendosi a volte con gli immigrati dalla regione cinese del Fujian ed adottando i loro usi e costumi, come si può osservare anche ai giorni nostri. Il processo di assimilazione degli aborigeni delle pianure è molto simile a quello subito dai popoli del Sud-est Asiatico ai confini con l'impero cinese, assimilati anch'essi dagli Han.

Vaste zone delle pianure occidentali furono divise in grandi appezzamenti di terra in affitto chiamati Huan De Zu (番大租, ossia "grandi affitti barbari"), definizione che scomparve con la successiva dominazione giapponese. I grandi allevamenti di cervi garantiti dai Qing erano in mano alle tribù ed ai loro singoli capi. Le tribù solitamente pagavano al signore Han un affitto perpetuo chiamato "Due signori su un campo" (一田兩族), mentre gli Han più benestanti (di solito i capi militari), grazie alle grandi quantità di terre che possedevano, venivano insigniti del titolo di "governatore di vasti territori". I grandi proprietari terrieri dovevano pagare tasse equivalenti a 6-8 shi per ogni jia di terreno posseduto.

Ben presto sia gli Han che gli aborigeni escogitarono trucchi anche piuttosto pittoreschi per evadere il fisco. Sotto la guida del loro interprete ufficiale Zhang Da-jing (di etnia Hakka), la tribù degli An scambiò sei ettari di terra con degli agricoltori Han, in cambio dell'insegnamento di metodologia di costruzione di impianti di irrigazione. Siccome le tribù aborigene spesso si impossessavano di pezzi di terra dai confini non nettamente definiti, oppure facevano forti pressioni per vendere lotti di terra inutili ad un prezzo più alto, alcuni sottogruppi migrarono verso Puli ed Ilan, anche se la maggior parte delle tribù restarono nella loro zona originale, finendo col venire inglobate nella cultura Han.

Durante il regno della dinastia Qing, le popolazioni venivano classificate come "barbare" o "civili": quest'ultimo termine era sinonimo di Han. Queste distinzioni, infatti, non avevano carattere razziale, ma rimarcavano differenze esclusivamente comportamentali; l'idea diffusa in quel periodo era che si potesse diventare un Han seguendo le norme di comportamento confuciane.

Questa classificazione, prescindente dall'etnia, era dovuta al fatto che la dinastia Qing, essendo manciù, non era di etnia Han: la definizione di uno status sociale basato su dati etnici, quindi, ne avrebbe decretato la rovina. Da notare che lo stesso concetto di "razza" sotto i Qing era differente rispetto a quello delle altre dinastie imperiali, sia precedenti che successive ai Qing.
Aborigeni delle pianure di Kanatsui, nella zona di Taipei (1897)

Un esempio di questo "passaggio di identità" si riscontra negli avvenimenti avvenuti in una zona, definita dagli olandesi Rujryck (oggi parte della città di Taipei); come scritto su una petizione risalente al settimo anno di regno dell'imperatore Qianlong e firmata dai capi dei vari villaggi, "Noi non possediamo cognomi originari; per favore amici cinesi, donateci i cognomi degli Han, dei Pan, dei Chen, dei Li, dei Wang, dei Tan, etc.". Assumere un nome Han era una regola fondamentale per poter giungere a comprendere le norme comportamentali confuciane. Nell'Impero Qing i valori religiosi espressi di Confucio erano necessari per poter essere considerati una persona completa. Spesso, grossi gruppi di aborigeni assumevano tutti lo stesso cognome in segno di fratellanza, legami che venivano suggellati da un oggettivo ed impegnativo patto di sangue che comportava, ad esempio, l'impegno a dare all'altro un immediato aiuto in momenti di difficoltà. I vari gruppi collegavano fra di loro i cognomi ad un albero genealogico, realizzando di fatto una parentela basata non su legami parentali oggettivi, ma su l'appartenenza a gruppi di mutuo soccorso, a differenza di ciò che avveniva in Cina. Questa pratica era assai diffusa, anche in funzione del fatto che molti aborigeni delle pianure intrecciarono legami di sangue con gli immigrati Han per guadagnarsi la protezione dalle tribù rivali.

L'incerto scenario che riteneva gli aborigeni taiwanesi fuggiti sulle montagne, divenendo di conseguenza Gaoshan, è stato smentito dalle migrazioni delle tribù delle pianure agli inizi del XIX secolo. I Gaoshan si sono adattati nel corso dei secoli a condurre una vita in alta montagna, e questo risulta evidente dalle loro tecniche di caccia, dalle tradizioni orali e dalla loro stessa costituzione fisica. Le rimanenti tribù di pianura resistite all'assimilazione Han, decisero di spostarsi verso aree lontane dall'interferenza cinese. Nel 1804, un gruppo di circa 1.000 aborigeni di pianura attraversò i monti centrali dell'isola per stanziarsi nella città di Yilan, vicino all'odierna Luodong, mentre una seconda ondata migratoria avvenuta nel 1823 ebbe come meta il bacino del fiume Puli. Questi gruppi erano formati prevalentemente dalle famiglie più povere delle contee di Changhua e Tanshui; questo risulta evidente dal fatto che gli insediamenti portavano il nome delle città di origine degli abitanti. All'inizio del XX secolo, vaste zone dell'isola erano ancora in mano ai capi tribù aborigeni, come risulta dagli acquisti di grandi appezzamenti di terra da parte dei giapponesi per la costruzione di piste d'atterraggio, discariche o zone industriali. Prima del XV secolo, gli aborigeni vivevano dappertutto sull'isola, ma quelli stanziati nella zona costiera occidentale finirono per fondersi con i coloni cinesi Han, mescolando ulteriormente la composizione etnica e tribale di Taiwan.




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Popoli delle pianure e popoli delle montagne
Distribuzione delle tribù

Anche se vengono tradizionalmente descritte due popolazioni distinte, da un punto di vista strettamente etnologico non esiste alcuna distinzione rilevante tra le tribù dei monti interni dell'isola e quelle che invece abitano le pianure. Tale distinzione venne introdotta dagli immigrati Han, che colonizzarono le pianure occidentali di Taiwan. Nel prendere contatto con i popoli delle pianure, più aperti a culture non-native grazie alla favorevole posizione geografica, essi ne elogiarono l'ospitalità chiamandoli "gli aborigeni civilizzati" (熟番); notando invece l'innata diffidenza dei popoli che invece vivevano sui monti centrali dell'isola, essi li definirono "gli aborigeni selvaggi" (生番).

Questa differenziazione fu mantenuta in seguito dagli antropologi giapponesi, durante il dominio nipponico (fino al 1945): fu pertanto usato l'appellativo di "Aborigeni delle Pianure" (Pepohoan, 平埔族) per riferirsi ai "civilizzati", e "Aborigeni delle Montagne" (高砂族) per riferirsi ai "selvaggi". Queste descrizioni sono a tutt'oggi usate dai cinesi per differenziare le varie tribù.

Tra le tribù oggi ufficialmente riconosciute, i Kavalan sono l'unico gruppo tra gli "Aborigeni delle Pianure" ad essere considerati a tutti gli effetti come etnia tribale. Gli altri undici gruppi sono tradizionalmente definiti come "Aborigeni delle Montagne". In realtà tra di loro, rendendo palese una contraddizione, vi sono gli Amis e i Puyuma che vivono nelle pianure ad est dell'isola, e i Tao, che vivono nell'isola di Orchid. La popolazione degli Aborigeni di Taiwan è stata stimata nel 2004 intorno alle 440.000 persone, ossia il 2% circa della popolazione taiwanese.
Storia dei riconoscimenti

Nove gruppi aborigeni erano già stati riconosciuti prima del 1945, dal governo coloniale giapponese.

I Thao, i Kavalan ed i Truku sono stati riconosciuti, da parte del governo di Taiwan tra il 2001 ed il 2004[1]. I Sakizaya, precedentemente considerati insieme agli Amis, sono diventati la tredicesima etnia riconosciuta il 17 gen 2007[2]. Dal 23 aprile 2008, anche i Seediq, precedentemente considerati con gli Atayal, sono ufficialmente la quattordicesima[3]. Il 26 giugno 2014, il governo taiwanese, ha riconosciuto ufficialmente i Kanakanavu, come la 16ª tribù aborigena dell'isola.[4]
I gruppi

Attualmente (2015), i gruppi di Aborigeni riconosciuti dal governo di Taiwan sono i seguenti:

Amis - 阿美 (Ami, Pangcah)
Atayal - 泰雅 (Tayal, Tayan)
Bunun - 布農
Kanakanavu 卡那卡那富
Kavalan - 噶瑪蘭
Paiwan - 排灣
Puyuma - 卑南
Rukai - 魯凱
Saaroa - 拉阿魯哇 (Hla'alua)
Sakizaya - 撒奇萊雅 (Sakiray)
Saisiyat - 賽夏 (Saisiat)
Tao - 雅美 (Yami 達悟)
Thao - 邵
Truku - 太魯閣 (Taroko)
Tsou - 鄒 (Cou)
Tsou del Nord
Tsou del Sud
Seediq - 賽德克

Altri gruppi, non riconosciuti, sono:

Babuza - 貓霧捒
Basay - 巴賽
Hoanya - 洪雅, 洪安雅
Ketagalan - 凱達格蘭
Luilang - 雷朗
Pazeh/Kaxabu - 巴宰, 巴則海 (Pazih)
Popora - 巴布拉
Qauqaut - 猴猴
Siraya - 西拉雅
Taokas - 道卡斯
Trobiawan - 多囉美, 多囉美遠

Le tribù degli altopiani

Poco si sapeva degli aborigeni degli altopiani, fino a quando fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo gli esploratori e missionari americani ed europei iniziarono i primi, sporadici contatti. Il motivo di questo approccio così tardivo era da ricercarsi nella quarantena posta dai Qing sulla zona che corre oltre il confine orientale della pianura occidentale dell'isola. I contatti avuti degli Han con gli aborigeni della montagna erano legati soprattutto al commercio della canfora, allora usata come erba medicinale e come antitarme, incontri che spesso si concludevano con l'uccisione dei mercanti Han. Gli aborigeni delle pianure fungevano spesso da interpreti nel commercio di beni fra gli Han e gli aborigeni delle montagne. Questi barattavano vestiti, pellicce e carne con armi da fuoco ed acciaio (necessario per la costruzione di coltelli da caccia e sciabole che servivano anche per decapitare i nemici).
Una donna aborigena Atayal; presso gli Atayal i tatuaggi sul volto indicano maturità e possono essere applicati indifferentemente a maschi e femmine. Questa tradizione fu abolita e proibita sotto il dominio giapponese.

La prima ricerca sul campo delle tribù degli altopiani fu svolta nel 1897 dall'antropologo giapponese Inō Kanori, cui si affiancò più tardi il collega ed amico Torii Ryuzo. L'opera pubblicata più tardi dai due studiosi fungerà da pietra miliare per tutti gli studi successivi sugli aborigeni taiwanesi. Kanori si batté in favore dei diritti degli aborigeni, supportando l'idea che essi non fossero inferiori ai dominatori sotto nessun punto di vista (contrariamente a quanto fatto dai cinesi), inoltre scrisse che ascoltare gli aborigeni avrebbe reso il controllo dell'isola notevolmente più facile.

Le ricerche dei giapponesi portarono alla classificazione di otto tribù di aborigeni taiwanesi: Atayal, Bunun, Saisiat, Tsou, Paiwan, Puyuma, Ami e Pepo di pianura. Questa suddivisione venne accettata e ratificata dal governatore, il visconte Kodama. Tuttavia, ricerche fatte successivamente hanno individuato errori anche grossolani in questa classificazione, in quanto Atayal significa "io" e gli Ami chiamano sé stessi Tao, infatti ami in lingua Tao vuol dire "noi". I Paiwan venivano inizialmente chiamati Ruval e Batsul, un termine che essi usavano invece in riferimento ai Rukai. I Puyuma vennero così chiamati a causa della città di Beinan, più che per un nome tribale. Anche se i Pepo vennero riconosciuti come tribù, non vennero difesi, mentre la località di Pong So No Daoo (Orchid Island/Lanyu), dove vivono i Tao, fu preclusa agli estanei (eccettuati antropologi e scienziati) fino al 1930, venendo adibita a riserva naturale.

Per gli aborigeni della montagna la situazione cambiò poco, fino all'occupazione giapponese nel 1895. Quando infatti i giapponesi occuparono l'isola, le loro ambizioni erano di trasformarla nella loro colonia più bella, un modello per le conquiste successive. Gli aborigeni vennero così segregati nelle riserve naturali e venne vietata loro ogni interazione con gli altri popoli. Quelli delle pianure vennero costretti a vestire gli indumenti tipici della loro cultura ed a praticare i rituali ormai dimenticati, al fine di preservare la loro identità culturale: vennero inoltre espropriate tutte le loro terre. Le prime campagne di sottomissione furono spesso brutali, con continui bombardamenti navali e aerei ed anche con l'uso indiscriminato di gas.

Nel 1910 i giapponesi iniziarono ad incorporare gli aborigeni nello stile di vita giapponese: furono costruite scuole anche nei villaggi d'alta montagna, il cui sindaco era spesso anche il comandante della stazione di polizia ed il preside. Le materie d'insegnamento erano matematica, etica, giapponese. La designazione amministrativa sotto la dominazione giapponese divenne ereditaria, complicando ulteriormente la situazione.

All'inizio del 1940, il 71% dei bambini aborigeni frequentava la scuola e la cultura giapponese stava soppiantando di fatto quella tradizionale. La parola Takasago zoku (高沙族, razza formosana) rimpiazzò quella di hoan-á (番仔, barbaro) come termine usato per indicare gli aborigeni. I giapponesi spesero molto tempo ed energia per estirpare le tradizioni giudicate inutili, quali l'infanticidio, la caccia delle teste o l'usanza di tatuarsi il corpo.




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I cacciatori di teste

Quasi tutte le tribù degli altopiani, (esclusi gli Yami/Tao), erano molto temute per la loro fama di cacciatori di teste, attività considerata segno di coraggio e forza. Gli appartenenti alla tribù Bunun, erano soliti scrivere preghiere sulle frecce che venivano usate per uccidere i prigionieri da decapitare, nella speranza che esse arrivassero ai loro morti. Una volta staccate al nemico, venivano bollite e messe ad essiccare su pali o apposite mensole: spesso le teste venivano donate in segno di amicizia, oppure appese a protezione del villaggio.

I coloni Han erano i bersagli favoriti dei cacciatori di teste, che li consideravano bugiardi e codardi. La tecnica di caccia consisteva nell'appiccare fuoco ad una casa od un campo e tagliare la testa agli abitanti che fuoriuscivano per non bruciare vivi. I figli delle vittime divenivano spesso membri della tribù a tutti gli effetti. Gli ultimi gruppi a praticare la caccia alle teste sono stati i Paiwan, i Bunun, e gli Atayal, dopodiché la pratica, abolita dai giapponesi nel 1930, lentamente scemò e scomparve.

Il dominio giapponese introdusse inoltre presso gli aborigeni una forma di dittatura militare che si sostituì alle loro regole tribali. Gli aborigeni consideravano l'istruzione un mezzo più efficace della caccia alle teste per guadagnare potere dato che coloro i quali avessero appreso le regole dei giapponesi avrebbero potuto governare un villaggio.

Verso la fine della seconda guerra mondiale, gli aborigeni i cui padri morirono nelle campagne di pacificazione, accettarono di morire per difendere l'imperatore giapponese. La maggior parte dei vecchi aborigeni a tutt'oggi non parla il cinese mandarino, ma si identifica col Giappone e come seconda lingua parla giapponese.
Il predominio dei nazionalisti cinesi

Quando il governo nazionalista cinese (Kuomintang) giunse su Taiwan, temeva che le regioni montagnose colpite dalla povertà potessero costituire un rifugio sicuro per i futuri simpatizzanti comunisti. Il KMT associava gli aborigeni alla dominazione giapponese e di conseguenza essi vennero ridefiniti come shanbao (山胞) ovvero "compatrioti della montagna".

Nel 1946, le scuole rurali giapponesi furono sostituite da centri ideologici del KMT. Documenti provenienti dall'Ufficio dell'Istruzione mostrano un programma scolastico impregnato di propaganda politica con enfasi sulla lingua, la storia ed il valore della cittadinanza cinesi. Un rapporto governativo del 1953 sulle zone di montagna affermava che i suoi fini erano principalmente quelli di promuovere il cinese al fine di rafforzare una prospettiva nazionale e di stabilire usanze costruttive fra gli aborigeni. Tutto ciò venne incluso nella politica dello Shandi Pingdi Hua (山地平地化), "per rendere le montagne simili alle pianure".

La carenza di insegnanti durante gli anni iniziali di governo del KMT creò notevoli lacune nell'istruzione degli aborigeni, poiché i già pochi insegnanti cinesi che vivevano a Taiwan molto raramente erano disposti ad andare a insegnare sulle montagne. La maggior parte dell'istruzione degli aborigeni fu opera di insegnanti non qualificati che sapevano parlare il Mandarino ed insegnare le basi dell'ideologia cinese nazionalista.

Nel 1951 fu ideato ed intrapreso un piano più vasto, volto a cambiare i costumi degli aborigeni avvicinandoli a quelli cinesi Han. Contemporaneamente gli aborigeni che avevano prestato servizio nell'esercito imperiale giapponese furono richiamati in servizio per combattere le sanguinose battaglie per il possesso di Kinmen e Matsu, le due isole sotto amministrazione R.O.C. (Republic Of China) più vicine alle coste della Cina continentale.

