IL FARO DEI SOGNI

RAMA GITA

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view post Posted on 24/5/2022, 09:35     Top   Dislike
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Rama disse: "Tutte le opere portano a un'ulteriore schiavitù e rinascita. A causa delle due forze contrastanti dell'amore e dell'odio le azioni sembrano differenti l'una dall'altra. L'uomo compie azioni buone e cattive con attaccamento, e così ottiene sempre più nascite. Dopo ogni rinascita vi sono di nuovo azioni. In questo modo il corso della vita materiale gira come una ruota.
La causa alla base di tutto questo è l'ignoranza. Rimuovere l'ignoranza è il solo mezzo per distruggere il corso della vita materiale. Soltanto la conoscenza è capace d'annientare l'ignoranza. L'azione non può distruggerla, perché nasce dall'ignoranza e non è il suo contrario.
La pratica dell'azione non distrugge né l'ignoranza né l'attaccamento ma conduce a un maggiore dolore dell'incarnazione. Perciò l'uomo saggio deve abbandonare l'azione, che è piena di difetti, e dedicarsi alla conoscenza e alla meditazione.
Che l'uomo saggio, dunque abbandoni ogni azione. Non vi può essere una combinazione di conoscenza e azione, perché l'azione è contraria alla conoscenza. Che egli ritiri i sensi da tutti gli oggetti e si dedichi sempre al raggiungimento dell'autorealizzazione.
Quando uno raggiunge la luce suprema della conoscenza del Sé, che distrugge l'idea della separazione del supremo Sé e dell'anima individuale, allora maya - insieme alle sue appendici che causano nascita, rinascita e azione - svanisce immediatamente.
Quando l'ignoranza è stata annientata dalla conoscenza, che è mera luminosità, pura e non-duale, essa non potrà riapparire mai più. Come potrebbe avidya causare ancora delle azioni una volta che è stata distrutta dalla conoscenza derivata dalle sacre Scritture?
La Taittirya Upanishad ha proclamato con zelo che l'uomo deve assolutamente rinunciare a tutte le azioni. Anche la Brhadaranyaka Upanishad ha affermato che soltanto la conoscenza porta al moksha, e mai l'azione, qualsiasi essa sia.
Che l'uomo pieno di fede e con la mente pura, guadagnando la grazia del guru, realizzi l'unità del jiva con il Brahman attraverso la grande formula 'Tat Tvam Asi' (Quello tu sei), e sia felice e stabile come il monte Meru.
Per realizzare il significato di questa formula bisogna conoscere il significato delle sue tre parole. 'Tat' e 'Tvam' indicano il Sé supremo e il sé individuale; 'Asi' indica l'identità di questi due.
Eliminando gli upadhi - interiorità e distanza - che limitano jiva e Ishvara, e i dharma che li rendono oggetti di percezione, prendendo solo la loro essenza interiore di pura coscienza attraverso il metodo del bhaga-tyaga-lakshana, e conoscendo così il proprio sé, l'uomo raggiunge lo stato assoluto.
Il corpo grossolano, che è composto dei cinque elementi quintuplicati, che è la dimora del godimento dei frutti delle azioni (cioè, dolore e piacere), che ha un inizio e una fine, che è nato dal karma ed è definito da maya, è l'appendice limitante del Sé.
Il corpo sottile è composto dalla mente, dall'intelletto, dai dieci sensi e dai cinque prana. Esso nasce dagli elementi non quintuplicati. Esso spinge il corpo grossolano a sperimentare il piacere, ecc. È un'altra limitazione del Sé.





