| 4) Il modo di Melkizedek. Il modo o la via di Melkizedek prevede un rinnegamento di se stessi in quanto umani e, di conseguenza, del gene ereditato dal mondo e dell’intero spettro parentale. Secondo Paolo in Ebrei (7:3), Melkizedek è senza genealogia, senza padre e madre, senza nascita e morte…ergo un’ontologia totalmente trascendente e avulsa dalle dinamiche dell’umanità. Essere al modo di Melkizedek significa rinnegare se stessi in quanto umani (la croce iniziatica) e ripudiare i genitori, cosa che Gesù fa con la Madre in diversi episodi evangelici. In Tommaso il tema trova sufficiente eco, e giustamente, visto che la Via di Melkizedek è quella realmente seguita e compiuta da Gesù: 106.) I discepoli gli dissero: – I tuoi fratelli e tua madre sono lì fuori. Egli disse loro: – Coloro che sono qui, e che fanno la volontà di mio Padre, essi sono miei fratelli e mia madre: sono essi che entreranno nel Regno di mio Padre; 60.) Gesù disse: – Colui che non odierà il padre e la madre non potrà divenire mio discepolo, e i suoi fratelli e le sue sorelle, e (non) prenderà la sua croce come me, non sarà degno di me; 108.) – Chi non odia, come me, suo padre e sua madre, non potrà essere mio discepolo; e chi non ama, come me, suo Padre e sua Madre non potrà essere mio discepolo. Infatti mia madre […] ma una vera Madre mi ha dato alla vita. Solo la prima proposizione (“Chi non odia, ecc.”) ha riscontro in Mt. 10:37, Lc. 14:26 e, qui in Tommaso, già al logion 60 citato. Per il resto, sembra occorra fare una distinzione, evidenziabile mediante l’uso delle maiuscole e delle minuscole fra “padre” e “madre” secondo la carne e “Padre” e “Madre” spirituali. Bisogna infatti tener presente che, secondo lo gnosticismo cristiano, vero padre e vera madre sono Spirito e Anima: l’amore per questi “genitori” comporta naturalmente non-amore per i genitori terreni, pare e madre provvisori e di conseguenza illusori. Peraltro il Melkizedek autogenerato è presente nei logia 16 e 20: “Quando vedete Colui che non è nato da donna, prostratevi col viso a terra ed adoratelo: Egli è il vostro Padre … Beato colui che era, prima di venire al mondo”
5) Il Regno. Il Regno è un tema ricorrente, essendo citato in 18 logia (3, 23, 27, 32, 51, 54, 59, 62, 83, 89, 103, 104, 105, 106, 114, 116, 120, 121). Nel Logion 3 Gesù dice: “Se quelli che vi guidano vi dicono: “Vedete, il regno è nei cieli”, allora gli uccelli del cielo ti precederanno. Se vi diranno: “È nel mare”, allora i pesci vi precederanno. Ma il regno è dentro di voi. Ed è fuori di voi. Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti. E capirete di essere voi i figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, sarete in povertà, e siete voi la povertà”. “Quando conoscerete voi stessi, sarete conosciuti” suggerisce che la distinzione basata sulla dialettica tra soggetto e oggetto svanisce quando entriamo nel Regno: io e l’altro in me diventiamo uno. Suggerisce che la nostra propensione a fare distinzioni con il nostro intelletto oscura l’unità dell’essere. Non ci sono distinzioni concettuali nel Regno di Dio, c’è solo vita, non più separazione. L’enfasi è sul Regno di Dio “entos iumon” (dentro di Voi) che anche nei Vangeli è detto «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è dentro di voi!» (Luca 17:21). L’espressione greca di Luca e del papiro greco di Tommaso è identica: “entos iumon”, che nella versione di Gerusalemme e nella Nuova Riveduta è tradotto impropriamente con “in mezzo a voi”, mentre nella Diodati è reso con “dentro di voi”. Il verso è molto simile a Deuteronomio 30:11-14, tenendo in debito conto che Regno e Parola siano la stessa cosa: “Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire?Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”. Marvin Meyer cita un’espressione simile dal Salmo Manicheo Libro 160,20-21: “Il regno dei cieli, guarda, è dentro di noi, guarda, è fuori di noi. Se ci crediamo, vivremo in esso per sempre”. La versione greca di Tommaso dice che il regno è dentro; il copto aggiunge che è anche fuori, certamente perchè il fuori esprime il regno interiore in chiave simbolica (vedi Vangelo di Filippo).
