|
|
| 2 – Dobbiamo successivamente essere predicatori. Questo segue dal primo punto. “Predicare il Vangelo” è un precetto che Gesù rivolge a chiunque lo voglia seguire, non è una mansione riservata a monaci e sacerdoti. Applicare il Vangelo comporta anche di insegnarne a nostra volta il contenuto a chiunque possiamo. Ma poiché il contenuto del Vangelo non è una filosofia, bensì un modo di essere e di vivere, possiamo veramente predicare il Vangelo se prima di tutto lo incarniamo con la nostra vita, la qualità del nostro livello di coscienza e delle nostre azioni. Predicare il Vangelo significa in alcune occasioni anche parlare esplicitamente degli insegnamenti di Gesù, ma in generale significa vivere ogni momento della nostra vita come una predicazione: tenendo cioè presente che il modo in cui ci muoviamo, il modo in cui parliamo, il modo in cui guardiamo negli occhi un’altra persona, possono fungere da esempio al nostro prossimo, a seconda di quanto stiamo incarnando realmente la vibrazione del Cristo.
3 – Attribuire le nostre azioni meritevoli e i nostri talenti esclusivamente alla Grazia di Dio, mai a noi stessi. Il vero potere non può mai essere “nostro”. Dio è l’assoluto, la forza vitale che pervade tutto il cosmo. Per quanto possiamo essere forti, saremo pur sempre una goccia nell’oceano dell’energia onnipresente di Dio. Dio è infinitamente più grande di noi, e noi siamo solo una minuscola parte di Lui. Possiamo però compiere opere straordinarie, se accettiamo di essere strumenti e canali del potere di Dio, se ci lasciamo attraversare dalla sua energia. Lui ha un potere infinito e dunque può guarire ogni malattia, spostare le montagne e persino resuscitare i morti. “Non io, ma il Padre attraverso di me” –diceva Gesù, intendendo che le sue opere miracolose venivano compiute lasciando agire il Padre attraverso di sé. Quando vogliamo attribuirci il ruolo di protagonisti e controllare la vita; quando vogliamo fare da noi, stiamo bloccando il flusso dell’energia cosmica. Impediamo al Padre di agire attraverso di noi e disponiamo esclusivamente delle nostre limitate risorse. Ecco perché attribuire a noi stessi le cose buone che facciamo, ci chiude all’ispirazione dello spirito divino. Al contrario entrare in un atteggiamento di abbandono alla volontà di Dio, e coltivare una forma mentis secondo la quale è Dio ha compiere attraverso di noi tutto ciò che di buono riusciamo a fare, ci dispone ad aprirci all’energia del cosmo e a lasciare che sia Lui ad agire attraverso di noi. Ecco perché, anche nelle piccole cose, iniziare ad attribuire sempre ogni merito a Dio anziché a noi stessi, innesca un processo di trasformazione che ci permetterà di fare cose sempre più grandi, nella misura in cui saremo sempre più disposti a lasciar fare Lui al nostro posto.
Riassumendo ecco i tre consigli di Antonio per sviluppare uno stato di coscienza più elevato
1 – applicare il Vangelo nella vita di ogni giorno
2 – insegnare il Vangelo agli altri prima di tutto attraverso l’esempio
3 – tenere sempre presente che ogni nostro talento e ogni nostra qualità derivano da Dio e che ciò che di buono facciamo è merito suo, non nostro
Stay Holy
fonte https://alessandrobaccaglini.com/santanton...so-in-miracoli/
|
| |