IL FARO DEI SOGNI

Categoria:Gruppi etnici in Ciad

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Pagine nella categoria "Gruppi etnici in Ciad"

Questa categoria contiene le 12 pagine indicate di seguito, su un totale di 12.
A

Amdang

B

Baghirmi
Buduma

F

Fur (popolo)

K

Kanuri (popolo)
Kinnin

M

Massa (popolo)
Musey

S

Sinyar

T

Tebu
Tuareg

Z

Zaghawa






Amdang


Il popolo Andang (Amdang) è una minoranza etnica del Ciad e del Sudan. Gli Andang sono circa 41.000, la maggioranza pratica la religione Musulmana. La maggior parte degli Andang vivono nella Regione di Wadi Fira in Ciad, nella prefettura di Biltine.

La lingua storica degli Andang è la Lingua amdang o Mima. Però, visto che parecchi sono ormai arabizzati, anche l'arabo è assai diffuso.





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Baghirmi


I Baghirmi sono una popolazione sudanese stanziata nel Sahel a nord-est del basso Sciari nella repubblica del Ciad. Sono noti con numerosi altri nomi: Bagarmi, Baghirmi, Bagirmi, Bagirmis, Bagrimma, Baguirme, Baguirmiens, Baguirmi, Baguirmis, Barmas, Bauirmi, Lisi, Lis, Masa Guelengdeng, Mbara, Mbarma, Tar Bagrimma, Tar Barma[1].

Comprende varie tribù (Kuka, Bulala, Kënga, Medogo ed altre) tutte di colore e oramai tutte islamizzate. Vivono in villaggi, praticano l'agricoltura alla zappa e sono stati uno dei primi popoli ad aver conosciuto la metallurgia.

La storia del Ciad vide l'esistenza del Regno di Baguirmi (anche noto come Sultanato di Baguirmi), che durò dal 1522 al 1897.





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Baghirmi

 
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Buduma


I Buduma sono un gruppo etnico del Ciad, Camerun, e Niger che abitano molte delle isole del Lago Ciad. Essi sono maggiormente pescatori e pastori. In passato, i Buduma eseguirono violente incursioni sulle mandrie di bestiame dei loro vicini. Ritenuti violenti e temuti, furono lasciati in pace per molti anni protetti dal loro habitat dalle acque e dalle canne.

Oggi, i Buduma sono pacifici e amichevoli, desiderosi di adottare qualche moderno cambiamento. Sebbene i loro vicini li chiamino "buduma" che significa "gente proveniente dall'erba (o dalle canne)" loro preferiscono essere chiamati Yedina. La loro lingua è conosciuta come Yedina





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Fur (popolo)



I Fur (o Four) sono un popolo dell'Africa orientale, che vivono principalmente nel Darfur – al quale hanno dato il loro nome : «Casa dei Fur», in arabo (دار فور) – nell'ovest del Sudan, ma anche in Ciad ed in Egitto.

Etnonimia

Secondo le fonti si osservano diverse varianti del nome : Fora, Forawa, Fordunga, For, Fota, Fot, Four, Fours, Furawi, Furr, Furs, Keira, Kondjara, Konjara[1].
Lingua

La loro lingua è il fur, una lingua della famiglia linguistica nilo-sahariana. Il numero totale di locutori era stimato, nel 2004, in 745 800, di cui 744 000 nel Sudan e 1 800 in Ciad[2].
Popolazione

In Sudan i Fur rappresentano la maggioranza della popolazione dell'ovest del paese ed il 13 % della popolazione totale [3].
Storia

Il regno Fur, d'origine musulmana, durò fino al 1874, data in cui la regione venne conquistata dall'Egitto ottomano. Dopo l'epopea mahdista che vide la fondazione del Sudan arabo moderno, essi ridiventano autonomi dal 1897 al 1916[4]. Sterminati dagli inglesi, durante la loro alleanza con l'Impero ottomano nel 1916, il Darfour nella sua totalità fu incorporato nel Sudan britannico.