I soldati del KMT in ritirata dalla Cina continentale spesso sposavano donne aborigene, ("più facili da comprare"), che provenivano dalle aree più povere. La politica ufficiale sull'identità degli aborigeni era basata su un rapporto 1:1, lasciando che da ogni matrimonio misto si generasse un figlio da considerarsi cinese. Più tardi la politica fu adattata in modo che l'etnia del padre condizionasse di fatto quella del figlio.

Il campo degli studi sugli aborigeni era stato quasi eliminato dai programmi scolastici di Taiwan, favorendo il pregiudizio che tutto fosse cinese allo scopo di consolidare, anche da un punto di vista culturale, la dominazione del KMT su Taiwan. Questo causò il deperimento e la perdita di alcuni dialetti e l'imposizione del pensiero che essere un aborigeno era una vergogna. Anche al giorno d'oggi pochissimi taiwanesi sono disposti ad accettare l'idea di avere ascendenti aborigeni, sebbene studi recenti mostrino un alto grado di mescolamento fra cinesi ed aborigeni.

Uno studio del 1994 ha dimostrato che il 71% delle famiglie prese in esame sarebbero contrarie se i loro figli decidessero di contrarre un matrimonio con un aborigeno.

A partire dalla metà degli anni novanta il governo della Repubblica di Cina ha intrapreso dei passi in avanti per far riscoprire alla popolazione che essere aborigeni dev'essere fonte d'orgoglio e non di vergogna, per accrescere i loro diritti come parte integrante del processo di taiwanizzazione. Nel 1996 è stato fondato un organo di livello ministeriale all'interno dell'Esecutivo Yuan, il Consiglio dei Popoli Aborigeni (Council of Indigenous Peoples), per fornire un punto centrale di supervisione del governo agli affari indigeni, nonché come interfaccia centrale per consentire alla comunità indigena di Taiwan di interagire con il governo.

Gli aborigeni hanno iniziato a giocare un ruolo importante nell'organizzazione dell'istruzione locale e dell'ambiente, cominciando a tenere conferenze sull'autonomia delle regioni e sulla necessità di tenere lezioni obbligatorie di lingua aborigena nelle scuole pubbliche. In questo senso sono stati fatti alcuni importanti passi avanti: dal 1998 il programma ufficiale nelle scuole di Taiwan è stato modificato, ed ora, grazie a questo, la dialettica sulla condizione aborigena è più diffusa. Il governo ha anche messo a disposizione fondi considerevoli per aprire musei e centri culturali focalizzati sulle tribù delle pianure e sulle tradizioni degli aborigeni di Taiwan. Man mano che la ricerca progrediva è divenuto chiaro che la composizione etnica dei taiwanesi non rispecchiava la semplicistica classificazione normalmente usata dai vari dominatori: il ricercatore Lee Teng-Hui, effettuato degli screening sul DNA, ha rivelato la presenza di geni di origine aborigena anche nelle etnie Hakka e Fujian.

I sostenitori dell'indipendenza taiwanese vedono nell'interesse sugli argomenti che riguardano gli aborigeni un graduale movimento verso la costituzione di una nazionalità e la creazione di un'alternativa all'identità cinese forzatamente proposta nei decenni precedenti. Da parte loro i sostenitori di una riunificazione cinese non obiettano in generale all'interesse verso questioni che riguardano gli aborigeni e sostengono che questo illustra l'ampiezza e la diversità dell'identità cinese: fanno inoltre notare che questo interesse nei popoli indigeni è parallelo al simile interesse che c'è nella Cina continentale verso altre etnie come gli uiguri, i tibetani ed i mongoli.




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Gli aborigeni oggi
Danzatrice Bunun ripresa prima della sua performance a Lona, Taiwan.

Gli aborigeni, secondo il corrente standard di identificazione governativo, costituiscono meno del 2% della popolazione totale di Taiwan. Il boom economico che Taiwan ha sperimentato durante l'ultimo quarto del XX secolo è risultato nella migrazione di un gran numero di aborigeni (il 34% dell'intera popolazione aborigena) dai loro villaggi alle grandi città, dove sono serviti come forza lavoro a basso costo soprattutto nell'ambito delle costruzioni, dato che, non avendo potuto ricevere una sufficiente istruzione nelle loro riserve, mancavano di altre capacità e competenze.

Gli aborigeni divennero abili lavoratori per le costruzioni in ferro e le imprese di costruzione dell'isola spesso li sceglievano per i progetti più difficili.

Il risultato fu un esodo di massa dei membri delle tribù dalle loro terre tradizionali, e ad un'alienazione culturale dei giovani nei villaggi, impossibilitati ad imparare la loro lingua e le loro usanze, in quanto impegnati nel lavoro in città. Costrette a convivere nelle stesse città, le varie tribù formarono rapidamente legami fra loro, accomunate dalle medesime motivazioni: cominciarono a vedersi nei quartieri poveri le prime bande formate da giovani aborigeni.

Recenti leggi che regolano l'impiego di lavoratori indonesiani, vietnamiti e filippini, hanno reso agli aborigeni più difficoltosa la ricerca del lavoro. Alcuni si sono dedicati al turismo per guadagnarsi da vivere. A causa della stretta prossimità delle terre degli aborigeni alle montagne, molte tribù hanno pensato di guadagnare impegnandosi nello sfruttamento turistico di acque termali e stazioni sciistiche, dove offrono anche intrattenimenti (canti e danze tribali) da aggiungere alle offerte turistiche. Questo comportamento viene spesso criticato in quanto va a ledere l'immagine e la cultura aborigene, mercificandole e dando adito alla creazione di stereotipi.

Gli aborigeni di Taiwan sono anche divenuti il simbolo della consapevolezza ecologica sull'isola poiché molti problemi ambientali sono stati sollevati proprio da loro, spesso vittime di progetti inquinanti approvati dal governo. Il caso in maggior evidenza è il sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari sull'isola di Orchid: si tratta di una piccola isola tropicale situata a 60 km (30 miglia nautiche) al largo della costa sud-orientale di Taiwan. Le 4.000 persone che vi vivono appartengono perlopiù alla tribù Tao, ed hanno vissuto di pesca e coltivazione del taro per oltre 1.000 anni. Nel 1970 l'isola venne indicato come un possibile sito di stoccaggio di rifiuti nucleari a bassa e media attività.
Sebbene popolata, venne scelta in quanto era economico costruirvi le infrastrutture necessarie per lo stoccaggio, e la popolazione (tenuta all'oscuro) non avrebbe comunque dovuto creare problemi.

I Tao sostengono che i rappresentanti del KMT abbiano proposto loro la costruzione di un impianto di inscatolamento del pesce in cambio del nulla osta alla costruzione del sito di stoccaggio per i 98.000 barili di scorie nucleari, che avrebbe dovuto sorgere a 100 metri dai campi di pesca di Immorod. La popolazione Tao, oppostasi fermamente al progetto, è da allora in prima linea nel movimento anti-nucleare ed ha lanciato diversi appelli e proteste volte alla rimozione dei rifiuti, che secondo loro hanno provocato decessi e malattie. La concessione d'uso del terreno è scaduta, ma dev'essere ancora individuato un sito alternativo di stoccaggio. Il commissario della Contea di Taitung si è offerto per immagazzinare i rifiuti a Taimali (Timmuri), nella riserva dei Puyuma, ma l'idea non è stata accettata dalla popolazione residente.
Madre Bunun col figlio in braccio nel villaggio di Lona, Taiwan.

È attualmente attivo un movimento non aborigeno favorevole al reinsediamento degli aborigeni nelle loro residenze tradizionali, per mantenere in vita la loro cultura, rinnovare i loro idiomi e contemporaneamente a mantenersi economicamente grazie allo sviluppo ed al potenziamento di attività come eco-turismo, ricamo, vendita di incisioni tribali, gioielleria e musica tradizionale, diventati ormai la nuova economia di sostentamento per le popolazioni aborigene. Il governo centrale ha preso provvedimenti per realizzare lo spelling occidentalizzato dei nomi aborigeni presenti nei documenti ufficiali, superando la vecchia politica mantenuta a lungo di forzare l'aborigeno ad assumere un nome cinese. Una politica più rispettosa ora permette di scegliere per i figli il loro nome ufficiale, anche se sono nati da genitori misti aborigeni/Han.
Aborigeni e politica
Dal punto di vista politico, gli aborigeni Taiwanesi, qualora votino, tendono a votare in massa per il Kuomintang. Sebbene ciò possa sembrare sorprendente alla luce della promozione della cultura aborigena da parte della coalizione dei verdi, questo schema di voto può essere dovuto a necessità economiche: le zone in cui risiedono gli aborigeni, infatti, sono solitamente assai povere e quindi dipendono dalle organizzazioni create dal Kuomintang. Un aspetto curioso delle elezioni taiwanesi è che i candidati per i seggi aborigeni concorrenti nelle liste della coalizione blu usano generalmente nomi "cinesizzati" mentre i candidati concorrenti per i seggi della coalizione verde tendono ad usare i nomi originali aborigeni.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Aborigeni_di..._aborigeni_oggi

 
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Achang


Gli Achang (o anche Ngac'ang, Maingtha, in cinese: 阿昌族) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese.

La popolazione totale degli Achang arriva a 34,000 individui circa, quasi tutti stanziati nella provincia cinese di Yunnan (prefettura autonoma di Dehong). Parlano la lingua Achang ma non hanno alcun alfabeto. Sono usati i caratteri cinesi per la scrittura.

Un sottogruppo degli Achang, gli Husa (戶撒), vive a Longchuan, parla un dialetto distinto dalla lingua Achang e si considera un'etnia del tutto distinta. Gli Husa sono considerati più assimilati alla cultura cinese. Per esempio, nelle case degli Husa non è difficile trovare tavole memoriali per gli antenati in pieno stile confucianista. Generalmente, gli Husa seguono una sorta di religione che è una mistura di Buddhismo Theravada e Taoismo.





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Africani di Guangzhou


Gli Africani di Guangzhou o Africani di Canton (广州非裔S, 廣州非裔P, più comunemente 廣州黑人T, 广州黑人S, letteralmente "persone nere di Guangzhou") sono africani che sono emigrati per vivere nella città di Guangzhou in Cina per brevi o lunghi periodi di tempo.

Durante il boom economico cinese degli anni '90 del secolo scorso, un flusso di migliaia di commercianti africani e persone d'affari per lo più dell'Africa Occidentale arriva a Guangzhou e forma una comunità africana nella città[1]. Nel 2012 si stima vi siano più di 100.000 africani che vivono a Guangzhou.[2]. Dal 2014 la popolazione è significativamente diminuita a causa delle restrizioni sull'immigrazione delle autorità cinesi e dalle pressioni economiche nelle nazioni d'origine come il deprezzamento della Naira nigeriana e del Kwanza angolano[3][4][5][6].





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Akha


Gli akha, chiamati anche ko o iko, sono un gruppo etnico dell'Indocina settentrionale proveniente dalla Cina (Yunnan) e dal Tibet. La maggioranza degli akha vive in piccoli villaggi di montagna in Cina, in Laos (dove fanno parte del gruppo dei lao sung), in Myanmar e nel nord della Thailandia (dove rappresentano una delle sei più popolose etnie di montagna). Una comunità minore si trova nel Vietnam settentrionale.[2]


Storia

Si ipotizza che assieme alle etnie dei lisu e dei lahu appartenessero un tempo alle tribù dei cacciatori lolo che nel XVII secolo controllavano le pianure di Paoshan e Teinchung nello Yunnan, fino all'invasione del 1644 delle armate cinesi della dinastia Ming. La migrazione degli akha dalla Cina cominciò circa due secoli fa, quando fuggirono dai conflitti che erano in corso nello Yunnan settentrionale cercando terre coltivabili verso sud.[1] In Thailandia arrivarono agli inizi del XX secolo e l'immigrazione è tuttora in corso. Migliaia di akha che vivevano in territorio shan, lasciarono i loro campi e si trasferirono in Thailandia del nord a seguito delle devastazioni operate a partire dal 1949 da nazionalisti cinesi del Kuomintang fuggiti dopo la sconfitta nella guerra civile cinese.[3]
Distribuzione

La popolazione totale era di 568.000 individui secondo stime del 2007, suddivise nei seguenti paesi:[2]

Cina: 240.000 individui nelle zone meridionali dello Yunnan. Non vengono considerati tra i 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dal governo cinese, che li ha inseriti nel gruppo degli hani
Birmania: 200.000 individui stanziati nello Stato Shan, nel nord-est del paese
Laos: 66.100 individui nei villaggi delle province di Phongsali, Luang Namtha, Udomxai e Bokeo.[1]
Thailandia: 56.600 nelle province settentrionali di Chiang Rai, Chiang Mai e Mae Hong Son
Vietnam: 1.260 nelle province settentrionali di Quang Binh e Quang Tri (stima del 1995)[2]

Cultura e stile di vita
Donna Akha con il caratteristico costume

Generalmente gli akha vivono in palafitte o in case di bambù erette su basse piattaforme di legno in zone collinose o montane comprese tra i 600 ed i 1000 m s.l.m. L'ubicazione del villaggio, che di solito si compone di 40 o 50 abitazioni, viene scelta dallo sciamano in una zona deforestata con l'esecuzioni di riti religiosi. All'interno delle abitazioni un lato è per le donne e l'altro lato, occupato dai maschi, è usato come area pubblica. La vita quotidiana comprende abitudini e comportamenti particolari mutuati dalle superstizioni legate al culto degli spiriti, come l'infanticidio di gemelli o handicappati.[1]

La società è di tipo patriarcale e gli uomini esercitano la supremazia. Il capovillaggio è esperto in cerimonie religiose e tribali ed è responsabile per le fonti d'acqua, il cimitero, la casa degli spiriti ecc. Tra i suoi compiti vi è anche quello di pacificare le liti. Vi è anche un ragazzo responsabile per i giovani del villaggio, per i quali organizza attività varie compresa l'accoglienza dei visitatori della comunità.[1]

Quando gli akha si sposano vanno a vivere in una piccola capanna vicina all'abitazione dei genitori del marito, dove possono trasferirsi quando muore uno dei genitori. La nascita viene festeggiata con una cerimonia propiziatoria in cui si offrono sacrifici di due polli agli spiriti. Altri riti legati all'animismo vengono celebrati durante i funerali per garantirsi la benevolenza dello spirito del parente deceduto, che viene messo in una bara finemente intagliata e sepolto dopo due giorni di cerimonie.[1]

Nella tradizione tribale, le donne akha vestono vecchi abiti neri molto vistosi con decorazioni multicolore che intessono nei telai del villaggio. Particolarmente originali sono i copricapi, adornati da cerchi in bambù, perline colorate e da antiche monete d'argento (da ritagli di alluminio per le meno abbienti).[1] Alcune delle donne vanno nei mercati dei villaggi lao con la giacca sbottonata ed il seno in vista. Gli uomini vestono normali pantaloni e camicie vecchie e rotte. La comunità akha della città di Jinghong è perfettamente integrata con il resto delle etnie cittadine. Oltre a vestirsi di normali e ben curati abiti in stile occidentale, i suoi membri vivono in normali appartamenti ed alcuni sono anche proprietari di eleganti locali. .
Lingua

Parlano l'akha, una lingua della famiglia tibeto birmana, molto simile a quelle dei lisu e dei lahu. Gli akha non hanno un proprio alfabeto e si tramandano la storia ed i costumi con la tradizione orale, chiamata akhasang.[1]
Religione

Gli akha danno particolare importanza alla genealogia ed al culto degli antenati, la storia della famiglia a cui si appartiene viene tramandata e studiata sin da bambini. Professano l'Animismo, credono in un mondo pieno di spiriti buoni e cattivi che hanno il potere di intervenire sulla vita dell'uomo. Gli spiriti protettori sono quelli del villaggio e della casa, quelli da temere sono quelli della foresta e della montagna. Ai due ingressi del villaggio viene posto un cancello sacro in bambù in onore degli spiriti protettori della comunità.[1] Una piccola parte della comunità si è convertita al Cristianesimo ed al Buddhismo.
Economia

Gli akha usano spesso una forma distruttiva di bonifica del terreno chiamata debbio, che può portare all'eliminazione degli alberi più antichi, di specie di animali native e all'impoverimento del suolo. Sono contadini esperti e si concentrano sulle coltivazioni di riso, mais, soia e cotone, che vengono piantati a rotazione stagionale. Coltivano anche altri vegetali ed hanno una lunga tradizione nella coltivazione del papavero da oppio, di cui una parte degli abitanti del villaggio sono consumatori. In Thailandia tale tradizione è stata sradicata dal governo centrale.

Sono anche cacciatori efficienti, le cui prede talvolta includono specie in via di estinzione, e sono esperti nella raccolta di frutta e bacche selvatiche nella foresta. Allevano soprattutto maiali e polli, più raramente mucche e bufali. Questi animali sono considerati un lusso e vengono consumati solo in occasioni e celebrazioni speciali.[1]
Diritti umani ed altri problemi

L'etnia ha affrontato molti problemi riguardanti i diritti umani e la giustizia, particolarmente in paesi nazionalisti come Cina e Thailandia, in quanto le zone collinari in cui abitano sono adatte alla produzione di legname. Un altro motivo di controversia è la pratica del debbio che usano in agricoltura danneggiando le foreste nazionali e l'ecosistema nativo.

