Ispirazioni etiche
«Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri.»
(Epitteto)
Tuttavia i deisti ritengono validi i principi orientati al senso comune o al buon senso generale, dalla ragionevolezza e dal dialogo in rapporto a ciò che è buono o nocivo, anche in senso empirico, e da ciò ricavare leggi e norme civili, come nel caso dei filosofi greci pre rivelazione o non cristiani come Platone, Aristotele, Epicuro, i cinici, gli stoici, o dei latini Catone il Censore, Cicerone, Seneca, Marco Aurelio, Lucrezio, Epitteto o quelli moderni che sulla base della comune ragione hanno voluto approntare delle proprie etiche come gli umanisti, i rinascimentali come Machiavelli, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, Tommaso Moro, Erasmo da Rotterdam o i seicenteschi Giambattista Vico, Leibniz, Adam Smith, David Hume, Jean-Jacques Rousseau, Voltaire, Fichte, Kant, gli ottocenteschi Hegel, Goethe, i novecenteschi Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Heidegger, Gadamer, Karl Jaspers, Norberto Bobbio, Emmanuel Levinas, Martin Buber, Hannah Arendt (alcuni con qualche leggero influsso teologico ma sempre nel perimetro del filosofico), Gianni Vattimo, Remo Bodei, Massimo Cacciari.
A questi aggiungono filosofi che pur non rinunciando al piano teologico hanno contribuito ad illuminare aspetti importanti dell'animo umano come Kierkegaard, Schelling e tornando indietro nel tempo anche la stessa tradizione scolastica-cattolica nei suoi interpreti più illuminato, come Agostino d'Ippona, Severino Boezio, Meister Eckhart o pensatori orientali come Laozi.
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Valori
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«[I rappresentanti] riconoscono che il solo culto che si conviene all'Essere Supremo è la pratica dei doveri dell'uomo.»
(Articolo 2 della legge francese del 18 fiorile anni II, 7 maggio 1794)
Molti deisti moderni hanno aderito a valori come il rispetto per la natura, per il prossimo, nonché la tolleranza religiosa.
«Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo»
(Evelyn Beatrice Hall, The friends of Voltaire)
La frase precedente attribuita a Voltaire è in realtà basata su un altro passo:
«Mi piaceva l'autore de L'Esprit [Claude-Adrien Helvétius].
Quest'uomo era meglio di tutti i suoi nemici messi assieme; ma non ho mai approvato né gli errori del suo libro, né le verità banali che afferma con enfasi. Però ho preso fortemente le sue difese, quando uomini assurdi lo hanno condannato.»
(Voltaire, Questions sur l'Encyclopédie, articolo "Homme")
Già nel discorso per l'approvazione della legge sull'Essere Supremo e la conferma della libertà di culto, il leader giacobino della rivoluzione francese Maximilien de Robespierre descrisse la propria visione teorica di un deismo etico istituzionale a beneficio del popolo ancora tendente al cattolicesimo, che intendeva placare i conflitti interni seguiti al Regime del Terrore e arginare l'ateismo; tale visione è basata sulle teorie espresse da Rousseau e sulla libertà di culto propugnata da Voltaire:
«Il vero sacerdozio dell’Essere Supremo è quello della Natura; il suo tempio è l’universo; il suo culto, la Virtù; le sue feste, la gioia di un grande popolo, riunito sotto i suoi occhi per stringere i dolci nodi della fratellanza universale e per fargli omaggio dei propri cuori sensibili e puri.»
(Maximilien de Robespierre)
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