I fur sono oggi in prima linea contro le tribù arabe e arabizzate. Anche se essi stessi sono musulmani, la loro tradizione agricola e sedentaria li posiziona in contrasto nei confronti delle tribù nomadi, ed il loro bisogno di pascoli è aumentato enormemente a causa dell'esplosione demografica degli ultimi anni.
Bandiera del Movimento per la Liberazione del Sudan (MLS)

Il governo di Khartoum ha, da qualche anno, intrapreso una lotta senza quartiere contro i gruppi ribelli fur in Darfur (MJE o JEM, SLA, etc.), ma il disaccordo non è stato costante: durante la seconda guerra civile sudanese (che ha avuto inizio nel 1983), i Fur, l'etnia di Daoud Bolad (un fratello musulmano), costituivano probabilmente circa la metà dell'esercito sudanese (che rappresentava il governo) mobilitati nella guerra contro i ribelli del sud[5]. In seguito però le distanze si sono nuovamente accentuate.





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Kanuri (popolo)



I Kanuri sono un popolo dell'Africa occidentale e centrale che vivono in prossimità del lago Ciad: nel nord-est della Nigeria nello stato di Borno, nel Niger e nel Camerun. Il censimento nigeriano del 1988 stimava in circa 3.000.000 i Kanuri che vivevano nel paese e quindi si può valutare che oggigiorno l'etnia conti circa 5 milioni di persone, calcolando tutti i paesi interessati.

Etnonimia

Secondo le fonti ed i contesti, l'etnia viene denominata in molti modi: Aga, Baribari, Beriberi, Beri Beri, Borno, Bornu, Boro, Dagara, Kanouri, Kanouris, Kanoury, Kanuri, Kanuris[1].

I Kanuri sono chiamati «Beriberi» dia loro vicini haussa.
Distribuzione dei principali dialetti kanuri: KRT=tumari kanuri; BMS=kanuri di Bilma; KBY=manga kanuri; KNC=kanuri centrale; KBL=kanembu
Lingua

La loro lingua è il kanouri della famiglia linguistica nilo-sahariana, parlata anche in Niger, Camerun e Sudan. I principali dialetti della lingua sono

lingua kanuri centrale parlata in Nigeria da circa 3.500.000 di persone[2]
lingua manga kanuri parlata perlopiù in Niger, da circa 480.000 persone[3]
lingua tumari kanuri 40.000 persone in Niger[4]
lingua kanuri di Bilma 20.000 persone intorno all'oasi di Bilma in Niger[5]
lingua kanembu 461.000 persone in Ciad[6]
Lingua tarjumo Lingua liturgica usata da alcuni leader musulmani per le cerimonie religiose.[7]

Storia e cultura
Guardia cerimoniale dello Shehu del Borno, da un disegno di un visitatore inglese (verso il 1820).

I Kanuri praticano un islam (dal XI secolo) mescolato con culti tradizionali. Sono patrilineari e possiedono degli statuti gerarchici. Dal 1380 un grande stato (Impero Bornu guidato da un re chiamato Shehu) era sorto nel nord-ovest della Nigeria, dominando su di una vasta area comprendente territori degli attuali, Niger, Ciad e Camerun. Il suo esercito era formato principalmente da cavalleria leggera ed arcieri. Dopo essere stati sconfitti dall'esercito di Rabat, poco prima dell'arrivo dei coloni europei, i loro cavalieri (considerati i migliori d'Africa) parteciparono massicciamente alle grandi battaglie combattute contro l'avanzata degli europei. Nel XIX secolo, i Kanuri vennero divisi tra i possedimenti di Gran Bretagna, Francia e Germania. Nonostante la perdita dello stato, lo Shehu di Borno ha continuato ad esistere come leader spirituale del popolo Kanuri, con sede a Maiduguri, nello stato di Borno (Nigeria), ma riconosciuto anche dai kanuri che vivono nei paesi confinanti.
La bandiera Kanuri.