Molti bambini vengono venduti dalle famiglie ed introdotti nel giro della prostituzione infantile o mandati a lavorare nelle città, tali fenomeni stanno contribuendo all'erosione della cultura tribale. I portavoce di molti villaggi akha in Thailandia denunciano tra l'altro il trattamento iniquo da parte del governo: la copertura medica viene loro rifiutata così come la concessione della cittadinanza thailandese. Molti membri dei villaggi risultano immigrati clandestini.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Akha

 
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Bai (popolo)


I bai (白族S, bái zúP) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese. Nel 2000 si attestavano a 1.858.063 persone.

Vivono principalmente nelle province dello Yunnan (prefettura autonoma bai di Dali), del Guizhou (area di Bijie) e dell'Hunan (area di Sangzhi).

Circa 1.240.000 Bai (2003) parlano la loro lingua nativa (lingua bai), in tutte le sue sfumature dialettali. La lingua fa parte della famiglia tibeto-birmana. I codici SIL per il Bai sono BCA, BFC e BFS.

Durante le dinastie cinesi Han e Jin, i bai erano conosciuti con il nome di kunming. In seguito furono usati, in successione, i termini heman, baiman e bairen. Il nome bai è stato ufficializzato dal governo cinese (bai significa "bianco" in cinese).

L'economia di questo popolo si basa quasi esclusivamente sull'agricoltura (tabacco e canna da zucchero) e sulla pesca. Sono principalmente buddhisti tibetani ed adorano una divinità chiamata Benzhu.





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Barga (gruppo etnico)


I Barga (mongolo: Барга; in russo Баргуты, Barguty) sono un gruppo etnico mongolo che parla un dialetto buriato. Durante la dinastia Qing si insediarono nella Mongolia Interna.
Storia

Nel XII-XIII secolo, compaiono come tribù in Siberia. Nell'impero mongolo facevano parte dell'esercito dei Khagan. Alun goo (Алун гоо) figura mitica descritta ne "La storia segreta dei mongoli"[1], viene citato come antenato di Gengis Khan e di ascendenza barga.

Dopo la caduta della dinastia Yuan nel 1368, i barga si unirono agli oirati contro i discendenti di Gengis Khan. Tuttavia vennero sparpagliati tra i mongoli e gli oirati. I barga condividevano gli stessi 11 clan in cui erano suddivisi i buriati-khora. La maggior parte dei buriati-khora si trasferì nell'area tra il fiume Argun' e la catena montuosa del Grande Khingan dove divennero sudditi dei daur e degli evenchi-solon. Una gran parte dei barga-khori fuggì verso l'Onon nel 1594. Mentre alcuni finirono sotto la protezione della Russia, altri divennero sudditi dei khalkha.

Quando i manciù attaccarono i cosacchi presso i fiumi Argun'e Šilka (1685-89), i barga all'est dell'Argun'furono deportati in Manciuria e vennero dispersi tra i cahar.

Nel 1734 i barga che erano rimasti sotto i nojon[2] khalkha protestarono per le ingiustizie subite dai loro nobili e le autorità manciù selezionarono 2.400 barga tra i khalkha e li collocarono con le loro famiglie nella regione di Hulunbuir (a nord-est della Mongolia Interna).

Agli inizi del XX secolo alcuni gruppi barga entrarono a far parte del Panmongolismo[3] e fuggirono in Mongolia.





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Bit (etnia)


I bit o bid sono un gruppo etnico stanziato nella Provincia di Luang Namtha, nel Laos nord-occidentale. Si stima che siano rimasti 1.500 membri dell'etnia, abitanti quasi tutti in un villaggio, più altri 500 che vivono oltre la frontiera con la Cina. La lingua madre è il bit, che fa parte della famiglia linguistica mon khmer, ma molti parlano anche il lao.

Vivono su palafitte e sono dediti all'agricoltura. Praticano l'Animismo ed il capo religioso viene chiamato mo mon.





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Blang


I Blang (o anche Bulong, in cinese 布朗族 : Bùlǎng Zú) sono un gruppo etnico stanziato prevalentemente nella Repubblica popolare cinese, dove fa parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dal governo. Piccole comunità si trovano anche in Birmania ed in Thailandia.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Blang

 
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Bonan


I Bonan (o anche Bao'an, in cinese: 保安族, in pinyin: bǎoān zú)) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese.

Vivono nelle province di Gansu e Qinghai, nel nord-pvest della Cina. Contano circa 12,000 persone e sono il settimo più piccolo gruppo etnico di quelli ufficialmente riconosciuti.

Parlano la lingua Bonan, una lingua del ceppo mongolo, e sono prevalentemente musulmani. Si crede discendano dai guerrieri mongoli musulmani stanziati in Qinghai durante le dinastie Yuan e Ming.





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Buyei


I buyei (trascritto anche bố y, puyi, bouyei, buyi, buxqyaix, puzhong, burao, puman; in cinese: 布依族; in pinyin: bùyīzú) sono un gruppo etnico stanziato principalmente nel sud della Cina.

Raggiungono i due milioni e mezzo di individui e fanno parte dei 56 gruppi etnici ufficialmente riconosciuti dalla Repubblica Popolare della Cina e dei 54 gruppi etnici riconosciuti dal Vietnam.

I buyei vivono in foreste semi-tropicali nelle province dello Yunnan e del Sichuan. Tradizionalmente praticano l'animismo, sebbene molti si siano convertiti al cristianesimo.


Lingua
I buyei parlano la lingua buyei che è molto vicina alle lingue zhuang. Ci sono molte mescolanze tra i dialetti di queste due lingue. Il buyei ha avuto forma scritta quando ne fu creata la grammatica di base dai linguisti negli anni '50 che si basarono sull'alfabeto latino e sulla pronuncia più convenzionale della lingua cinese translitterata pinyin.





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Cahar


I Cahar (mongolo: Цахар; in russo Чахары, Čahary; cinese 察哈尔) sono una tribù mongola che parla il dialetto cahar, una variante del mongolo parlato nella Mongolia Interna, fonologicamente vicino al khalkha.

Una parte della Mongolia interna, con capoluogo Zhangjiakou, che ora fa parte dello Hebei, per un periodo, nella prima metà del XX secolo, è stata una provincia della Cina e si chiamava provincia Cahar.


Storia

I cahar si trovavano intorno a Jingzhao (京兆; che cambiò poi il nome in Xi'an) che era un possedimento di Kublai Khan. Si spostarono poi dallo Shaanxi verso il sud-est della Mongolia nel XV secolo. I cahar divennero un tumen sotto Batmônh Dajan khan e furono poi guidati dai suoi successori; divennero quindi personale appannaggio dei khagan.

Oppressi da Altan Khan, i cahar, guidati da Darajsùn Hùdėn khan (Дарайсүн Хүдэн хаан, 1547-1557), si spostarono verso est sul fiume Liao He a metà del XVI secolo. Agli inizi del XVII secolo Ligdėn khan (Лигдэн хаан, 1604–1634) fece una spedizione ad ovest a causa della pressione dei manciù; quando morì nel Gansu, dirigendosi verso il Tibet, suo figlio Ėdžej (Эджей хаaн) si consegnò ai manciù nel 1635.

La famiglia reale cahar mantenne buone relazioni con la famiglia imperiale manciù fino alla morte di una figlia di Huang Taiji[1] che aveva sposato un principe cahar. Quando scoppiò la "Rivolta dei Tre Feudatari" nel 1673, il principe cahar insorse contro la dinastia Qing ma fu presto annientato, di conseguenza i cahar furono riorganizzati sotto le "Otto Bandiere"; essi non facevano parte di una federazione (čuulgan), ma erano sotto il diretto controllo dell'imperatore. Dopo la caduta del khanato dzungar nel 1758, l'autorità Qing risistemò parte di essi dalle zone intorno a Hohhot e Xanadu alla regione del fiume Ili dove si mescolarono con gli zungari e i torgud.

Quando la Mongolia esterna[2] dichiarò la sua indipendenza dai Qing nel 1911, 100 famiglie, sotto l'ex-vicegovernatore Sumya, fuggirono dalla Zungaria, attraverso il confine della Russia, verso la Mongolia. Furono insediati dai khalkha all'ovest di Kjahta[3].





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Cantonesi


I Cantonesi (廣東人T, 广东人S, Guangdong rénP; Jyutping: Gwong2 Dung1 Jan4) sono un popolo han le cui tradizionali patrie ancestrali si trovano nel Guangdong e Guangxi in Cina. Il termine "Cantonesi" sarebbe in senso stretto sinonimo del sottogruppo etnico Bun Dei (Jyutping: bun2 dei6) ed è noto talvolta come Gwong Fu Jan (廣府人). Il presente articolo tratta il termine inteso in questa accezione più ristretta. La parola "cantonese" deriva da Canton, traslitterazione francese del nome coloniale portoghese per Guangzhou, nome cinese della capitale della provincia di Guangdong.

I Cantonesi sono chiamati Kongfu in Malaysia e Konghu in Indonesia.[2] Sono invece definiti come Hoa in Vietnam. Essi costituiscono la grande maggioranza della popolazione di Hong Kong, che proviene generalmente da Canton e da Taishan; in conseguenza di questo, Hong Kong è una società con una fortissima influenza linguistica cantonese, che si aggiunge al fatto che la cultura, la musica e le forme d'intrattenimento locali sono tutte cantonesi.

I Cantonesi hanno avuto successo in molti campi, come la politica, lo spettacolo e gli affari in molte parti del mondo,[3] come testimoniano alcuni personaggi di fama mondiale che sono appunto di origine cantonese. Ad esempio Bruce Lee, uno dei più famosi asiatici di tutti i tempi, era anche lui di origine cantonese ed è considerato tra le 100 personalità più influenti del XX secolo e della storia in generale.[4]

Cultura

Il cinese yue, o "cantonese" in senso ampio, è una delle principali suddivisioni delle varietà del cinese, con 70 milioni di parlanti. Comprende molti dialetti strettamente imparentati nativi delle aree del Guangdong e del Guangxi.

Più specificamente, il cantonese indica il dialetto di prestigio della lingua nativa di Canton. Si tratta di un idioma usato come lingua franca, nell'educazione, nei mezzi di comunicazione, e dai Cantonesi a Hong Kong, Macao e oltremare. Diversamente dalla maggior parte delle altre varietà del cinese, il cantonese gode di uno status semiufficiale a Hong Kong e Macao, e ha una tradizione indipendente nella lingua scritta. A parte il mandarino, il cantonese standard è l'unico altro dialetto/lingua cinese a essere conosciuto internazionalmente in tutto il mondo e ha le sue versioni di canzoni, drammi, film. Anche animazioni e videogiochi sono spesso doppiati in cantonese. Inoltre molti libri, articoli, riviste, giornali, specialmente i manhua (fumetti cinesi) si possono trovare scritti in cantonese. Il cantonese di Hong Kong è pertanto un marcatore e un'identità culturale per gli abitanti di Hong Kong, che consente loro di distinguersi dai Cinesi continentali.

L'opera cantonese è una delle più importanti espressioni artistiche in lingua cantonese. Si tratta di una forma teatrale che usa modelli cantati e in rima in cantonese nelle sue rappresentazioni. La tradizione dell'opera cantonese può farsi risalire già alla dinastia Song meridionale del XIII secolo.

Grazie all'ampia autonomia politica ed economica di cui usufruisce al di fuori del controllo diretto della RPC, Hong Kong è stata una produttrice attiva (e primaria) di intrattenimento in lingua cantonese. Il Cantopop, la musica pop di lingua cantonese, gode di una base multinazionale di ammiratori a Taiwan, in Malesia, a Singapore, in Cina (Guangdong, Guangxi) e in piccola misura in Giappone. Il Canton-pop è popolare anche nelle comunità cinesi negli Stati Uniti, in Canada, Malesia e Australia. Il principale centro dell'industria musicale cantonese è naturalmente a Hong Kong. Famosi artisti Cantopop includono Andy Lau, Jacky Cheung, Leon Lai, Faye Wong, Sammi Cheng e Coco Lee. Molte di queste notissime star sono cantonesi o vengono dalle famiglie di immigranti cinesi dell'interno.

Il cinema in lingua cantonese di Hong Kong è un'industria fiorente che gode di fama internazionale. Una delle più grandi industrie cinematografiche del mondo, ha prodotto film recenti come Kung Fusion e Infernal Affairs che sono stati acclamati a livello mondiale. Per alcuni decenni il cinema in lingua cantonese di Hong Kong è stato la terza industria cinematografica del mondo (dopo quelle indiana e di Hollywood) e il secondo più grande esportatore di film, grazie alla popolarità dei film di azione di Hong Kong. Le pellicole in lingua cantonese si possono trovare esportate in tutto il mondo, in particolare in Europa, America Latina, Sud-est asiatico, Corea del Sud e Giappone.

La cucina cantonese è uno dei più famosi tipi di cucina cinese, popolare sia dentro che fuori della Cina, ed è caratterizzata dalla varietà dei metodi di cottura, dalla freschezza e dall'uso dei frutti di mare.[5] Il cibo cantonese è più conosciuto nel mondo occidentale, tanto che molti lo considerano il migliore della Cina e addirittura del mondo. Quando in Occidente la gente parla di cibo cinese, di solito intende il cibo cantonese.[5][6] Il dim sum è ugualmente famoso per la sua varietà di piccole porzioni.
Storia

Fino al XIX secolo, la storia cantonese coincise in gran parte con la storia del Guangdong. L'attuale Guangdong fu portato per la prima volta sotto l'influenza Qin da un generale della dinastia Qin di nome Zhao Tuo, che in seguito fondò il regno di Nanyue nel 204 a.C.[7][8][9][10][11] Nanyue e Zhao Tuo assimilarono sia la cultura han che quella yue oltre a incoraggiare i matrimoni misti. Nanyue divenne il più forte stato yue della Cina meridionale: molti regni vicini si sottomisero al suo dominio, quando Zhao Tuo saccheggiò il territorio han di Hunan nella sua capitale e sconfisse il primo attacco della dinastia Han contro Nanyue, annettendo i regni di Minyue a est e di Ouluo a ovest.[12] Il Nanyue, nella grande espansione, includeva i territori degli odierni Guangdong, Guangxi e Vietnam meridionale con la sua capitale situata nella moderna Canton. Il popolo originale del Guangdong faceva parte degli Yue finché questo regno non fu portato completamente sotto il controllo han con l'avvento della dinastia Han nel 111 a.C., ma fu solo con le dinastie successive come la dinastia Jìn, la dinastia Tang e la dinastia Song che avvennero le principali ondate della migrazione verso sud dei letterati cinesi han. Le migrazioni arrivarono in ondate, sostituendo e assimilando le popolazioni esistenti in diversi periodi temporali, ma alcuni gruppi nativi sono ancora residenti. Alcuni studi hanno dimostrato che la maggior parte dei Cantonesi hanno un miscuglio di DNA ancestrale degli Yue e dei Cinesi han del nord.[13][14]

Durante il XIX secolo le Guerre dell'oppio con l'Occidente ebbero come risultato la perdita da parte della Cina del controllo su Hong Kong, che fu ceduta all'Impero britannico. Macao, a insediamento portoghese soggetto alla sovranità cinese a partire dalla dinastia Ming (XVI secolo), fu successivamente trasformato in una colonia, anche se l'autogoverno non fu ottenuto fino agli anni 1840. Queste colonie costituiscono grosso modo meno del 2% dei territori del Guangdong. Il tumulto della seconda metà del XIX secolo spinse molti residenti del Guangdong a cercare le loro fortune oltremare. Fino alla seconda metà del XX secolo, la maggioranza dei Cinesi d'oltremare emigrarono da due province della Cina, il Fujian e il Guangdong. In conseguenza di queste migrazioni, molti Cinesi di provenienza cantonese si sono stabiliti in tutto il mondo, particolarmente in Nord America, America Latina, Asia Sud-Orientale, Africa Orientale e nelle Isole del Pacifico, dove hanno fondato comunità e contratto perlopiù matrimoni misti con donne locali, a causa del fatto che tutte le migrazioni erano costituite quasi interamente da uomini.

Diversamente dai migranti del Fujian, che si stabilirono per la maggior parte nel Sud-est asiatico, molti emigranti cantonesi migrarono anche nell'emisfero occidentale, particolarmente negli Stati Uniti e in Canada. Gli immigranti cinesi in Nord America furono portati come manodopera a buon mercato per costruire le ferrovie transcontinentali negli Stati Uniti e in Canada, mentre quelli in Sud America furono principalmente lavoratori forzati introdotti come coolie. I Cinesi in California parteciparono alla corsa all'oro, mentre i Cinesi nelle Hawaii trovarono occupazione nelle piantagioni di zucchero come lavoratori a contratto. I Cinesi giocarono un ruolo significativo anche nella corsa all'oro australiana, dal 1854 in poi. Questi primi immigranti fondarono le comunità dei quartieri cinesi, le cosiddette Chinatown, ma affrontarono anche ostilità e una serie di leggi discriminatorie che li presero di mira. Tra queste ultime rientra ad esempio il diniego all'immigrazione delle donne per impedire alle famiglie cinesi di mettere radici, che culminò nelle leggi anti-immigrazione che limitavano la migrazione cinese. Una grande proporzione di questi primi immigranti venivano dalla regione di Sze Yup (Seiyap) nel Guangdong. Come conseguenza, queste prime comunità parlavano per la maggior parte il taishanese, uno dei dialetti dello yue distinto dal cantonese. Il dialetto di Taishan (Toisan, Hoisan) è ancora parlato nelle comunità cinesi delle Americhe, da persone più anziane come pure da immigranti più recenti da Taishan. Il taishanese e il cantonese non sono mutuamente intelligibili. L'allentamento delle leggi sull'immigrazione dopo la Seconda guerra mondiale consentì successive ondate di migrazione negli Stati Uniti sia dalla Cina continentale che da Hong Kong, mentre la maggioranza dei boat people cino-vietnamiti della Guerra del Vietnam parlavano cantonese o come prima o come seconda lingua. Come risultato, il cantonese continua ad essere ampiamente utilizzato dalle comunità cinesi originarie del Guangdong-Guangxi e di Hong Kong e Macao nel mondo occidentale e non è stato soppiantato dal mandarino.



