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| Al soldato caduto (Renzo Pezzani)
Nessuno, forse, sa più perché sei sepolto lassù nel camposanto sperduto sull’alpe, soldato caduto. Nessuno sa più chi tu sia, soldato di fanteria, coperto di erba e di terra, vestito del saio di guerra, l’elmetto sulle ventitré. Nessuno ricorda perché, posata la vanga, il badile, portando a tracolla il fucile, salivi sull’alpe; salivi, cantavi e di piombo morivi, ed altri moriron con te. Ed ora sei tutto di Dio. Il sole, la pioggia, l’oblio t’han tolto anche il nome d’in fronte. Non sei che una croce sul monte che dura nei turbini e tace, custode di gloria e di pace.
I bambini giocano alla guerra (Bertolt Brecht)
I bambini giocano alla guerra. È raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra, tu fai “pum” e ridi; il soldato spara e un altro uomo non ride più. È la guerra. C’è un altro gioco da inventare: far sorridere il mondo, non farlo piangere. Pace vuol dire che non a tutti piace lo stesso gioco, che i tuoi giocattoli piacciono anche agli altri bimbi che spesso non ne hanno, perché ne hai troppi tu; che i disegni degli altri bambini non sono dei pasticci; che la tua mamma non è solo tutta tua; che tutti i bambini sono tuoi amici. E pace è ancora non avere fame non avere freddo non avere paura.
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