Nel 1954, venne fondato il Borno Youth Movement (BYM) che ha svolto un ruolo importante per la fine del colonialismo, ed in seguito, dopo l'indipendenza della Nigeria, come partito politico regionalista.[8][9]





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Kanuri_(popolo)

 
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Kinnin


Kinnin o Kindin è il nome con cui sono designati i tuareg nel Ciad, sia in kanembu sia in kanuri sia in arabo dialettale (kinin nelle lingue dei Tebu). L'origine del nome è il tuareg Kel Denneg ("Quelli dell'est"), designazione di una grande confederazione presente nel Niger. Comunque oggi il termine si applica in modo indifferente a tutti i Tuareg, di qualunque provenienza.

In particolare, un gruppo di Kinnin si segnala in un quartiere di Abéché, che da essi prende il nome: Hille Kinnin (originariamente un villaggio a sé, oggi inglobato nel tessuto urbano). Il nucleo più importante di questo gruppo è costituito da Tuareg di diversa provenienza (Kel Gress, Kel Azawak, Izayaken, Tagama, Kel Tamat) che si unirono, nei primi anni del Novecento, alle forze della Senussia guidate dal ribelle Kawesan (in francese trascritto anche Kaocen), che condussero una lotta armata durata diversi anni e sedata solo nel 1918.

Di fatto, i Kinnin sono tuttora seguaci della Senussia e appaiono molto zelanti nelle pratiche della religione. Il nome Senussi viene utilizzato con una certa frequenza nell'onomastica.

Secondo Chapelle (1987), nel 1932 i Francesi avrebbero riportato in patria la maggior parte dei Tuareg che si erano stabiliti nel Ciad, mentre i loro "artigiani" (gli appartenenti alla casta degli Inaden, spesso denominati "fabbri") stanziati nelle regioni di Ouaddaï e Ennedi avrebbero preferito rimanervi.

Nel 1995 i Kinnin di Abéché erano calcolati intorno alle 600 unità. La lingua tuareg, ancora conosciuta dai Kinnin di età superiore ai 20 anni (dati sempre del 1995), ma praticata soprattutto dagli anziani e col ruolo, qualche volta, di "lingua segreta", è in netto regresso, ed oggi tutti i Kinnin capiscono e parlano l'arabo ciadiano.

L'attività principale dei Kinnin è oggi il commercio. Molte donne praticano la tessitura di chamla (tappeti di pelo di pecora e di capra), considerandola tradizionale, anche se questa attività non lo è presso i Tuareg del Niger e probabilmente è stata appresa presso altre popolazioni ciadiane.

I Kinnin, che continuano a designare se stessi col termine tuareg imajeghan (ma la lingua con l'espressione araba kalam Kinnin), hanno mantenuto vive alcune tradizioni tuareg, per esempio l'uso della takuba (la tipica spada tuareg) e le feste tindé. Altre usanze sono cadute in desuetudine, come l'uso della tagelmust, il velo per coprirsi il volto da parte degli uomini. Su pressione dell'ambiente circostante sono state inoltre acquisite abitudini estranee alla cultura tuareg d'origine, come la poligamia e, di recente, l'escissione del clitoride delle ragazze.





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Massa (popolo)



I Massa o Masa[1] sono un popolo del Ciad e del Camerun, stanziato principalmente lungo il fiume Logone. Le città principali sono Bongor nella Regione di Mayo-Kebbi Est in Ciad e Yagoua nella Regione dell'Estremo Nord in Camerun.

Lingua

Le lingue parlate dai Masa sono il masa, il francese e l'arabo

Religione

Culto tradizionale - Animismo - (Dio Creatore "Làwnà", Padre degli uomini "Bùm sùmùnà", Divinità e simbolo della terra "Nàgàtà", Divinità del mondo acquatico "Mùnùnnà e Mùnùndà" Lo spirito della morte "Màtnà" ed altre divinità oltre a quelle di lignaggio e personali)
Cristianesimo (Cattolici e Protestanti)
Islam (Sunniti)

Gruppi principali Masa

In Ciad

Gumay a nord di Bongor fino a Guelendeng;
Waliya nella zona di Teleme;
Haara a sud di Bongor;
Gire (Ciad) a sud degli Haara.