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Cantonesi

 
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Chaoxianzu


I Chaoxianzu (朝鲜族S, CháoxiǎnzúP; in coreano: 조선족, Chosŏnjok) sono un gruppo etnico della Cina di origine coreana. Inoltre, fanno parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese. Nel censimento del 2000 il numero di chaoxianzu si attestava su circa 1.900.000 unità. La comunità più grande si trova nella Prefettura autonoma coreana di Yanbian (854.000 nel 1997).
Storia

Nel corso della storia, a causa delle numerose interazioni culturali tra i cinesi e i coreani, molti scambi di varia natura sociale sono avvenuti tra queste due popolazioni. Sono registrate ondate migratorie di coreani in Cina durante le dinastie Qing, Ming, Yuan ed altre a queste precedenti.

La grande maggioranza dei coreani in Cina ha assimilato presto usi e costumi dei cinesi. La maggior parte della comunità coreana oggi in Cina discende dai flussi migratori avvenuti tra il 1860 e il 1945. In quegli anni, infatti, una serie di disastri naturali sconvolse molte regioni della Corea. Ciò spinse molti coreani a migrare in Cina, dopo che la dinastia Qing allentò il controllo sulle frontiere e iniziò ad accogliere gli emigranti coreani. Nel 1894, si stima che circa 34.000 unità di coreani vivevano in Cina, con un picco di 109.500 nel 1910. Dopo l'annessione giapponese della Corea, un numero maggiore di coreani emigrò in Cina. Alcuni fuggirono semplicemente dal dominio giapponese, mentre altri cercarono di fare della Cina la base delle operazioni per i loro movimenti di resistenza antigiapponese. Nel 1936, circa 854.411 coreani vivevano in Cina. Quando il dominio giapponese si estese alla Cina, il governo nipponico costrinse gli agricoltori coreani a emigrare dal nord verso la Cina per coltivare le terre di quella regione. Nel 1945 il numero dei coreani in Cina raggiunse la cifra di 1.692.342 di unità. Durante la seconda guerra mondiale, molti coreani che vivevano in Cina si unirono ai cinesi contro l'invasione giapponese. Molti di essi si arruolarono al fronte comunista e combatterono contro il Partito Nazionalista Cinese durante la guerra civile cinese. Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la regione dello Yanbian, dove viveva la maggior parte dei coreani in Cina, fu designata come regione autonoma nel 1952 ed ottenne una prefettura autonoma nel 1955.
Lingua

I chaoxianzu parlano il cinese standard. Molti di loro parlano anche il coreano.
Cinesi coreani famosi

Cui Jian (崔健, in coreano 최건/Choi Geon), musicista rock
Jin Xing (金星, in coreano 김성/Kim Sŏng), ballerina
Jin Yan (金焰, in coreano 김염/Kim Yeom), attore
Jin Haixin (金海心, in coreano 김해심/Kim Haesim), popstar
Li Dezhu (李德洙, in coreano 이덕수/Lee Deoksu), capo esecutivo per le questioni etniche del PRC
Li Yongtai (李永泰, in coreano 이영태/Lee Yeongtae), comandante del PLA
Zhao Nanqi (趙南起, in coreano 조남기/Cho Namgi), generale dell'Esercito di Liberazione Popolare





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Dai (popoli)


I popoli dai (o popoli thai della Cina) formano un gruppo che è riconosciuto ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese come uno dei 56 gruppi etnici nazionali. In realtà, con il termine dai viene definito in Cina un insieme di distinti gruppi etnici che fanno parte dei popoli tai, ed hanno quindi comuni origini ed affinità culturali. Sono concentrati nella provincia cinese sudoccidentale dello Yunnan, nella Prefettura autonoma Dai di Xishuangbanna (nel sud della provincia), e in quella Dai e Jingpo di Dehong (nella parte orientale)

Tutte le etnie che compongono il gruppo dai fanno parte della famiglia dei popoli tai, tra i quali l'etnia più popolosa è quella dei thai di Thailandia. Il gruppo tai più popoloso in Cina è quello degli zhuang, stanziato principalmente nella Regione autonoma Zhuang del Guangxi, che viene però considerato dal governo di Pechino un'etnia a sé, a sua volta compresa nelle 56 ufficialmente riconosciute.

Le principali etnie che compongono il gruppo dei dai sono:

I tai lü, storico popolo che aveva formato il Regno di Chiang Hung, l'odierna Jinghong capoluogo della Prefettura Autonoma del Xishuangbanna, dove tuttora sono l'etnia maggioritaria. Sono presenti anche in Laos, Vietnam, Thailandia, e Birmania.
I tai nüa, detti anche tai le o shan cinesi, considerati un sottogruppo degli shan birmani. Sono stanziati nella Prefettura Dai e Jingpo di Dehong, nella zona occidentale dello Yunnan, ai confini con lo Stato Shan. Sono presenti anche in Laos, Vietnam, Thailandia, e Birmania.[1]
I tai dam, detti anche tai neri. In Cina sono circa 10.000 e la maggior parte sono concentrati nella contea autonoma Miao, Yao e Dai di Jinping, che fa parte della Prefettura autonoma hani e yi di Honghe, nel sud dello Yunnan. La maggior parte dei tai dam vive in Vietnam, altre comunità minori sono stanziate in Laos.[2]
I tai khao, detti anche tai bianchi o tai don, sono in Cina circa 10.000 e vivono nell'estremità meridionale dello Yunnan. Comunità più popolose si trovano in Laos e Vietnam.
I tay pong, detti anche tai mao, considerati un sottogruppo degli shan birmani. Sono stanziati nella Prefettura Dai e Jingpo di Dehong, nella zona occidentale dello Yunnan, ai confini con lo Stato Shan.
I tai ya, circa 50.000 individui sparsi in alcuni villaggi del centro e del sud dello Yunnan. L'unica altra comunità al mondo di tai ya è composta da 400 membri e si trova nella Provincia di Chiang Rai, in Thailandia.[3]

Le due principali lingue dei gruppi dai sono quelle dei tai lü e dei tai nüa; altre due lingue scritte che vengono usate sono quelle dei tai pong e dei tai dam. Queste sono tutte lingue tai, un ceppo linguistico che include le lingue thai, lao e zhuang, e che fa parte della famiglia delle lingue tai-kadai.

La maggior parte delle etnie che compone il gruppo dai professano il Buddhismo Theravada, e mantengono costumi e festività pressoché simili (come il Songkran, la festività del mese di aprile considerata il capodanno buddhista).

I dai sono prevalentemente agricoltori e le coltivazioni principali sono il riso e l'ananas.

Screenshot_2023-07-07_at_10-19-36_Dai__popoli__-_Wikipedia





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Dai_(popoli)

 
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Daur


I Daur (o anche Dahur, in Cinese: 达斡尔族, in Pinyin: Dáwò'ěrzú; il nome ufficiale "Dahur" è considerato dispregiativo) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese.

Secondo l'ultimo censimento del 2000, essi contano 132,394 individui, molti dei quali vivono sotto la Bandiera Autonoma dei Daur Morin Dawa (Mòlì Dáwǎ Dáwò'ěrzú Zìzhìqí 莫力达瓦达斡尔族自治旗), nella regione autonoma cinese detta "Mongolia Interna" (Nei Menggu). Geneticamente, i Daur sono discendenti dei Kitai, come hanno provato alcune recenti analisi del DNA[1].
Lingua
La lingua daur fa parte del ceppo mongolo. Non c'è uno standard per la scrittura ed usano una ortografia basata sul pinyin. Questa lingua mantiene alcuni aspetti della vecchia lingua khitana, incluso alcune figure lessicali che non si trovano in nessun'altra lingua del ceppo mongolo.





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De'ang


I de'ang (o anche ta'ang, palaung, benglong) sono uno dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica Popolare Cinese. I membri dell'etnia si autodefiniscono ta'ang, la maggior parte vive in Birmania, dove sono conosciuti come palaung. Vi sono alcune comunità anche in Thailandia.

Sono suddivisi nei 3 sottogruppi principali degli shwe,[1] dei ruching[2] e dei rumai,[3]; il governo cinese raggruppa tra i de'ang anche i riang.[4] Tali sottogruppi parlano diversi idiomi palaung e dialetti ad essi correlati, che fanno tutti parte della famiglia linguistica mon khmer, a sua volta raggruppata tra le lingue austronesiane.

Sono dediti principalmente all'agricoltura ed i principali raccolti sono quelli del tè e del papavero da oppio, che producono in grandi quantità. Altre importanti colture sono quelle del grano, del riso e del granturco.[5] Sono pregevoli intarsiatori di bambù, materiale con il quale vengono anche costruite le case dei villaggi.

Distribuzione

I villaggi dell'etnia si trovano principalmente lungo la frontiera tra Cina e Birmania, nella zona occidentale della provincia cinese dello Yunnan, dove sono chiamati de'ang, e nella zona occidentale dello Stato Shan, dove si autodefiniscono ta'ang, ma sono conosciuti dai birmani come palaung.[6]
Birmania
Storia
Donna palaung in una foto del 1890 di Felice Beato

Si presume che i paluang si siano stanziati nel nord-est della Birmania prima dell'arrivo degli shan, che giunsero nel XII secolo e si affermarono come etnia dominante nella zona. Nel corso dei secoli in cui hanno vissuto in Birmania, i palaung furono spesso coinvolti nelle varie guerre che hanno visto fronteggiarsi le diverse etnie dominanti del paese.[7] Il tenore di vita dell'etnia, discreto durante l'occupazione britannica, è peggiorato dopo l'indipendenza della Birmania, con gli espropri delle terre palaung da parte della giunta militare. I palaung hanno lottato per 40 anni per ottenere la propria indipendenza formando l'Esercito di Liberazione dello Stato Palaung che, da quando è stata firmata la tregua con il governo centrale nel 1991, si è spesso associato alle lotte di eserciti di liberazione di altre minoranze etniche birmane. Molti palaung hanno dovuto rifugiarsi all'estero, soprattutto in Thailandia, per sfuggire alla dura repressione militare.[5]

La nuova Costituzione birmana del 2008, nel tentativo di riconciliare la nazione, ha garantito ad alcune minoranze fino ad allora non rappresentate la formazione di zone auto-amministrate, che sono suddivisioni amministrative di primo livello al pari delle Regioni e degli Stati del paese.[8] Con un decreto del 20 agosto 2010, ai palaung è stata assegnata la Zona auto-amministrata Pa Laung, con capoluogo a Nahmsan.[9] Malgrado che l'Esercito di Liberazione Palaung abbia consegnato le armi ai militari birmani nel 2005, la repressione della giunta contro l'etnia è tuttora in atto.[10]
Sottogruppi

I palaung birmani, come nel vicino Yunnan, sono suddivisi nei seguenti sottogruppi:

Gli shwe, detti anche palaung d'oro o ta'ang samlung, erano nel 1982 in 148.000 stanziati principalmente nella zona di Namhsan. Parlano 15 dialetti della lingua shwe, che è collegata a quelle dei ruching e dei rumai. Parlano anche lo shan ed il birmano.[1] La maggior parte si sono convertiti al Buddhismo Theravada degli shan.
I ruching, detti anche ngwe palaung, palaung d'argento, pale e de'ang, erano nel 2000 in 258.000. Nel nord dello Stato Shan sono stanziati nelle zone di Kyaukme e Lashio, attorno alla strada che porta da Mandalay alla frontiera cinese. Alcuni villaggi si trovano anche ad est del fiume Saluen, nella zona dei kokang. Nella zona sud dello Stato Shan si trovano attorno alla città di Kalaw, non lontano dal lago Inle. Parlano una delle lingue palaung, che scrivono con l'alfabeto birmano, ma comunicano anche in shan, birmano e tai lü.[2]
I rumai, che negli anni Novanta erano in 137.000 nel nord dello Stato Shan, parlano una delle lingue palaung.[3]
I riang, detti anche yinnet, yanglam, liang sek e yang wan kun, non sono considerati palaung, ma in Cina fanno parte dei de'ang. Nel 2008 erano in 12.500 nello Stato Shan. Si dividono in riang rossi e riang neri, che vivono in aree, vestono costumi e parlano dialetti tra loro diversi. Comunicano anche in shan e scrivono utilizzando l'alfabeto bengalese.[4] Sono soprattutto buddhisti, ma esistono ancora diversi villaggi che praticano l'Animismo.

Braccialetti de'ang esposti in un museo dello Yunnan
Cina
Storia

L'etnia in Cina viene chiamata de'ang, in lingua cinese: 德昂族, trascrizione pinying: déáng zú. Prima della dinastia Qing erano conosciuti come pu, che è l'antico popolo da cui discendono. Durante le dinastie Sui e Tang, vennero chiamati anche mangman (lett. "uomini barbari"). Non hanno un proprio alfabeto e per scrivere usano i caratteri cinesi o l'alfabeto di uno dei gruppi dai. La maggior parte dei de'ang cinesi pratica il Buddhismo Mahāyāna.[1][2][3]
Sottogruppi

Gli shwe, detti anche palaung d'oro come in Birmania, erano nel 1995 in 2.000, stanziati nelle contee sud-occidentali dello Yunnan.[1]
I pale, come sono chiamati i ruching in Cina, detti palaung d'argento o ta'ang meridionali, erano nel 2000 in 9.000, stanziati nella parte occidentale dello Yunnan. Oltre alla lingua ruching, parlano il cinese, il tai lü ed il jingpo.[2]
I rumai, chiamati in Cina anche ruomai e humai, nel 1995 erano in 2.000, stanziati nell'estremo ovest dello Yunnan, lungo la frontiera con la Birmania.[3]
I riang in Cina fanno parte dei de'ang. Nel 1995 erano in 3.500 nel sud-ovest dello Yunnan, la maggior parte dei riang cinesi professa l'Animismo.[4]

Thailandia

I palaung giunti in Thailandia sono quelli del sottogrupo ruching. Si trasferirono nel paese per sfuggire alla repressione militare birmana che cercava di sottomettere le ribellioni palaung nello Stato Shan. Sono stanziati soprattutto nel nord-ovest e nel 1989 erano in 5.000.[2]





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/De%27ang

 
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Derung


I Derung (o anche Drung, Dulong; nell'Alfabeto Fonetico Internazionale: [tɯɹɯŋ]; in cinese: 独龙族, in Pinyin: Dúlóngzú) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese.

La loro popolazione, di circa 8000 individui, si trova essenzialmente nella valle del fiume Dulong nella contea autonoma di Gongshan Derung e Nu, nella Prefettura autonoma lisu di Nujiang nella provincia cinese di Yunnan. Altri 600 si trovano lungo il fiume Salween, nel nord della regione cinese di Gongshan.

Lingua

I Derung parlano in lingua Derung, una lingua sinotibetana. La comunicazione è soltanto orale, in passato i Derung trasmettevano messaggi con incisioni su legno.
Storia
Sono pochi i documenti che ci raccontano dell'origine di questa minoranza etnica. Le prime tracce dei Derung si trovano durante la dinastia Tang.





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Dong (popolo)


I Dong (o anche Gaeml, nell'Alfabeto Fonetico Internazionale: [kɐm]) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese.

Sono noti soprattutto per le loro doti nella carpenteria e nell'architettura (notevoli le strutture di alcuni ponti coperti). Vivono principalmente nelle province cinesi di Guizhou, Hunan e Guangxi.

Lingua

La lingua Dong (nome proprio: leec Gaeml) appartiene al ceppo linguistico Tai-Kadai. Nella scrittura, però, spesso i Dong usano i caratteri cinesi per rappresentare il suono delle loro parole. Una nuova ortografia basata sull'alfabeto latino fu sviluppata nel 1958, ma non è usata molto per la scarsità di guide al riguardo e di insegnanti.

Gli etnologi distinguono due dialetti Dong con i codici kmc per il dialetto del sud e doc per il nord.
Dong famosi

Li Ting (李婷), medaglia d'oro nei 10 metri sincronizzati alle olimpiadi estive del 2004
Wu Hongfei (吴虹飞), cantante della rockband cinese Happy Avenue (幸福大街)





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Dongxiang


I Dongxiang (o anche Sarta o Santa; cinese semplificato: 东乡族; cinese tradizionale: 東鄉族; Pinyin: Dōngxiāngzú) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese. Molti Dongxiang vivono nella Prefettura Autonoma di Linxia Hui e nell'area della provincia di Gansu, in Cina, mentre si possono trovare altri gruppi nella Regione Autonoma di Xinjiang Uyghur, nella provincia di Qinghai e nella Regione Autonoma di Ningsia. Secondo il censimento del 2010, la popolazione arriva a 621.500 persone.

I Dongxiang sono strettamente correlati ai Mongoli. Si ipotizza che il distacco tra le due etnie sia avvenuto nel XIII secolo, quando i Dongxiang si convertirono al sunnismo. Uno dei loro appellativi, "Sarta" è un termine che è formalmente usato nelle regioni centrali dell'Asia per riferirsi ai commercianti arabi.

I Dongxiang parlano una propria lingua, appartenente alla famiglia linguistica mongola. Hanno una ricca tradizione di letteratura orale ma non hanno un proprio sistema di scrittura. Il governo cinese riporta che questa etnia è una delle più povere e meno istruite tra tutte le minoranze, con una percentuale di Dongxiang che hanno fatto almeno un anno di scuola molto bassa. Questo è dovuto soprattutto alla mancanza di un linguaggio scritto che possa rappresentarne l'idioma.