La seconda parte del nostro studio sul Vangelo di Tommaso si era conclusa con la questione del Regno di Dio. Tommaso pone anche un altro dilemma: il Regno è attualizzato o escatologico? Il logion 56 recita: “I discepoli gli dissero: – Quando verrà il riposo per coloro che sono morti, e quando verrà il nuovo mondo? – Ed egli disse loro: – Ciò che voi attendete è già venuto, ma voi non lo riconoscete”. Il Vangelo di Tommaso sembrerebbe non limitare la venuta del Regno di Dio all’Eskaton (fine del tempo) e alla seconda venuta, ma attualizzarlo con la prima venuta, accessibile con la prima parusia messianica. Il 56 si collega al logion 120: “I suoi discepoli gli dissero: – Quando verrà il Regno? – Verrà quando non lo si aspetta. E non si dirà: “Eccolo, è qui!” o “Eccolo, è là!”. Ma il Regno del Padre è sparso sopra la terra e gli uomini non lo vedono”. A sua volta il 120) si lega al 3) “Gesù disse, “Se i vostri capi vi diranno: ‘Vedete, il Regno è nei cieli’, allora gli uccelli dei cieli vi precederanno. Se vi diranno: ‘È nei mari’, allora i pesci vi precederanno. Invece, il Regno è dentro di voi”. Cristo, in sostanza, dice che non occorre attendere ansiosamente un evento che debba avvenire, poiché quel regno che desideriamo già è in noi. Ci è sfuggita la sua venuta, o l’abbiamo deliberatamente ignorata perché egli non è venuto nel modo in cui lo attendevano. Tuttavia, il Pater recita: “venga il tuo regno” (Mt 6:10). Il dubbio resta: occorre attendere la Fine o il regno è sempre accessibile? In ogni caso, il regno, nel non tempo, c’è da sempre….
6) Il Padre. Yeshua menziona il Padre (Abbà), come fa nei sinottici (in particolare Giovanni), e lo fa in ben 21 occorrenze (3, 16, 32, 45, 49, 55, 58, 62, 67, 70, 75, 83, 86, 90, 103, 104, 105, 106, 108, 120). Il termine “Signore”, che nella Bibbia ebraica traduce YHWH, è citato nel logion 80.
7) I Figli della luce. L’espressione qumranica, evangelica e paolina “figli della Luce” (Lc 16:8, Gvn 12:36, Efes. 5:8, 1 Tess. 5:5) non è presente in modo diretto ma la si intuisce dal logion 55: “Gesù disse: – Se vi domandano: «Di dove siete venuti?», rispondete: «Siamo venuti dalla Luce, dove la luce si è originata da se stessa. Essa è sorta e si è manifestata nella nostra immagine». Se vi domandano: «Che cosa siete voi?», rispondete: «Noi siamo i figli e gli eletti del Padre Vivente». Se vi domandano: «Quale segno del vostro Padre è in voi?», rispondete loro: «È un movimento e una quiete»”. Essa è sostituita dalla terminologia “Figli del Padre vivente”, presente anche nel logion 3: “Quando vi conoscerete sarete riconosciuti, e comprenderete di essere figli del Padre vivente”. In Matteo 5:45, Yeshua usa l’espressione “figli del Padre vostro celeste”, mentre Paolo usa “Figli del Dio vivente” (Romani 9:26). Yeshua usa anche “Figli dell’Uomo”, riferimento alle scintille del metaumano Figlio dell’Uomo: “Quando di due farete uno solo, diventerete figli dell’Uomo” (113). Lo stesso Figlio dell’Uomo è citato in logion 93. In 42 è chiamato “Figlio dell’Essere Vivente”.
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