In Camerun

Bugudum nella zona di Bougoudoum;
Wailiya nella zona di Yagoua e Saavousou.





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Musey


I Musey sono un popolo del Ciad e del Camerun:

Stanziati principalmente lungo il fiume Logone, le loro città principali sono Gunu-Gaya e Pala nella Regione di Mayo-Kebbi Ovest in Ciad mentre nella Regione dell'Estremo Nord in Camerun stanno ai margini dei territori abitati da villaggi Massa e Gisey; la zona è attraversata da un corso d'acqua chiamato Kabbia.


Lingua

Le lingue parlate dai Musey sono il musey, il francese e l'arabo.
Religione

Culto tradizionale - Animismo
Cristianesimo (Cattolici e Protestanti)
Islam (Sunniti)


Screenshot_2023-06-08_at_10-55-33_Musey_-_Wikipedia





fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Musey

 
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Sinyar


I Sinyar sono i membri di una minoranza etnica che vive in Ciad, ed anticamente anche nella regione del Darfur Occidentale in Sudan.

Molti di loro parlano la lingua sinyar, che appartiene alla famiglia linguistica delle Lingue nilo-sahariane, ramo lingue sudaniche centrali.

Sono di religione islamica e culturalmente sono apparentati col popolo Fur.





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Tuareg

I Tuareg (con g dura) o Tuaregh[2] sono un gruppo etnico, tradizionalmente nomade, stanziato lungo il deserto del Sahara (principalmente nel Mali e nel Niger, ma anche in Algeria, Libia, Burkina Faso e perfino nel Ciad dove sono chiamati Kinnin). La lingua tuareg (chiamata tamahaq, tamajeq o tamasheq, a seconda dei parlanti) e le sue varietà sono dialetti del berbero.

Etimologia

Il nome "Twāreg" è di origine araba: è un plurale arabo dalla parola Tārgī, "abitante della Targa" (Tārga in berbero significa "canale" e come toponimo indica il Fezzan). I Tuareg non si designano con questo nome, ma semplicemente come Kel tamahaq, cioè "coloro che parlano la tamahaq". Il termine arabo è di origine dialettale magrebina, poiché l'arabo classico non conosce il suono g. Per questo, in ambito arabofono spesso questo nome viene "classicizzato" in Tawāriq.

I Tuareg sono chiamati "il popolo blu" a causa del colore dei loro abiti tradizionali. Inoltre si crede che essi siano i discendenti dei Berberi originari del nord Africa. Alcune confederazioni di tribù Tuareg sono state islamizzate molto tardi, mentre altre hanno rappresentato uno dei componenti etnici storicamente influenti nell'espansione dell'Islam e delle credenze ad esso relative in nord Africa e in Spagna. Nonostante questo aspetto, alcune confederazioni tribali come gli Iuellemeden kel Dennegh o Dinnik e molte tribù nobili tra i Kel Air, gli Iuellemeden, i Kel Rhela, i Kel Fadey e tante altre, non hanno subito l'effetto dell'Islam sulle loro tradizioni e sulle credenze ancestrali. Anzi l'Islam ha rappresentato tra i Tuareg non un elemento unitario, bensì una componente concorrenziale su altre credenze religiose molto più antiche, all'interno di un quadro religioso molto complesso che lega l'ascetismo sia alle scuole del misticismo islamico, che alla cosmogonia antica, con influssi animisti, addirittura comprendenti una divinizzazione della natura. Per molti secoli l'Islam ha poco influito sul potere temporale della casta nobiliare e sulle tradizioni animiste e guerriere del codice tradizionale di molti tuareg. Al contrario l'Islam è stato più volte il grimaldello di alcune tribù per giustificare l'aggressione e la sottomissione di altre o per lanciare il jihad contro le tribù non convertite.