Nel 2004 la Ford Foundation, fondazione statunitense dedita alle opere caritatevoli e culturali a vantaggio delle minoranze etniche più povere, ha provveduto ad un progetto per promuovere un'istruzione scolastica bilingue (in Dongxiang e in cinese Mandarino) per la minoranza Dongxiang, nella speranza di ridurre il gap culturale con il resto della popolazione. Il progetto è andato avanti con la pubblicazione di un dizionario Dongxiang-Cinese distribuito poi nelle scuole delle zone abitate dai Dongxiang.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Dongxiang

 
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Dôrvôd



I Dôrvôd (in mongolo: Дөрвөд; in russo Дербеты, Derbety), anche Dorbod e Dörbet (nella traslitterazione anglosassone) erano una delle quattro maggiori sotto-tribù degli oirati. In tempi remoti erano indicati, assieme agli zungari, come gruppi collaterali dei coros (цорос). I dôrvôd, assieme alle altre tre tribù: ôôld, torgud e hošuud, formavano "i quattro alleati" (Дөрвөн Ойрд, Dôrvôn Ojrd).

I dôrvôd sono oggi distribuiti tra le regioni occidentali della Mongolia (Hovd, Bajan-Ôlgij, ma soprattutto Uvs), nella Calmucchia e, in piccola parte, nella provincia Heilongjiang in Cina[2

Storia

Esisteva un clan dörben tra le tribù mongole nel XII - XIII secolo, ma non è chiara la sua relazione con i dôrvôd (dörbet). I dôrvôd appaiono agli inizi del XV secolo come parte dei quattro oirati.

Nel XVII secolo il capo dei dôrvôd era Baatar Dalai Taishi (m. 1637). Al fine di unire gli oirati mongoli usò il metodo del matrimonio di convenienza; Dalai Taishi e il capo hošuud Gùùš khan sposarono delle torgud, sorelle di Kho Orljuk (~1580-1644).[3] Durante il periodo di Dalai Taishi (intorno al 1625), le tribù ojrad vissero in armonia.

Nel 1616, Dalai Taishi stabilì relazioni diplomatiche con lo zarato Russo, l'anno successivo il figlio di Dalai Taishi, Solom Tseren, si unì ai calmucchi nella regione del Volga con 4.000 famiglie. Nel 1699 una parte dei dôrvôd confluì nei cosacchi del Don e diventarono i buzava. Bloccati ad ovest del Volga, i dôrvôd non poterono unirsi alla migrazione dei torgud nel 1771, e da allora in poi dominarono i calmucchi che erano rimasti. Agli inizi del XIX secolo si erano scissi nei "dôrvôd inferiori" (baga dôrvôd), che vivevano nel nord (Calmucchia) e i "dôrvôd maggiori" (ikh dôrvôd), che vivevano intorno al lago Manyč-Gudilo.

Nel frattempo, nella terra d'origine degli oirati, i dôrvôd erano rimasti la maggiore tribù di zungari. Nel 1753 tre loro capi furono sottomessi dalla dinastia Qing; furono reinsediati prima nella provincia di Bajanhongor e poi nella provincia dell'Uvs nel 1759. Costituirono un'alleanza di 16 vessilli: la lega di Sain Zayaatu. La nobiltà dei dôrvôd contava 15.000 individui, compresi i bajad e un ristretto numero di hoton.

A partire dal 1880, i khalkha influirono sull'andamento socioeconomico dei dôrvôd. Il calmucco Dambijžancan (Ža Lama) guidò i disordini anti-comunisti; e il sentimento separatista rimase forte fino agli anni trenta del secolo scorso.
Popolazione
I dôrvôd, in Mongolia, erano 55.200 nel 1989. Nell'anno 2000 erano 66.706[4], e 75.845 nel 2009[1].





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Ebrei della Cina


Gli ebrei della Cina, o Youtai (犹太, ebrei di Cina), sono un gruppo etnico non riconosciuto. Di antica origine, si è consolidato come comunità tra il XIX e il XX secolo, grazie alle Concessioni dell'Impero cinese agli europei durante la seconda guerra mondiale a seguito della persecuzione razziale nazifascista in Europa.

Storia

L'ebraismo in Cina ha una lunga storia. Viene documentata la presenza di coloni ebrei già nel VI o VII secolo, ma potrebbero essere giunti in Cina durante la dinastia Han, o addirittura già nel 231 a.C., in comunità relativamente isolate, sviluppatesi durante le dinastie Tang e Song (VII e XII secolo d.C.) e soprattutto attraverso la dinastia Qing (XIX secolo) nella città di Kaifeng.[1]
Gli ebrei di Kaifeng
Ebrei cinesi verso l'inizio del XX secolo.

La maggior parte delle informazioni sugli ebrei che vivono in Cina nel XVIII secolo ci giungono dal padre gesuita Jean Domenge. Con sorpresa e delusione dei cristiani, padre Domenge osservava che i testi Kaifeng, liberi da ogni influenza talmudica, avevano probabilmente subìto uno stravolgimento rispetto ai testi originali, in un modo non molto diverso dalla Bibbia di Amsterdam.

Viene riferito, secondo la teoria più generalmente accettata, che gli ebrei di Kaifeng giunsero in Cina nel IX secolo percorrendo la Via della Seta, provenienti dalla Persia o dall'India, attraverso l'Afghanistan. Si sarebbero infine stabiliti nella città di Kaifeng, capitale della Cina al tempo della dinastia Song (907-1279).

Questa popolazione ebraica viveva in un totale isolamento, coltivando, fino al XVI secolo, non avendo mai sentito parlare di Cristianesimo, un ebraismo fortemente influenzato dal Confucianesimo. Solo quando presero contatto con il sacerdote gesuita Matteo Ricci, giunto in Cina per evangelizzare, riscoprirono le loro origini religiose occidentali. Intorno al 1850, dopo la distruzione dell'ultima sinagoga, la comunità ebraica cinese avrebbe gradualmente perso tutta la sua coesione fino a praticamente scomparire nei primi anni del XX secolo, per riconoscersi successivamente solo come comunità religiosa organizzata. Vennero così autorizzati matrimoni tra donne cinesi e uomini ebrei, ma non tra uomini cinesi e donne ebree. Questa regola spiega le caratteristiche asiatiche degli ebrei cinesi fotografati dalla fine del XIX secolo.

Nel 1908, il sinologo francese Paul Pelliot scopre un manoscritto ebraico nelle grotte di Tunhuang. Nel 1921 pubblica un articolo sulla rivista T'oung Pao, riferimento per lo studio della sinologia del tempo, un articolo sugli ebrei di Kaifeng.

Oggi in tutta la Repubblica popolare cinese sono solo 600 e vivono soprattutto nella città di Kaifeng: non sono mai stati riconosciuti dal governo come gruppo etnico minore e ancora adesso sono alla ricerca della loro identità.

Per recuperare le loro radici religiose, privi di testi religiosi ebraici di origine cinese o vera conoscenza di ebraismo, gli ebrei di Kaifeng si sono basati sia sulle tradizioni familiari che sull'aiuto di ebrei stranieri. Alcuni hanno iniziato ad emigrare in Israele. Hanno potuto godere per alcuni anni a Kaifeng dell'aiuto di organizzazioni ebraiche internazionali, ma con la politica più restrittiva introdotta dal presidente Xi Jinping questi aiuti sono stati vietati e una serie di strutture culturali e religiose, che erano state create, sono state chiuse.[2]
Nel XX secolo
Una sinagoga a Tientsin

Nel 1906 una parte degli ebrei russi in fuga dalla Rivoluzione del 1905, si stabilì a Harbin in Manciuria, per poi, con l'arrivo dei giapponesi, spostarsi a Shangai. Così, circa 20.000 profughi provenienti dall'Austria, dalla Polonia, dalla Russia si stabilirono nel distretto di Hongkou, nei pressi di Shanghai. A quel tempo Hongkou era scarsa di risorse, ma gli ebrei vennero accolti lo stesso. Alcuni di essi invece si rifugiarono a Kōbe, in Giappone. L'aspetto più paradossale della situazione è che la maggior parte dei visti rilasciati a queste famiglie ebraiche erano di funzionari consolari giapponesi, che disubbidirono agli ordini diretti del loro ministero.



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Ebrei_della_Cina

 
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Evenchi


Gli Evenchi o Ėvenki[2][3] (russo Эвенки), in italiano chiamati Tungusi almeno fino al 1945, sono un popolo nomade della Siberia e fanno parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese.


Gli evenchi della Russia
Mappa dell'ex-okrug autonomo degli Evenchi, che è stato fuso con il kraj di Krasnojarsk nel 2007.

Alla fine del XVII secolo, in Russia, gli evenchi erano conosciuti anche come Tungus, termine acquisito dagli jacuti e dai tatari siberiani (nella lingua jacuta si trasforma in Tongus). Nel corso dei secoli, poi, gli evenchi si sono auto-assegnati diversi nomi, tra i quali eveni, poi evenchi. Quest'ultimo divenne, infine, il nome ufficiale nel 1931. Alcuni sottogruppi si denominano Orochen (letteralmente: "abitante del fiume Oro"), Orochon ("allevatore di renne"), Ile ("essere umano"), ecc. Per altre tribù sono stati usati nomi di località, come manjagir, birachen, solon, ecc. Molti di questi nomi sono poi stati erroneamente considerati gruppi etnici distinti. Tra tutti questi gruppi, però, solo gli eveni e i lamuti possono essere considerati etnie differenti.

Gli evenchi abitano un vasto territorio delle taighe siberiane, dal fiume Ob' ad ovest fino al mare di Ochotsk, ad est, e dall'Oceano Artico a nord fino alla Manciuria a sud. L'area totale equivale a circa 2 500 000 km². In tutto il territorio russo, sono solo i russi ad abitare una zona altrettanto vasta. Secondo le strutture amministrative russe, tra l'altro, gli evenchi vivono nelle regioni di Tjumen' e Tomsk, nel territorio di Krasnojarsk, e nelle regioni di Irkutsk, Čita, Amur, Buriazia e Jacuzia. Fino al 2005 esisteva in Russia un Circondario degli Evenchi, poi integrato nel territorio di Krasnojarsk, che nel 2002 ospitava 3 802 Evenchi.

Antropologicamente, gli evenchi appartengono al gruppo paleo-Siberiano del tipo mongolico, originato dall'antico popolo Paleo-siberiano della zona che va dal fiume Enisej al mare di Ochotsk.

La lingua degli evenchi è la più diffusa tra il gruppo delle lingue manciù-tunguse, un ceppo che include anche l'evenco e il negidal.
Gli evenchi della Cina

Ci sono circa 26.000 evenchi in Cina (i solon, i tungusi, gli ainak, i nakagyr e gli orochon), dei quali 23.000 vivono nella regione di Hulunbuir, nel nord della Mongolia Interna (città di Hailar).
Religione
Sebbene molti evenchi siano fedeli al lamaismo (che è una delle principali forme di Buddhismo Mahāyāna), gli evenchi di Cina e Russia sono ufficialmente un popolo cristiano ortodosso. Insieme ad altre poche etnie asiatiche, sono una delle poche minoranze a praticare questa religione, che hanno adottato volontariamente attraverso i contatti con i Russi che si espandevano ad est.





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Gelao


I Gelao (o anche Klau; 仡佬族S, GēlǎozúP) sono un gruppo etnico facente parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese, e dei 54 gruppi etnici ufficialmente riconosciuti dal Vietnam.

Ne fanno parte circa 438 000 persone quasi tutte localizzate ad ovest della provincia di Guizhou. Altri vivono in Guangxi, Yunnan and Sichuan. Praticano soprattutto la religione del taoismo.
Lingua

La lingua Gelao appartiene al ceppo delle lingue Tai-Kadai, anche se oggi solo un quarto dei Gelao la parla ancora. I dialetti Gelao si differenziano molto tra di loro e il cinese cinese viene usata come "lingua franca", la più usata dai popoli Gelao. Sono parlati anche la lingua Miao, Yi e Buyei.

La lingua Gelao non ha un proprio alfabeto e vengono usati per la scrittura i caratteri cinesi.





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Golok (popolo)


I popoli golok o ngolok sone dei gruppi etnici di Kham e Amdo nell'oriente del Tibet, I cui territori sono definiti, dai tibetani, smar kog. Si trovano intorno ai tratti superiori del Fiume Giallo (traslitterazione Wylie: dmar chu) e della montagna sacra Amnye Machen (rma rgyal spom ra). Non sono un gruppo omogeneo ma sono composti da popoli di origini geografiche molto diverse tra la regione Kham e Amdo.[1] Il territorio dei golok era terra d'asilo per rifugiati e immigrati provenienti da tutto l'Amdo e Kham e sono una fusione di popoli di origini diverse.[2]

I golok erano famosi sia nel Tibet che in Cina come combattenti feroci. Il nome golok (mgo log, ’go log) a volte viene interpretato come "ribelle", ma significa letteralmente "testa girata".[3] Né il Tibet né la Cina furono in grado di sottometterli a lungo.[4] Le leggende dicono che erano governati da una regina, una dea reincarnata il cui potere veniva tramandato di madre in figlia.[4]

I confini esatti del territorio storico dei golok non corrispondono ai confini della prefettura moderna. Storicamente la regione nota come Golog includeva parti di Sichuan, Contea di Maqu nella Prefettura autonoma tibetana di Gannan nel Gansu, e in altri luoghi nelle tradizionali regioni tibetane di Amdo e Khams.

Nel 1828, quando il grande mistico e poeta amdo dell'inizio del XIX secolo, Shabkar Tsokdruk Rangdrol, stava tornando ad Amdo dal Tibet centrale, la sua carovana, portando salvacondotti del Dalai e Panchen Lama, fu brutalmente attaccata e saccheggiata dalle tribù golok.

Alcuni mesi dopo Shabkar disse ad un ambano del Qinghai, che era l'amministratore del popolo manciù dello Xining, cosa era successo. L'ambano, ammettendo che le tribù golok erano al di fuori del controllo imperiale, chiese a Shabkar di provare a predicare loro nella speranza che questo potesse domarli in qualche misura.[4]

I cinesi non erano mai stati in grado di controllare i golok, alcuni dei quali dovevano fedeltà al monastero di Labrang, ma molti altri erano completamente indipendenti. Imboscate occasionali uccisero soldati dell'esercito Ninghai, causando la perdita di dispacci e di bestiame come yak. L'armata Hui, con le sue armi moderne, si vendicò in modo draconiano e sterminò un gruppo di golok. Poi convocò le tribù per le trattative, solo per massacrarle. Un missionario cristiano, lodando lo sterminio, dei golok, da parte dell'esercito musulmano come un atto di Dio, scrisse degli eventi del 1921 nel modo seguente:

«Durante i mesi estivi Dio usò di nuovo i musulmani della provincia occidentale del Kansu per rispondere più completamente alle preghiere del suo popolo, nell'ultimo mezzo secolo, per la terra oscura del Tibet. Nel mese di aprile I musulmani lanciarono una spedizione contro i selvaggi golok, occupando un vasto territorio a cinque o sei giorni di marcia ad ovest a e sud-ovest del campo che attualmente stiamo tentando di occupare. Uno dei principali motivi dell'incursione fu l'uccisione, da parte dei golok, di diversi soldati che trasportavano messaggi ufficiali e il sequestro quattro o cinquemila yak appartenenti all'Alto Commissario. I golok erano costituiti da tre gruppi ed erano un popolo molto arrogante, ritenendosi inespugnabili, poiché non erano mai stati sottomessi dai cinesi in tutta la loro storia. Ma i musulmani con le loro armi da fuoco moderne annientarono un gruppo, e gli altri due capitolarono presto. È stato riferito, che questo primo e schiacciante colpo fu dovuto ad un tradimento. I tre gruppi vennero convocati per chiedere la loro sottomissione, ma i golok vennero improvvisamente attaccati e un gran numero di essi uccisi. Il resto riuscì a fuggire senza fare alcun tentativo, nella loro condizione di inferiorità, per vendicare i loro amici caduti. Quindi seguì una serie di terribili spargimenti di sangue e crudeltà. Uomini, donne e bambini furono spietatamente messi a ferro e fuoco e migliaia furono condotti nel Fiume Giallo a perire nelle sue acque fangose. Fu chiesta una pesante indennità; migliaia di pecore, yak e cavalli vennero portati via e furono confiscate tonnellate di lana. Così divenne sicuro, per il viaggio e il lavoro missionario, un vasto territorio abitato da migliaia di nomadi. Stiamo lodando Dio per il passo in avanti che ci ha permesso di fare.[5]»

Dopo che i tibetani attaccarono l'esercito musulmano Ninghai, nel 1922 e nel 1923, questo ritornò nel 1924 annientando i tibetani e uccidendone un grande numero.[5]





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Golok_(popolo)

 
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Hakka (popolo)



Gli hakka (in lingua hakka: Hak-kâ, 客家), etimologicamente «famiglie invitate», sono un popolo cinese di etnia han, che vive nelle tre province cinesi meridionali di Guangdong, Jiangxi, e Fujian.

Gli antenati degli hakka si dice provenissero dall'attuale Cina centrale e in una serie di migrazioni si sono successivamente stabiliti nella Cina meridionale. Molti sono successivamente emigrati in tutto il mondo. La popolazione mondiale si stima sia intorno agli 80 milioni, sebbene il numero di parlanti la lingua hakka sia inferiore.