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view post Posted on 26/5/2022, 17:45     Top   Dislike
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Maya è il più importante corpo causale del Sé, ed è inscrutabile e senza inizio. La sua natura è indescrivibile. A seconda dei diversi modi di limitazione, Brahman appare come Ishvara o come jiva. L'identificazione del Sé da parte del sé dev'essere praticata attraverso metodi logici.
Il cristallo appare rosso quando viene messo vicino ad un fiore rosso. Allo stesso modo il Sé sembra avere la forma delle cinque guaine a causa della sua prossimità ad esse. Quando uno investiga e medita sulla grande formula 'Asangoyam Purushah' (il Sé è inviolato) allora realizza che questo Sé è non-attaccato, senza nascita e non-duale.
La condizione dell'intelletto è triplice: veglia, sogno e sonno profondo. Questi stati sono dovuti alla sua associazione con le qualità della natura; e sono in realtà false condizioni dell'intelligenza, poiché due stati sono assenti quando è presente l'altro. Essi non hanno la natura del Brahman supremo, che è eterna e assoluta beatitudine.
Uno dovrebbe negare l'intero universo praticando il metodo del 'neti neti' (non questo, non quello), e avere un assaggio dell'essenza immortale dell'oceano della Coscienza. Uno dovrebbe rinunciare a tutto dopo aver preso solo l'essenza dell'esistenza, proprio come uno getta la buccia e il guscio di un frutto dopo averne succhiato il succo.
Il Sé non nasce e non muore mai. Non è soggetto ad aumento o diminuzione. Esso è al di là di qualsiasi aggiunta alla sua grandezza; vale a dire è insuperabile. È della natura della beatitudine stessa, autoluminoso, onnipervadente, antico e uno-senza-secondo.
La sovrapposizione è definita come quel processo per mezzo del quale una cosa diversa da un'altra cosa è falsamente identificata con quest'ultima, a causa dell'illusione. Come l'idea del serpente si sovrappone ad un pezzo di corda, così l'idea del mondo è sovrapposta al Brahman.
L'idea dell'ego o 'io' è la prima sovrapposizione sul Sé, che è libero dall'imperfezione del pensiero e dell'illusione, ed è la stessa pura Coscienza. L'idea dell'ego è solo una mera identificazione erronea con il Sé, che è la causa di tutto, il Brahman senza alcun male, l'Assoluto supremo.
Il Sé (o Cidabhasa) e l'intelletto sembrano partecipare l'uno agli attributi dell'altro attraverso un mutuo collegamento o sovrapposizione dovuto alla loro coesistenza, proprio come il ferro è partecipe della natura del fuoco quando viene messo nel fuoco. La natura intelligente del Sé si manifesta nell'intelletto e la natura non-intelligente dell'intelletto si manifesta nel Sé. Questo è il cid-jada-granthi o il nodo tra il sé e la materia.
Io sono la grande luce. Io sono non-duale e senza nascita. Io sono autoluminoso. Io sono estremamente puro. Io sono l'oceano di pura Coscienza, senza mali, pieno, incarnazione di beatitudine e al di là dell'azione.
Io sono sempre libero, dotato di un potere inimmaginabile; sono la conoscenza che i sensi non possono avere. In Me non c'è azione. Io sono infinito, imperscrutabile. I saggi che sono devoti allo studio dei Veda meditano giorno e notte su di Me nei loro cuori.
Così uno dovrebbe meditare sempre sul Sé, con zelo incessante. Allora egli avrà l'illuminazione, che in brevissimo tempo distruggerà l'avidya insieme ai suoi effetti, come un malato distrugge la malattia prendendo l'elisir di lunga vita.
Uno dovrebbe sedere in un luogo solitario, ritirare i sensi dalle loro funzioni, frenare la mente e sottometterla, e concentrarsi sul puro ideale. Così si dovrebbe meditare sull'Uno, senza alcun pensiero per un secondo essere, aprendo l'occhio della coscienza e stabilendosi nel Sé assoluto.
Meditando giorno e notte sul proprio Sé, libero da ogni legame e dall'egoismo, il saggio dovrebbe attendere finché non si esaurisce il suo prarabdha karma che gli ha dato il corpo attuale. Allora egli si fonderà soltanto in Me.