È noto come i francesi utilizzarono le istituzioni islamiche del Sahel e la casta tuareg degli Ineslemen per combattere le rivolte dei capi nobili tuareg che non volevano sottomettersi al colonialismo francese. Questo aspetto fu un elemento non trascurabile, dell'indebolimento definitivo della casta degli Imohaghen/Imajighen a vantaggio di quella degli Ineslemen (religiosi di fede islamica) in alcune confederazioni (Iuellemeden kel Dennegh/Dinnik e Kel Attaram). Alcune tribù nobili di queste confederazioni furono decimate dal fuoco francese, altre furono così perseguitate che si sciolsero e preferirono emigrare ad est verso l'Air. Il contrasto interno tra tribù nobili e religiose aveva origine proprio dalla volontà dei primi di far valere sui secondi il millenario codice tradizionale Tuaregh rispetto al Corano nelle decisioni di tipo giudiziario. Oggi nella quasi totale maggioranza i Tuareg si definiscono islamici pur avendo mantenuto tradizioni proprie ed un forte senso di spiritualismo ascetico ed animista nel loro pensiero religioso. La società dei Tuareg è storicamente composta da clan e caste in ognuna delle confederazioni politiche.
Religione

La religione che praticano è l'Islam, anche se vi è chi ha visto in diverse loro pratiche e leggende dei residui di un anteriore animismo. L'epoca precisa di adozione dell'Islam è controversa, ma comunque risale a diversi secoli fa. Le donne hanno una libertà maggiore rispetto ad altre culture islamiche, potendo avere liberi rapporti sessuali prima o eventualmente dopo il matrimonio. Quando si verifica un divorzio, dal momento che le tende sono di proprietà della donna, l'ex-marito si ritrova senza un tetto e deve cercare ospitalità presso parenti di sesso femminile (madre, sorelle).[3]

Tradizionalmente i Tuareg hanno ereditato il bagaglio della mitologia berbera e tra i reperti archeologici nell'aria del Maghreb sono stati rinvenute delle ossa dipinte con l'ocra. A fini sepolcrali erano da essi erette delle tombe megalitiche. Essi adottarono l'Islam nel settimo secolo durante il califfato degli Omayyadi e da allora ebbero un ruolo centrale nell'espansione della religione islamica della scuola Maliki del Sunnismo. Non per questo la loro islamizzazione fu totale, conservando ancora elementi del loro passato pre-islamico sia per quanto riguarda le credenze che i riti.
Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Cronologia tuareg.
Aree dove vivono i Tuareg

Circa la storia più antica dei tuareg si sa poco di preciso. Forse sono collegati ai “Garamantes” delle fonti greche e romane. Ogni confederazione conserva tradizioni relative all'arrivo nelle sedi storiche. Spesso il progenitore ancestrale è una donna (per esempio Tin Hinan presso i tuareg del Nord tra quarto e quinto secolo), e quasi sempre si ricorda la presenza anteriore di altre popolazioni (gli Isebeten, dalla lingua un po' diversa e dai modi più primitivi).

Comunque sia, per secoli i Tuareg sono vissuti come dominatori del deserto, esercitando l'allevamento, il commercio transahariano e la razzia, il che portava a frequenti scontri tra tribù. Oggi allevano dromedari e vivono in villaggi provvisori formati da tende.

Sottomessi (almeno nominalmente) dai Francesi intorno agli inizi del Novecento, i Tuareg poterono mantenere a lungo i propri capi e le proprie tradizioni. Ma con la decolonizzazione videro il loro paese diviso fra molte nazioni moderne: Niger, Mali, Algeria, Libia e Burkina Faso, con la conseguente creazione di frontiere e di barriere che rendevano estremamente difficile, quando non impossibile, il modo di vita tradizionale basato sul nomadismo anche come conseguenza delle restrizioni nella circolazione. L'attrito con i governi al potere si fece sempre più forte e sfociò, negli anni novanta, in aperti scontri tra tuareg e i governi di Mali e Niger; l'intervento militare, che a volte ha massacrato la popolazione di interi villaggi (Tchin Tabaraden, Niger, maggio 1990), ha causato la morte di molte persone; parte della popolazione dei Tuareg infatti richiedeva autonomia per la propria madrepatria. I negoziati di pace portarono al decentramento del potere politico degli stati interessati e all'integrazione dei Tuareg in essi e nei rispettivi eserciti.

