| Vishnu nelle rappresentazioni iconografiche
Nelle pitture e raffigurazioni di tipo artistico e liturgico nell’induismo, Vishnu viene ritratto con una ‘corona reale’ (Kirita mukuta) che lo caratterizza come Cakravartin (letteralmente ‘colui che gira la ruota del cosmo’), ovvero ‘Signore dei mondi’. Le sue quattro braccia, come abbiamo già accennato sorreggono ciascuna un simbolo, e ognuno di questi rappresenta una delle sue caratteristiche:
La ruota o disco (che richiama i chakra) presenta un doppio significato: ruota solare o carro celeste che conduce il dio solare, e ‘disco’ come strumento da lanciare che incarna il potere e la protezione. Il suo nome è Sudarśana, ovvero ‘magnifico a vedersi’; La mazza (o gada), che prende il nome di Kaumodaki, è lo strumento con cui Vishnu uccide il demone Gadaa. Inoltre, rappresenta il simbolo della potenza del tempo che frantuma tutto; La conchiglia (o śanka – una sorta di tritone lucido) che viene considerata come un’arma poiché soffiando al suo interno si produce un suono potente che terrorizza i demoni e li mette in fuga; Il fiore del loto (o padma) che richiama il simbolo del dio solare.
Di norma Vishnu è ritenuta la divinità più indulgente delle tre presenti nella Trimurti. Infatti Shiva è orientativamente il dio più feroce, Brahma risulta essere il più distante e Vishnu viene descritto come un genitore amorevole, divinità amica e affezionata alle creature. È un dato di fatto che, in riferimento alla sua figura, sia nata la corrente spirituale bakhti, cioè la spiritualità fondata completamente sulla devozione, sull’impulso del cuore, sull’estasi mistica e sulla gioia dello spirito. In un ambito in cui il concetto di spiritualità era costruito principalmente sulle formule dei mantra e la consapevolezza raggiunta tramite il rigore, Vishnu compare invece in modo diverso, con la carnagione luminosa di un blu chiaro, con un aspetto splendente e adornato di gioielli. Il messaggio è quello che Vishnu, grazie alla pratica devozionale, può essere avvicinato e raggiunto dal sentimento dell’animo umano in quanto aspetto intimo del sacro. L’anima stessa può cingerlo nella sua essenza poiché Vishnu permea il mondo intero. Le dieci incarnazioni del dio Vishnu: gli avatar
Il ciclo vitale dell’uomo, in quanto mortale, è dato dall’alternarsi di vita e morte, di fasi creative e distruttive. Nella narrazione mitologica dell’induismo, Vishnu ha il compito di conservare l’equilibrio delle energie opposte in modo che la ruota cosmica possa proseguire il suo ciclo. In ogni gioco/partita, in sanscrito definito ‘lila’, che si svolge nel mondo della materia, esistono sia regole (chiamate dharma) sia delle specifiche funzioni da onorare. Ma, come spesso accade durante il gioco, uno o più dei partecipanti viene catturato dalla frenesia di vincere e, per ottenere ciò desidera finisce col barare.
Ecco che Vishnu, il divino assoluto, che è oltre l’infinito fluire, si materializza sulla terra attraverso una delle sue diverse forme compiute, uno dei suo ‘avatar’, e sopprime colui che ha barato, cioè lo spirito demoniaco del momento responsabile di aver accentrato il gioco. In questo modo la manifestazione ciclica dell’universo può continuare.
Vediamo ora i dieci avatar di Vishnu non prima di aver specificato che, in realtà, non c’è un numero preciso di queste emanazioni né esiste una precisa cronologia in merito all’ordine in cui sono apparse. Gli avatar di Vishnu che descriviamo sono quelli che maggiormente risultano presenti sia nella tradizione riportata nei testi sacri sia nelle raffigurazioni pittoriche e iconografiche. Vediamo dunque quali sono i dieci avatar di Vishnu, descrivendoli uno per uno. L’avatar Matsya: il Pesce
Questo avatar ha il compito di proteggere i quattro Veda (i sacri testi dell’induismo) e gli esseri della terra dalla catastrofe del diluvio universale conseguente alla devastazione del mondo quando esso giunge al termine di uno dei cicli universali (fase di Pralaya). La mitologia indù narra che l’ultimo uomo (e così il primo del nuovo ciclo) chiamato Manu, prova pietà per un minuscolo pesce e, decidendo di salvarlo, permette all’umanità tutta di garantirsi una nuova vita. L’avatar Kurma: la Tartaruga
Si narra che l’impresa tra le più importanti degli avatar di Vishnu sia il suo fondamentale intervento al progetto di montare l’oceano di latte, sforzo immane a cui collaborano sia gli dei che i demoni, alla perenne ricerca dell’ambrosia, o nettare che dona la vita eterna, nascosto nei fondali marini. L’attrezzo che le divinità utilizzano per frullare le acque dell’oceano è una montagna rovesciata che viene fatta funzionare a forza di braccia grazie ad un serpente lunghissimo che fa la funzione di una corda. La leggenda narra che Kurma, la tartaruga, si offrisse spontaneamente per donare il proprio guscio robusto affinché fosse usato come appoggio per la cima della montagna, così che questa non potesse inabissarsi nella terra. L’avatar Varaha: il Cinghiale
Nell’iconografia mitologica indù si vede spesso Bhoomi, la dea, o Madre Terra, raffigurata mentre sta in equilibrio sulla zanna di un cinghiale. Bhoomi viene salvata dal demone che l’aveva rapita e rinchiusa nelle profondità marine da Varaha, il cinghiale appunto, che uccide in uno scontro terribile il demone Hiranyaksha e riporta la dea sulla terra, incolume. Vi è un’altra narrazione in cui Vishnu prende la forma del cinghiale per scavare una buca profonda nella terra, alla ricerca delle fondamenta di una gigantesca e impenetrabile colonna di fuoco che, secondo le scritture, sarebbe una manifestazione del dio Shiva. L’avatar Naramsinha: l’Essere non essere
La lotta di Vishnu per eliminare il re demone Hiranyakashipu, fratello di Holika (demone che brucia durante la festività di Holi), vede il dio trasformarsi in un mostro terrificante. Infatti nessun umano o animale oppure essere sovrannaturale sarebbe riuscito a sconfiggere il demone, nessuna arma avrebbe avuto successo in nessun luogo e in nessun tempo. Il demone, però, non aveva preventivato le mosse di Vishnu che, tramite il suo avatar Naramsinha, metà uomo e metà leone, lo massacra al tramonto sedendosi su uno scranno all’esterno del palazzo del demone stesso.
segue L’avatar Vamana: il Nano
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