Il popolo hakka ebbe una significativa influenza sul corso della storia cinese e mondiale, in particolare furono una risorsa per molti governi e capi militari.

Oltre che in Cina, gli hakka nel mondo si trovano principalmente in: India, Indonesia, Borneo occidentale (dove fondarono la repubblica di Lanfang[1]), Timor Est, Malesia, Sabah, Giamaica, Isole Maurizio, Isole della Riunione, Taiwan, Thailandia e Stati Uniti d'America.





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Han


Gli Han (cinese semplificato: 汉族 o 汉人; cinese tradizionale: 漢族 o 漢人; pinyin: hànzú o hànrén) sono il gruppo etnico maggioritario della Cina – il più grande gruppo etnico del mondo per numero di individui – e costituiscono circa il 92% della popolazione cinese e il 20,52% dell'intera popolazione mondiale.[16]

Etimologia del termine
L'attrice Fan Bingbing, di etnia Han

Con il termine "Han" ci si riferisce al gruppo etnico maggioritario della Cina (oltre che alla dinastia che ha regnato in Cina dal 202 a.C. al 220 d.C.), quelli che nelle lingue occidentali sono genericamente identificati come "Cinesi". In contrasto con la convinzione occidentale che gli Han siano un'etnia omogenea, vi sono considerevoli differenze genetiche, linguistiche, culturali e sociali tra i vari sottogruppi dell'etnia han. Originari della grande Pianura della Cina del Nord, gli Han hanno nel corso dei secoli assimilato varie popolazioni non-han che abitavano il resto del territorio che compone la Cina odierna, formando un gruppo etnico di una varietà linguistica e culturale sorprendente.[16]

La locuzione "Cinesi Han" è utilizzata per distinguere il gruppo etnico maggioritario dai gruppi etnici minoritari non-han all'interno della Cina stessa. Il nome "Han" deriva dalla Dinastia Han che succedette alla poco longeva Dinastia Qin, la quale ebbe il merito di unificare il territorio cinese e dalla quale deriva invece il nome "Cina". Il periodo della Dinastia Zhou, che precedette la Dinastia Qin, fu un periodo di turbolenze, in cui le rivalità tra le varie tribù diedero luogo al cosiddetto "Periodo degli Stati Combattenti", che successivamente furono tutti assorbiti dal regno Qin. Fu proprio durante il regno della Dinastia Qin e della successiva Dinastia Han che le varie tribù cinesi iniziarono ad avvertire un sentimento che le accomunava, in quanto discendenti di un unico gruppo etnico, e che le distingueva dai "barbari" che le circondavano. La Dinastia Han rappresenta, infatti, una delle vette nella civiltà cinese, capace di imporre il suo potere fino all'Asia centrale e al nord-est dell'Asia.

Molti cinesi usano l'espressione "gente Han" (Hànrén) per indicare sé stessi. In Occidente la locuzione "Cinesi Han" è spesso impropriamente utilizzata come un sinonimo di "cinese" o "nazionalità cinese", senza alcun riguardo per gli altri 55 gruppi di minoranze etniche presenti sul territorio e riconosciuti come cittadini dallo Stato. In lingua cinese invece non esiste questa confusione, poiché il termine "cinese" nel senso politico (di cittadinanza) è reso dalla locuzione Zhongguó rén (中國人, letteralmente "gente del regno di mezzo", vale a dire "cittadini della Cina") e il termine "cinese" nel senso di appartenenza alla civiltà, storia e cultura cinese è reso dalla locuzione Zhonghua minzu (中華民族, "etnia del regno di mezzo"). Altre locuzioni che i cinesi usano per riferirsi a loro stessi come civiltà, quale segno della loro identità etnica, sono "Discendenti del Dragone" e "Discendenti di Huangdi e Yandi" (i due antenati divini degli Han).

Tra i cinesi del sud è in uso un altro termine, che varia a seconda delle diverse lingue parlate in quelle province, come il cantonese, l'hakka e il minnan, ma che sostanzialmente significa la stessa cosa. Il termine è Tángrén (唐人, letteralmente "gente Tang") e deriva da un'altra dinastia cinese, la Dinastia Tang, che rappresenta un altro zenit nella civiltà della Cina, tanto è vero che l'espressione sopravvive in molte indicazioni cinesi delle Chinatown occidentali, conosciute spesso come 唐人街 Tángrén Jiē ("strada della gente Tang"), per via del fatto che la maggioranza degli immigrati cinesi in Occidente provengono dalla Cina meridionale.


La storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Cina.
Mappa dei gruppi etnolinguistici Cinesi (Il gruppo han è quello verde palude)

La storia del gruppo etnico cinese han è indissolubilmente legata con quella della Cina. I cinesi han affondano le loro radici ai tempi della civiltà Huaxia, che visse lungo il Fiume Giallo, nel nord della Cina stessa. Il famoso storico cinese Sima Qian, nella sua monumentale opera storica Shiji, fa risalire il regno dell'imperatore giallo, il leggendario antenato dei cinesi han, al periodo fra il 2698 e il 2599 a.C. Nonostante lo studio di questo periodo sia complicato dalla mancanza di testimonianze scritte, la scoperta di diversi siti archeologici ha permesso di identificare una successione delle culture neolitiche lungo il Fiume Giallo. Lungo il corso centrale del fiume si svilupparono la civiltà Yangshao (dal 5000 a.C. al 3000 a.C.) e la civiltà Longshan (dal 3000 a.C. al 2000 a.C.), mentre lungo la parte bassa del fiume c'erano la civiltà Qingliangang (dal 5400 a.C. al 4000 a.C.), quella Dawenkou (dal 4300 a.C. al 2500 a.C.), la Longshan (dal 2500 a.C. al 2000 a.C.), e la civiltà Yueshi.
I primordi
Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia Xia, Dinastia Shang e Dinastia Zhou.

La prima dinastia ad essere descritta negli annali cinesi è la Dinastia Xia, durante un periodo leggendario per il quale esistono davvero scarse testimonianze archeologiche. Essi vennero sopraffatti da popolazioni provenienti da occidente, che diedero vita alla Dinastia Shang (1600 a.C. - 1046 a.C.). Alcuni fra i primi esempi della scrittura cinese risalgono a questo periodo; si tratta di caratteri incisi sugli ossi oracolari utilizzati dagli oracoli per la divinazione. Poiché questi caratteri sono già molto ben delineati, questo significa che la scrittura cinese si era già sviluppata in epoche precedenti.

Gli Shang vennero successivamente conquistati dalla popolazione Zhou, che aveva già formato una nazione lungo il Fiume Giallo intorno al II millennio a.C. La Dinastia Zhou prese l'eredità della dinastia Shang. Condividendone lingua e cultura, essi estesero i propri domini al nord molto al di là del fiume Yangtze. Tramite conquiste e colonizzazione, gran parte di quest'area venne sottoposta al processo di sinizzazione e la cultura proto-han si estese verso sud. Successivamente l'impero Zhou cominciò a frammentarsi dando luogo a una serie di stati indipendenti.

Questo periodo è tradizionalmente suddiviso in due parti, il Periodo delle primavere e degli autunni e il Periodo dei regni combattenti. Fu un'epoca di importanti sviluppi culturali e filosofici nota come le Cento scuole di pensiero, di cui rimangono gli insegnamenti del Confucianesimo e del Taoismo.
Cultura

Con alle spalle millenni di storia, la cultura cinese è parte di una delle civiltà più antiche e complesse del mondo. Gli han si ritengono discendenti di antenati comuni, identificati nelle figure mitiche dell'Imperatore Giallo e dell'Imperatore Yan, probabilmente vissuti migliaia di anni fa. Da qui l'usanza di riferirsi a sé stessi come ai "Discendenti dell'Imperatore Yan e dell'Imperatore Giallo" (cinese tradizionale: 炎黃子孫; cinese semplificato: 炎黄子孙), locuzione non priva di significati particolari, soprattutto in un clima politicamente teso, quale è quello esistente tra la Cina e Taiwan.

Notevole è stata l'influenza del Confucianesimo sulla cultura cinese. Oltre ad averne modellato in gran parte il pensiero, il confucianesimo è stato la filosofia ufficiale dell'impero. La padronanza dei testi confuciani inoltre era il principale criterio di selezione adottato per l'ingresso nella burocrazia imperiale.
Lingua
Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua cinese.

Tutti i cinesi han parlano una delle varie forme di lingua cinese. Uno dei nomi con cui la lingua cinese è conosciuta è infatti hanyu, letteralmente "lingua han". Analogamente, i caratteri cinesi sono detti hanzi o "caratteri han".

Nonostante esistano molti dialetti, l'identità etnica han si ritrova nella lingua scritta, che utilizza sempre gli stessi caratteri di base, indipendentemente dalle variazioni locali. Questa struttura è fatta risalire alla dinastia Qin che unificò le varie forme di scrittura esistenti all'epoca. Per millenni come lingua scritta standard fu utilizzato il cinese letterario classico, che utilizzava un vocabolario e una grammatica sostanzialmente differenti da quelle delle varie forme di cinese parlato.

Dall'inizio del XX secolo è stata adottata una pronuncia standard per la lingua cinese scritta. Questa pronuncia standard è basata sulla pronuncia del cinese mandarino, una famiglia di dialetti parlati dalla maggior parte della popolazione cinese. Ciò consente ad abitanti di regioni diverse, che spesso non sono in grado di comprendere i rispettivi linguaggi parlati, di utilizzare una parlata comune, oltre a un linguaggio scritto comune.
Nomi
Lo stesso argomento in dettaglio: Onomastica cinese.

I nomi cinesi in genere sono costituiti da due o tre sillabe, con il cognome che precede il nome. I cognomi sono di solito composti da un solo carattere, benché esistano anche cognomi - non molto comuni - costituiti da due o più sillabe. È questo ad esempio il caso dei cognomi Zhuge (诸葛), Sima (司马), Ouyang (欧阳). I nomi sono composti da una o da due sillabe.

In Cina esistono tra i 4.000 e i 6.000 cognomi, ma circa 1.000 sono i più usati. Secondo uno studio dello storico cinese Li Dongming (李栋明), pubblicato con il titolo di "Cognomi" sulla rivista Oriente in Dongfang Magazine (东方杂志) nel 1977, i cognomi più diffusi sono:

Zhang (張/张), Wang (王), Li (李), Zhao (趙/赵), Chen (陳/陈), Yang (楊/杨), Wu (吳/吴), Liu (劉/刘), Huang (黃/黄), Zhou (周).

Questi sono i dieci cognomi più diffusi, che identificano circa il 40% dei Cinesi nel mondo.

Altri cognomi sono:

Xu (徐), Zhu (朱), Lin (林), Sun (孫/孙), Ma (馬/马), Gao (高), Hu (胡), Zheng (鄭/郑), Guo (郭), Xiao (蕭/萧),

che identificano oltre il 10% dei cinesi.

I seguenti cognomi sono presenti in percentuale intorno al 10%:

Xie (謝/谢), He (何), Xu (許/许), Song (宋), Shen (沈), Luo (羅/罗), Han (韓/韩), Deng (鄧/邓), Liang (梁), Ye (葉/叶).

Meno diffusi sono:

Fang (方), Cui (崔), Cheng (程), Pan (潘), Cao (曹), Feng (馮/冯), Wang (汪), Cai (蔡), Yuan (袁), Lu (盧/卢), Tang (唐), Qian (錢/钱), Du (杜), Peng (彭), Lu (陸/陆).

Abbigliamento

Gli han hanno da tempo abbandonato l'uso degli abiti tradizionali, ed indossano abiti di foggia occidentale. L'uso degli abiti tradizionali ha luogo solo negli eventi religiosi e cerimoniali. Ad esempio, i sacerdoti taoisti indossano abiti propri degli studiosi della Dinastia Han.

L'abito tradizionale femminile, ancora oggi indossato dalle donne cinesi durante occasioni importanti quali i banchetti ed il capodanno cinese è il qipao, noto in occidente come "china dress". Ironicamente, il qipao non è un abito tradizionale han. Esso nasce da una modifica al costume tradizionale mancese, introdotto durante la Dinastia Qing. La Dinastia Qing, che governò la Cina dal 1644 al 1912, era infatti una dinastia non han, ma di etnia manciù.
Contributi all'umanità
Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura cinese.

I cinesi han hanno giocato un ruolo di primo piano nello sviluppo delle arti, delle scienze, della filosofia e della matematica. Nell'antichità le innovazioni tecnologiche cinesi sono consistite nella costruzione di sismografi, fiammiferi, nell'invenzione della carta, del calibro a nonio, del bacino di carenaggio, del pistone, della ghisa, dell'aratro in ferro, della seminatrice, della carriola, dei ponti a sospensione, del paracadute, nell'uso del gas naturale come combustibile, nell'invenzione della bussola magnetica, delle Carte geografiche, dell'elica, della stampa, della polvere da sparo, della balestra. Inoltre, gli astronomi cinesi furono tra i primi a compiere le osservazioni di una supernova.

La stampa, la carta, la bussola e la polvere da sparo sono considerate dalla cultura cinese le Quattro grandi invenzioni dell'antica Cina.

L'arte, la filosofia, la letteratura cinese hanno alle spalle millenni di storia. Svariati siti, quali la Grande muraglia cinese e l'Esercito di terracotta sono tra i Patrimoni dell'umanità. A partire dall'avvio del programma nel 2001, l'UNESCO ha incluso molti aspetti della cultura cinese tra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità.

Lungo la storia successivi stati cinesi hanno esercitato una profonda influenza sull'arte, la musica, la religione degli stati confinanti, oltre che sulle loro usanze alimentari, di abbigliamento, sulla loro filosofia e lingua, sulle forme di governo e sulla cultura in generale.

I cinesi han costituiscono il gruppo etnico maggioritario in Cina, mentre decine di milioni di appartenenti alla diaspora cinese si sono diffusi in vari stati, recandovi il loro contributo.
Unità etnica o divisione?

Uno dei principali fattori che favorisce l'unità degli han, nonostante l'enorme varietà dialettale della Cina, è la lingua scritta. La standardizzazione dei caratteri cinesi si deve a Qin Shi Huangdi, il fondatore della Dinastia Qin, il quale unificò tutte le varie forme di scrittura esistenti all'epoca. Per migliaia di anni, il cinese classico è stato usato per la lingua scritta. Il suo vocabolario e la struttura grammaticale variavano notevolmente da quelli della lingua parlata. A partire dal XX secolo, lo standard usato per la lingua scritta si è basato sul cinese vernacolare, basato a sua volta sul dialetto di Pechino, piuttosto che su altri dialetti. Fa eccezione però la pratica, informale, dell'uso del cantonese scritto.

Malgrado i residenti di province diverse non sempre siano in grado di comprendere i rispettivi dialetti, la comunicazione è facilitata dall'uso di una forma di scrittura comune. Ciò ha rallentato notevolmente lo sviluppo della letteratura dialettale, nelle poche zone in cui questa è presente.

Uno dei pochi dialetti che è riuscito a differire dalla scrittura comune è il cantonese scritto, particolarmente la variante parlata ad Hong Kong. Data la prevalenza della letteratura e della scrittura han, le lingue locali non sono diventate - con l'unica eccezione della provincia del Xinjiang - né un veicolo per il localismo, né un mezzo per manifestare il sentimento di appartenenza alla propria provincia.

Secondo la variante della teoria nazionalista cinese abbracciata dalla Repubblica Popolare Cinese, la Cina è composta da molteplici gruppi etnici, e tutti gli appartenenti alle varie etnie e sotto-etnie appartengono ad un'unica nazionalità detta Zhonghua minzu (中华民族). Alcune interpretazioni non ufficiali adottano un punto di vista diametralmente opposto, identificando i veri cinesi nei soli han, e quindi stabilendo un'equivalenza tra nazionalismo cinese e nazionalismo han.
Diversificazione interna

Tra gli han esistono differenze sia culturali che linguistiche. Le differenze tra i sottogruppi linguistici e regionali dei cinesi han sono grandi quanto quelle esistenti tra i vari popoli dell'Europa. Esistono molte varianti del cinese parlato, che generalmente sono considerate altrettanti dialetti del cinese, anche se in realtà le differenze esistenti tra di esse sono pari alle differenze che esistono tra le lingue dell'Europa. Altrettanto grandi sono le differenze culturali (cucina, usi e costumi). La storia moderna fornisce molti esempi di conflitti - alcuni dei quali sfociati in piccole guerre regionali - tra gruppi linguistici e regionali. Pertanto è difficile parlare di omogeneità tra gli han.

L'esistenza di queste differenze non ha prodotto identità etniche esclusive, e le differenze di religione o affiliazione politica non hanno rinforzato le differenze regionali. Piuttosto è esistita la tendenza, sia nel pensiero cinese che nella prassi, a sminuire le differenze tra gli han, e a considerarle fattori minori e superficiali.

La definizione dell'identità han è cambiata attraverso la storia. Prima del XX secolo alcuni gruppi etnici di lingua cinese, come gli Hakka e i Tanka, non erano considerati cinesi han, mentre alcune etnie di lingua non cinese, quali i Zhuang erano considerati han. Oggi gli hui sono considerati appartenenti ad una diversa etnia, anche se nulla li distingue dagli han, fatta eccezione per la loro fede nell'Islam. Le differenze di lingua, usi e costumi e cultura tra due han residenti in province diverse possono essere molto maggiori delle differenze tra uno han ed uno hui che vivono nella stessa provincia.

