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| Il ruolo chiave della meditazione
monaco medita
Come abbiamo accennato, la meditazione è un processo chiave in questo percorso.
Svadhyaya consiste nell’imprimere ripetutamente nella mente l’idea della Coscienza infinita e nel ritornare continuamente a una visione intuitiva di essa. Ciò si realizza attraverso recitazioni contemplative (di solito tratte da testi sacri) e meditazione su un mantra.
Quando la mente è trasparente, quando non è distratta da pensieri in competizione tra loro o disturbata da simpatie e antipatie, non nasconde il Sé. In tali momenti si dice che sia “piena di sattva” (il principio della chiarezza e dell’equità mentale). Questo stato è lo scopo di svadhyaya, perché permette all’esperienza della consapevolezza del Sé di permeare la mente.
Ecco alcuni consigli per praticare svadhyaya attraverso la meditazione:
Cerca scritture, letture, poesie o conferenze ispiratrici tenute da maestri che sembrano aver acquisito una conoscenza interiore. Usa queste risorse per la contemplazione del Sé. Se non lo hai già, scegli un tuo mantra personale da ripetere in meditazione per 10-20 minuti ogni giorno. Puoi scegliere quello che vuoi, ma il mantra tradizionalmente associato a svadhyaya è Tat tvam asi. Questo mantra può essere tradotto come “sei ciò che cerchi”. Lascia che il testimone silenzioso, la coscienza che dimora in te, si risvegli gradualmente. Non avere fretta né aspettative, non giudicarti. Si tratta di una ricerca silenziosa e profonda, che deve essere mossa dalla curiosità e non dall’impazienza.
Conclusione
Svadhyaya è un continuo, costante e profondo studio di noi stessi: esattamente come le ricerche più classiche, occorre sperimentare in più modi possibili senza giudizio, imparando a capire quali sono le risposte, ma soprattutto quali sono le domande giuste che bisogna porsi.
Non si finisce mai di imparare a conoscere sé stessi, perché non si finisce mai di crescere finché si è vivi. Imparare a vedere noi stessi e il mondo che ci circonda liberandoci dei pregiudizi dell’ego (che altera il nostro rapporto con la Coscienza universale) è una delle più grandi rivelazioni della meditazione.
Un altro insegnamento importante di questa profonda introspezione è che le abitudini che abbiamo pian piano separato dalla nostra persona sono cose che tutti si portano dietro, nel bene e nel male: essere coscienti di questo ci renderà più empatici verso le azioni del prossimo, così da poter avvicinarci un po’ di più alla comprensione e allontanarci dai pregiudizi.
fonte www.meditazionezen.it/svadhyaya/
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