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| Sarà il tempo della “cernita”, in cui “uno sarà preso, l’altro sarà lasciato”: questa divisione non avverrà per ragioni morali, per un desiderio personale del Cristo di salvare alcuni e scartare altri, ma come un semplice fenomeno fisico derivante dalle leggi dell’energia.
“Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra…”-Mt 25, 32-34 La domanda è: cosa possiamo fare noi in questo frangente?
In questo frangente è cruciale portare avanti un lavoro su noi stessi al fine di disciplinare tutti e tre i piani della personalità (fisico, emotivo e mentale) per renderli adatti a reggere l’impatto con la rinnovata frequenza spirituale (il famoso “vino nuovi in otri nuovi”); nello specifico:
MENTALE: vegliare sui pensieri; non indugiare in pensieri caotici e incontrollati (esempio: ogni volta che ce ne ricordiamo, poniamo fine al pensiero “automatico” e torniamo a concentrarci su ciò che stiamo facendo); per interrompere l’attività mentale meccanica è utile leggere, pregare, riflettere sui principi dell’insegnamento, praticare la visualizzazione attiva per evocare, attraverso l’immaginazione, obiettivi e scenari legati alla realizzazione della nostra missione
EMOTIVO: non rifiutare il nostro stato emotivo presente, nemmeno quando si tratta di emozioni spiacevoli come rabbia paura, etc. Il nostro lavoro non consisterà mai nel giudicare o modificare le nostre emozioni, ma semplicemente nel renderle consapevoli. La trasmutazione alchemica di un’emozione pesante in un’emozione superiore, avviene semplicemente rendendo la prima oggetto di attenzione cosciente
FISICO: agire! Operiamo le nostre scelte, prendiamo posizione, definiamo la nostra linea d’azione; non esistono scelte sbagliate: dal punto di vista evolutivo il solo pericolo è l’indugiare nella “tiepidezza” dell’indecisione. Cerchiamo inoltre con le nostre parole e le nostre azioni di ispirarci ai principi del Servizio: ricerchiamo cioè, fosse pure nel piccolo gesto di offrire un bicchiere d’acqua, l’intenzione di aiutare i nostri fratelli, di essere loro d’esempio, e di avere cura dei loro bisogni, sia materiali che spirituali. Ricordiamo che la maggior parte delle persone che sono oppresse dalla sofferenza e dall’incoscienza, non ha bisogno dei gesti plateali di chi si crede un messia, ma di ritrovare un barlume di compassione e di riconoscimento fraterno, nei piccoli gesti di ogni giorno:
“E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa…”-Mt 10, 42
fonte https://alessandrobaccaglini.com/cosa-fare...-mondo-finisce/
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