Durante la Dinastia Qing, i cinesi han che diventarono membri del sistema militare delle Otto Bandiere erano considerati manciù, mentre i nazionalisti che tentavano di rovesciare la monarchia Qing enfatizzavano la propria identità han in contrasto con quella dei governatori manciù.

Dopo la sua fondazione, la Repubblica di Cina riconobbe cinque gruppi etnici principali, gli han, gli hui, i mongoli, i manciù e i tibetani. Attualmente la Repubblica Popolare Cinese riconosce l'esistenza di cinquantasei gruppi etnici.
Evidenze genetiche della diversità tra gli han

I cinesi han meridionali residenti a sud del Chang Jiang (Hubei e Shanghai) sono più simili ai residenti delle province settentrionali che ai cinesi residenti nelle zone dell'estremo sud della Cina. Esistono forti differenze nel DNA mitocondriale - ovvero la parte del DNA ereditato dal lato materno - tra i cinesi han del nord e del sud della Cina. Tali differenze si fanno maggiori quanto più a sud e sud-est si trovano i campioni di popolazione esaminati.

Questa diversificazione rende lo studio dell'etnia han di grande interesse per i ricercatori di varie discipline, particolarmente l'antropologia e la biologia umana. Recenti studi genetici hanno mostrato l'esistenza di differenze genetiche particolarmente forti tra i cinesi han delle aree costiere del sud della Cina e delle aree interne (Guangdong, Guangxi, Fujian, Guizhou, Yunnan, Hainan, Hong Kong, Macao, Taiwan) e gli han del resto della Cina. La linea di distinzione si trova molto più a sud rispetto al Fiume Huai o al Chang Jiang, che sono usati convenzionalmente come confini regionali.

Secondo una recente ricerca scientifica[17] condotta sia in Cina che tra la diaspora, i cinesi han settentrionali sono geneticamente differenti dagli abitanti del sud della Cina, compreso il Guangdong, il Guangxi, il Guizhou, lo Yunnan, il Fujian, Taiwan, Hong Kong, Macao e lo Hainan. In realtà è stato detto che i cinesi han del sud sono più simili geneticamente a gruppi quali i vietnamiti, mentre i cinesi han del nord sono più vicini ai mongoli che ai cinesi del sud. Ciò perché il sud della Cina è prevalentemente montuoso, e quindi storicamente la migrazione da queste aree è stata difficile, e molto inferiore alla migrazione avvenuta da altre zone della Cina. Vi sono inoltre delle differenze tra i dialetti e gli usi di questi gruppi, anche se essi sono culturalmente affini.[18]
Diversità han e storia della Cina

Fonti storiche indicano che gli han sarebbero stati discendenti dell'antica tribù Huaxia, originaria del nord della Cina. Nel corso di due millenni la cultura han (la lingua e la cultura ad essa associata) si diffuse nel sud della Cina, regione originariamente popolata da popolazioni autoctone che comprendevano gruppi di lingua dai, di lingue austroasiatiche e di lingue hmong-mien.

Nel corso della sua espansione nel bacino del Fiume Giallo, la cultura huaxia assorbì diversi gruppi etnici, che in seguito furono identificati come cinesi a causa della loro adozione della lingua han (e di sue varianti) e dei costumi han. Ad esempio, durante la Dinastia Shang, le popolazioni dell'area di Wu, lungo il delta del Chang Jiang erano considerate tribù "barbare". Parlavano una lingua quasi certamente non cinese, ed erano descritte come abbigliate in modo discinto e tatuate. Durante la Dinastia Tang quest'area era parte del nucleo della civiltà han, ed oggi è una delle zone più densamente popolate e dallo sviluppo economico più dinamico - oltre che il territorio dell'attuale Shanghai, una tra le più grandi città della Cina.

I residenti nella zona di Wu parlano dialetti wu, che sono parte della famiglia linguistica del cinese. Benché i parlanti Wu non siano compresi dai parlanti di altri dialetti cinesi, non si considerano come un gruppo etnico separato. L'area di Wu è solo un esempio dei processi di assorbimento culturale che hanno contribuito all'arricchimento della cultura e della lingua del gruppo etnico degli han. Molti cinesi han del sud, quali quelli provenienti dall'area di Wu, serbano la loro identità ed ascendenza han nei cognomi. Sono perciò certi di discendere dalle tribù Huaxia, come risultato delle migrazioni che avvennero dopo la caduta della Dinastia Song. Si dice però che il numero di nativi yue non sia inferiore - e forse sia addirittura superiore - a quello degli han che emigrarono oltre il Chang Jiang.




fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Han

 
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Hani




Gli Hani – detti anche haqniq o ho – (in cinese: 哈尼族 Hānízú, in vietnamita: người Hà Nhì) sono uno dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica Popolare Cinese, e dei 54 gruppi etnici ufficialmente riconosciuti dal Vietnam. Una piccola comunità vive nella Provincia di Phongsali, in Laos.

Storia

Non si conosce molto sull'origine degli hani. Attraverso il culto degli antenati, si sa che una parte delle antiche tribù qiang migrò nello Yunnan dall'altopiano del Tibet e Qinghai prima del III secolo a.C. La tradizione orale racconta che gli hani facevano parte del popolo yi, dal quale si separarono circa cinquanta generazioni fa. Una delle tradizioni orali più diffuse recita il nome di tutti gli antenati della stirpe, dal primo hani fino ai padri delle attuali famiglie.
Distribuzione

Nel 1877 vivevano in Cina vivevano 740.000 hani,[1] di cui circa il 90% nelle regioni a sud-ovest della provincia dello Yunnan. I villaggi sono situati tra le montagne Ailao (cinese: 哀牢山), in una zona delimitata dai fiumi Lancang Jiang (Mekong) e Yuan Jiang (fiume Rosso) chiamata Lalsa baqma nella lingua hani, e 红河,元江 in cinese. Circa metà della popolazione è concentrata nella Città-Prefettura di Yuxi, in particolare nella Contea Autonoma Hani, Yi e Dai di Yuanjiang, (Yuánjiāng Hānízú Yízú Dǎizú zìzhìxiàn 元江哈尼族彝族傣族自治县), della quale il capoluogo è Lijiang. All'interno del gruppo degli hani, il governo cinese ha inserito diverse etnie minori tra le quali quella degli akha, che nel 2007 contava su 260.000 individui stanziati nello Yunnan meridionale.[2]

Secondo il censimento del 1999, in Vietnam c'erano 17.500 hani nelle province di Lai Chau e Lao Cai. Il censimento del 1995 in Laos riporta la presenza di 1.120 hani nella Provincia di Phongsali, vicino ai confini dello Yunnan.[1]
Lingua

La lingua hani fa parte del ceppo tibeto birmano e viene parlata anche in alcuni villaggi di altre etnie situati nella zona degli hani. È una lingua tonale (vengono usati tre toni) ed è della tipologia SOV (Soggetto Oggetto Verbo). Si divide in diversi dialetti ed è simile a quella degli akha. Gli hani hanno una buona attitudine per le lingue, il 40% parla anche il cinese ed alcuni gli idiomi dei tai lü e dei lipo, un sottogruppo dei lisu.[1]

La tradizione orale racconta di un antico testo scritto in alfabeto hani che fu perso durante una delle migrazioni dalla regione del Sichuan. Oggi sono circa 40.000 gli hani che utilizzano l'alfabeto latino per la romanizzazione del dialetto della contea di Lüchun, riconosciuto dal governo cinese come lingua ufficiale hani. Un corso di hani viene tenuto in un istituto di Kunming. La maggior parte dell'etnia usa però i caratteri cinesi.[1]

Di seguito una parte della dichiarazione dei diritti dell'uomo in lingua hani romanizzata:
Hani Italiano
Aqsol liq yoqdeivq yoqpyuq bo, meeqyaovq ssolnei colpyuq qiq kov dei. Davqtavcolssaq neenyuq bel neema meeq ya siq, laongaoq meilnaol nadul meil e gaq ssol hhyul hha bavqduv nia. Tutti gli esseri umani sono nati liberi ed uguali nella dignità e nei diritti. Sono dotati di ragione e coscienza e dovrebbero vivere in uno spirito di fratellanza.





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Hezhen


Gli Hezhen (o anche Nanai, Goldi[1] e Samagir; nome proprio: нани; in russo: нанайцы, "nanajcy"; in cinese: 赫哲族, "Hèzhézú") sono un gruppo etnico dell'Asia dell'est, appartenenti ai 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese e ai gruppi etnici ufficialmente riconosciuti dalla Russia. Vivono lungo i fiumi Amur, Songhua e Ussuri.

La lingua degli Hezen appartiene alla famiglia Manciù-Tungusa del ceppo linguistico altaico. Le società dei Nanai basano la loro alimentazione soprattutto sul pesce, essendo gli uomini degli abili pescatori e cacciatori di animali acquatici. La religione più diffusa è lo Sciamanesimo.

Gli Hezen in Russia

In Russia gli Hezen vivono sulle coste a ridosso del mare di Ochotsk, sul fiume Amur, nella città di Chabarovsk, e lungo i fiumi Ussuri e Girin. Secondo un censimento del 2002, ci sono circa 12.160 Nanai in Russia.
Gli Hezen in Cina
Di seguito la distribuzione degli Hezhen in Cina per provincia secondo il censimento del 2000, che ne censisce 4640.

Screenshot 2023-07-19 at 11-09-43 Hezhen - Wikipedia

Nanai famosi
Il film di Akira Kurosawa, Dersu Uzala del 1975, basato su un libro dell'esploratore russo Vladimir Arsen'ev, racconta l'amicizia di un ufficiale russo e di un Nanai chiamato Dersu Uzala, nei periodi precedenti la rivoluzione d'ottobre.





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Hmong


I hmong, anche conosciuti come miao (in pinyin: miáo; in vietnamita: mèo o h'mông; in tailandese: แม้ว (maew) o ม้ง (mong); in birmano: mun lu-myo), in cinese 苗族, sono un gruppo etnico asiatico che vive principalmente nelle regioni montane della Cina del sud (in particolare nella provincia del Guizhou) e nelle regioni del sudest asiatico (Vietnam, Laos, Birmania e Thailandia del Nord).

Formano il quinto in ordine demografico fra i 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica popolare cinese, così come uno dei 54 gruppi etnici del Vietnam.

Nomenclatura: miao e hmong

I due termini, miao e hmong (o h'mong nel Vietnam), sono entrambi attualmente usati per riferirsi a questa popolazione autoctona della Cina. Vivono principalmente in Cina del sud, nelle province del Guizhou, dell'Hunan, dello Yunnan, del Sichuan, del Guangxi e dell'Hubei. Secondo il censimento del 2000, il numero di miao in Cina si attesta circa sui 9,6 milioni. Fuori della Cina vivono in Thailandia, nel Laos (dove fanno parte del gruppo dei lao soung), nel Vietnam e in Birmania (a causa delle migrazioni che cominciarono nel XVIII secolo) ed anche negli Stati Uniti, nella Guyana francese, in Francia ed in Australia come conseguenza delle recenti migrazioni dopo la guerra del Vietnam e quella dell’Indocina fra il 1949 e il 1975. Complessivamente ci sono circa 8 milioni di persone che parlano le lingue dei miao. Questo ceppo linguistico, che consiste di 3 lingue e di 30-40 dialetti a volte assai simili, appartiene, insieme alla lingua di Bunu, al ramo miao del ceppo hmong-mien (miao-yao). I linguisti occidentali trattano il problema della terminologia in un senso non uniforme. I primi linguisti si sono basati sul nome con varie trascrizioni: miao, miao-tse, miao-tsze, meau, meo, mo, miao-tseu ecc., ma dopo aver studiato i hmong del Laos, alcuni linguisti ed etnologi contemporanei hanno adottato un'altra terminologia.

Gli stessi hmong si sono auto-assegnati diversi nomi e i cinesi, a loro volta, li classificano a seconda del colore delle vesti indossate dalle donne. La seguente lista contiene i nomi che si sono dati i hmong, i nomi dati a loro dai cinesi e le regioni principali abitate dai quattro gruppi principali di hmong in Cina:
Barca tradizionale Miao. Usata per la ricerca di oro nei fiumi.

Ghao xong; miao rossi; regioni nell'ovest dell'Hunan.
Hmu, gha ne (ka nao); miao neri; regioni nel sud-est del Guizhou.
A hmao; miao del grande fiore; regioni nel nord-ovest del Guizhou e nel nord-est dello Yunnan.
Hmong; miao bianchi, miao verdi (o blu), miao del piccolo fiore; regioni nel sud del Sichuan, nell'ovest del Guizhou e nel sud dello Yunnan.

Soltanto il quarto gruppo usa il termine hmong. Inoltre, soltanto questi (e alcuni hmu) hanno esponenti che vivono fuori della Cina. I hmong non cinesi sostengono che il termine hmong è usato non solo per l'indicazione del loro gruppo di dialetto, ma anche per gli altri gruppi che vivono in Cina. Sostengono anche che la parola “miao” è un termine dispregiativo che non dovrebbe essere usato. Invece il termine hmong dovrebbe essere usato per indicare tutti i gruppi della loro etnia. Sono stati gli invasori cinesi ad aver dato ai hmong l'appellativo miao, che successivamente divenne meo e man. Il secondo termine significa letteralmente “il barbaro del sud”. Inoltre la parola "miao" è stata trasformata dai vietnamiti, dai lao e dai thailandesi in meo. Comunque molte persone che parlano lingue hmong o il cinese traducono il termine miao con “barbaro” e questo dimostra che tale appellativo ha questo significato oggettivo. I laotiani, i thailandesi e i vietnamiti usano il termine “miao” in senso dispregiativo. Se pronunciato erroneamente in thailandese o in cantonese la parola significa “gatto„ (come si può rilevare dall'origine onomatopeica del vocabolo). Inoltre, la traduzione vietnamita letterale per mèo è "gatto". Ciò forse spiega il rancore contro il termine "miao" fra i gruppi di hmong del sud-est asiatico.

In Cina i gruppi di miao si sono invece assegnati un nome diverso e soltanto una piccola parte della popolazione usa ancora la parola "hmong". Alcuni hmong negli anni cinquanta hanno protestato contro la classificazione ufficiale delle minoranze del governo cinese che aveva loro affibbiato il nome miao e avevano chiesto che fosse cambiato. I gruppi di miao della Cina non espressero, comunque, alcuna preoccupazione al riguardo. Uno dei motivi è puramente pratico: è impossibile introdurre la parola "hmong" in Cina poiché questa sillaba non esiste nella lingua cinese.

I hmong scrivono il loro nome con il termine "hmoob". Il termine hmong è stato proposto per indicare tutti gruppi che parlano dialetti hmong in Cina e per i miao al di fuori del territorio cinese. Molte persone restano ancora confuse per via di questo dualismo tra i due termini e spesso non vedono connessioni tra i miao ed i hmong.
Demografia
La tribù dal lungo corno, un piccolo sottogruppo dei miao che vive in 12 villaggi vicino alla regione di Zhijing, nella provincia del Guizhou. I corni di legno sono considerati una forma di attrazione per gli uomini
Costume popolare di Hmong in Sa Pa, Vietnam.

Oggi molti hmong vivono in Cina. Di seguito alcuni dati sulla crescita della popolazione:

1953: 2.510.000
1964: 2.780.000
1982: 5.030.000
1990: 7.390.000

3.600.000 miao, circa la metà di tutta la popolazione miao della Cina, si trovavano nel Guizhou nel 1990. I miao del Guizhou e quelli di altre sei province arrivano a coprire circa il 98% di tutta l'etnia in Cina:

Hunan: 1.550.000
Yunnan: 890.000
Sichuan: 530.000
Guangxi: 420.000
Hubei: 200.000
Hainan: 50.000 (chiamati miao ma etnologicamente sono gli yao)

Nelle province succitate ci sono 6 prefetture autonome di miao (ufficialmente condivise con un'altra minoranza etnica):

Qiandongnan Miao e la Prefettura Autonoma di Tong (黔东南: Qiándōngnán), Guizhou
Qiannan Buyi e la Prefettura Autonoma Miao (黔南: Qiánnán), Guizhou
Qianxinan Buyi e la Prefettura Autonoma Miao (黔西南: Qiánxīnán), Guizhou
Xiangxi Tujia e la Prefettura Autonoma Miao(湘西: Xiāngxī), Hunan
Wenshan Zhuang e la Prefettura Autonoma Miao (文山: Wénshān), Yunnan
Enshi Tujia e la Prefettura Autonoma Miao (恩施: Ēnshī), Hubei

In più ci sono 23 contee miao autonome:

Hunan: Mayang (麻阳: Máyáng), Jingzhou (靖州: Jīngzhōu), e Chengbu (城步: Chéngbù)
Guizhou: Songtao (松桃: Sōngtáo), Yingjiang (印江: Yìnjiāng), Wuchuan (务川: Wùchuān), Daozhen (道真: Dǎozhēn), Zhenning (镇宁: Zhènníng), Ziyun (紫云: Zǐyún), Guanling (关岭: Guānlíng), e Weining (威宁: Wēiníng)
Yunnan: Pingbian (屏边: Píngbiān), Jinping (金平: Jīnpíng), e Luquan (禄劝: Lùquàn)
Sichuan: Xiushan (秀山: Xiùshān), Youyang (酉阳: Yǒuyáng), Qianjiang (黔江: Qiánjiāng), e Pengshui (彭水: Péngshuǐ)
Guangxi: Rongshui (融水: Róngshuǐ), Longsheng (龙胜: Lóngshēng), e Longlin (隆林: Lōnglín)
Hainan: Qiong (琼中: Qióngzhōng) e Baoting (保亭: Bǎotíng)

Molti miao vivono in colline o montagne, come per esempio:

la montagna Wuling vicino al fiume Qianxiang (湘黔川边的武陵山: Xiāngqián Chuān Biān Dí Wǔlíng Shān)
la montagna Miao (苗岭: Miáo Líng), Qiandongnan
la montagna Yueliang 月亮山: Yuèliàng Shān), Qiandongnan
le montagne Ma (Ma Grande e Ma Piccola) (大小麻山: Dà Xiǎo Má Shān), Qiannan
la montagna Miao grande (大苗山: Dà Miáo Shān), Guangxi
la montagna Wumeng vicino al fiume Tianqian (滇黔川边的乌蒙山: Tiánqián Chuān Biān Dí Wūmēng Shān)

Molte migliaia di miao hanno lasciato le loro case per trasferirsi in grandi città come Canton e Pechino. Ce ne sono anche 2 milioni tra Vietnam, Laos, Birmania, Taiwan, Cambogia e in altri continenti. 151.000 vivono in Thailandia.
Storia
Le origini

L'origine dei hmong va molto indietro nel tempo, forse fino all'ultima era glaciale. Le prime tracce della loro cultura sono conservate nelle storie che si tramandano oralmente e nei rituali funebri.