Soprattutto nel nord del Niger esistono ancora oggi gruppi di guerriglieri Tuareg che portano avanti la lotta armata per l'indipendenza e l'autodeterminazione politica e culturale del proprio popolo. Uno dei gruppi più famosi è il Movimento dei Nigerini per la Giustizia (Mouvement des Nigériens pour la justice, MNJ), che, oltre alla libertà della gente Tuareg, richiede la democratizzazione della politica del Niger, la fine della repressione sul popolo Tuareg e la sua entrata nella politica decisionale nigerina, la liberazione dei propri prigionieri politici, la fine dello sfruttamento intensivo e colonialista del proprio popolo e delle proprie terre, una più equa ripartizione dei proventi che il governo di Niamey trae dalle miniere di uranio svendute alle multinazionali occidentali (come la francese Areva). Altro gruppo combattente è il Fronte delle Forze per il Risanamento (Front des forces de redressement, FFR). Il Fronte Patriottico del Niger (Front patriotique nigérien, NPF), altra formazione ribelle, ha già deposto le armi. Nuovi episodi di violenza si sono manifestati tra 2004 e 2007.
Società

La società tuareg tradizionale è molto gerarchizzata. Al suo interno si distinguono diverse classi, vere e proprie "caste". In particolare, le tre classi principali sono:

Imajaghan (al nord: Ihaggaren): gli appartenenti alle tribù nobili
Imghad (o kel ulli "quelli delle capre"): i "tributari", gli appartenenti a tribù vassalle,
Iklan (singolare akli): gli schiavi domestici d'origine sub-sahariana (denominati anche Bella in lingua songhay e Buzu in lingua hausa).

I nobili, che costituiscono la casta più privilegiata, possiedono il monopolio delle armi e dei dromedari e sono riconosciuti come i tradizionali guerrieri; essi hanno ottenuto tale posizione attraverso la soggezione delle altre caste e la difesa delle proprietà, oltre ai tributi dei vassalli. Un aspetto tradizionale di questi nobili era la rigorosa endogamia praticata all'interno della medesima casta.

Sotto i nobili ci sono i vassalli, liberi e praticanti la pastorizia (non possono però possedere i dromedari) sia con il proprio bestiame sia con quello dei nobili ai quali originariamente pagavano un tributo annuale come obbligazione; questo monopolio nobiliare già nel medioevo ha conosciuto un indebolimento e la rottura quasi totale è avvenuta con la decolonizzazione, che ha portato ad una maggiore indipendenza dei vassalli da una parte e alla pratica di lavori intellettuali e bellici per i nobili ai quali son venuti meno una serie di diritti.

I Tuareg hanno anche ottenuto schiavi come tributi di guerra, soprattutto in Africa orientale, o ne hanno acquistati sul mercato: essi sono per lo più negroidi (il loro stesso nome, Ikelan, vuol dire "essere neri"). Anche tra gli schiavi esistono strati sociali regolati da leggi inerenti al patrimonio, ai matrimoni e al territorio; successivamente gli stessi schiavi hanno costituito una casta e hanno assimilato lingua e costumi dei nobili. I colonizzatori francesi hanno eliminato la tradizionale forma di schiavismo mentre hanno conservato la figura dello schiavo domestico per quelli che erano stati acquisiti prima della nuova legislazione. Ancora oggi, però, l'istituto della schiavitù continua ad esistere in alcuni dei territori sotto il controllo dei Tuareg.