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view post Posted on 29/5/2022, 08:38     Top   Dislike
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Fino a quando uno non vede tutto come Me, che egli pratichi la devozione a Me. Io dimoro eternamente nel cuore di colui che ha per Me fede intensa e devozione.
La conoscenza è considerata di due tipi: essenziale (svarupa) e psichica (vritti). Delle due, la prima riguarda il nirguna Brahman, il vero, infinito e beato Assoluto.
L'altra è considerata la pura esistenza psichica che riguarda l'essenza spirituale indivisa del sé. Questa conoscenza è a sua volta di due tipi: indiretta e diretta.
La conoscenza indiretta porta la liberazione attraverso un'evoluzione progressiva, quando ha luogo la dissoluzione del mondo del Creatore. La conoscenza diretta produce la liberazione immediata, qui stesso, quando si esaurisce il prarabdha karma.
Quei peccatori che non hanno la coscienza del samadhi, che si gloriano della mera conoscenza verbale, sempre dediti a fare tutto quello che desiderano - questi uomini andranno all'inferno.
Come può uno, la cui mente non è distrutta, liberarsi dal samsara? Come può uno, che non ha coscienza del samadhi, distruggere la propria mente?
Il saggio sereno e spassionato, sempre devoto alla pratica dello yoga, non ha mai alcun timore di nulla, neanche di questo samsara difficile da attraversare.
Il grande yogi, i cui sensi hanno smesso di funzionare - che è libero dall'agitazione mentale, ecc. , e ha realizzato l'identità del Brahman e del sé - ottiene la liberazione immediata.
La grande meditazione sull'Esistenza, Conoscenza, e Beatitudine assoluta, omogenea e senza attributi, è la più alta di tutte le meditazioni. Essa causa la liberazione istantanea: ed è la meditazione 'Io sono Brahman'.
La conoscenza dell'identità del Brahman e del sé rimuove la falsa identificazione del sé con il corpo. Chi non ha il senso dell'io riguardo al corpo è chiamato jivanmukta.
Colui per il quale il mondo non è né permanentemente reale né irreale, e che è radicato nella coscienza immutabile, è chiamato jivanmukta.
Colui che ha l'esperienza del Sé nel samadhi e ha la stessa esperienza anche dopo essere uscito dal samadhi, colui che dimora soltanto nella pura autocoscienza, è un jivanmukta.
Colui che nella sua vita quotidiana nel mondo appare a volte come un uomo d'azione, a volte come un devoto, qualche volta come uno yogi, o altre volte come un saggio, questi è un jivanmukta.
La schiavitù sta nel credere 'Io sono il corpo'. La liberazione sta nella consapevolezza costante 'Io sono Brahman'. Perciò l'uomo intelligente dovrebbe meditare sempre: 'Io sono Brahman', fondendo il suo ego nell'Assoluto.
Colui che identifica sé stesso con il corpo ha paura da ogni lato. Perciò, con ogni possibile sforzo, uno dovrebbe cercare di rinunciare all'idea che il corpo sia il sé.
A causa dell'esistenza apparente del corpo, che persiste in lui come una tela bruciata, il jivanmukta dovrà affrontare piccoli problemi temporanei, ma comunque non rinascerà.
(Il jivanmukta) è un superuomo in cui la pace, l'autocontrollo e simili virtù emanano costantemente dall'autoconoscenza in maniera spontanea.
Egli è un superuomo che non ha la benché minima ammirazione neppure per i più fantastici poteri psichici.
Egli è un superuomo che non si perde vedendo le meravigliose creazioni del Signore.
Egli è un superuomo che non desidera, neppure nei sogni, i quattro tipi di salvezza, come: entrare nel regno di Dio, godere della vicinanza di Dio o della sua forma e del suo potere, ecc .
Chi ha dimenticato l'idea del corpo è un videhamukta, anche quando continua ad esistere il corpo, che è l'effetto del prarabdha karma.
È un Jivanmuktha colui che ha neutralizzato l'effetto della trasformazione della sostanza mentale in forme-pensiero e che si è stabilito nell'unica essenza omogenea e indivisa, grazie alla sua ferma convinzione dell'illusorietà di ogni altra cosa.
Gli oggetti non toccano colui che è stabilito nell'unica essenza omogenea. Persino gli dèi lo adorano. Il Vedanta proclama la gloria della persona la cui delizia risiede nell'unica essenza omogenea.
E considerato 'uno stabilito nella saggezza' colui che neanche per un momento concepisce il pensiero che anche un solo atomo possa essere differente dall'essenza omogenea.
È stabilito nella saggezza chi è sempre imperturbato, chi è estremamente solenne e profondo come l'oceano senza onde, chi trascende azione e modificazione, chi per la sua condizione è simile a un pitone, chi è inamovibile come il monte Meru e chi non ha neppure il pensiero 'Io sono un videhamukta'. Pur avendo un corpo, egli è certamente un videhamukta (un saggio liberato che non ha coscienza del corpo) .
Meditando continuamente sull'essenza unica ed omogenea di Brahman, la mente viene rapidamente distrutta insieme alla sua radice. Questo è certo.







fonte www.terralab.it/esoterica/Ramayana.htm#GG

 
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