Nelle tradizioni orali, la leggenda racconta che i primi hmong provennero da un luogo estremamente freddo, dove era buio per sei mesi e luce per gli altri sei. A quel tempo i hmong credevano che il loro territorio fosse tutto il mondo conosciuto di allora e oltre le steppe di confine non vi fosse nulla. Un giorno un cacciatore e il suo cane si impegnarono in battute di caccia per molti giorni disprezzando il pericolo e le bufere di neve che rendevano difficoltoso il viaggio. Fu così che il cacciatore attraversò tutta la Siberia e si trovò nel cuore dell'odierna Cina, dove diede vita alla stirpe hmong.

Una seconda ipotesi che descrive il luogo di provenienza viene dai loro rituali funebri, secondo i quali il defunto si ricongiunge con i suoi antenati. Credono che gli antenati abbiano lasciato questo mondo e siano ritornati alla terra di origine che è, ancora una volta, un luogo estremamente freddo. Le descrizioni fornite da questo rituale funebre portano a pensare che le terre di origine dei hmong siano zone di alta latitudine come ad esempio la Siberia, il nord della Mongolia e gli angoli più a nord del territorio cinese. Le evidenze genetiche e linguistiche suggeriscono che i gruppi etnici vissuti nei secoli scorsi ad est e a sud-est dell'Asia trovino le loro tracce ancestrali nelle steppe siberiane. Anche il Tibet può essere considerato uno dei luoghi di origine della stirpe hmong, descritti come zone fredde con neve e ghiaccio (probabilmente erano ancora più freddi durante l'ultima era glaciale), ma le zone dell'Asia troppo a sud non sembrano rispecchiare le varie leggende hmong, nelle quali il sole sorgeva per sei mesi all'anno mentre per gli altri sei vi era il buio. Caratteristica tipica delle terre a nord della Siberia.
I primi contatti

In Cina, il primo regno hmong fu chiamato Jiuli e i re ebbero il titolo di chiyou. Questa parola significa padre-nonno, e il titolo equivale a quello di imperatore. Gli antenati del chiyou erano le genti del popoli liangzhu. Giuli aveva il potere su 9 tribù e su 81 clan.
La storia secondo le leggende cinesi

Secondo la leggenda cinese, il popolo sotto il regno dei chiyou fu sconfitto a Zhuolu (Chinese: 涿鹿 pinyin: Zhuōlù, una ex-prefettura nelle province di Hebei e Liaoning) dagli eserciti uniti di Huang Di (Chinese: 黃帝 pinyin: Huángdì) e di Yandi, condottieri della tribù huaxia (Chinese: 華夏 pinyin: Huáxià) che volevano il controllo della valle del Fiume Giallo. La battaglia, avvenuta nel 2500 a.C., fu combattuta in una fitta nebbia e si racconta che gli huaxia ebbero la meglio grazie all'uso della bussola magnetica.

Dopo essere stata sconfitta, la tribù originale si divise un due sottogruppi, i miao e i li. I primi continuarono a muoversi verso sud-ovest e i secondi verso sud-est, come la stirpe huaxia (ora conosciuta come han) si muoveva verso le regioni meridionali. Durante il corso della storia cinese, i hmong furono considerati "barbari" dagli han, tecnologicamente e culturalmente molto più avanzati. Significative mescolanze tra le due razze avvennero durante la Dinastia Zhou (1112 a.C. - 256 a.C.).

Dopo l'era Jiuli, il popolo hmong si divise ancora in tre sottogruppi. Si è detto che il chiyou abbia avuto tre figli, e dopo la caduta di Jiuli, il primo di essi guidò la gente a sud, il secondo a nord, mentre il più giovane rimase a Zhoulu ed il suo popolo assimilò la cultura huaxia. Il gruppo che migrò a sud creò la nazione di San-Miao. Per queste continue divisioni in sottogruppi, molti miao, soprattutto quelli all'estremo est della Cina, credono che i chiyou siano i loro antenati. Anche i coreani considerano i chiyou come loro antenati. Dopo le unificazioni etniche operate dal governo cinese, i chiyou sono ora considerati come una delle principali stirpi tra gli antenati dei cinesi, così come gli antenati degli han, gli huangdi e gli yandi.
La dinastia Qin e la dinastia Han

Il termine "miao" fu usato per la prima volta dagli han nelle epoche antecedenti la dinastia Qin (III secolo a.C.) per designare tutti i gruppi non han del sud. Spesso era usato anche in combinazione con i termini "nanmiao", "miaomin", "youmiao" e "sanmiao". A quel tempo il popolo viveva nella valle del Fiume Azzurro, ma in seguito fu costretto dagli han a spostarsi verso sud ad altitudini più elevate. Le seguenti massicce migrazioni di cinesi in queste zone, facilitarono poi l'assimilazione dei miao nella cultura cinese han.
La dinastia Tang

All'inizio della dinastia Tang, i miao continuarono di essere un gruppo distinto dai cinesi solo nella provincia di Yunnan, dove si potevano trovare ancora sei comunità di miao (denominate zhao). Quella più a sud, chiamata Meng-she-zhao (蒙舍詔 Méngshězhào) o Nan-zhao (南詔; pinyin: Nánzhào) riuscì nell'intento di unire tutte le sei zhao e a fondare uno Stato indipendente durante i primi anni dell'VIII secolo. Il titolo di capo di Stato era Nan-zhao Wang (南詔王; pinyin: Nánzhàowáng), che significa letteralmente il re di Nanzhao. I pericoli derivanti dai rapporti non amichevoli con la popolazione di Tubo, l'odierno Tibet, incoraggiarono la dinastia cinese ad intrattenere relazioni sociali con entrambe le regioni. Sotto la dinastia Tang fu anche sviluppato un distretto militare, il Jiannan Jie-Du (劍南節度; pinyin: Jiànnán Jiédǔ), in quella che oggi è la provincia del Sichuan, per delimitare il confine con lo Stato di Nanzhao.
Nanzhao

Durante i primi pacifici anni dell'VIII secolo, Nanzhao pagava regolarmente i tributi ai cinesi han. Quando il regno Tang cominciò a disgregarsi, il distretto militare di confine acquisì maggiore indipendenza e cominciò a chiedere ulteriori tributi a Nanzhao per sviluppare un esercito capace di fronteggiare la dinastia. In questo clima teso, molti distretti militari cominciarono a minacciare i Nanzhao. Una delle richieste più estreme, poi rigettata, fu la richiesta della concessione di una notte d'amore con la regina, l'unica moglie del re di Nanzhao. Questo portò ad una ribellione dei Nanzhao durante il periodo "Tianbao" (742 - 756) dell'imperatore Xuanzong della dinastia Tang. Prima di attaccare le legioni dei vari distretti, il re di Nanzhao ordinò che le ragioni della ribellione fossero inscritte nella pietra. Questo monumento fu poi eretto a mo' di menhir ed è tuttora esistente. La dinastia Tang avrebbe potuto facilmente sconfiggere le truppe di Nanzhao, ma le lotte di potere tra gli stessi generali dei vari distretti consentirono ai Nanzhao di arrivare fin nel cuore del territorio han, almeno fino a Chengdu, località che raccoglieva i quartieri generali di tutti i distretti. Questo fu dovuto, in parte, anche all'incompetenza dei capi-distretto. Il più famoso di questi fu Yang Guozhong, fratello di Yang Yuhuan, una delle amanti dell'imperatore. Sebbene la ribellione sia stata soffocata, la dinastia perse risorse preziose che avrebbe potuto utilizzare per rendere più sicuri i confini a nord, dove in seguito avvenne la più grave ribellione degli anshi.
La millenaria cultura dei hmong neri è oggi in Vietnam quasi scomparsa per favorire il turismo occidentale[non chiaro]

Durante gli ultimi anni della dinastia Tang, lo Stato di Nanzhao ottenne un ruolo molto più importante nei rapporti con l'imperatore. Questo portò il Tibet ad allearsi con Nanzhao per isolare il nemico. In questo periodo, lo Stato di Nanzhao divenne molto potente, una delle maggiori forze nel sud-est dell'Asia. Al culmine del loro potere, le regioni a nord del Vietnam, il Laos, la Thailandia, Burma, Guangxi e l'intera provincia dello Yunnan erano sotto il suo controllo. Chengdu e Hanoi furono saccheggiate due volte. Dopo aver perso Hanoi nel IX secolo, i cinesi non riuscirono più a riconquistarla fino all'avvento della dinastia Ming nel XV secolo. La dinastia Tang continuò così ad incrementare il numero di milizie e di distretti per arginare Nanzhao. Questo portò ad ulteriori rivolte che furono la rovina per la dinastia.

Nanzhao assorbì l'influenza della dinastia Tang, adottando la cultura cinese, e allo stesso tempo fu coinvolto in continue lotte interne tra i vari clan. Il clan Duan si ribellò con successo e fondò il Regno di Dali che durò fino alla sottomissione da parte dei mongoli. Durante le dinastie Tang e Song (960-1279) fu usato il termine "namman", che stava ad indicare tutti i popoli non cinesi del sud. Il termine miao comparve in questo periodo nel libro Fan Chuo dell'862, che descriveva le tribù del sud.
Dinastia Ming e dinastia Qing

Durante le dinastie Ming e Qing (1368 - 1911) venivano usati sia il termine "miao", sia il termine "man". Il secondo più solitamente indicava il popolo yao. Le dinastie Yan, Ming e Qing non riuscirono mai ad assimilare del tutto le popolazioni aborigene del sud. La Grande Muraglia fu eretta sul confine meridionale per proteggere il territorio cinese e per dividerlo da quello dei "barbari" del sud. Politicamente e militarmente, i hmong continuarono ad essere una pietra miliare all'interno dell'impero cinese, come testimoniano le cariche di potere che venivano periodicamente assegnate ad esponenti hmong, incarichi spesso di prestigio che intendevano facilitare una eventuale assimilazione alla cultura della dinastia e porre fine ai continui scontri e alle numerose rivolte locali. Durante le dinastie Ming e Qing fu creata una struttura di governo, detta kaitong, nelle zone dell'Indocina. I hmong usarono questo tipo di governo fino all'avvento dei francesi nel XX secolo. Questo dimostra quanto i cinesi si siano impegnati, nel corso dei secoli, per assimilare a loro la cultura hmong. I mong furono decimati durante la guerra del Vietnam. Circa 40000 uomini persero la vita, 1 su 4 della popolazione maschile. Furono reclutati dagli Stati Uniti per rafforzare la forza militare. Questo popolo è sconosciuto alla maggioranza degli americani, eppure devono loro la vita.
I hmong nel Laos
Laos: ragazze hmong si adoperano in un tradizionale gioco con la palla per attrarre i maschi

Nel 1960, durante la guerra civile laotiana, conosciuta anche come "guerra segreta", molti hmong furono reclutati dalla CIA statunitense in un piano generale di difesa del Laos contro gli attacchi dell'esercito Nord-Vietnamita e dei loro alleati del Pathet Lao. Il generale hmong Vang Pao fu posto dalla CIA a capo della Military Region II (MR2), composta principalmente da truppe irregolari hmong ed incaricata di compiere azioni di disturbo contro i ribelli. I quartieri generali di Vang Pao si trovavano a Long Cheng, conosciuta anche come Lima Site 20 Alternate (LS 20A). Al culmine delle sue attività, Long Cheng divenne la seconda città più grande del Laos, con una popolazione stimata di circa 300.000 abitanti, di cui 200.000 hmong. Long Cheng fu una micronazione all'interno dello stesso Laos, con le sue banche, l'aeroporto, le scuole, i militari, gli uffici e molti altri servizi sociali di chiaro stampo occidentale. Prima della fine della guerra, Long Cheng non si trovò più sotto il controllo del generale Vang Pao.

Alla fine del conflitto, che si concluse con il trionfo del Pathet Lao, gli oltre 30.000 Hmong che avevano aiutato gli americani furono considerati dei traditori dal governo ed insieme a migliaia di altri connazionali, per non essere sterminati, lasciarono in massa il paese. Erano stati abbandonati dal loro comandante, il generale Vang Pao, fuggito negli Stati Uniti con i più alti ufficiali.[3] Entro la fine del 1975, furono oltre 40.000 i profughi hmong che attraversando le montagne ed il Mekong riuscirono a raggiungere la Thailandia,[4] dove vennero accolti in campi profughi. Secondo fonti americane, sono state più di 100.000 le vittime hmong della persecuzione del governo laotiano.[5] Gli attentati messi in atto dai hmong per ritorsione alla politica governativa, portarono nel 1977 all'internamento del re Savang Vatthana e di gran parte della famiglia reale, accusati di collaborare con gli attentatori, in un campo di rieducazione del nord del paese, dove lo stesso re morì qualche anno dopo. Le azioni di guerriglia hmong sono state una delle preoccupazioni maggiori dei vari governi laotiani che si sono succeduti dopo la fine della guerra civile.[6]

Si stima che tra il 1975 ed il 1982, furono 53.700 i hmong ed i rappresentanti di altre etnie che ottennero asilo politico negli Stati Uniti,[7] dove si è così formata una grossa comunità hmong. Dopo i primi anni di accoglienza, vennero poi rifiutati i visti di ingresso negli USA. Durante gli anni novanta, le Nazioni Unite, con il supporto dell'amministrazione di Bill Clinton, cominciarono a forzare il ritorno di molti rifugiati hmong nel Laos. La decisione fu molto controversa, perché le rappresaglie governative contro i hmong non si erano concluse. A questo ritorno forzato si opposero i conservatori americani e gli attivisti per i diritti civili. Nel 1995, in un articolo del National Review, Michael Johns etichettò la decisione di far ritornare i veterani hmong nel Laos come un raggiro politico[8]. Secondo una stima del 2000, erano 169.000 i hmong rifugiati negli USA.[5] La pressione sull'amministrazione Clinton per riaprire le porte del paese ai hmong ebbe successo, e nel 2003 il governo statunitense riprese ad autorizzarne l'immigrazione. Nel dicembre di quell'anno, 15.000 rifugiati hmong in Thailandia si trasferirono negli USA.[5]

La comunità internazionale ha fatto poco per risolvere il problema hmong. L'Unione europea pubblicò, il 31 gennaio 2007, una dichiarazione di protesta in favore dei 153 profughi hmong in Thailandia che stavano per essere forzatamente deportati in Laos.[9] Il 15 maggio 1997 gli Stati Uniti hanno ufficialmente riconosciuto il ruolo che ebbero durante la Guerra Segreta con una statua commemorativa dei contributi statunitensi e hmong al conflitto, eretta nel cimitero nazionale di Arlington, in Virginia.

Una porzione significativa di hmong oggi segue ancora lo stile di vita dei vietnamiti nord-occidentali. Per facilitare il turismo di massa in queste regioni, negli anni novanta, molti hmong furono introdotti allo stile di vita occidentale ed i loro abiti tradizionali stanno scomparendo.
I hmong negli Stati Uniti

Nel 2010 vivevano negli Stati Uniti circa 260.000 hmong, la maggior parte in California, Minnesota, Wisconsin, e Carolina del Nord. Le concentrazioni maggiori si trovano nelle città di Fresno, Minneapolis, Madison e Milwaukee. Il censimento statunitense del 2000 rivela che solo il 40% dei hmong sopra i 24 anni aveva il diploma di scuola superiore, questo perché molti arrivano negli USA già adulti. In Laos la maggioranza dei hmong sono semplici agricoltori e non hanno accesso alle scuole nazionali. Sebbene siano una delle minoranze etniche asiatiche più povere degli Stati Uniti, una seconda generazione nata negli USA si sta portando agli stessi livelli di altre minoranze etniche per quanto riguarda l'istruzione, e molti sono diventati dei professionisti.

Anche se molte famiglie parlano ancora la lingua originale hmong, molti giovani si stanno rapidamente ambientando agli usi e costumi statunitensi. Negli ultimi anni, si sono formate associazioni con lo scopo di preservare la lingua e la cultura hmong.

Nell'episodio 5 della seconda stagione della popolare serie televisiva Grey's Anatomy (trasmesso per la prima volta nel 2005), nella parte dedicata a una paziente appartenente a famiglia hmong immigrata negli USA, viene rappresentato il rilievo che tradizioni familiari e sciamanesimo avrebbero ancora nella comunità statunitense di quella etnia.
Esponenti celebri

Bi Gan (毕赣), regista, sceneggiatore, poeta e fotografo.



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Hmong

 
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