Un ruolo a parte spetta poi a:

Ineslemen (= "i musulmani"): le tribù marabuttiche, cui viene di norma affidata la gestione del sacro e del diritto musulmano.
inăḍăn: i fabbri, o artigiani, che costituiscono un gruppo sociale a sé con forte endogamia.
Ighawellan (singolare Eghawel) e Iderfan (singolare aderef; al nord conosciuti anche col nome arabo di Harratin): antichi schiavi affrancati, al gradino inferiore degli uomini liberi ma in posizione superiore rispetto agli Iklan.

Con l'avvento della modernità, molte divisioni tradizionali sono oggi meno acute, se non del tutto scomparse, e in particolare gli "schiavi" non sono più tali, anche se spesso costituiscono, di fatto un personale a poco prezzo, al servizio dei loro antichi padroni.

Le entità collettive di appartenenza dei tuareg sono, dalla più piccola alla più grande: la famiglia, il clan, la tribù (tawshit, plurale tiwsatin) e la confederazione (ettebel). Le principali confederazioni sono:

Kel Ahaggar (Algeria)
Kel Ajjer (Algeria/Libia)
Kel Adagh (Nord del Mali)
Kel Ayr (Nord del Niger)
Iwellemmeden dell'est (Kel Denneg, Niger)
Iwellemmeden dell'ovest (Kel Ataram, Mali)
Kel Gres (sud del Niger)
Tuareg della curva del Niger (Mali)
Tuareg dell'Udalan (Burkina Faso)

Di norma le confederazioni hanno a capo un amenukal, mentre le tribù sono rette da un amghar. La successione è spesso, ma non sempre, matrilineare.

I Tuareg praticano la monogamia, anche se secondo l'Islam qualunque individuo potrebbe avere più mogli. Il futuro marito porterà una dote composta da dromedari alla famiglia della sposa. La tenda e il suo arredamento sono forniti alla coppia dalla famiglia della sposa; in caso di divorzio la proprietà resterà alla moglie, mentre il marito si ritroverà senza tetto. Di norma, la coppia di sposi deve appartenere alla stessa casta. Le donne non portano il velo per mostrare la loro femminilità, a differenza degli uomini. Sia uomini che donne possono avere relazioni prima del matrimonio.
Usi e tradizioni

Ai Tuareg spetta il merito di aver introdotto l'utilizzo dei dromedari, animali resistenti, ideali per lunghi trasferimenti e utili fornitori di latte. Essi sono anche soprannominati "Uomini Blu", con riferimento alla tradizione degli uomini di coprirsi il capo ed il volto con un velo blu (la tagelmust), del cui colore rimangono alcune tracce sulla pelle. Gli uomini possono mangiare e bere in pubblico senza togliersi la tagelmust (il velo). Il velo è d'obbligo solo per gli uomini, mentre per le donne è necessario un velo che copra solo la testa. Usano in abbondanza i cosmetici, anche a scopo medico contro le malattie dell'apparato visivo. Tradizionalmente i bambini si rasavano la testa, mentre gli adulti, maschi e femmine, portavano i capelli lunghi e intrecciati, abitudine oggi quasi completamente scomparsa. Le donne curano l'estetica della pelle usando belletti e ocra rossa a scopo protettivo.

I Tuareg mantengono molti aspetti linguistici e culturali originari delle popolazioni berbere che popolano il Nordafrica dalla notte dei tempi. La lingua dei Tuareg, a differenza di quella dei Berberi del nord, ha un apporto trascurabile di prestiti dall'arabo. Inoltre i Tuareg hanno mantenuto fino ad oggi l'uso della scrittura tradizionale del Nordafrica, detta tifinagh, che discende da quella delle antiche iscrizioni libiche (I millennio a.C.). La cultura tradizionale dei Tuareg ha conservato numerosi miti antichi, in cui non è difficile scorgere un fondo preislamico, anche se in molti casi si osserva un'integrazione tra elementi antichi ed elementi più recenti, di origine arabo-islamica. Per esempio i miti della progenitrice Tin Hinan, del dromedario Fakrou, dell'eroe fondatore Amerolqis, dell'astuto Aligurran, ecc.

I tuareg condividono con i loro ospiti una delle loro usanze religiose per augurare ai viaggiatori che li hanno incontrati buona fortuna: la cerimonia del tè, conosciuta anche come il "tè nel (o del) deserto". La cerimonia comincia con la preparazione della bevanda: per queste popolazioni, infatti, il tè è un modo per elevare lo spirito e meditare. I Tuareg ritengono che il fischio della teiera che ribolle serva a calmare gli animi e rinfrescare la mente, facendo sincronizzare il proprio battito cardiaco e quello della teiera. Il tè viene preparato tre volte, ogni volta seguendo una ricetta e una preparazione diverse: la prima variante, piena di tè amaro e forte, è conosciuta come il "tè della morte"; la seconda variante è composta da tè più dolce ma dal retrogusto amaro, ed è chiamata "tè della vita" ed infine la terza variante è preparata con tè molto dolce, dal gusto intenso e inebriante, il "tè dell'amore".

Con il tempo i Tuareg hanno adottato uno stile di vita più sedentario; ciò nonostante questo popolo è conosciuto anche per la particolarità delle loro abitazioni. Le loro tende vengono costruite durante la cerimonia nuziale e rappresentano metaforicamente l'estensione dell'unione tra i due individui; esse appartengono alla donna, ma sono poste presso il luogo di provenienza dell'uomo; dunque quella dei Tuareg è riconosciuta come società patrilocale e matrilineare.





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Zaghawa


Gli Zaghawa sono un popolo d'Africa che vivono nella regione del Darfur (Sudan), nel Ciad, ed anche, in piccola parte, in Libia.

Etnicamente, sono relativamente vicini ai Tebu-Goranes. La loro lingua, lo zaghawa (o Beria), appartiene alla famiglia linguistica delle lingue sahariane.

Etnonimia

A seconda delle fonti, si osservano molti varianti del nome dell'etnia: Béri, Berri, Bideyat, Habâsa, Kebadi, Merida, Soghaua, Zagaoua, Zagawa, Zaghaoua, Zaghawas, Zeggaoua, Zeghawa, Zogaoua, Zogawa, Zoghawa, Zorhaua, Zorhawa[1].
Demografia

Gli Zaghawa formano circa il 4,5 % della popolazione del Ciad ed il 6 % di quella del Sudan.

In Ciad, vivono nelle seguenti regioni: - Ennedi Est - Ennedi Ovest - Biltine - Dar Tama

Nel Sudan, vivono principalmente nella regione del Darfour, in particolare a Touèr, Darghala ed Eimbirou.

Tutti i clan Zaghawas sono nomadi, ma ognuno ha una regione che viene frequentata più spesso e che sentono come terra d'origine.
Clan

I Touba/Bideyat vivevano principalmente nel Ciad, nello Wadi Hawar, e, in Sudan, nel Darfur settentrionale. A causa della scarsezza di pascoli e d'acqua, molti di loro sono dovuti emigrare nella regione del Dar Tama (Ciad).
Gli Zaghawa e la politica ciadiana

In Ciad, gli Zaghawa hanno tenuto le redini del comando da quando è arrivato al potere l'attuale (2020) presidente: Idriss Déby Itno, nel dicembre 1990. Infatti, gli Zaghawa formavano il nucleo delle truppe del presidente Idriss Déby al momento della presa di potere con la forza contro Hissène Habré.

Si sono avute, in seguito, delle guerre intrazaghawa: molti Zaghawas, che costituivano il grosso delle forze d'élite dell'esercito del Ciad, avevano disertato (a volte definitivamente, a volte temporaneamente) coi loro armamenti per allearsi coi ribelli che lottavano contro il regime di Deby. Dopo molti combattimenti nel 2008, la maggior parte dei ribelli hanno firmato un trattato di pace col presidente rientrando nel paese.



fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Zaghawa

 
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